Questa storia nasce da una sfida che io e la carissima Foxmystical75 ci siamo poste, ovvero scrivere un racconto breve seguendo un prompt del tutto a caso scopiazzato dalla sottoscritta. Eccovi il mio esperimento di stasera. Mille parole, venti minuti e uno strano umore allegro.
«A cosa ti serve del cloroformio alle due del mattino?»
Will non mi aveva risposto. O meglio, aveva parlato, ma non mi aveva risposto. «Cazzo, Jack,» mi aveva detto. «Cazzocazzocazzo Jack.»
«Mi prendi per il culo?»
«Jack,» aveva detto di nuovo Will.
Si dondolava avanti e indietro nella luce incerta del corridoio. Gli ultimi due neon funzionanti, quelli vicini alle scale, lo illuminavano di sbieco.
«Si può sapere che hai?»
Will mi aveva spinto all'indietro per farsi spazio ed era entrato. Continuava a muoversi in modo grottesco, le gambe che oscillavano. Doveva essere fatto. «Jack,» aveva detto per la terza volta. «È successo un casino, Jack.»
Erano le due del mattino sul serio, e non ero lucido. Ma all'improvviso mi era arrivata una zaffata di puzza – piscio rancido, vomito, qualcosa che non avrei saputo distinguere – e mi ero svegliato tutto insieme.
«Che hai combinato?»
«Il coltello ce l'ho. Il cloroformio, quello, cazzo, quello mi manca.»
«Ma di che cazzo parli?»
«Non volevo, Jack. Non volevo. Non so nemmeno come sia successo.»
Non riusciva a fermarsi. All'improvviso, però, avevo avuto la sensazione che stesse per vomitare. E non volevo che lo facesse in casa mia. «Senti, facciamo che andiamo insieme a vedere.»
Lo avevo seguito in silenzio lungo il corridoio, poi giù per le scale. Un altro corridoio identico, illuminato però da un neon solo, e altre porte uguali alle mie. La duecentosei era aperta.
Dentro c'era Susan, seduta per terra. Fatta di sicuro. Aveva gli occhi semichiusi, era abbandonata contro la parete come un sacco di patate. «Sta male?», avevo chiesto a Will.
«Chi?»
«Susan.»
Will aveva dedicato a Susan lo sguardo che avrebbe dato a un barbone nella stazione della metropolitana. «È fuori,» aveva detto.
«And I'm living off of grass,» aveva cantilenato Susan. «And the drippings from my ceiling.»
«Sta' zitta, cazzo,» aveva detto secco Will.
Il tanfo nella cucina era insopportabile. Piatti ovunque, resti di cibo, chiazze a terra. Avevo sentito un'ondata di nausea risalirmi la gola. «Che devo fare qui?»
Will mi aveva dato un colpo con il gomito e mi aveva indicato la porta aperta della camera da letto. Mi erano bastati due passi per vedere le gambe di una persona distesa a terra. Altri due passi, e l'avevo vista tutta: un uomo, le mani premute sullo stomaco e gli occhi sbarrati.
«Non lo so, com'è successo,» aveva detto Will.
«And the drippings from the ceiling,» aveva biascicato Susan dall'ingresso.
L'uomo a terra no, non aveva detto niente. L'avevo visto girare lo sguardo verso di me, per cui doveva essere ancora cosciente, e aveva aperto la bocca come per dire qualcosa.
«Ma che hai fatto?»
«Che ho fatto, Jack. Cazzo ne so, che ho fatto. Mi sa che gli ho sparato, mi sa.»
L'uomo a terra aveva dato un gemito, un mezzo verso strozzato. Si era mosso, e mi ero accorto che sotto le mani aveva una grossa chiazza di sangue.
«Bisogna portarlo subito in ospedale, cazzo,» avevo detto, a voce alta.
«Ma che ospedale e ospedale. Finisco dentro di nuovo, Jack, e non voglio.»
«Non è questione di volere o non volere. Questo qui muore, se non chiami subito un'ambulanza.»
«And the drippings from the ceiling,» aveva rantolato Susan.
«Cazzo, Susan, chiudi quella fogna!»
«Non serve a niente mettersi a urlare. Dobbiamo chiamare i soccorsi, e pure subito.»
Will aveva iniziato a scuotere la testa in modo frenetico. «Lo addormentiamo, estraiamo il proiettile e via, ce la caviamo. Tu sai farlo, Jack, no? Tu sai farlo.»
«Ma che cazzo dici? Questo qui ci lascia le penne. Bisogna andare subito a chiamare qualcuno, è già troppo tardi.»
«No, cazzo. Niente sbirri, niente medici, niente. Se questo stronzo deve morire, allora muore e basta.»
L'uomo a terra mi aveva rivolto uno sguardo vuoto. Lo avevo sentito fare un altro mezzo suono inarticolato.
«Non dire stronzate, su. Non sei così, no? Non vuoi davvero che quest'uomo muoia. Avanti. Prendo il telefono e chiamo i soccorsi.»
«Tu non chiami proprio niente,» aveva detto Will.
«Non fare il coglione, su.»
Will mi si era piazzato davanti e aveva tirato fuori dalla cintura dei pantaloni una pistola. Me l'aveva puntata contro con la mano che ondeggiava, e per un attimo avevo avuto davvero paura di quella figura tremante, con la testa che si muoveva in modo frenetico e il corpo che sussultava di continuo. «Non chiami nessuno, ok? Non fai lo stronzo. Prendi un coltello e gli tiri fuori il cazzo di proiettile, poi lo riportiamo a casa.»
«Bravo, sparami,» gli avevo detto. «Fatti sentire da tutto il palazzo, così arriva direttamente l'esercito.»
«Anche se mi sentono, nessuno dice niente,» aveva sibilato Will. «Nessuno dice mai niente, qui.»
«And the drippings from the ceiling,» aveva lagnato Susan.
«Puttana maledetta, sta' zitta!»
L'uomo a terra aveva smesso di fissarmi. Stava guardando un punto in alto, il soffitto scrostato, forse, il lampadario rotto. E mi era venuto in mente che quel cesso di appartamento doveva essere proprio un posto del cazzo dove morire.
«Cerchiamo di essere ragionevoli, ok?» avevo chiesto.
«Okay un cazzo. Adesso prendi un coltello e tiri fuori il proiettile.»
«Anche se lo facessi, morirebbe comunque. Ha bisogno di un medico, di medicine, di un'operazione, forse anche di una trasfusione.»
«Vaffanculo, Jack,» aveva detto Will.
Aveva mosso il braccio e la pistola aveva finito per puntare l'uomo disteso a terra. E la faccia di Will faceva davvero paura, in quel momento. Forse era il momento di intervenire. Forse. Ma ci avevo pensato un secondo di troppo.
Lo sparo era stato quasi assordante. Mi era sembrato che i timpani percepissero lo spostamento d'aria sottoforma di un fischio fastidioso, e subito mi era arrivato alle narici l'odore pungente della polvere da sparo.
«Will, cazzo,» avevo urlato. Forte, e ancora più forte perché mi sembrava di non sentire più così bene.
«Contento, ora? Contento?»
«Will!»
«Adesso arriva l'esercito, no? Ci penseranno loro a lui.»
«And I'm living off of grass,» aveva cantilenato Susan. «And the drippings from my ceiling.»
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Cabaret
Short StoryIn alcuni dialetti, il cabaret è il vassoio di pasticcini. E questa raccolta è una varietà di storie, di lunghezze e gusti diversi: racconti storici, romantici, slice of life, horror e altre piccole cose.