Capitolo 8

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-Aaaargh! C-cos'è quel coso?!- inizia a gridare Annie appena vede spuntare fuori dalla mia bisaccia una piccola testa bianca con lunghe orecchie.
-È un ricordo di casa per Johanna. -rispondo, notando che ora Johanna ha i lucciconi.
-Katniss, non so come ringraziarti- mi dice poco dopo -perché questo coniglio mi ricorda davvero casa. Devi sapere che da piccola avevo un coniglio identico a questo, e dopo che fui sorteggiata per gli Hunger Games i miei genitori lo liberarono nel bosco perché credevano che non potessi più tornare. Penso che lo chiamerò Knify.
Mi immagino la giovane Johanna che vinse i suoi Giochi fingendo di essere debole, e forse lo era, e mi meraviglio della totale mancanza di fiducia da parte dei suoi genitori: probabilmente ecco perché si comporta così a sua volta. Ancora una volta mi ritrovo a maledire in silenzio gli Hunger Games e come, a distanza di così tanti anni, stia ancora influendo le nostre vite.
-Zia Johanna, se ti prometto di fare io le pulizie al coniglio, a volte ci posso giocare? -chiede Finnick Jr.
Anche se il modo in cui ha fatto la domanda non sembra appropriato ad un quindicenne, Finnick Jr è sempre uguale al padre: gli stessi capelli biondi, gli stessi occhi e lo stesso portamento mi fanno riaffiorare in mente il ricordo di una delle poche persone che mi hanno saputa conoscere fino in fondo. Proprio in quel momento inizio a singhiozzare.
-Scusate- riesco a dire prima di chiudermi in bagno.
Tra le lacrime che mi appannano la vista, mi tornano in mente i momenti di quando Finnick mi è stato accanto: ricordo ancora il momento nel quale rianimò Peeta nell'arena, oppure mi prestò la sua piccola corda nel rifugio antimissili del 13, o ancora la sua raccapricciante morte ad opera degli ibridi e dell'Olo, molto simile a quella di Cato all'epoca dei miei primi Hunger Games.
Una volta asciugate le lacrime, torno da Johanna e guardo l'orologio.
-Caspita, è tardi!- esclamo - l'hovercraft non mi aspetterà se faccio tardi.
Dopo una serie di abbracci e saluti, mi dirigo verso l'ascensore accompagnata da Annie.
-Cosa ti è successo?- mi chiede.
-Niente, un brutto ricordo... ora dimmi una cosa: come fai a stare accanto a tuo figlio senza ricordarti di Finnick?
-È semplice: mi ricordo di lui ma non mi commuovo, perché associo mio figlio all'incarnazione di mio marito. So che i brandelli del suo corpo si trovano in una bara nel 4, ma la sua anima mi segue ovunque vada. Ok, lo ammetto: mi manca tanto.- mi risponde mentre una lacrima le riga il viso.
Una volta seduta sul sedile dell'hovercraft, rifletto sulla forza con cui Annie fronteggia la situazione, ogni giorno da quindici anni, e per questo mi sento più felice che mai per il fatto che Peeta e i bambini stanno ancora bene, perciò mi preparo ad affrontare la rezione dei miei tre bambini nel vedermi tornare.

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