17 - talking with miss gossip

454 7 10
                                    

Il lunedì mattina al campus era stato pazzesco. E non solo per degli anacardi qualunque, stavamo parlando di un gigantesco contenitore misto con sale e burro che erano stati serviti.

Potevo stare ovunque e vedere almeno otto persone che studiavano, e a un certo punto lo testai persino. Se non studiavano, bevevano caffè, correvano da un edificio all'altro o dormivano nei salotti. Mi sentivo l'unica persona estranea a quei momenti, il che era ironico perché probabilmente avevo più da perdere con un brutto voto.

Almeno io ero estraneo al tutto fino a quando non passai gli uffici degli insegnanti. "Percy?"

Il mio sangue si gelò. Non parlavo con mio padre da settimane. Mai una volta gli avevo chiesto soldi o prestato la macchina. Ma quello che avevo notato soprattutto era che nemmeno lui mi aveva parlato.

Era successo tutto abbastanza velocemente. La maggior parte delle persone ci avrebbe anche pensato, ma io e lui conoscevamo entrambi l'elefante al campus. avevo rallentato, ma non mi ero fermato. anche con la temperatura ancora sotto i quindici gradi, Poseidone era tornato con una camicia hawaiana. Questa era verde brillante con pappagalli di tutti i colori che la ricoprivano. L'unico motivo per cui lo sapevo dalla distanza in cui mi trovavo era perché era proprio la maglietta che gli avevo comprato per il suo compleanno quando avevo circa nove anni. Lo guardai poi continuai a camminare. Prima che io potessi essere fuori portata d'orecchio, tuttavia, ha chiamò: "Buona fortuna oggi, ragazzo mio".

"Buona fortuna ",  pensai. Dopo settimane di assenza di comunicazione con il ragazzo, dice "buona fortuna". Non sapevo se mi venisse voglia di ridere, prendere a pugni qualcosa o urlare, ma considerando che questo era il mio giorno del "fai o distruggi tutto", era un po' tutte e tre le cose.

Per la mezz'ora successiva, non feci quasi altro se non guardare la gente. Il mio dormitorio era noioso senza Nico ora che probabilmente era con suo padre a pararsi i fondelli il più possibile. iniziai a chiedermi se forse quella fosse stata l'opzione migliore fin dall'inizio. Di sicuro mi avrebbe risparmiato un sacco di tempo per lo studio.

La campanella del campus suonò e all'improvviso la densità delle persone che uscivano dalle finali mattutine raddoppiò. Un flusso costante di persone che andavano in entrambe le direzioni aveva iniziato a scorrere sullo stretto marciapiede, e io ero rimasto coinvolto e ero diventato discretamente claustrofobico. 
Dopo circa tre minuti di fila, avevo spinto attraverso le persone fino a quando non arrivai all'esterno dove potei finalmente respirare di nuovo. Avevo quasi fatto cadere qualcuno quando inciampai nei miei stessi piedi. Stavo per scusarmi, ma mi si seccò la bocca quando la vidi. Annabeth stava camminando da sola senza avere più respiro di me. Stava anche guardando dritto davanti a sé, nemmeno sbalordita dalla mia spinta.

"Ehi", dissi.

Lei annuì. "Ciao."

Non sembrava nemmeno accorgersi di me. Fu uno sguardo e tornò subito al suo sguardo pensieroso senza nemmeno rallentare. Mi voltai velocemente e le camminai accanto. "Cosa stai facendo?" chieso.

"Uh, andando alla mia finale di scienze politiche", mi disse. Ancora una volta, nessun contatto visivo.

Io annuii. "Hai studiato?"

"Un po'. Non dovrebbe essere così difficile."

"Presuntuosa molto?"

College and Coffee cups || Percabeth {Italian Translation}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora