Dylan ’s POV
Se ne andò decisa verso casa e non si voltò indietro. L’aria della sera estiva mi sembrò improvvisamente più calda. Mi voltai e andai a sedermi sulla panchina dove fino a qualche minuto prima era seduta lei, Alexandra, così si chiamava. Al solo pensiero le labbra mi si curvarono in un sorriso.
I miei amici mi chiamavano, ma li ignoravo e dopo un po’ la smisero lasciandomi da solo ad osservare il lago. Non avevo mai visto il lago così bene e mi sembrò bellissimo. Mi tranquillizzava con il suo ritmo regolare; ero così agitato. Avevo adrenalina allo stato puro nelle vene. Sarebbe venuta, anche se non la conoscevo per niente avevo visto la scintilla nei suoi occhi quando le avevo detto che l’avrei aspettata qui.
I suoi occhi.
Li avevo notati subito, quando era salita in macchina il mio sguardo era stato catturato dai suoi occhi azzurri come il mare. E sapevo che non me li sarei scordati facilmente.
Sentii all’improvviso una mano posarsi sulla mia spalla e così mi girai verso la persona che mi aveva toccato con un sorriso sulle labbra, ma rimasi profondamente deluso nello scoprire che non era Alexandra. Era Taylor.
- ehi solitario! Che ne dici di lasciar perdere quella sfigata e ritorni da chi merita veramente la tua attenzione? E magari… - esclamò Taylor, chiaramente ubriaca, cercando di sbottonare il primo bottone della mia camicia di jeans, prima che la fermassi. Aveva una bottiglia di birra in ogni mano. – Tieni! – gridò ridendo porgendomi una delle due bottiglie e iniziò a bere dalla propria.
Odiavo le ragazze che bevevano troppo. Io vedevo le ragazze, ogni tipo di ragazze, come u piccolo fiore delicato che deve essere protetto o da loro stesse o da qualcun altro. Bere troppo rovinava loro i petali e le faceva appassire piano piano. Così le tolsi la bottiglia di bocca e la appoggiai a me per impedirle di cadere.
- non capisco perché sei seduto qui, senza divertirti a aspettare lei, quando puoi avere tutto questo – si indicò – senza fatica –
- dici così perché sei ubriaca – le ricordai io.
- siamo ubriachi entrambi. Io dico cose che penso, ma non direi mai. Tu fai cose che vorresti fare, ma non faresti mai-
Mi fermai a guardarla. Taylor non era una stupida, si comportava da stupida. Ma non avevo mai sentito dirle una cosa del genere. – e visto che sei così saggia ora, perché l0 farei?-
- perché non hai niente da perdere ora- e poi si addormentò. La depositai accanto al resto dei miei amici, anch’essi ubriachi. Tutti tranne Thomas. Lui non si ubriacava mai.
Finivano sempre così le serate e la mattina dopo non ci ricordavamo neanche come eravamo tornati a casa. Ma uscire con loro era sempre meglio che restare a casa con mia madre che piangeva e mio padre che si drogava e tradiva mia madre.
“ Everything will be okay in the end. If it’s not ok, then it’s not the end.”
Ascoltavo la musica e guardavo il lago e le stelle.
Non so per quanto tempo fissai le stelle, so solo che ero sul punto di iniziare a contarle quando vidi una figura in lontananza che si avvicinava. Un senso di sollievo mi pervase e sorrisi involontariamente.
- sei venuta-
Lei non mi diede soddisfazione,non ricambiò il mio sorriso, che si spense. Non mi rispose, ma si mise a fissare le stelle come stavo facendo io fino a poco fa. La luce della luna si rifletteva nei suoi occhi e li illuminava.
Bellissimi.
Ero sempre stato attratto da ragazze vuote, i cui occhi non brillavano alla luna semplicemente perché non si fermavano mai a guardare il cielo. Pensavano e pensavo solo al sesso. Avuto quello l’attrazione finiva.
Guardavo Alexandra e qualcosa ruggiva nel mio petto, non sapevo cosa fosse.
- Perché sei venuta?- le chiesi per rompere il ghiaccio, ma volevo comunque la risposta.
- perché me lo hai chiesto? Di restare qui, intendo. Se hai bisogno di una ragazza mi sembra che la bionda lì per terra possa esaudire i tuoi desideri- rispose con una voce tagliente indicando Taylor.
- e tu come fai a sapere quali sono i miei desideri?- ribattei.
- beh mi sembrava che prima ti stessi divertendo abbastanza con lei. O mi sbaglio?- domandò.
- allora mi hai osservato- le feci notare sollevando gli angoli delle labbra. Lei diventò improvvisamente rossa, potevo vedere quel rossore anche al buio.
-no- rispose secca. Le poggiai una mano sulla guancia; lei rabbrividì al contatto, ma non i ritrasse. – scotti- le dissi e lei arrossì ancora di più.
-Fa caldo, molto caldo- rispose lei e iniziai a ridere, seguito poi da lei. Era la prima volta che sentivo quella risata, e non volevo assolutamente che fosse l’ultima.
-Comunque non mi hai risposto- mi fece notare.
- Taylor non sa cosa vuole, con me si diverte soltanto, siamo amici-
-Abbiamo due concetti dell’amicizia molto diversi- disse e dopo un momento di silenzio mi chiese- e tu cosa vuoi? -
- Questo- spiegai indicando le stelle, il lago, il fuoco dei ragazzi sulla spiaggia. Me. Lei. E con un sussurro continuai – ed è più di quanto abbia mai avuto-
Spazio autrice
Ciao! grazie mille per aver letto e spero vi piaccia, anche se il capitolo non è lunghissimo.
Commentate!! A presto!!
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I saw a shooting star and I thought of you- Dylan O'brien-
Fanfiction* Forse ci ho provato troppo. So di essere troppo emotiva e mi arrabbio troppo facilmente, ma cado ai tuoi piedi troppo facilmente. Mi dispiace. Il fatto è che hai ricoperto la mia anima e hai riempito i miei polmoni con la luce dei tuoi occhi; mi h...