20: Bodyguard!AU [Akaashi]

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Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it 
» Prompt: Bodyguard!AU
» N° parole: 1629
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Se c'era una cosa che Akaashi amava, quella era ballare. Non era mai stato narcisista, ed infatti troppo spesso l'idea di avere i riflettori puntati addosso lo aveva frenato, ma una volta sul palco tutto cambiava.

Aveva trovato lavoro in un locale abbastanza rinomato nella gay street di Tokyo. Non il più lussuoso (primato che il Nekoma conservava da anni) ma sicuramente neanche squallido. Keiji andava molto fiero del proprio impiego e soprattutto di lavorare insieme a gente tanto splendida quanto lo era quella che gestiva il Fukurodani. Per quante chiamate di proteste o umilianti cortei all'ingresso, mai i più conservatori ed omofobi cittadini della grande capitale erano riusciti a farli chiudere. Akaashi continuava ad esibirsi, e lo faceva con passione.

Purtroppo, però, di trogloditi ne esistono di ogni forma e dimensione. Così anche all'interno della loro colorata comunità alcune mani correvano dove non avrebbero dovuto. Fukurodani non era un locale a luci rosse; i ballerini danzavano con i vestiti addosso e sensuali solo quando la coreografia lo richiedeva. Certe persone, soprattutto man mano che alzavano il gomito, tuttavia non riuscivano a capirlo. Urlavano, quindi, e fischiavano complimenti volgari incitando i ragazzi sul palco a spogliarsi. Keiji era diventato sordo a tutto quello, ma diventa più difficile ignorare certi atteggiamenti se fatti sul retro del locale, e più in particolare subito fuori la porta che il personale usava a turno finito per iniziare a fare strada verso casa.

Akaashi non era una gracile ed indifesa ragazza. Era forte, invece, e adeguatamente allenato, ma poco di quello importò quando fu un gruppo di quattro uomini ad accerchiarlo. Nel panico, la prima cosa che il ballerino fece fu di infilare una mano in tasca per estrarne lo spray al peperoncino che portava sempre con sé dopo il lavoro per eventualità come quella. Rimosse in fretta la sicura, ma prima che potesse azionarlo uno dei molestatori gli afferrò e scosse il polso. La bomboletta cadde e lui venne sbattuto contro il muro di mattoni.

Keiji non sentiva le parole degli uomini. Sorridevano e continuavano a fargli complimenti, ma a nulla valevano i suoi rifiuti né gli sforzi che faceva per liberarsi. Quando anche un secondo uomo sopraggiunse su di lui per aiutare il primo a farlo stare fermo, il panico riuscì ad impadronirsi totalmente del corvino. Il terzo gli stava sbottonando il cappotto mentre il quarto gli slacciava i pantaloni. Ansia e l'adrenalina montarono in Akaashi come mai avevano fatto in vita sua e come mai aveva sperato dovessero fare. Iniziò ad annaspare e a tremare mentre i suoi vestiti venivano meno e la sua forza soccombeva.

Non riusciva a respirare. A stento ci vedeva. La sua vista era annebbiata, le sue guance bagnate e la gola dolorante.

«Che succede!?» fu solo con quell'urlo improvviso che Keiji capì perché le proprie corde vocali stessero dolendo tanto: aveva urlato, e lo aveva fatto forte, fino allo stremo.

Era stato sentito, ma anche se con la vista disturbata dalle lacrime una cosa appariva chiara al suo sguardo: il suo soccorritore era da solo mentre gli aggressori erano in quattro. Non avrebbe potuto vincere, lo sapeva Akaashi e lo sapevano i molestatori, che infatti non si disturbarono a liberarlo. In due continuarono a tenerlo fermo, mentre gli altri si avventavano sul malcapitato che aveva pensato di aiutarlo.

Dovettero tutti ricredersi. Akaashi compreso.

Era buio, ed i suoi occhi ancora troppo umidi per poter distinguere bene la scena. Seppe solo che i primi due stupratori andarono al tappeto in fretta, così gli altri due presero il loro posto, prima nell'attaccare e poi nel soccombere.

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