-sei la prima persona che vedo bere la cioccolata calda alle 11 di mattina in piena estate- commentò Thomas.
- se è per questo, mangio anche il gelato in inverno- ribattei cercando di tirar fuori un risata, ma la mia mente viaggiava da tutt'altra parte.
Aveva messo un braccio attorno alle sue spalle, l'aveva chiamato amore.
Ma perché diamine me ne importava? Non ero io che l'avevo mandato al diavolo per avermi fatto tornare gli incubi? Non ero io che avevo visto come si era comportato con Taylor? E perché mi importava a tal punto da avere la rabbia che mi ribolliva nello stomaco? Ero la stessa persona?
La cosa che mi dava più fastidio era che per un brevissimo momento, sotto le stelle e con la brezza del lago sulla pelle, avevo creduto di essermi sbagliata sul suo conto. Avevo creduto che ci potesse essere di più. Ma non era così.
- Che hai? Sei diventata straordinariamente silenziosa- mi disse Thomas.
-Non ho niente- risposi vaga.
- E quel " niente" sarebbe una Julie Walker, che hai salutato, abbracciata a un Dylan O'brien, che hai salutato solo per cortesia, giusto?- domanda leggermente infastidito.
-Credevo che fossi a prendere la colazione- gli feci notare.
-Riesco a fare molte cosa contemporaneamente, e tu non mi hai risposto-
- E anche se fosse?- risposi con una domanda.
- Non ne varrebbe la pena- mi avvisò.
- Detto dal ragazzo che venne a disturbare me e le mie lacrime sotto l'albero solo per dirmi di dare un'altra possibilità a " colui con il quale non ne varrebbe la pena"...- ribattei sarcastica.
Sembrò colpito da quella risposta e rimanemmo in silenzio fino a che non ci trovammo davanti alla porta di casa mia.
- So che sai che non ne vale la pena. Ma vuoi sapere perché sono venuto quando me lo disse?- domandò con un sussurro. Scossi la testa, spaventata e incuriosita dalla risposta che mi avrebbe dato.
- Perché me lo chiese. E ti giuro, Alexandra, che in 18 anni che ci conosciamo non mi ha mai chiesto nulla- e poi se ne andò. Non prima di avermi lasciato un bacio sulla guancia.
Avrei voluto ringraziarlo per essersi preso cura di me durante la notte, per avermi fatto compagnia e per avermi offerto la colazione, avrei voluto dirgli che mi sarebbe piaciuto vederlo ancora prima di partire due settimane dopo. Ma rimasi lì, immobile.
***
Dopo aver subito l'interrogatorio di mia nonna, del tipo " Hai mangiato abbastanza? Come sta Julie? E la sua famiglia? È cresciuta?" e un'altra infinità di domande come queste, e aver pranzato neanche fossimo al cenone di Natale ( mia nonna sosteneva che fossi denutrita per aver fatto colazione fuori casa), mi stavo riposando sul letto con il bottone dei pantaloni lente quando mi arrivò un messaggio.
* Ehi! Scusami se prima sono andato via così, ma...* era Thomas, gli avevo lasciato il mio numero al bar.
* Non ti preoccupare. Avevi ragione, comunque* risposi.
Dopo qualche secondo arrivò la risposta * Lo so.*
E con questo? Era davvero tanto evidente il fatto che mi avesse dato fastidio? E , nonostante tutto, come era possibile il fatto che avesse talmente tanta influenza sul mio umore se mi aveva dato un passaggio sotto la pioggia solo cinque giorni prima? Un altro messaggio di Thomas interruppe i miei pensieri.
*ATTENZIONE, PROPOSTA IN ARRIVO: stasera andrò sulla spiaggia del lago per un falò tra amici... mi accompagni?*
Oddio,no. Se lo poteva scordare che andassi in un luogo dove tutti... bevevano. E dove ci sarebbe stato anche Dylan con ogni probabilità. Cercai di rifiutare gentilmente, non volevo avere la stessa reazione che avevo avuto con Dylan.
* Senti, grazie dell'invito, ma non conoscerei nessuno e non vorrei sentirmi a disagio*
Sperai che se la bevesse. Un bip risuonò nella stanza e lessi la risposta.
* Senza offesa, ma io non ti ho chiesto di accompagnare tutti, ho chiesto di accompagnare me,il quale ti conosce e non ti farà assolutamente sentire a disagio.*
Merda, non se l'era bevuta. Che potevo inventarmi?
* Ho appena distrutto una scusa che ti eri preparata. Potresti velocemente dirmi le altre giustificazioni secondo le quali non dovresti venire fino a capire che divertirti un po' in vacanza è una buona idea?* mi anticipò Thomas.
* Sei impossibile* mi scappò una risatina.
* Era un si?* mi chiese.
In fondo che c'era di male? Se non volevo bere, non avrei bevuto. e sarei stata con Thomas. E che importava se ci fosse stato Dylan?
*Si* digitai, per poi inviare il messaggio.
*Fantastico!! Ti passo a prendere alle 21:00. A dopo*
Ansia. Ero in piena ansia. Non potevo dirlo a mia nonna, avrebbe pensato che sarei andata per... quello. E non avevo la minima intenzione di essere considerata una che ritorna a fare ciò. Neanche fossimo collegate telepaticamente, mia nonna urlò dal piano di sotto- Tesoro, che ne dici se andiamo a cena fuori stasera, solo tu e io?-
Merda. Scesi al piano di sotto più lentamente possibile, ma il tempo non bastò comunque per cercare una scusa.
-Ehm, vedi nonna... cioè io non credo... vedi Julie... mi ha chiesto...- balbettai. Come ero brava a dire le bugie su due piedi.
La nonna alzò un sopracciglio e disse soltanto - Julie? Seriamente?-
Mi scappò una risatina- No, okay. Ho incontrato questo ragazzo molto simpatico, Thomas, che mi ha chiesto di andare a una festa, che in realtà non è neanche una vera festa dato che si tratta semplicemente di una serata sulla spiaggia davanti al fuoco e così ho accettato- spiegai tutto d'un fiato.
- Amore, sei sicura?- mi domandò seria.
No, ovvio che non lo ero. Non dopo quello che era successo.
- Si,nonna- risposi cercando di essere convincente. Forse cercavo solo di convincere me stessa. Sarebbe andato tutto bene.
Alla fine non mi vestii elegante, ma indossai soltanto una maglietta con la scritta "Out Of My Mind " blu, i miei jeans strappati e le converse. Che fosse stato inverno, autunno, primavera o estate ai miei piedi c'erano le converse.
Mi truccai pochissimo, solo quel giusto velo di mascara che serviva per non far sembrare che mi fossi appena svegliata e legai i capelli in una coda morbida.
Alle 20:58 sentii il campanello suonare e dato che mi trovavo vicino alla porta aprii subito trovandomi un Thomas che si stava passando una mano nei capelli davanti. Alla vista di quel gesto qualcosa di sconosciuto fece un piccolo balzo nel mio stomaco.
-Impaziente?- esordì.
-Sei in anticipo- gli feci notare.
-Di un minuto- ribatté piegando le sottili labbra in un sorriso.
-non mi piacciono le persone che arrivano in anticipo- lo informai.
-dovrò rimediare- e chiuse la porta a se. Dopo qualche secondo sentii suonare il campanello e quando aprii vidi Thomas che teneva davanti a me il suo telefono dove l'orologio indicava 21:00.
-Sono perdonato?-
E fu così che capii che Thomas era pazzo quanto me.
SPAZIO AUTRICE
1 K DI LETTURE. 1 K DI LETTURE.
MI SENTITE URLARE?
GRAZIE MILLE A TUTTI!!!!!!
-Madison
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I saw a shooting star and I thought of you- Dylan O'brien-
Fanfiction* Forse ci ho provato troppo. So di essere troppo emotiva e mi arrabbio troppo facilmente, ma cado ai tuoi piedi troppo facilmente. Mi dispiace. Il fatto è che hai ricoperto la mia anima e hai riempito i miei polmoni con la luce dei tuoi occhi; mi h...