Pioggia.

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Pioveva a dirotto. Era uno di quei temporali estivi brevi, ma potenti. Ricordo ancora la pioggia che scorreva sulla mia schiena e si infiltrava tra i miei vestiti, lascandomi una gelida sensazione addosso. Mi ero riparata sotto un ponte senza sapere come avrei fatto a tornare a casa se non avesse smesso di piovere. Controllai il telefono: non c’era campo. Ero uscita a fare una passeggiata per riflettere e cercare di capire come avrei fatto a trascorrere le due settimane successive solo in compagnia di una signora di 78 anni. Amavo tantissimo mia nonna, ma a volte sapeva come rendere noiose le giornate. All’improvviso vidi un paio di fanali avvicinarsi e iniziai a urlare sperando che l’autista mi vedesse e si fermasse per darmi un passaggio, ma non mi sentì a causa del rumore assordante della pioggia e se ne andò. Avevo percorso la strada fino a lì persa nei miei pensieri e non avevo fatto molto caso alla strada. Risultato: non avevo la più pallida idea di come fare a tornare a casa di mia nonna. Poi vidi un’altra auto che si avvicinava e allora decisi di rischiare mettendomi davanti alla macchina per fare in modo che si fermasse. La macchina inchiodò e dal posto di guida uscì un ragazzo decisamente arrabbiato.

-Sei impazzita? Avrei potuto ucciderti!- esclamò il ragazzo.  – Ma non lo hai fatto giusto? Ti prego, potresti darmi un passaggio?- chiesi.

- Assolutamente no! La macchina è nuova e non ho nessuna intenzione di bagnarla-disse.

“ Che stronzo superficiale!” pensai, ma avevo bisogno di aiuto quindi pensai che dirglielo non mi avrebbe affatto tolto da quella situazione. – ti prego, sono bagnata, il telefono non prende e non so da che parte sono venuta e non potrebbe passare più nessun macchina dato che è una strada sconosciuta! Aiutami!- lo supplicai cercando di farmi venire le lacrime agli occhi.

Lui mi studiò per un po’ e poi mi disse di salire.

Una volta ripartiti mi offrì una coperta – Grazie-

-è per la macchina. Mettila sul sedile almeno non lo bagni – disse. – Wow come sei superficiale! – gli feci notare. Di solito non sono così diretta, ma quel ragazzo mi infastidiva proprio. – si, ma sono un superficiale con una macchina che ti sta dando un passaggio e io se fossi in te eviterei di offendere il ragazzo alla guida-

Mi voltai a guardarlo e mi resi conto che era la prima volta da quando ero salita che lo osservavo. Era un bel ragazzo dopotutto, con i capelli castani e gli occhi marroni. – Allora dove abiti?- domandò. – oh emh… -  mi ero incantata. Incredibile. – Vai nella via vicino alla chiesa in centro. Sono ospite lì- gli spiegai.

- E così non sei di qui. Lo sospettavo- disse compiaciuto di se stesso.  – E sentiamo, come l’hai capito?- gli chiesi perché vedevo che moriva dalla voglia di dirmelo.

- l’ha capito per due motivi: il primo è che nessuno che sia nato qui si perderebbe mai su una strada di campagna rettilinea- disse ridendo. Aveva una bella risata. – e secondo? – domandai. -  e secondo è che non ci sono tante belle ragazze qui, e quelle belle le conosco già tutte-

Mi aveva fatto un complimento? Mi aveva davvero fatto un complimento? Sentivo un sorriso che prendeva forma sul mio volto, ma non volevo assolutamente che lui lo vedesse. – quindi qui abbiamo un ragazzo presuntuoso, superficiale, ma che sa fare i complimenti a ragazze bisognose di aiuto. Sembra l’inizio di una barzelletta – gli dissi.

Lui ribattè – e qui abbiamo una ragazza che ama i complimenti, ma non lo ama ammettere anzi lo odia proprio e che giudica dall’apparenza i ragazzi estremamente affascinanti come il sottoscritto. Posso sapere almeno come si chiama questa ragazza? – chiese con un sorrisetto odioso. – oh, sono così dispiaciuta, ma siamo arrivati- dissi indicando casa di mia nonna – Addio! – esclamai felice di scendere e allontanarmi da lui. Prima che potessi scendera dalla macchina lui mi prese un braccio delicatamente e mi sussurrò avvicinandosi più di quanto avrei voluto– io comunque sono Dylan, nel caso volessi sapere come si chiama l’amore della tua vita-

- Addio Dylan!– gridai scendendo dall’auto e sbattendo con forza la porta alle spalle e mi incamminai con passo deciso verso l’entrata, con il braccio che scottava nel punto dove  mi aveva toccata.

Entrai in casa - Nonna sono a casa! - urlai. - Oh tesoro! Sei tutta bagnata! ti prenderai un brutto raffreddore, e anche la febbre se non ti togli subito quei vestiti fradici e ...- esclamò vedendomi. - Nonna calmati! Respira. ora mi tolgo tutto e faccio una doccia calda. che ne dici se mi prepari qualcosa di caldo nel frattempo?- le proposi. - oh si, sicuramente. ci metto pochissimo!- esclamò scomparendo in cucina. era l'unico modo per tranquillizzarla: dovevo ricordarle che ero un essere umano che doveva mangiare. Dopo la fantastica cena, usai la scusa della camminata lunga e che avevo bisogno di riposarmi e andai in camera mia. Andai subito sotto le coperte e chiusi gli occhi cercando di non pensare al ragazzo che mi aveva dato un passaggio. cercando di non pensare a Dylan. Invano.

Spazio Autrice:

Ciao a tutti! so che il capitolo è corto, ma è la prima fanfiction che scrivo. Quindi lasciate tutti i commenti, positivi o negativi che siano! Grazie!

I saw a shooting star and I thought of you- Dylan O'brien-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora