ALEXANDRA ' S POV
Mancava un giorno, un giorno e sarei tornata a Londra. E fine alla vacanza che in qualche misterioso modo aveva cambiato una parte della mia vita.
Thomas si girò verso di me e mi guardò fisso negli occhi.
-Domani vorrei tantissimo, ma non posso accompagnarti all'aeroporto- sussurrò mortificato.
-Non ti preoccupare, hai già fatto moltissimo per me- lo rassicurai sorridendo sincera.
- Immagino che ci dobbiamo salutare qui-
- Thomas, io...- stavo per dirgli grazie. Che quando mi aveva visto la prima volta stavo piangendo sulle pagine del diario che non aprivo da tempo e invece lì, lì stavo ridendo.
Stavo per dirgli che le colazioni che avevo fatto con lui erano state le più divertenti, le più buone e genuine.
Stavo per dirgli che in due settimane era diventato il miglior amico che avevo.
Non dissi tutto quello perché lui mi abbracciò, mettendo a tacere le parole che divennero quasi superflue. Gli addii, quelli veri, sono silenziosi.
– Ci sentiamo, vero?- sussurrò da sopra la mia spalla.
-Certo, tutti i giorni- lo rassicurai facendomi scappare una risatina.
- Finalmente ho trovato una persona che la pensa su di me per quella cosa dei film romantici-
Scoppiammo entrambi a ridere, però lui diventò serio subito dicendomi – E se ti viene da piangere a volte, non andare sotto un albero a scrivere, pensa solo che con il sorriso sulle labbra sei più bella-
Non era un addio, ricordai a me stessa. Era un arrivederci.
-A presto, Thomas-
-A presto, Alexandra-
***
Ogni anno, prima che partissi alla fine del periodo che passavo con lei, mia nonna disseppelliva da sotto lo strato di polvere l'album fotografico di quando ero piccola e ci mettevamo a guardare le foto. Non so perché lo facesse proprio quando andavo via, forse le faceva piacere guardare come era passato il tempo con sua nipote, forse solo perché ne aveva voglia, ma nonostante la ragione che avesse di rispolverare i ricordi, per me era una tortura lenta e dolorosa. Perché in quelle foto si vedeva una famiglia felice, mio padre e mia madre che si abbracciavano, si baciavano con gli occhi pieni d'amore,, eravamo una vera ... famiglia. Dopo il divorzio dei miei genitori tutto era cambiato, e quelle foto ne erano la prova stampata su carta.
-Guarda questa! Era il tuo quarto... no quinto compleanno. Le candeline sopra la torta sono cinque!- indicò mia nonna una foto.
Mi limitavo ad annuire, a sorridere quando c'era bisogno di sorridere, ma per la maggior parte del tempo cercavo di reprimere la tristezza che inevitabilmente quelle foto mi trasmettevano.
Quello era il modo di mia nonna per dirmi " ci vediamo presto, tesoro": come se vedere come erano passati gli anni ci facessero capire che ne sarebbero passati altri.
Era un modo insolito, ma sempre migliore del banale e monotono abbraccio di saluto.
Per me che odiavo quegli abbracci.
***
Ero all'aeroporto da un secolo, per quel che mi sembrava. Ero seduta su una scomodissima sedia blu in attesa che chiamassero il mio volo e stavo sfogliando una di quelle riviste di gossip per le pettegole.
Girai svogliata la pagina di quel giornale quando per caso posai gli occhi su una persona davanti a me, con le mani in tasca, che mi fissava. Spalancai gli occhi davanti a quel ragazzo che avanzava deciso verso di me.
Mi alzai andandogli in contro anche io e aprii la bocca per chiedere spiegazioni, ma mi interruppe ancor prima che potessi dire qualcosa.
- aspetta, lascia parlare prima me, ho da finire un discorso in sospeso. Mi hai chiesto come faccio a sapere cosa provi tu. Lo so perché la pelle d'oca sulle braccia l'ho provata anche io quando ci siamo baciati, o quando ti ho vista alla porta di casa mia, e ho provato... rabbia quando ti ho vista con Thomas. Sono qui per chiederti scusa, scusa se ti ho evitata in questi giorni dopo quell'idiota proposta di amicizia, che tra parentesi è la cosa più sciocca che abbia fatto in vita mia- disse tirandomi fuori una risatina prima di continuare- ma mi sono spaventato. Perché ti conosco da pochissimo tempo e mi hai fatto provare una... cosa allo stomaco che non avevo mai neanche lontanamente immaginato. Scusa perché ho sprecato del tempo a fare lo stronzo e l'orgoglioso, tempo che avrei potuto impiegare nel conoscerci meglio e magari... no magari proprio niente- e finì quando mi attirò a sé facendo combaciare le nostre labbra. Le mie mani finirono tra i suoi capelli e lo spinsi ancora di più verso di me, le sue mani erano attorno alla mia vita. Si staccò un momento per guardarmi e chiedermi – Hai qualcosa da aggiungere?-
Ricambiai lo sguardo e scossi la testa, per poi sporgermi io verso di lui baciandolo di nuovo. Eravamo noi, insieme, e nemmeno la voce della ragazza che annunciò il mio volo rovinò quel momento.
SPAZIO AUTRICE:
Alloraaa, ce l'ho fatta a pubblicare. ho iniziato a scrivere e non ho la più pallida idea di cosa possa esser venuto fuori. spero non qualcosa di così terribile.
Qual è il vostro cantante preferito? O band preferita? O anche se non ne avete uno la prima che vi viene in mente... sono curiosa.
Spero che il capitolo vi piaccia, a presto.
-Madison
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I saw a shooting star and I thought of you- Dylan O'brien-
Fanfiction* Forse ci ho provato troppo. So di essere troppo emotiva e mi arrabbio troppo facilmente, ma cado ai tuoi piedi troppo facilmente. Mi dispiace. Il fatto è che hai ricoperto la mia anima e hai riempito i miei polmoni con la luce dei tuoi occhi; mi h...