1. Prologo

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-Cazzo!- impreco' Mickey sottovoce; aveva perso il conto di quante volte si fosse morso il labbro per il nervoso. Una dannata cosa dopo l'altra stava andando nel verso sbagliato in quell'incarico di sorveglianza. Tanto per cominciare, l'autista abituale Tico aveva avvisato di essersi ammalato e avevano dovuto chiamare un novellino pubescente di nome Nelson Fong a coprirgli il culo. Poi una vettura dei servizi di emergenza in panne aveva bloccato il traffico sulla Roosevelt, cosa che li aveva fatti ritardare ulteriormente. Ora il direttore della gioielleria ci stava mettendo un secolo con la cassaforte, cercando di far funzionare la password.
A Mickey si erano rizzati i peli per l'irritazione. Erano troppe coincidenze per i suoi gusti. Cavolo, un'emergenza già bastava e avanzava. Era come se un'insegna al neon gli stesse suggerendo che di lì a poco sarebbe scoppiato un disastro, ma a lui bastava che fosse il suo istinto a dirgli che qualcosa non andava. Ma non era ancora successo niente, motivo per cui continuava a mordersi il labbro piuttosto che chiamare il centro di comando e dire a Liz di mandare un veicolo di scorta.
Dovevano solo prelevare un'elegante collana con orecchini coordinati per una riccona che aveva deciso di voler indossare qualcosa di luccicante da esibire ad una serata di beneficenza proprio quel giorno. L'operazione consisteva nel consegnare i gioielli a casa sua, scortarla all'evento al Navy Pier, tenerla d'occhio mentre gironzolava agganciata al braccio di suo marito, un politico, e poi riportarla a casa.
Sostanzialmente, avevano a che fare con un incarico basico, un lavoro che Mickey aveva svolto innumerevoli volte negli ultimi tre anni, registrando oltre cinquantamila miglia come agente di protezione esecutiva. A volte dovevano occuparsi di gioielli, altre di opere d'arte, oppure di essere umani, una volta anche di un cavallo da corsa purosangue di nome Babe. Qualsiasi cosa gli altri considerassero di valore, lui aveva l'incarico di trasportarlo e proteggerlo, e il suo curriculum era brillante. Voleva che restasse proprio così.
L'evento di quella sera richiedeva tre uomini, anche se uno di loro era ancora un ragazzino che aveva appena cominciato a radersi. Rimanevano quindi lui e il suo solito compagno Slava con un bel po' di esperienza alle spalle. Ma apparentemente, il ragazzo era stato assunto da Elite Security perché era una specie di pilota di strada, che alla fine era riuscito a condurli fino al parcheggio secondario della gioielleria Morgan di Michigan Avenue in tempo record nonostante l'ingorgo stradale. Parcheggiarono la Escalade, lasciando il piccolo corridore nel SUV con l'unico compito di controllare il veicolo sul retro.
In quel momento Slava era appostato alla porta rinforzata sul retro a tenere d'occhio l'uscita, la mano pronta sulla pistola assicurata al petto e nascosta parzialmente sotto alla giacca del completo nero. Indossavano tutti e tre completi scuri e camicia bianca, vista la formalità dell'evento di quella sera; dovevano sembrare professionali, nonostante Slava non riuscisse a nascondere i tatuaggi che spuntavano dal colletto e dalle maniche. Un teppista in smoking era comunque un teppista.
Mickey era consapevole del fatto che anche i suoi tatuaggi e l'atteggiamento scontroso in generale contribuissero a renderlo un agente armato di successo. Dava l'impressione di volerti sparare ancora prima di guardare. Con Slava al suo fianco ci avrebbero pensato due volte a fare scherzi.
Solitamente, Slava aveva il ruolo di rinforzo e gli copriva le spalle, mentre Mickey era incaricato del trasporto fisico della merce, il che significava essere ammanettato alla ventiquattrore con il contenuto una volta che fosse stata in suo possesso. Tico li portava a destinazione con dei veicoli di scorta aggiuntivi se l'incarico era piuttosto importante.

Mickey guardò il direttore dall'aria tesa passarsi una mano su quello che doveva essere un fottuto parrucchino mentre prendeva un respiro profondo, preparandosi per un altro tentativo con la cassaforte. Per incoraggiarlo a darsi una mossa, Mickey apri' la ventiquattrore con rinforzo metallico e la appoggiò sulla scrivania in legno di ciliegio.
Era difficile dire se l'uomo fosse più nervoso per la consegna dei diamanti dal valore di due milioni e duecentomila dollari o per essere in compagnia di due ex delinquenti armati di Glock 19 semi-automatiche. Ma la reputazione di Elite Security giocava a loro favore, quindi sarebbero usciti dalla porta secondaria con una collana composta da diamanti Forevermark da 55 carati e solitari di diamanti coordinati abbastanza costosi da permettergli di andare in pensione in un posto marittimo dove sandali, bermuda e buon gusto per la tequila erano gli unici requisiti. Forse tra una trentina d'anni.
Lanciando un'occhiata a Slava oltre la spalla, lo vide sollevare il polso e parlare alla radio con Nelson; un momento dopo, indicò a Mickey il segnale di via libera insieme a dei rapidi gesti con il pugno chiuso per dirgli di sbrigarsi. Si scambiarono un rapido sorriso e Mickey si voltò verso il direttore, il quale era finalmente riuscito ad aprire la cassaforte.
L'uomo portò l'involucro di velluto contenente i gioielli fino al piano da esposizione e srotolo' il tessuto per avere la sua approvazione. Ironicamente, Mickey non avrebbe saputo distinguere un pezzo di vetro da un diamante di 20 carati ma annuì al direttore come se esaminasse gioielli tutti i giorni. Per quanto gli riguardava, una volta firmato il rilascio e l'impronta digitale del direttore fosse stata nel dispositivo biometrico della ventiquattrore, qualsiasi cosa ci fosse all'interno, munita di dispositivo GPS, era sotto la sua responsabilità. Non gli poteva importare di meno di cosa si trattasse e sicuramente non credeva che qualcun'altro volesse pagare tutto quel malloppo per un pezzetto di vetro prezioso.
Il direttore fece scivolare il gioiello in uno degli scomparti della ventiquattrore, poi tornò alla cassaforte per prendere una piccola scatola contenente gli orecchini, che esibì davanti a Mickey con un enfasi assolutamente non necessaria, visto che era molto improbabile che Mickey lì comprasse. Li misero dentro ad un altro scomparto e la valigetta si richiuse con uno scatto.
Firmarono ciascuna copia del documento di rilascio e Mickey ritirò la propria nella tasca interna della giacca. Completata la parte burocratica, chiuse le manette al polso e afferrò la maniglia della valigetta. Il direttore strabuzzo' gli occhi alla vista delle quattro lettere tatuate sulle sue nocche, poi spostò lo sguardo sull'altra mano. - È una tattica intimidatoria?- chiese a Mickey.
-Una decisione stupida-
Con un sorriso appena visibile, auguro' a Mickey un ultimo "Buona fortuna" e si rigiro' verso la cassaforte. Portata a termine la prima parte dell'operazione, Mickey attraversò la stanza per avvicinarsi a Slava, il quale accarezzò quasi amorevolmente con il pollice la scanalatura sul calcio della pistola, usando poi la mano per aprire l'uscita secondaria. Ispeziono' il vicolo silenzioso e alzò due dita in segno di via libera.
Con i brividi che correvano ancora lungo la schiena, Mickey aprì la fondina per avere facile accesso alla propria pistola. Avrebbe sparato prima e fatto domande poi.
La portiera posteriore del SUV si trovava a circa un metro e mezzo dall'uscita, e Mickey e Slava si divisero per raggiungere ognuno il proprio posto sui sedili posteriori. Mickey si avvicinò alla portiera dell'autista e strizzo' gli occhi per guardare oltre i finestrini oscurati ma il sole era talmente luminoso da non riuscire a vedere niente all'interno. Senti' Slava aprire la sua portiera. - Tutto a posto, Mick -
Guardando un'ultima volta a destra e a sinistra, afferrò la maniglia con una mano mentre con l'altra teneva stretta la ventiquattrore. I suoi occhi incrociarono quelli di Slava quando apri' completamente la portiera, entrò e si sedette, il cuoio dei sedili caldo per la calura di quella giornata. Si appoggiò la valigetta in grembo e rilascio' un sospiro sollevato quando ebbe chiuso finalmente la portiera.
-Nelson- chiamò Mickey la testa bruna davanti a lui, alzando gli occhi al cielo alla ridicola coda di cavallo. - Cosa cazzo aspetti a partire?-. Ma quella domanda uscì da una bocca improvvisamente più secca di un deserto di sabbia. Cercò di deglutire ma lo sforzo fu inutile. Proprio quando si rese conto che qualcosa non andava, le portiere si bloccarono tutte insieme, risuonando nell'abitacolo della Escalade. - Ma che cazzo... ?- . Diede un colpo di tosse mentre guardava Slava tirare con forza la maniglia, ma il meccanismo di sicurezza impedì che la portiera si aprisse.
- Blyat-. L'imprecazione in russo di Slava sembrò arrivare da sott'acqua. Mickey afferrò la spalla di Nelson per scuoterlo da qualsiasi trance in cui fosse caduto ma quando toccò la giacca, la testa gli ricadde sulla spalla.
-Prova davanti- disse a Slava, conscio del proprio tono strascicato mentre cercava ripetutamente di abbassare il finestrino. Ma né lui né Slava riuscirono a prendere aria; qualsiasi cosa stessero respirando tolse loro tutte le forze. L'ultima cosa che ricordava prima del buio totale fu il suono delle portiere sbloccate.

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