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Alessandro le sorrise, annuendo.
  «Come vuole, Milady» disse soltanto, per poi guardare le stelle, sospirando rumorosamente in cerca delle parole giuste da rivolgerle. «Beh, non c’è molto da raccontare su di me» iniziò con una risatina. «Questa...» si sfiorò delicatamente l’angolo dell’occhio, ripercorrendo il tratto marcato della cicatrice. «Semplicemente me la sono procurata quando ero un ragazzino. Partecipavo a un incontro da box» disse, senza entrare nei minimi dettagli. «Quello che nessuno vuole sapere, eh? Credo che allora qui si aprirebbe un capitolo intero a riguardo» continuò, ridacchiando amaramente. «Leggo principalmente libri antichi. Non ballo o canto da quando sono piccolo...» mormorò, scrollando le spalle. «Mi hanno sempre detto che non ero un bambino che poteva permettersi certe debolezze...e quindi ho smesso» spiegò.

«Secondo me queste non sono debolezze» mormorò Veronica guardando le stelle. «Piuttosto credo che siete cresciuto troppo in fretta» continuò.

Passarono vari attimi di silenzio, dove entrambi guardavano le stelle senza aggiungere altro.

Una leggera brezza fresca scompigliò i capelli di entrambi e la musica proveniente dalla sala faceva da sottofondo a quel magico momento, rendendo tutto molto più tranquillo.

  «Raccontatemi di voi» la ragazza ebbe un live sussulto, presa alla sprovvista.

  «Non ho tante cose da dire a esser sincera» sussurrò, guardando le rose rosse accanto a lei e sfiorandone alcune con le dita. «Semplicemente amo la natura e leggere...» rispose con una scrollata di spalle. «Mia madre mi ha insegnato a cantare mentre mio padre a leggere» continuò. «La mia infanzia era un susseguirsi tra casa e chiesa...da quando ne ho memoria non faccio altro» concluse ridacchiando appena.

  «Una famiglia tranquilla, insomma» commentò Alessandro ricevendo in risposta un semplice cenno del capo assieme a un sorriso che gli regalò Veronica al ricordo dei genitori. «Allora ho io una domanda per voi, Milady» affermò a un certo punto il corvino, facendola voltare incuriosita.

  «Va bene, ditemi tutto»

  «Cosa vi direbbero i vostri genitori del fatto che passiate il tempo con Alessandro Ackerman? Sapete, la mia famiglia ha una fama...differente da quelle della città» chiese ghignando. «Io sono l’opposto di tutto ciò che vostro padre vorrebbe al vostro fianco»

  «Non sono più una bambina...posso decidere io quel che è meglio per me, signor Ackerman» rispose, sorridendogli furbamente guardandolo di sott’occhio. «E poi...non mi sembrate come vi descrivono in città...» mormorò a un tratto avvicinando il suo volto a quello del corvino.

  «Non avete mai pensato che forse lo sono solo con te, mia cara?» chiese lui, ironico, avvicinando maggiormente il proprio viso a quello della signorina Rossi.

  «Oh, ma allora sarei la prima in tal caso?» chiese sogghignando leggermente.

  «Probabilmente si» continuò. «La prima con cui mi comporto diversamente dal solito...» mormorò avvicinando una mano alla guancia della ragazza.

  «Signor Ackerman» sussurrò, alternando lo sguardo da quelle sue iridi alle sue labbra, sentendo la bocca improvvisamente secca.

  «Hey, Alessandro! Ecco dove ti trovavi!» esclamò Lorenzo uscendo da dei cespugli. I due si allontanarono di colpo, con il timore di esser stati colti in flagrante. «Ho interrotto qualcosa?» in risposta ricevette due affermazioni opposte.

Veronica con il volto in fiamme mormorò qualcosa, prima di tornare in sala con il capo chinato dopo aver preso la maschera, evitando contatti visivi con entrambi gli Ackerman, cercando di allacciarla come prima anche se con mani tremanti.

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