Dieci minuti

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Che dici, tu, eh?

Niente. Ma non dici mai niente.

Sono sempre io a parlare. Non che sia una novità nemmeno questa, non che le cose siano cambiate così tanto, negli anni. Invecchiati, certo, ma chi non invecchia? Ed è anche normale, così dicono, che le idee si vadano sbiadendo, con l'età. Dal nero al grigio, dal rosso al rosa. Succede, no? È che quando si è giovani si tende a vedere tutto bianco o tutto nero. Sai che diceva sempre mio nonno? Che il grigio si vede solo quando arriva nei capelli. E penso che avesse ragione. Certe cose le vedo adesso, non le vedevo allora. Ero un coglione, diciamo – che poi non è del tutto vero, perché in quelle cose ci credevo, ci credevo davvero. È che le vedevo come le vedono i ragazzi, da un verso solo.

Mi sa che sei l'unico con cui posso ancora parlare di certe cose. Parrini, te lo ricordi? Il compagno Parrini, eh? Quello che ai vecchi tempi si presentava in fabbrica con la 127 bianca, quello – resti tra noi, all'epoca lo ammiravo, lo ammiravo davvero. Mi faceva scaldare il cuore quando mi faceva certi discorsi, giù alla catena, e posso dire che se ho mai imparato qualcosa di Marx, e lo sai che a scuola andavo tanto per andare, è solo per lui, ché io i libri, se devo essere sincero, non è che li abbia mai capiti. Se si trattava di parlare, parlava sempre bene. E lo so che a te non ha mai convinto davvero, lui, così come gli altri dei nostri, quelli che hanno fatto la storia, se vogliamo chiamarla così, almeno per noi. Ma tu frequentavi più quelli del Pignone, all'epoca, e non ho mai capito perché. Prendevano tre volte il nostro stipendio, e mica si alienavano come noi a Scandicci, loro. Ma questo c'entra poco con il discorso, dicevo del Parrini. Beh, adesso lavora con noi anche il figlio. Ma sai qual è la cosa che mi ha fatto proprio ridere? L'ha portato per l'estate, perché così gli venga voglia di iscriversi all'università. Vedi, te li ricordi quelli che prendevamo per il culo, quei ragazzini figli di papà che venivano da noi alla catena di montaggio per capire che il mondo dei proletari è una merda? Ecco Parrini, uno di loro.

E mi è venuto in mente di quel ragazzo di cui mi parlavi allora. Sai che ci ho pensato tutto il giorno? Quello che tu dicevi essere interessante, e io che non capivo. Interessante quel coglione, su, sarai d'accordo con me anche tu, adesso. Sai quanti ne sono passati, in questi anni, di idioti come lui. Un mese, due mesi accanto a noi, con la cassetta e il piatto di pasta preparato dalla mamma, talmente imbecilli da sbagliare tutto per le prime tre settimane e scappare via alla quarta. Come se il lavoro fosse una punizione, no? Come se noi fossimo davvero tutti dei paria, tutti degli sfigati, perché è da anni che siamo lì, piegati a metà a fare sempre le stesse cose, e poco conta che ormai si abbiano pure noi le competenze per andare al Pignone, ormai siamo di casa lì.

Te l'avrei dovuto dire allora, mi sa.

Quella sera, magari, a casa di tua madre. Con quel caldo che faceva sudare anche solo a respirare, e la pala del ventilatore di camera tua che cigolava ogni volta che toccava un certo punto, che pareva singhiozzasse. Tua madre che guardava la televisione, e noi due al buio, la tua sigaretta che lasciava una scia arancione di luce ogni volta che la portavi alla bocca. Macché. Ci siamo messi a parlare di quell'idiota. E sai quanto tempo mi ci è voluto, eh, per capirlo? Ma sai qual è la verità? Ero troppo rincoglionito dai compagni, all'epoca. Ero lì a sentire tutto il giorno quei discorsi, la strage di Piazza Fontana, l'Italicus, il colpo di stato. E mica è successo niente, invece. Ma ti giuro che mi sembrava quasi di vedermi davanti un Pinochet italiano che prendeva il controllo di tutto, e allora sai che merda, per noi operai rossi.

Ma tu eri un operaio rosso già sbiadito, no? Appena appena rosa, eh? Mica è una colpa. All'epoca quasi ce la vedevo, la colpa, pensa. Mi parlavi di quel coglione figlio di papà, e io invece pensavo a quello che era successo solo qualche giorno prima, quella donna che avevano trovato morta in campagna, il tizio che aveva ucciso la coppietta. Il compagno Benini, non so se te lo ricordi, aveva tirato fuori tutta una storia, all'epoca. Avevamo riso tutti. E invece mi sa che aveva ragione, ma anche questa è un'altra storia. Ma non ci danno mai retta, a noialtri.

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