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I vari invitati erano nel panico mentre correvano in ogni direzione.

Tutto pareva come se andasse a rallentatore.
Il proiettile che tagliava l'aria, le urla ovattate delle persone e, infine, una figura che si frappose fra lui e il cecchino.

Alessandro spalancò gli occhi e socchiuse le labbra mentre, con le mani leggermente tremanti, cercava di afferrare il ragazzo, affrettandosi non appena sentì un gemito di dolore proveniente dal bruno che, velocemente, si accasciò a terra, poggiando le mani sul fianco assieme a quelle del corvino.

Il sangue sgorgava velocemente imbrattando, ben presto, il pavimento sotto di lui.

Alessandro, intanto, premeva sulla ferita, sperando di fermare la fuoriuscita del liquido vermiglio, invano.

Si tolse la giacca, sostituendola alle mani con uno scatto veloce.

«No...no...Diego!» urlò Monica, correndo verso di lui. «Il mio bambino...» sussurrò cadendo in ginocchio accanto al figlio.

«Diego!» esclamarono i gemelli avvicinandosi in fretta e furia con la bruna dietro le loro figure.

Il minore tossì un paio di volte, con lo sguardo rivolto verso il soffitto e le lacrime agli occhi.

Un rivolo di sangue gli fuoriusciva dalle labbra mentre Alessandro cercava di fermare l'emorragia.

«Diego! Diego! Resiti!» lo guardava con gli occhi sgranati mentre cercava di non far tremare la voce.

Alzò il capo verso i gemelli, totalmente paralizzati alla vista del loro fratellino ormai in fin di vita sul pavimento.

«Dannazione, chiamate i soccorsi!» esclamò, facendo scattare Lorenzo.

Diego, con un lieve sorriso in volto, si girò verso la donna inginocchiata accanto a lui e, con la mano imbrattata del suo stesso sangue, cercò quella della madre che subito l'afferrò stringendola come a voler prendere tutto il dolore del figlio.

«Andrà tutto bene...tu...tu resta lucido, va bene Diego?» mormorò Monica con voce tremante, cercando di rassicurarlo anche se, in realtà, pareva come servisse più a lei che ai figli.

Il ragazzo le sorrise dolcemente, socchiudendo gli occhi.

«Tranquilla mamma, non fa male» sussurrò, facendo aumentare i singhiozzi della donna. «Mamma...» mormorò.

Con la mano pesante, le accarezzò la guancia, asciugandole le lacrime col pollice.

«Continua a sorridere come hai sempre fatto, va bene?» la donna annuì, guardando come il figlio si sforzasse per fare il benché minimo gesto.

Alessandro sussultò leggermente, chinando il capo stringendo i denti. «Diego...non dire così...tu ce la farai»

Il fratello, come se non avesse sentito niente, gli sorrise calorosamente facendogli venire in mente i tempi di quando il bruno era piccolo.

«Tu, Alessandro, continua a guidare la famiglia...sarai un bravo marito e padre» sussurrò, voltando il capo verso la castana. «Veronica...» disse a un tratto, facendole alzare di scatto il capo e puntare i suoi occhio lacrimanti verso quelli socchiusi. «Mi sarebbe piaciuto poterti conoscere meglio...avrei voluto davvero partecipare al vostro matrimonio anche per vedere Alessandro tremare dall'ansia» ridacchiò leggermente, tossendo ulteriore sangue. «Prenditi cura di mio fratello per me, va bene?» le sorrise dolcemente.

Lei annuì, stringendo le mani al petto. «Lo farò» rispose lei con la voce rotta dai singhiozzi.

«Dannazione...io non voglio morire a diciassette anni» sussurrò a un certo punto, lasciando libere le lacrime ancora raggruppate nei suoi occhi verdi. «Ho ancora molte cose da fare, cazzo!» esclamò gemendo, successivamente, dal dolore.

«Stanno arrivando i soccorsi» disse Lorenzo, affiancandosi alla madre. «Hey, piccolo combina guai!» disse richiamando l'attenzione del giovane. «Un uomo dovrebbe calmare le proprie donne...e non farle piangere» disse a fatica con un nodo alla gola che gli mozzava il respiro.

«Ha ragione! Come farai con tua moglie in futuro, eh?» gli diede manforte Tommaso, stringendo i pugni lungo i fianchi.

Tutti accanto al bruno sapevano che era solo una mera speranza quella di riuscire a salvare il più giovane...ormai ne era conscio anche Diego che, di lì a poco, la vita gli sarebbe stata strappata via dalle dita.

«Scusate, ragazzi...avete ragione» sussurrò divertito, accennando a un lieve sorriso spezzato, però, da un colpo di tosse che fece sussultare la castana ancora accovacciata accanto al figlio a tenergli la mano. «Hey, mamma...guardami» Monica alzò lo sguardo titubante, asciugandosi le lacrime e forzare un sorriso. «Nel mio armadio...c'è il regalo del tuo compleanno...» mormorò, iniziando col respiro affannato. «Ragazzi» disse a un certo punto. «Non sono stato un totale disastro, vero?» li guardò uno a uno sperando in una loro risposta.

«No, Diego...non lo sei stato neppure per un secondo. Senza di te questa famiglia non sarebbe quello che è adesso» rispose Alessandro, notando come nessuno riuscisse a parlare. «Chiudi gli occhi...va tutto bene» mormorò al suo orecchio. «Adesso puoi riposare...» strinse gli occhi, cercando di non far trapelare le lacrime.

«Grazie, Alessandro» sussurrò prima di far cadere il braccio sul proprio addome e la testa di lato.

Monica, con gli occhi sgranati, prese il volto del figlio cercando di scuoterlo leggermente.

«Diego...» sussurrò come un disco rotto, stringendo il corpo esanime del figlio al petto.

Nella sala rimbombò l'urlo distrutto della donna mentre Alessandro, con lo sguardo perso nel vuoto, si avvicinò a Veronica che, in tanto, singhiozzava, cercando di non emettere alcun suono.

«Vieni qui...» le sussurrò, aprendo le braccia. Veronica, vedendo gli occhi ricolmi di lacrime del corvino, si appoggiò al suo petto. Alessandro, dal canto suo, appoggiò la fronte contro la sua, chiudendo gli occhi.

La bruna gli prese il volto tra le mani, facendo incatenare il proprio sguardo con quello dell'uomo.

Vederlo in quello stato la distrusse completamente.

La mancanza di quella luce maliziosa nel suo sguardo le fece mancare il battito. Alessandro si accasciò al suolo, cadendo sulle proprie ginocchia. Appoggiò il capo sul ventre di lei, stringendola senza farle male.

«Alla fine anche lui se n'è andato...» sussurrò a un certo punto. La giovane donna strinse gli occhi, cercando di fermare il flusso continuo delle lacrime, mordendosi la guancia. «Questa volta...per colpa mia» mormorò in un flebile sussurro.

Veronica abbassò subito lo sguardo non appena sentì il vestito leggermente bagnato dalle sue lacrime, mettendo una mano tra i suoi lunghi capelli corvini.

«Alessandro...adesso devi ascoltarmi» rispose, abbassandosi alla sua altezza. «Niente di tutto ciò è successo per colpa tua. Non lo devi pensare nemmeno per un secondo, chiaro? Non lo hai ucciso tu» gli prese il volto tra le mani, fissando il proprio sguardo in quelle iridi fredde.

Alessandro prese tra le sue mani gelide quelle calde della castana, stringendole leggermente.

«Puoi restare con mia madre?» Veronica, capendo che cosa avrebbe dovuto fare, annuì, forzando un sorriso per rassicurarlo. «Grazie...torno tra poco» si alzarono dal gelido pavimento.

L'aria era tesa e nella sala rimbombavano solo i singhiozzi della donna insieme ai suoi vari sussurri.

«Mamma...» la richiamò Alessandro, riuscendo a farle alzare lo sguardo dal corpo del bruno. Il corvino si chinò accanto a lei, stringendola al petto. «Noi torniamo tra poco...prenditi cura di Veronica, okay?» lei annuì, cercando di asciugarsi le guance, per poi puntare lo sguardo sulla bruna poco distante da loro due.

«A dopo» la sentì sussurrare, accarezzando il braccio del corvino, per poi avvicinarsi a Monica.

«Tu devi essere Veronica Rossi, giusto?» le chiese, sorridendo appena.

«Si, sono io» le prese le mani tra le sue, accarezzandone il dorso.

Furono le ultime cose che Alessandro sentì prima di uscire dalla stanza assieme ai gemelli, con gli occhi iniettati di sangue, pronti a vendicare il fratello minore.

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