3 Drake

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Quando entrando nella stanza d'ospedale numero 93 la vidi sveglia, tirai finalmente un sospiro di sollievo.
Dopo un interminabile settimana in cui sembrava che non c'è l'avrebbe fatta, i suoi bellissimi occhi blu si posarono su di me circospetti.
Cercai di metterla a proprio agio con qualche sorriso ben studiato.
Ero abbastanza bravo a fingere di essere una brava persona per potermi avvicinare senza destare sospetti.
Ma il fatto che lei fosse viva e sopratutto sveglia mi rendeva davvero contento.

Questa volta c'è l'avevo fatta...
Questa volta ero arrivato in tempo...

Non avrei potuto permettere che la storia si ripetesse.
Avevo già visto lesioni di quel tipo, tanto tempo fa...quando credevo di poter essere davvero felice.
Ma la felicità e effimera e la mia mi fu strappata via da un giorno all'altro.

L'ingresso dell'infermiera Judie mi distrasse dalle mie elucubrazioni.
Judie, santa Judie, da quando arrivammo in qull'ospedale si prese non solo cura della ragazza come fosse una figlia, ma anche di me. Aveva sempre un occhio di riguardo per noi due.
Potevo capire per la ragazza.
Ma non capivo cosa ci trovasse in me, ero un tipo piuttosto taciturno e scorbutico, spesso mi si sentiva urlare ed imprecare al telefono quindi le persone tendevano a starmi alla larga, spaventati che potessi fare chissà cosa.
Persino i Dottori avevano un certo timore, ma Judie no.
Nel suo sguardo vedevo fierezza, di quelle che non si lasciano abbattere facilmente.
Infatti era l'unica che si permetteva di sgridarmi come fossi un bambino.
Mi stava simpatica, ma non avrei permesso piu a me stesso di affezionarmi a qualcuno.
Non potevo e non volevo.

<<Oh, non devi ringraziare me ma questo bel ragazzo. E stato lui a portarti qui, se non fosse arrivato in tempo...beh...ti ha salvato la vita>> disse Judie appoggiando una mano sul mio braccio.
La ragazza mi guardò con occhi spalancati e cercò di pronunciare delle parole.
<<<Non c'è bisogno che mi ringrazi, davvero. L'importante è che tu sia viva.>>
La interruppi subito, non ero a mio agio con i ringraziamenti; anche perche non lo facevo per quello.

Dopo qualche altra parola scambiata con la paziente, l'infermiera si rivolse a me intimandomi con lo sguardo di tornare a casa a riposare.
Ma io non avevo una casa. Almeno non li, nel Wyoming.
Ero lontano dalla California ormai da più di un anno.
Avevo preso una stanza in hotel, principalmente per farmi una doccia e rinfrescarmi quando ne avessi avuto bisogno.
Ma non ci avevo mai dormito, ero stato la maggior parte del tempo a vegliare su quella ragazza.
Avevo un brutto presentimento e non volevo lasciarla sola troppo a lungo.
Il mio istinto mi diceva che "Smile", sarebbe tornato per finire il lavoro.
<<La mensa va più che bene, e poi non abito da queste parti e rimanere in hotel e una perdita di tempo quando posso impiegarlo per indagare>> le dissi

Stavo indagando sull'accaduto.
Dovevo scoprire cosa le fosse successo.
Dovevo scoprire chi lei fosse.
Perciò mi misi in contatto di nuovo con John.
Era uno dei pochi di cui mi fidassi insieme a Chase.
Solo un cazzo di genio come lui poteva riuscire a trovarla, a scoprire chi fosse la ragazza davanti ai miei occhi.
Anche se ci stava mettendo più del solito...

Sembrava un fantasma, non risultava in nessuno database o in nessun social, come se la sua vita fosse stata cancellata in modo premeditato.

Chi poteva fare una cosa simile?!
Solo qualcuno ingamba o con le conoscenze giuste.
Dopo 7 giorni non sapevo ancora nulla, e mi arrabbiai con lui al telefono.
Ma non potevo biasimarlo, stava facendo del suo meglio.
Sapeva anche lui che quella situazione fosse la stessa di 8 anni fa.
Il vestito bianco che indossava troppo leggero per essere in pieno inverno, i piedi scalzi e graffiati dai rami, la ferita al fianco sinistro inferta probabilmente dalla stessa lama...i lividi sul collo lasciati da una mano...

IN FUGA DAL MIO PASSATODove le storie prendono vita. Scoprilo ora