Capitolo 15

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Il resto non lo ricordo più, sto galleggiando in un universo nero e infinito, circondata da rune argentate e da voci. Non capisco cosa stiano dicendo, cerco di aguzzare l'udito per sentire meglio, ma non ci riesco lo stesso. Una piccola figura si sta dirigendo verso do me: è Fin nel completo bianco del matrimonio di mia madre, sul suo volto noto un'espressione che mi incute timore. Inizio a correre, oppure volare, verso di lui, e quando lo aggiungo mio figlio apre gli occhi, che fino ad allora erano chiusi, ma al posto delle iridi grigie ci sono un paio di pupille dilatate al massimo, come quelle di Peeta durante i suoi attacchi nervosi. Fin spalanca la bocca per dirmi qualcosa che non si sente, ma dal labiale sembra un "mamma non lasciarmi".
Ora quella ad aprire gli occhi sono io e ho un mal di testa terribile. Metto a fuoco una stanza bianca, al mio fianco sento il suono di un macchinario che ronza e davanti a me una sdraio imbottita con qualcuno addormentato sopra. Gale. Provo ad alzarmi ma ho la sensazione di avere la testa pesante e imbottita, e una gamba sembra sia attaccata al letto. Mi riappoggio con la testa sul cuscino e un senso di colpa invade il mio petto. Cosa è successo a Fin? È morto? Ma no, avevo visto una persona con il torso nudo tatuato che lo prendeva in braccio. A proposito, dove mi trovo ora? Decido di sussurrare un "Gale" per svegliarlo. Non funziona, quindi dico con voce roca:- Gale svegliati!
Lui sobbalza e stropiccia gli occhi.
-Finalmente ti sei decisa di svegliarti?- mi dice mentre si alza e fa un po' di stretching.
-Perché, quanto ho dormito? Dove sta Fin? E gli altri?- inizio a chiedere precipitosamente.
-Ehi, ehi, calma. Peeta è uscito un attimo a prendere la colazione. Aspetta che torna e poi ti racconta tutto lui. Ah, e tanto per la cronaca, hai dormito per due giorni, e quel tipo tatuato che ha salvato Fin e che hai nominato tutto il tempo mentre dormivi sono io.
Arrossisco senza motivo e riprovo ad alzarmi. Eh no, quella stramaledetta gamba non si vuole muovere.
-Se fossi in te non mi alzerei. Hai un brutto taglio alla testa e ti sei rotta la gamba. Fai come me, torna a dormire.- dice Gale mentre cerca una posizione comoda per addormentarsi. Una smorfia attraversa il suo viso quando per sbaglio si appoggia sul braccio destro, coperto su tutto l'avambraccio da una pesante fasciatura. Decido di chiudere anch'io gli occhi, e quando li riapro vedo Peeta mangiare ad un tavolino insieme a Gale. Anche mio marito ha dei lividi sulla faccia e l'aria stanca.
-Mangiate senza di me? Mi passate qualcosa da mangiare?- dico.
-Sì aspetta un attimo- risponde Peeta mentre si avvicina con una sedia e mi porge il vassoio con un piatto di pasta, una bistecca e qualche fetta di pane. Mi tiro su a sedere e inizio a trangugiare il pranzo. Intanto Peeta inizia a spiegarmi cosa sia successo, ma presto poca attenzione, ho troppa fame; capisco però qualche spezzone. Siamo nel distretto 3. Nel 4 c'è stato un attentato, probabilmente da parte di qualche ribelle capitolino. Tutti stanno bene, tranne qualche taglio e livido, Annie con qualche costola ammaccata. Io sono messa così male perché stavo più vicina all'impatto e sono stata colpita da qualche masso.
-Fin sta bene?- chiedo mentre ricordo l'incubo.
-Katniss, non tutti stanno bene.- si corregge Peeta- C'è una cosa che ti devo dire. Nostro figlio sta in coma.
Sento il mondo precipitarmi addosso. Ho voglia di urlare ma ho più il fiato per farlo. Sono troppo scioccata per crederci. Ok, so bene che sto ancora in un sogno, sto dormendo nel letto a casa mia nel 12, appena tornati dal 4. Quando mi sveglierò andrò in camera di Fin e lo vedrò dormire beato nel suo lettino.
-Katniss, ci sei? Rispondimi se mi senti!- dice lentamente Gale, mentre un'infermiera mi sta passando una luce fastidiosa negli occhi.
-Ci sono, ci sono.- biascico e mi copro l'occhio dalla lucina.-Sto bene, non c'è bisogno di chiamare un'infermiera,mi ero fermata a riflettere un po'.
-Veramente, quel riflettere un po' è durato un quarto d'ora.- commenta Gale.
-Devo vedere Fin.- Ora mi rivolgo a Peeta.
-Ok, io ci sono stato e non è un bello spettacolo. Adesso vedo se ti ci possono portare. - risponde.
Alla fine mi mettono su una sedia a rotelle e mi portano nel reparto di terapia intensiva: lì entriamo in una delle prime stanze del corridoio. Mi preparo a ciò che sto per vedere, ovvero una piccola figura pallida stesa su un lettino. Da essa partono numerosi tubicini e fili collegati ad un sacco di macchine che lo tengono in vita. Sembra che Fin ora stia semplicemente dormendo, se non fosse per la pelle bianchissima e qualche livido sparso qua e là. Sento il bisogno di piangere su una qualsiasi spalla amica, e so chi mi può aiutare in questi momenti. Mi giro con lo sguardo rivolto verso Peeta, e lui ricambia con un sorriso triste mentre si avvicina a me. Io lo abbraccio forte forte, come se ormai fossimo solo noi due sopravvissuti all'esplosione. Invece no,ricordo che c'è anche Primrue da qualche parte. Peeta sembra abbia letto nel mio pensiero, perché mi rassicura che lei sta con Johanna e Finnick in un albergo poco distante da qui. Ho voglia di uscire da questa stanza, sto per sentirmi male, perciò mi spingo con la sedia verso la porta. L'infermiera che ci accompagnava apre la porta e io schizzo fuori dal reparto con le lacrime che minacciano di uscire numerose. Ma perché proprio a me succede? Che ho fatto di male? Non vedo l'ora di scoprire l'artefice dell'incidente.
Sono appena arrivata nella mia camera, e ho la netta sensazione di avere poteri premonitori in qualche modo, perché davanti al letto c'è una donna in uniforme militare, evidentemente mi stava aspettando; accanto a lei Gale ha una faccia scioccata.
-Signorina Everdeen, non abbiamo ancora catturato il responsabile dell'accaduto, ma lo abbiamo identificato.

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