21 - Taliha

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Papà

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Papà... Quello è suo padre. Non posso crederci. Non mi guarda nemmeno, è talmente concentrato su Gene che non credo si accorga della mia presenza. Si fissano senza dire una parola e mi sembra di percepire che Gene sia diventato più rigido rispetto a prima. Continua a tenermi stretta a sé, come se avesse paura che qualcuno possa portarmi via o forse il contatto con me gli da la forza necessaria per affrontarlo. So perfettamente che lui non ha bisogno del mio aiuto, ma è lampante che si senta a disagio con quest'uomo.

«Per quale motivo sei qui?» Gli chiede lui.

«Ho bisogno del tuo aiuto.» Immagino quanto gli costi dire queste parole. Lui è un uomo abituato a contare solo ed esclusivamente sulle sue forze. Il padre scoppia a ridere; è una risata isterica, quasi di vendetta.

«E perché mai dovrei offrirti il mio aiuto?»

«Perché te lo sto chiedendo gentilmente.»

«Oh oh... il cucciolo ha finalmente tirato fuori le palle.» Lo sfotte il padre. Gli stringo leggermente la mano per fargli capire che sono dalla sua parte. Temo che possa scoppiare da un momento all'altro. Gene ha promesso che sarebbe migliorato, ma tutti abbiamo un limite e persino io ammetto di stare per perdere la pazienza. Che razza di padre dice una cosa del genere a suo figlio?

«Questo cucciolo ti ha già quasi ucciso una volta, non credo che tu voglia ripetere l'esperienza.»

Ride di nuovo, ma questa volta posso vedere uno spasmo nel suo occhio. Sa bene anche lui di che cosa è capace suo figlio e non credo che abbia intenzione di provocarlo ancora a lungo.

«Vedo che finalmente hai sviluppato un po' di coraggio. Bene... Molto bene. Entrate.» Allora mi ha visto! Che maleducato. Non ha nemmeno salutato. Gene esita a muoversi, mi guarda come se avesse paura di varcare quella soglia. Non ho idea dei demoni interiori che si nascondano nella sua anima, ma devono essere veramente tanti se uno come lui esita in questo modo. Una volta dentro, mi sembra di vedere che la casa versa in uno stato di completo abbandono. Il tetto è bucato, i mobili completamente rovinati e rotti. Le gambe del tavolo e delle sedie sono stati probabilmente mangiati dai topi. Il padre di Gene si siede a capotavola e ci fa cenno di accomodarci. «Allora... Cosa ti porta qui dopo quasi vent'anni di assenza?» Ancora non mi ha mai rivolto uno sguardo o un semplice cenno del capo. Mi ignora del tutto, è come se non ci fossi. Per fortuna esisto almeno per Gene.

«Lei è Taliha ed è la mia compagna.»

Adesso finalmente mi guarda, ma leggo disgusto nei suoi occhi.

«Non è una lupa. Un bastardo che si accoppia con un'umana... Grazie a Dio non sarai mai in grado di avere figli o avresti generato soltanto feccia.»

Lo fulmino con lo sguardo. Come osa dire una cosa del genere al suo stesso figlio? Gene mi stringe la mano da sotto il tavolo; agita la gamba in maniera quasi spasmodica.

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