Per tutta la mattinata seguente, il signor Ackerman non si fece vedere fuori dal suo studio, troppo intento a leggere delle carte.
Guardò fuori dalla finestra, notando come il cielo iniziasse a prendere sfumature rossastre.
Alessandro sospirò frustrato data la sua impazienza a scoprire più cose su di lei ma, soprattutto, a non veder tornare il fratello minore con le informazioni riguardati la giovane barista.
Gli ho detto entro il tramonto, non al tramonto!, pensò accendendosi un sigaro per allentare i nervi.
Si avvicinò alla credenza di cristallo, prendendo un bicchiere per versarsi un paio di dita del suo fidato bourbon.
Lo avvicinò alle labbra, bevendolo tutto d’un fiato. Non appena si buttò sulla sua poltrona nera, portò una mano alla tempia picchiettandola con la punta delle dita, con fare irritato, mentre con la mano libera faceva roteare il contenuto dorato dentro il bicchiere di vetro.
Nel momento in cui stava per accendere l’ennesimo sigaro della giornata, un tuono rimbombò tra le mura facendolo voltare verso la finestra e osservare il ticchettio della pioggia contro il vetro.
Pian piano il cielo si faceva sempre più grigio, poi sempre più scuro, mancavano pochi minuti alle due del pomeriggio, eppure sembrava che fossero le sei di sera da come l'aria aveva perso la sua luce.
All'orizzonte si vedevano dei bagliori correre sulle nuvole nere, poi un leggero brontolio; in pochi minuti i lampi e i tuoni furono sopra la città.
Si girò non appena sentì un bussare insistentemente alla porta, sentendo un fuoco di speranza del petto.
«Avanti» disse. Si aspettava di vedere la figura del bruno. Eppure, non appena l’entrata si aprì, rimase deluso.
Al posto di Diego, c’erano le figure dei gemelli. Entrambi con un sorriso che di innocente aveva ben poco.
Alessandro sospirò irritato, tornando con l’attenzione rivolta fuori dalla finestra.
«Hey, non spruzzare gioia da tutti i pori, eh. Contieniti! Appena ci hai visti hai fatto i salti di gioia» mormorò, ironico, Tommaso, alzando gli occhi al cielo mentre incrociava le braccia.
«Bene, bene, caro il nostro fratello» lo interruppe Lorenzo poggiando una mano sulla spalla del corvino che lo guardò male.
L’altro gemello imitò il gesto, ricevendo anche lui un’occhiataccia. Erano a conoscenza della sua fobia del contatto fisico, ma ogni volta lo provocavano in tutti i modi, mandandolo quasi al limite molte volte della giornata.
«Noi due pensiamo che tu ci stia nascondendo qualcosa» continuò Tommaso ridendo, guardando Alessandro alzarsi per andare a posare il bicchiere nella credenza insieme alla bottiglia, scostandosi in malo modo dalla loro presa.
«Non so di che cosa stiate parlando» rispose in modo freddo girandosi verso di loro con le mani in tasca, mantenendosi a debita distanza.
«Stiamo parlando, mio caro Alessandro...» iniziò Tommaso.
«Che tu e Diego ci state nascondendo qualcosa» continuò Lorenzo.
Con uno sguardo di intesa, si voltarono in contemporanea verso il corvino per poi dire in coro «E noi vogliamo farne parte...qualsiasi cosa essa sia» con un sorriso sghembo.
Quando stava per aprire bocca per poter dare una risposta, la porta si aprì di scatto rivelando la figura affannata di Diego.
«Non sono riuscito trovare nulla su-» si bloccò notando i due gemelli che ghignarono furbamente scambiandosi uno sguardo di intesa, avvicinandosi al bruno mettendogli entrambi una mano su entrambe le spalle.
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La mia Ossessione
Teen Fiction1929, Italia del primo dopoguerra. La popolazione, lotta per sopravvivere a un periodo particolarmente difficile, sia dal punto di vista economico che sociale. Ed è proprio in mezzo alla povertà, che risalta soprattutto una delle famiglie più import...