Ciambelle.

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Thomas' s POV

Mi svegliai presto la mattina dopo. Alexandra si era agitata tutta la notte, ma finalmente dormiva tranquilla. Era girata su un fianco, con le mani sotto la testa a fare da cuscino e con la bocca aperta. Tante persone dormono così, è piuttosto ordinario, ma guardandola non trovavo nemmeno un dettaglio ordinario in lei. Era completamente nuova ai miei occhi.

Si, quella ragazza mi piaceva, tanto. La conoscevo da pochissimo, ma avevo voglia di conoscerla, sentirla ridere, sapere quale era il suo gusto preferito di gelato, o se le piaceva la musica.

Mentre la osservavo mi venne in mente la voce minacciosa di Dylan "Thomas, io ti voglio bene, siamo amici dall'asilo, ma toccala ancora e ti faccio male", chiusi gli occhi e scacciai quel ricordo della testa. Non poteva impedirmi di essere amico di Alexandra solo perché era diventato ossessivo nei suoi confronti.

Mi alzai dal letto cercando di fare meno rumore possibile così da non svegliarla e uscii dalla stanza. Appena chiusa delicatamente la porta della mia camera mi girai per andare in bagno, ma una figura mi sovrastava.

Mio padre, pronto a darmi la punizione per aver risposto male la sera prima.

ALEXANDRA' S POV

Thomas si era alzato, attento a non far abbastanza rumore, ma non era stato sufficientemente bravo. La parte del letto dove aveva dormito lui si stava raffreddando, così mi posizionai al centro del letto, con braccia e gambe aperte per poter tener caldo tutto il letto.

Avevo dormito poco quella notte perché ogni volta che chiudevo gli occhi percepivo le mani di quell'uomo percorrermi la pelle e anche gli incubi avevano avuto la loro parte. La luci, la musica, le mani di quell'uomo. Tutte cose che hanno marchiat0 a fuoco la mia mente.

Sentii voci non molto lontane dalla camera di Thomas.

- e così sei in compagnia, ragazzo coraggioso?- disse arrogante una voce rauca maschile.

- Non sono affari tuoi- ribatté Thomas cercando di sovrastare la voce, con scarsi risultati.

Uno schiocco risuonò nell'aria.

- Tu vai con donne che non sono mamma, ti ubriachi ogni sera e poi gli schiaffi li prendo io?- chiese retorica la voce di Thomas. Un altro schiocco, più rumoroso del precedente.

- La prossima volta non sarò così indulgente- avvertì la voce rauca.

Istintivamente mi portai una mano alla bocca, quando Thomas entrò nella stanza con una mano premuta sulla guancia.

Spalancò gli occhi quando vide che ero sveglia. Mi alzai velocemente dal letto e mi avvicinai a Thomas, togliendo la sua mano dalla guancia rossa e gonfia.

In quel momento una lacrima scese dal suo occhio e si portò una mano al viso per asciugarla rapidamente e per fare in modo che io non la vedessi scendere, ma bloccai la sua mano.

- Sinceramente non voglio che tu mi veda piangere- sussurrò.

- Io non credo che ci sia qualcosa di male nel piangere, non vuol dire essere deboli significa che c'è un'anima da colpire- gli dissi.

- Questa l'hai copiata da qualche parte, forse da uno di quei film strappalacrime che odi tanto- ridacchiò, ma la piccola risata fu subito seguita da una smorfia di dolore per aver contratto la mascella con il livido. Non gli chiesi come facesse a sapere del mio odio verso quel tipo di film, ma non glielo chiesi perché ero preoccupata per la guancia che stava peggiorando rapidamente.

- ci vuole del ghiaccio- affermai.

- è in cucina, ma non voglio che tu vada. Mio... mio padre potrebbe ancora non essere uscito-.

I saw a shooting star and I thought of you- Dylan O'brien-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora