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Le ore passarono e Alessandro non si mosse dal suo posto, non avendo intenzione di distogliere lo sguardo dalla sua esile figura che serviva i vari tavoli con un dolce sorriso che le illuminava completamente il volto.

Pur di non destare alcun sospetto, si era persino messo a parlare con diversi clienti.

Arrivata l’ora della chiusura, Alessandro si alzò mettendosi il cappotto, pagando il conto, per poi avviarsi vero l’entrata dal locale.

Subito una brezza invernale lo fece rabbrividire fino alle ossa e, come d’istinto, si giro verso un angolo buio della strada.

Fece per accendersi un sigaro, quando notò una figura che riconobbe subito.

A passo felpato si avvicinò alla sagoma, vedendola entrare nel vicolo per poter buttare gli scarti della serata.

Ebbe l’impulso di correrle incontro quando la vide accasciarsi, stanca, contro il muretto.

Fermò i suoi passi, ammirandola in segreto, cercando di non farsi scoprire.

Alla luce lunare i suoi capelli mogano risultavano ancora più lucenti rispetto alle luci del bar.

Quando lei alzò lo sguardo verso il cielo quel suo mix perfetto parve prendere vita propria, illuminandosi come i lampioni presenti per strada.

Rimase a guardarla, nascosto dietro al muretto, rimanendo fermo fino a quando non le si avvicinò una figura barcollante che mise subito in allerta il corvino.

Restò in silenzio, in attesa di una prossima mossa dell’uomo.

Istintivamente sfiorò la sua Colt M1900 posta nel suo federo dietro la schiena, pronto a scattare in qualsiasi momento.

Trattenne il fiato quando vide l’uomo intrappolare contro al muro la ragazza.

Istintivamente, si avvicinò ai due, prendendo l’individuo da dietro il colletto, sbattendolo con la faccia contro il muro e premergli la pistola contro la schiena, nascondendola agli occhi della ragazza.

  «A meno che tu non voglia morire in uno squallido vicolo di città, ti consiglio di non farti più vedere ma, soprattutto...tieniti lontano da lei, sono stato chiaro?» sussurrò al suo orecchio, con fare minaccioso, premendo maggiormente l’arma contro l’uomo.

  «Cristallino» mormorò in risposta, a denti stretti.

  «Bene, adesso sparisci dalla mia vista, lurido maiale» con uno scatto, lasciò libero l’uomo che corse via, inciampando varie volte sui suoi stessi passi.

Prese un respiro profondo riportando, cautamente, l’arma dentro il suo fodero.

Si voltò lentamente verso la bruna che tremava con gli occhi sgranati e le gambe strette al petto.

  «State bene?» chiese avvicinandosi a lei lentamente, con fare preoccupato, stando a debita distanza per non spaventarla ulteriormente.

Si mise al suo stesso livello, cercando di incatenare il suo sguardo a quello della giovane donna e solo pochi istanti più tardi riuscì nel suo intento, sussultando leggermente a vedere le lacrime che riempivano i suoi grandi occhi magnetici.

Con uno scatto, la ragazza, gli buttò le braccia al collo, stringendolo in un caldo abbraccio, piangendo sulla sua spalla.

Alessandro, in un primo momento, si irrigidì, non aspettandosi quel contatto fisico improvviso per poi stringerla a sé istintivamente stando attento a non farle male.

Per quelli che sembravano minuti infiniti, i due rimasero stretti l’uno all’altra, semplicemente in silenzio.

Ma il loro era veramente “silenzio”? Quando ogni rumore cessa, quando non si ode di alcun suono, tutto quello che non si riesce a scorgere all’esterno, accade all’interno, sentendo ogni minimo conflitto, ogni minimo pensiero, tutte le proprie paure, le fantasie e il rumore della propria anima.

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