Il lago.

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nel sogno ero in un bosco. Indossavo uno svolazzante abito rosa e correvo. Sfrecciavo tra gli alberi e non sentivo la fatica, né sudavo. Poi mi fermai e osservai il paesaggio incantata, come se prima non mi fossi resa conto di dove mi trovavo realmente. Tra gli alberi fitti passavano alcuni raggi di sole e facevano risplendere il mondo di colori. Giravo su me stessa e sorridevo felice, senza sapere neanche perché fossi così felice. Ricominciai a correre, finchè non persi l’equilibrio e caddi per terra. Ma subito una mano si allungò verso di me  e mi aiutò a rialzarmi. Conoscevo bene la persona che si trovava accanto a me. Iniziammo a correre insieme perché correre ci faceva sentire liberi. Quando la stanchezza ebbe la meglio ci fermammo e ci sdraiammo in un prato ricoperto da fiori. Per la prima volta da quando era iniziato il sogno guardai la persona accanto a me e trovai Dylan, ma la cosa non mi infastidiva, anzi lo volevo vicino a me. Volevo che mi tenesse la mano e mi abbracciasse come stava facendo.  Poi vidi il suo viso farsi sempre più vicino al mio e …

Mi svegliai di soprassalto. La sveglia suonava sul comodino, ma io non sa considerai. Di solito non mi ricordavo mai i sogni che facevo la notte, ma di quello ricordavo ogni singolo dettaglia. E ero arrabbiata per questo.

Avevo pensato a Dylan in quei due giorni che ero rimasta a casa per la febbre, ma quando pensavo a lui una sensazione di disgusto si espandeva in tutto il corpo. Avevo imparato a diffidare dei ragazzi come lui, attenti solo al fisico.

“non ci sono tante belle ragazze qui”.  Quando pensavo a quanto fosse stato scocciante quella frase entrava nella mia testa a tradimento. Ma come potevo pensare così tanto a una persona che avevo visto per così poco? Avevo bisogno di aria.

- Nonna io vado al lago- urlai da camera mia. Uno, due, tre. – signorina tu non va da nessuna parte!! Stavi male fino a ieri e ora vorresti andare al lago dove c’è sempre vento? Di questo passo non guarirai più!!-

- Nonna ho avuto un po’ di febbre per un paio di giorni e a causa della pioggia, non ho mica il colera! Non sono venuta qui per rinchiudermi in casa – esclamo.

- bene fai come vuoi!- grida esasperata. Odiavo farla arrabbiare, ma era troppo apprensiva nei miei confronti nonostante avessi 18 anni. Provai a rimediare – che ne  dici se tu vieni con me? Almeno parliamo e stiamo un po’ insieme –

Vidi i suoi occhi illuminarsi e mi si strinse il cuore. Non avrei dovuto farla arrabbiare. – Ma certo cara. Così mi assicurerò che non prenda freddo! – disse.

Presi la mia borsa e misi dentro il mio libro preferito “ Harry Potter e la pietra filosofale”, la cuffie per la musica, gli occhiali da sole  e il costume, nel caso avessi voluto fare un bagno nel lago.

Mi vestii con dei pantaloncini corti, una canottiera rossa con la scritta I AM MINE e le mie fidate convers. – Nonna sei pronta? -  - Si, tesoro – rispose lei e così mi avvicinai all’ingresso della casa e la vidi con tre mega-borse in braccio. – no, mi rifiuto di uscire così. Ora tu posi tutte le borse che hai e esci così. Ho io tutto quello che serve -  le ordinai, e senza permetterle di obiettare la trascinai fuori di casa. Il lago era distante 10 minuta da casa di mia nonna così andammo a piedi ridendo e scherzando come facevo solo con lei. Ci sedemmo su una panchina davanti al lago e ci sdraiammo per prendere il sole. – tieni, metti questa nelle orecchie – le disse porgendole una cuffia. – E questo cos’è? – domandò preoccupata, studiando la cuffia come se potesse attaccarla da un momento all’altro. – Questo aggeggio ti fa ascoltare la musica a te senza farla sentire a altre persone- le spiegai. – Che invenzione utile- esclamò mia nonna. Iniziai a ridere e le dissi – Benvenuta nel ventunesimo secolo!- La aiutai a posizionarla nell’orecchio e feci partire a basso volume la mia canzone preferita.

It’s just another night, and I’m staring at the moon. I saw a shooting star and I thought of you. I sang a lullaby by the water side and knew.

If you were here I’d sing to you…”

Alla fine della canzone mi giro verso la nonna per chiederle se le era piaciuta e la vedo in lacrime. – nonna che è successo? -  domando preoccupata. – è molto bella. Mi ha ricordato tuo nonno – spiega e io la abbraccio forte.  Decido da ora di farle ascoltare canzoni che conosce anche lei e inizia  a sorridere di nuovo. Da quando era morto mio nonno una parte di lei si era spenta con lui.

Restammo tutta la giornata lì a ridere, scherzare e fare il bagno nel lago anche se lei lo riteneva inappropriato. Mentre guardavamo il tramonto un gruppo di ragazzi arrivò al lago con birre e sigarette in bocca. Odiavo i ragazzi che si facevano del male fumando. Mentre li osservavo vidi che ce n’era uno che mi era familiare. Dylan. Feci finta di nulla fino a che non li vide anche mia nonna e commentò  - Che sbandati! C’è anche il figlio degli O ‘brien. Il padre è stato arrestato un mese fa –

- Qual è tra quelli? – chiesi. – è quello bruno con la camicia a quadri rossa - spiegò

Come ci vedeva bene. Era Dylan. non mi trattenni e chiesi -  Per cosa è stato arrestato?-

- in paese dicono che è stato perché spacciava la droga-borbottò – Povero ragazzo a vivere con un padre di quel tipo! -

-Già- commentai. Iniziai a radunare le mie cose e la nonna fece lo stesso e ci avviammo verso casa.  Prima che potesse sparire dalla mia vista mi voltai e lo vidi spalmato addosso a una bionda tinta. Poi voltò lo sguardo e guardò nella mia direzione. Così affrettai il passo lasciando indietro mia nonna. - aspettami!- mi gridò dietro lei. Così mi fermai e la presi sottobraccio. – scusami – le sussurrai. –Ma cosa ti è preso Alexandra? – mi chiese. – Ma nien…-

-Allora è così che ti chiami? – disse una voce alle mie spalle. – mi bloccai di scatto e mi voltai. Dylan. Con i suoi occhi marrone cioccolato era più vicino a me di quanto desiderassi.

“…Poi vidi il suo viso farsi sempre più vicino al mio e …” il sogno che feci quella mattina mi venne in mente e ebbi bisogno di chiudere gli occhi per qualche secondo per cacciarlo via. – Ti inorridisco al punto che non mi vuoi neanche vedere?- rise. La rabbia mi salì al viso – Tesoro, io mi avvio a casa – mi disse mia nonna.

- Signora- disse Dylan  - suo nipote può venire con me in riva al lago? Non si preoccupi dei miei amici, non ci daranno fastidio - ero tranquilla, mia nonna li odiava quei ragazzi. Non mi avrebbe mai lasciata con loro.

Mia nonna mi guardò e poi guardò lui e disse semplicemente – certo. Tesoro non mi svegliare se torni a casa tardi – e si incamminò verso casa.

Mi girai verso Dylan  - Io non vengo -  e gli diedi le spalle. Una sua mano mi prese il polso e si avvicinò al mio orecchio con il viso. Cercai di liberarmi, ma mi teneva stretta, senza però farmi male. – Tu verrai con me. – disse deciso.

-Vuoi costringermi? Obbligarmi? Ma chi sei tu, io non ti conosco! Ci siamo visti per 10 minuti, cavolo! Non puoi dirmi cosa devo o non devo fare!- gridai. Ero arrabbiata e lo odiavo. Lui non aveva fatto niente perché lo odiassi, ma ero arrabbiata perché anche se volevo con tutto il cuore lasciarlo perdere, non riusciva a disgustarmi. Non potevo fare a meno di essere attratta da lui. Non è il tipo di ragazzo che chiede a una ragazza di andare con lui solo per chiacchierare. E lo odiavo per questo. Lui mi lasciò il polso e disse -  io non ti sto costringendo a venire. Dico solo che verrai, perché io sono convinto che non verrai e te per non darmela vinta,verrai-  mi spiegò con un sorrisetto sulle labbra.  – beh mi sa che hai ragione, me ne vado a casa – dissi e me ne andai senza aspettare una risposta.

- Io sarò sulla panchina, ti aspetto-  gridò lui.

Ma io non risposi e lui scomparve dalla mia vista.

Ciao a tutti! Ecco il secondo capitolo, spero vi piaccia! Commentate e dite se vi piace, se non vi piace, mettete suggerimenti se volete! Grazie a tutti!  <3 

-Madison

I saw a shooting star and I thought of you- Dylan O'brien-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora