11: Gentilezza [shoumika]

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Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it
» Prompt: Gentilezza
» N° parole: 957
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Mika Yamaka non era mai stata una di quelle persone che pretendono di far cambiare il proprio partner per plasmarne uno – a loro dire – perfetto per loro. Era invece del parere che ogni individuo fosse perfetto così come era. Certo, la compatibilità era importante, ma se non c'era erano solo due le strade percorribili: invece di modificare del tutto la personalità di qualcuno, bisognava comprendere e rispettare oppure troncare la relazione. Tra lei e Daishou era successo proprio quello: lei non aveva compreso, ed aveva troncato, perché come poteva un semplice club portargli via tanto tempo? Come poteva essere tanto importante? Troppe volte aveva scelto lo sport a lei, così infine aveva ceduto.

Non era stato facile, questo era ovvio. Se una persona pone fine di sua iniziativa ad una storia, d'altronde, non è detto che questa stessa stia bene con quella situazione. Le sue amiche avevano provato a consolarla, tentando – perlopiù – di sollevarle il morale insultando il suo ex. Solo quando avevano capito che parlare male di Suguru aveva su di lei l'effetto opposto, poi, avevano deciso di portarla al palazzetto in cui si sarebbero disputate le qualificazioni per i Nazionali.

Lì tutto era cambiato. Secondo le sue amiche stare tra gli spalti le sarebbe servito per ricordarsi cosa lui avesse preferito a lei, eppure invece Mika aveva guardo e finalmente compreso. Andò da lui, dopo la sconfitta, domandandosi se fosse disposto a dare una seconda occasione alla loro relazione e felicissima di appurare che così fu.

Comprendere e rispettare. Mika non si limitò solo a quello: si appassionò, invece, felice di seguire quello sport straordinario ma soprattutto di restare al fianco del suo ragazzo mentre lui con pazienza, passione ed amore le spiegava ciò che non conosceva ancora.

Erano felici. Quella nuova passione non necessaria affinché il loro amore continuasse a dilagare ma utile per poter stare insieme più spesso di quanto in passato non avevano potuto.

Un giorno, Suguru la stupì:

«Insegnami come essere gentile, Mika-chan...» lei era rimasta sorpresa a quella richiesta, perché d'altronde Daishou era già gentile. La passava a prendere ogni mattina per fare strada insieme fino a scuola, poi la riaccompagnava a casa; si preoccupava sempre che stesse bene e che si sentisse a proprio agio e controllava perennemente che non si annoiasse. Erano gesti piccoli, quotidiani, e Mika non aveva bisogno d'altro. Prima che potesse rispondere, il ragazzo però continuò:

«Voglio essere migliore. Voglio meritarti davvero.» quello la fece commuovere e riflettere, perché Daishou era già gentile, ma lo era solo con lei. Non era un mistero, dopotutto, che il giocatore avesse pochi amici, e sebbene lei non mancasse mai di invitarlo ad uscire con la sua comitiva, non sempre Suguru si sentiva a proprio agio tra le persone che con così tanta facilità l'avevano insultato durante il loro periodo di rottura. Agli occhi di Yamaka il suo ragazzo era perfetto, ma così per gli altri non era. Suguru voleva rimediare, e lei l'avrebbe aiutato.

Iniziarono con calma.

«Non è stato molto carino quello che gli hai detto, Dai.» gli spiegò con giusto una piccola nota di biasimo non appena la sua vittima si fu allontanata.

«Cosa? E perché? I suoi capelli erano una merda! Non è giusto che lo sappia?»

«Va bene dire quello che pensi, ma ci sono modi e modi per esprimersi.» sorrise intenerita mentre l'altro iniziava a rimuginarci sopra.

«Dovresti andare da lui e consolarlo.» gli si avvicinò un altro giorno quando assistendo agli allenamenti del Nohebi si era accorta che un membro della squadra che Suguru capitanava era giù di tiro.

«I maschi non lo fanno.»

«Le persone gentili sì, però.» così lui aveva mormorato infastidito, soppesato l'idea ed infine deciso di intervenire.

A due settimane dall'inizio di quel loro strano e del tutto singolare training, le loro conversazioni potevano riguardare come sempre qualsiasi cosa, ma iniziò anche ad essere normale per Daishou chiederle in quelle occasioni tutto d'un tratto i consigli più disparati. Suguru non era cattivo, solo molto schietto. Capire come e quando usare il filtro cervello-bocca era l'unica cosa sulla quale dovevano davvero lavorare. Mika aveva sin da subito creduto in lui, comunque, così quando assistendo a una partita dei Nazionali videro perdere il tanto odiato dal ragazzo Nekoma e Daishou le chiese un minuto per poter parlare con il capitano di quella squadra, lei non poté che limitarsi a sorridere salutandolo serena, convinta al cento percento delle buone intenzioni del proprio ragazzo.

Gli aveva dato dei perdenti, è vero. Però il suo brusco e del tutto inusuale inizio era solo un preambolo per arrivare a consolarli. Certo lei non avrebbe intrapreso quella strada, ma era il gesto che contava. Anche Kuroo Tetsuro parve accorgersene. Vide un suo compagno di squadra ridere alle parole di Suguru, mentre il corvino dalla strana cresta si era limitato a sorridere guardando forse leggermente confuso ma anche grato verso il suo vecchio rivale. Perché quello che Daishou gli aveva detto era vero: loro adesso erano dei perdenti, ma d'altronde tutti lo sarebbero diventati tranne una squadra. Non era per questo che giocavano e mai così avrebbe dovuto essere. Quando Suguru la raggiunse poco dopo nell'angolo in cui lo stava aspettando, lei gli sorrise raggiante, poi lo baciò facendo arrossire entrambi.

«Tu sei gentile, Dai-kun. Non dubitare mai che tu non lo sia. Sono fiera di te e ti amo.» il ragazzo arrossì ancora di più a quelle parole, tanto che Mika credette di averlo appena ucciso per autocombustione. Era la prima volta che lei usava l'enorme A, dopotutto, ma nessuno più di lui – specie in quel momento – si meritava di sentirla pronunciare dalle sue labbra.

Suguru era complicato, difficile da comprendere, in un certo senso persino introverso. Suguru era molte cose, ma soprattutto era gentile.

Haikyuu!! WRITOBER 2021Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora