Nonostante fossero appena le dieci del mattino, al piano di sotto di sentivano già gli schiamazzi fastidiosi dovuti ai preparativi per l’imminente ballo e tutti erano su di giri, soprattutto Monica Ackerman che correva da una parte all’altra per coordinare i figli per gli abbellimenti della sala.
Alessandro, non intenzionato a rimanere a casa con quel trambusto, si mise il suo solito completo, composto dalla sua camicia bianca e pantaloni neri, per poi prendere la giacca e avviarsi verso la porta.
«E tu dove credi di andare, Alessandro Ackerman?» chiese subito la madre, prendendolo per il braccio, tirandolo leggermente indietro. «Devi aiutare anche tu in questa casa» esclamò lei incrociando le braccia al petto, sbuffando irritata.
Il corvino guardò, con fare annoiato, l’orologio da taschino, sbuffando.
Erano giorni che era con la testa fra le nuvole, in un mondo tutto suo, e la donna cercava sempre di riportarlo con i piedi a terra anche se Alessandro ne era contrario.
Preferiva un mondo tutto suo che quello nel quale stava vivendo.La guardò dritta negli occhi, facendola sussultare leggermente. non aveva mai usato quello sguardo tagliente con la donna, infatti ne rimase alquanto sorpresa.
Dischiuse leggermente le labbra, facendo cadere le braccia lungo i fianchi.
«Non eri tu quella che voleva che mi cercassi una donna? Ecco, sto andando dalla mia donna» spiegò in breve mettendo la mano sulla maniglia, Monica si sentì scaldare il petto sentendo le parole del figlio. «Sei pregata di non seguirmi, mamma» affermò duramente, dandole le spalle e chiudersi la porta dietro di sé.
Prese un respiro profondo, ispirando l’aria fresca che il mattino concedeva. Si accese il primo sigaro della giornata, espirando il suo fumo, per poi dirigersi verso il negozio della signora Ferré.
«Buon giorno, signor Ackerman!» esclamò un bambino correndo verso i suoi coetanei per poter giocare a palla.
Alessandro li guardò per qualche istante, sorridendo leggermente alla vista di loro quattro che si lanciavano la palla a vicenda, ridenti.
Quei pochi istanti gli fecero venir in mente quando da piccolo doveva rinunciare a giocare con i fratelli, pur di accontentare il padre.
Aveva sempre avuto la costante paura di deluderlo, per questo evitava di farlo arrabbiare, facendo tutto quello che gli diceva.
Sospirò, distogliendo lo sguardo dai bambini per poi riprendere in tragitto per il negozio della sarta.
«Buongiorno, signor Ackerman!» lo salutò l’anziana signora, appena lo vide varcare la soglia. «Ho saputo che è stato ferito...» mormorò, spostando la propria attenzione sul suo braccio. «Sta meglio?» chiese, senza nascondere il tono preoccupato.
Il corvino sorrise leggermente, annuendo appena col capo.
«Si, non era niente di grave» rispose.
«Mi fa piacere» disse lei sorridendogli calorosamente. «Ah, giusto! I vestiti sono pronti...sono andata direttamente a casa della giovane per prendere le misure necessarie» affermò, sussultando. «Ecco a lei, signor Ackerman» mormorò, posando sul bancone una scatola rossa, non tanto alta e tenuta chiusa con un fiocco nero, insieme ai completi dei fratelli.
«Ti ringrazio, Luisa» disse Alessandro, passandole il costo rispettivo di tutto.
«Arrivederci» il corvino la salutò con un cenno del capo per poi chiudersi la porta dietro le spalle. Si avviò spedito verso casa intenzionato a passare dalla bruna prima del pomeriggio.
STAI LEGGENDO
La mia Ossessione
Teen Fiction1929, Italia del primo dopoguerra. La popolazione, lotta per sopravvivere a un periodo particolarmente difficile, sia dal punto di vista economico che sociale. Ed è proprio in mezzo alla povertà, che risalta soprattutto una delle famiglie più import...