Le gocce d’acqua si rincorrevano velocemente sulle grondaie.
Nonostante piovesse da poco, già si erano formate delle pozzanghere.Si guardò intorno, notando solo gente che correva con giornali sopra la testa, mamme con i bambini che si riparavano correndo dentro dei negozi, carrozze trainate da cavalli che sfrecciavano tra le strade incuranti della pioggia e dei passanti che si bagnavano per merito loro.
In tutto quel grigio e nero, una familiare insegna di legno di un bar attirò la sua attenzione, “Angels and Kings”, si affrettò ad andare verso l’entrata e la prima cosa che notò furono i numerosi vasi contenenti varie specie di fiori di ogni colore, dal lilla al giallo più acceso.
Dai Gerani a dei semplici Fiori di Calla.Nonostante il grigio che regnava attorno a lui, le piante sembravano come se fossero l’unico punto di colore. Come se fossero l’unica fonte di luce in quella mattinata scura.
Spinse la porta di legno pece e la campanella, posta sopra di essa, produsse un rumore fastidioso che gli rimbombò nelle orecchie per diversi secondi.
Il bar era piccolo, ma molto luminoso nonostante il temporale fuori da quelle mura.
Sembrava che il maltempo non influenzasse la luce all’interno del locale.
Pochi tavoli erano disposti in fila di fianco alle finestre, leggermente consumante, che occupavano l’intera parete mentre quest'ultima era decorata con della carta da parati beige.
Un lungo bancone che iniziava subito alla sinistra della porta d’ingresso, finiva vicino ad un camino acceso.
Si guardò attorno con molta attenzione, mentre sedeva anche lui al bancone come diversi clienti.
Nel locale regnava silenzio, tutti erano ben attenti a ogni sua minima mossa.
Non appena prese posto, davanti a lui comparve un vecchietto con una lunga barba bianca e la testa lucida sotto le luci dei piccoli lampadari del bar.
«Buon pomeriggio, signor Ackerman, cosa posso portarle?» chiese cercando di sorridere e non far trasparire il proprio timore a vedere la sua figura dinnanzi a sé.
«Una birra, grazie» rispose cordialmente, senza scomodarsi di ricambiare il sorriso dell’uomo.
«Arriva subito» affermò girandosi frettolosamente per prendere una bottiglia verdognola dalla credenza presente dietro il bancone.
Alessandro si guardò di nuovo intorno.
Un signore sulla cinquantina occupava uno sgabello poco distante da lui. Intento a leggere un giornale.
Un ragazzo beveva silenziosamente la sua bevanda scura, guardando le gocce d’acqua che si facevano a gara sul vetro perso tra i suoi mille pensieri e con lo sguardo privo di ogni qualsivoglia emozione.
Una ragazza che...spostò di nuovo lo sguardo su di lei, dietro al bancone.
I grandi occhi sembravano chiusi, ma si potevano vedere le lunghe ciglia che si muovevano sulle guance.
I denti bianchi erano affondati nel labbro inferiore mentre canticchiava un motivetto allegro, teneva tra le mani un vecchio straccio che strofinava con delicatezza contro un bicchiere.
Sembrava che attorno a lei ci fosse un’aria di pace e serenità che fece istantaneamente sorridere il ragazzo.
Era una bellezza rara, data da milioni di libri letti e da mille storie conosciute.
Sembrava che tutto attorno ad Alessandro non fosse altro che un semplice sfondo in confronto alla giovane donna poco distante da lui.
Non si rendeva nemmeno conto di quando fosse bella...sembrava che non le interessasse questo piccolo dettaglio, eppure, con ogni suo minimo movimento, faceva risplendere l’intera sala.
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La mia Ossessione
Teen Fiction1929, Italia del primo dopoguerra. La popolazione, lotta per sopravvivere a un periodo particolarmente difficile, sia dal punto di vista economico che sociale. Ed è proprio in mezzo alla povertà, che risalta soprattutto una delle famiglie più import...