6

116 3 0
                                    

Con la testa fra le nuvole, Alessandro arrivò al negozio della sarta di fiducia con in mente che vestito farle cucire per la bruna e, non appena aprì la porta, la campanella posta sopra di essa riprodusse lo stesso rumore di quella del “Angels and Kings”.

  «Buon pomeriggio, signor Ackerman!» esclamò Luisa Ferré, una donna sulla sessantina con i capelli costantemente raccolti mentre, i suoi grandi occhi castani, trasmettevano tranquillità a ogni persona che mettesse piede nel suo negozio. «Siete qui per ritirare i vestiti, vero?»

  «Esattamente» confermò lui, togliendosi il copricapo. «Però vorrei anche farle confezionare un ulteriore abito...questa volta da donna» disse, guardandola negli occhi notando subito un lampo di sorpresa da parte dell’anziana.

  «Oh, ma allora avete trovato quella giusta!» esclamò a un certo punto, avvicinandosi al corvino che annuì. «Ricordatevi che me la dovrete presentare, va bene? Confezionerò io il vestito per il vostro matrimonio!» affermò, afferrandogli le mani e stringendole leggermente.

  «Non correte troppo con la fantasia, Luisa» disse ridacchiando, togliendo le mani dalle sue delicatamente. «Non so nemmeno cosa pensa di me, figuriamoci se vorrebbe gongolare a nozze...a maggior ragione date le voci che girano»

  «Stai tranquillo, caro» sussurrò lei, sorridendogli dolcemente, dandogli un buffetto gioco sul petto. «Vedrete che andrà bene» lo rassicurò.

  «Speriamo» ribatté sospirando.

  «Dai, parlatemi di lei!» esclamò tirandolo leggermente verso il retro.

  «Beh...non ci sono parole per descriverla. È meravigliosa. Ha i capelli mogano costantemente raccolti in modo casuale con una matita. Grandi occhi verdi e marroni. Un mix che mi incanta ogni volta! Non è troppo né troppo alta né troppo bassa...ama le sfide, sembra che voglia avere sempre lei l’ultima parola in una discussione. Non sembra impulsiva ma nemmeno che lascia correre» disse, sorridendo appena.

  «Come si chiama?» chiese la donna, totalmente presa dalla conversazione per accorgersi dell’entrata di alcuni clienti.

  «Beh...non lo so. Dice che devo scoprirlo da solo...è una sfida che mi ha imposto» rispose ridacchiando leggermente.

  «Già mi piace questa ragazza!» esclamò, lasciandosi andare in una risata con tanto di lacrime.

  «Anche a me» sussurrò ridacchiando. «Comunque, hai già in mente un vestito perfetto per lei?» chiese curioso.

  «Forse sì» mormorò in risposta, saettando verso il retro. «Da quanto ho capito, lei sembrerebbe una donna forte, giusto?»

  «Si» rispose immediatamente.

  «Un rosso acceso che ve ne pare?» chiese mostrando al corvino la stoffa. «È seta pregiata, direttamente dal Giappone» spiegò.

Il ragazzo sfiorò delicatamente il tessuto, cercando di immaginare la bruna vestita tutta d’un punto. Ridacchiò leggermente, immaginandosi la sua espressione una volta visto l’abito che avrebbe dovuto indossare per la festa a casa Ackerman.

  «Va bene, fallo con questa stoffa» disse soltanto, saettando lo sguardo verso la porta. «Rimani nascosta, Luisa» sussurrò facendole segno di andare a nascondersi.

  «C-Che succede, signor Ackerman?» chiese lei con voce tremante.

Le fece segno di restare in silenzio, ascoltando delle voci accentuate dalla pronuncia poco italiana.

  «Qualunque cosa lei senta, non si muova da qui, capito? Non siamo soli...e ti assicuro che non sono dei semplici clienti» disse soltanto, prendendo in mano la pistola risposta sotto la giacca nera.

  «V-Va bene» rispose la donna, sussurrando.

Il corvino di avvicinò alla porta, accostando l’orecchio riuscendo a captare due voci ben distinte.

  «Idiot avevi detto che sarebbe stato qui!» esclamò uno.

  «I-Infatti...io l’ho visto entrare qui dentro, signore» rispose con voce tremante un bambino.

   «I’m going to check the back» affermò un secondo uomo guardandosi attorno.

Il corvino cercò di sbirciare dalla fessura della porta, riuscendo a intravedere solo uno dei due uomini.

Aveva i capelli lunghi e biondi, raccolti in uno chignon.

Gli occhi scuri saettavano da una parte all’altra,mentre in mano aveva un Revolver Militare che puntava in ogni direzione con il dito sul grilletto pronto a sparare in ogni momento.

  «Tu, moccioso, se osi dire a qualcuno quanto sta succedendo, verremo a trovare te e la tua mammina del cazzo, sono stato chiaro?» esclamò, sollevandolo leggermente per il colletto della maglietta bianca piena di fuliggine che indossava.

  «S-Si, signore» sussurrò lui in risposta, tremando ancora di più mentre avvicinava le sue piccole mani a quelle dell’uomo per cercare di fargli lasciare la presa.

Alessandro, con uno scatto, controllò se c’erano i proiettili in canna. Si guardò attorno cercando un nascondiglio sicuro per la donna che tremava nell’angolo del magazzino.

Le indicò con lo sguardo una finestra, facendola scattare verso di essa ma, non appena cercò di uscire, fece cadere degli scatoloni a terra. Il frastuono attirò lo sguardo dei due uomini facendo aumentare le imprecazioni del corvino. Issò di peso la donna, aiutandola a scavalcare quel varco.

  «Alessandro» sussurrò lei una volta uscita dal magazzino.

  «Me la caverò...tu vai ad avvertire i miei fratelli, va bene?» rispose prima di sentire i suoi passi allontanarsi velocemente.

  «Bene...chi abbiamo qui, eh?» Alessandro si voltò di scatto, trovando le figure dei due uomini.

Finalmente vide in volto anche l’altro: non era tanto alto e nemmeno in forma, dei capelli castano-dorato ricadevano sulla fronte, scoperti dal berretto.

Nero con una scritta bianca.
O meglio...una firma.

Gli inglesi..., pensò subito il corvino, digrignando i denti stringendo maggiormente la presa sulla propria arma.

  «Cosa diavolo volete da me?» chiese lui, senza distogliere lo sguardo dalle loro figure, con i nervi a fior di pelle pronto a scattare in ogni momento.

  «Distruggere tutto quello che ami e in cui credi...partendo dalla dolce cameriera del “Angels and Kings”» rispose.

  «Non osate sfiorarla o vi ammazzo» ribatté.

  «Chi ti dice che non lo abbiamo già fatto...magari questa mattina o poco fa...magari abbiamo studiato le tue mosse e l’abbiamo presa con noi quando tu non guardavi» disse ironico il biondo, ridendo.

  «Ditemi dove sta!» urlò lui sparando un colpo sul soffitto.

  «No» sussurrò il castano, sorridendo furbamente.

  «Maledetti!» esclamò Alessandro puntando contro di loro la pistola, facendo leggermente pressione sul grilletto.

  «Come on, come on! Spara!» urlò il biondo, ridendo. «Devi tener conto che se ci ucciderai, la tua amichetta farà una brutta fine»

Quando il corvino era ormai pronto a ribattere, dietro i due comparvero le figure dei gemelli.

Alessandro ghignò, alzando di poco il capo e con occhi gelidi disse «Li voglio vivi, chiaro?» ricevendo, in risposta, un paio di occhiate confuse e un altro paio divertite.

Prima che i due uomini potessero capire cosa stesse succedendo, Tommaso e Lorenzo li colpirono dietro al capo, facendoli cadere a terra svenuti.

La mia Ossessione Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora