4: Filo [semishira]

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Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it
 » Prompt: Filo
» N° parole: 1079
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Shirabu aveva poche certezze nella sua vita, ma una di queste era che – da qualche parte, nel mondo – esisteva una persona destinata a lui. Glielo diceva il filo rosso che gli partiva dal mignolo per poi correre teso per chilometri, e d'altronde quella era una cosa che gli veniva spiegata fin da piccoli: all'estremità opposta di quel bellissimo filo visibile solo al proprietario, era legato il mignolo della persona con la quale erano destinati; quella con cui avrebbero vissuto la loro vita e con la quale si sarebbero potuti costruire una famiglia. Era stato così per i suoi genitori e lo stesso per i suoi nonni. Shirabu aveva molta fiducia, dunque, che lo stesso sarebbe successo a lui. Non conosceva il suo volto, né il suo nome e nemmeno il genere. Sapeva solo che quella al di là del filo era la sua persona e che non vedeva l'ora d'incontrarla.

Ebbe paura quando gli spiegarono che il filo avrebbe potuto spezzarsi, a un certo punto, e che quel segnale l'avrebbe avvertito della morte dell'altro. Iniziò a pregare ogni giorno affinché nulla del genere accadesse. Gli venne spiegato anche che per quanti contorti giri il filo avrebbe fatto, mai il mignolo fortunato avrebbe avvertito resistenza, ma se solo una delle due persone provava a tirarlo, l'altro avrebbe avvertito una spinta nella sua direzione. Kenjiro volle provare, e dopo appena un attimo l'estremità opposta rispose allo stesso modo facendolo ridere divertito per il formicolio e lo sbilanciamento che ne ottenne.

Gli anni iniziarono a passare ma Shirabu mai perse fiducia che chissà come, un giorno, lui e la sua altra metà si sarebbero incontrati. Accolse con un sorriso ogni pur minima spinta e allo stesso modo rispose, ma se mille e anche più scenari il ragazzo castano si era immaginato figurandosi il momento in cui lui e la sua persona si sarebbero incontrati, certo non avrebbe mai potuto immaginare quello che avvenne in realtà.

Successe al liceo. Per motivi familiari la famiglia di Kenjiro aveva dovuto trasferirsi, così anche l'istituto in cui studiava venne abbandonato. I suoi genitori lo iscrissero allo Shiratorizawa dove, subito, andò ad iscriversi al club di pallavolo. Le lezioni erano appena iniziate, comunque, e tra orientamento, trasloco da fare e tutto il resto fu solo quattro giorni dopo che poté realmente presentarsi in palestra. Lì, conobbe la sua nuova squadra. Disse loro di essere un alzatore e subito venne messo a giocare. Il loro titolare, gli venne spiegato, era uno studente del secondo anno al momento a casa per malattia, così lui si ritrovò a prendere il suo posto. Passarono due giorni, poi i suoi nuovi compagni lo aggiunsero alla chat di gruppo della squadra. Lì, ebbe il suo primo contatto con Semi Eita.

"Che cazzo, ragazzi!"

Fu la prima cosa che scrisse non appena gli venne detto qual era il ruolo di Shirabu.

"Mi prendo la febbre e voi mi sostituite a tradimento con un bambino del cazzo?"

Kenjiro non era infantile, no. Però era molto, molto permaloso. Il che, sì, a volte lo rendeva infantile.

"Ho solo un anno in meno di te, idiota."

Gli scrisse quindi immediatamente in risposta senza porsi troppi problemi riguardo alla gerarchia. Il suo atteggiamento piacque particolarmente al resto del gruppo che prontamente iniziò a fare battute riguardo al fatto che avrebbero anche potuto tenersi Kenjiro come alzatore titolare ed abbandonare Semi, dal momento che si ritrovava già a casa con un piede nella fossa. Anche Eita, a quanto pare, era abbastanza suscettibile, quindi a quegli scherzi rispose provando ad insultare il più piccolo, il quale tuttavia si dimostrò più capace in quel gioco di tastiera. Ebbe l'ultima parola scrivendo:

"Magari è perché sono più bravo io."

Dal mutismo dell'altro dei giorni successivi, il castano immaginò essersela presa fin troppo. Stavano scherzando, dopotutto, e se il più grande non sapeva stare al gioco non era certo colpa di Shirabu! Poco importava se lo odiava, in ogni caso. Non doveva mica piacere a tutti. Men che meno all'alzatore che sperava davvero di arrivare a sostituire in forma stabile.

Si dimenticò abbastanza in fretta di lui, comunque. E visse sereno – seppur consapevole di essere odiato da un suo compagno di squadra – per la successiva settimana. Infine, arrivò il momento per i due alzatori d'incontrarsi di persona. Kenjiro era nervoso, e neanche sapeva il perché. Si ricordò dei messaggi che si erano scambiati e degli insulti che erano stati lanciati a suo carico e immediatamente comprese essere per questo. Magari Shirabu non odiava Semi, ma sicuramente non gli piaceva. Così, quando infine si videro, lo shock più grande non fu vedere quanto fosse grosso e neanche quanto fosse bello. Lo shock più grande fu accorgersi del suo mignolo, perché nessuno era in grado di vedere il filo rosso degli altri, a meno che non si trattasse dello stesso filo che partiva dal proprio dito. Fissò quel punto con voracità, come a volersi accertare che i suoi occhi non gli stessero semplicemente facendo un brutto scherzo; dopodiché non fece altro che seguire il percorso del breve filo rosso da un mignolo all'altro e viceversa mentre intorno a lui il resto della squadra parlava. Shirabu non li sentiva, in mente solo il pensiero di aver finalmente trovato la persona della sua vita, ed anche che ella l'odiava per il suo semplice essere alzatore nella pallavolo. Deglutì. Sollevò lo sguardo verso il suo e lo sorprese a fissarlo con intensità, quasi volesse leggergli l'anima. Capì di non essere l'unico a stare ignorando il resto dei presenti, e capì anche di non essere odiato immediatamente dopo: Semi lanciò un rabbioso e roco "fanculo", afferrò il proprio filo e tirò forte. Kenjiro per poco non cadde, ma seguendo la spinta riuscì ad arrancare in equilibrio fin quando le braccia forti della propria anima gemella non lo sorressero. Gli mise una mano sul volto, poi lo baciò vorace. Non aveva idea di cosa gli altri stessero dicendo di loro, se si fossero accorti di come il castano fosse stato attirato da una forza invisibile o se al contrario credevano si fosse avvicinato di sua iniziativa. Non avrebbero avuto torto in ogni caso.

Shirabu lasciò fuori tutto, si godette solo il bacio. Aveva creduto di odiare quel tale Semi Eita, ma ora tutti quei sentimenti erano dimenticati; anzi, persino inconcepibili. Semi Eita era la sua persona e – allo stesso modo – Kenjiro lo era per lui. L'avrebbe reso felice, e così lui tra le sue braccia, sempre, sapeva lo sarebbe stato.

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