Ricordi.

2.8K 200 35
                                    

Le luci. La musica. Tutto gira. Non riesco a muovere le mani. Ma ho le mani?

Tutti ridono e così rido anche io. Ma cosa hanno tutti da ridere? Così la smetto, ma poi vedo un ragazzo appoggiato a una colonna e così rido di nuovo. Lacrime scendono sul mio volto, fino a arrivare alle mie labbra, così con la lingua le cerco e mi ritrovo la lingua salata. Piango ancora per avere quella sensazione sulla lingua. Che caldo, forse dovrei uscire a prendere una boccata d’aria, quando due mani mi si posano sui fianchi da dietro e un viso si avvicina al mio orecchio. – ti piace, piccola?-

 

- Alexandra!- gridò mia nonna. E io mi svegliai. – Stavi gridando – disse abbracciandomi. Ricambiai l’abbraccio, appoggiando la fronte imperlata di sudore sulla sua spalla.

- potresti lasciarmi da sola, per favore?- le sussurrai contro la sua maglia profumata. – Certo tesoro- disse lasciandomi un bacio sulla tempia. Soffocai il mio viso nel cuscino e cercai di liberare la mente. Liberare la mente. Uno, due, tre, quattro… andate via.

Dovevo scrivere. Era la prima cosa che riusciva a calmarmi. Feci una doccia veloce e mi vestii con una maglietta con la scritta SUMMER RAIN rossa e gli short. E presi il quaderno e una penna. Non salutai neanche mia nonna, lei sapeva dove stavo andando.

Camminai veloce, quasi correvo. Correre era la seconda cosa che riusciva a calmarmi nonostante dopo avessi il cuore che batteva velocissimo. E arrivai dove volevo arrivare.

Dopo 2 anni  nulla era cambiato in quel luogo. La sua ombra ricopriva una porzione abbastanza grande di prato, compresa l’altalena in legno che era appesa al ramo più robusto. Mi avvicinai piano finché e poggia la mano sulla corteccia. Il suo profumo.

Mi sedetti sull’altalena e iniziai a scrivere.

Karen,

sono tornati. Speravo di non doverti più scrivere, ma stanotte il demone mi ha fatto visita. Perché non si può essere felici? Perché non riesco a scordarmi quella notte?

Mi ricordo a mala pena la sensazione della sua ruvida pelle sulla mia. Le carezze che mi faceva, il suo sorriso. Quei denti bianchi che spuntavano dalle sue labbra quando mi vedeva. La sua voce quando cantava per coprire la mia, la sua angelica, la mia terribile. Tutte queste cose stanno scivolando via dalla mia mente e per quanto tiri fuori le unghie per aggrapparmi a queste parti della mia vita, non riesco a trattenerle. Ma quella notte è come inchiostro indelebile nella mia mente.

Le luci, la musica, le grida.

Come posso dimenticare? Dimenticherò?

Di cosa ho bisogno?

***

Guardavo il prato davanti a me punteggiato di fiori. Bianchi, gialli, viola. Non c’era una parte più colorata di un’altra, i color dei fiori erano distribuiti correttamente, d’accordo tra di loro e con loro stessi. Al contrario di me.

- Sai, non dovresti essere triste- disse una voce maschile alle mie spalle. Sobbalzai perché temevo che potesse essere lui. Ma non era lui.

Un ragazzo alto si sedette sull’altalena vicino a me. Non avevo assolutamente voglia di avere compagnia.

- chi ti dice che sono triste?- gli chiesi acida.

- Le tue lacrime, si vedono anche sotto gli occhiali da sole. Non sono lacrime di gioia – spiegò, ma non ribattei. Una conversazione sulle lacrime era l’ultima cosa di cui avevo bisogno.

- Ci venivo sempre da piccolo qua e mi sedevo esattamente dove sei seduta tu. Mio padre mi toglieva le caramelle e mi diceva di non dire parolacce e io mi rifugiavo qui- raccontò più a se stesso che a me.

- vedo che abbiamo delle cose in comune. Peccato che io non sia qui a causa delle caramelle- risposi con una voce infastidita.

- ora capisco perché piaci a Dylan - sussurrò il ragazzo. Al suono di quel nome mi girai di scatto e ricordai chi era quel ragazzo: l’unico che non aveva bevuto nel cerchio di amici di Dylan. Non sapevo il suo nome però.

- Oh, io sono Thomas - si presentò porgendomi la mano, come se mi avesse letto nel pensiero.

- Alexandra – risposi io. Lui dipinse un sorrisetto sul suo volto e disse – lo so, me l’ha detto Dylan –

E a quel punto mi alzai dicendo – ti ha mandato lui, non è così?- camminavo veloce e il fiato era sempre più corto.

Lui si alzò e mi segui senza difficoltà.

- Voleva sapere perché l’hai mandato via ieri sera. Voleva sapere perché piangevi, voleva sap…- mi spiegava Thomas, ma io lo interruppi

 – E se gli interessava così tanto, non poteva venire lui? Non poteva dirmi “ Scusa Alexandra, sono stato sciocco a insistere dopo che mi avevi detto no perché ci doveva essere un motivo se mi avevi detto no”?

HA MANDATO TE! Neanche avessimo 10 anni!- urlai spazientita, continuando a camminare. Poi mi resi conto che avevo smaltito la mia rabbia contro un ragazzo che non c’entrava nulla, anzi sembrava capire cosa intendevo dire. Così chiusi gli occhi, contai fino a 10 e mi rivolsi nuovamente a Thomas, che aveva un’espressione addolorata sul volto – Scusami Thomas, non dovevo urlarti contro. Ascolta, tu sembri un bravo ragazzo e davvero non capisco come faccia a essere amico di Dylan, però davvero non voglio più avere niente a che fare con lui- e mi voltai.

- Anche tu sembri una brava ragazza e ti assicuro che non avevo mai visto Dylan nelle condizioni di ieri sera. Sembrava quasi che avesse un cuore. Tu gli piaci, Alexandra. Si vede molto bene- mi informò Thomas.

- Anche a me piacciono molte cose come la Nutella, dormire fino alle 11 la domenica o trovare posto libero sull’autobus. Ma quando la Nutella è finita, è finita. Non si può avere tutto, o forse il figlio di papà non lo sa?- chiese sarcastica.

- Mi ha detto di darti questo- e Thomas mi porse un foglietto e sopra c’ era scritto un numero di telefono. un’ondata d’odio mi riempì le viscere fino a arrivare al cuore che ormai conosceva solo quello. Odio.

- Mi fai un favore Thomas?- dissi la migliore voce dolce che riuscii a trovare.

 I suoi occhi si illuminarono improvvisamente – S-si, certamente – rispose balbettando-

-Puoi dire a Dylan di andare a farsi fottere. E che ovviamente deve stare alla larga da me – e lo salutai, baciandolo sulla guancia nonostante lo conoscessi da neanche mezz’ora.

Cosicché quel bacio arrivasse fino a Dylan.

SPAZIO AUTRICE

Allora, prima di tutto vi vorrei ringraziare per le 273 letture, 273 LETTURE!!!!

Spero di aggiornare presto gli altri capitoli. Baci

-Madison

I saw a shooting star and I thought of you- Dylan O'brien-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora