5. Fuoco Amico

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Ian tenne aperta la porta di Perks Coffeehouse per Mandy, seguendola poi per mettersi in fila. Il bar era già pieno di vita alle otto del mattino. Ogni tavolo era occupato, I clienti assorti nei loro cellulari mentre aspettavano le ordinazioni, e bel po' di persone erano in fila davanti a loro. L'allenamento mattutino gli aveva messo addosso una gran fame e Mandy si era offerta di accompagnarlo alla caffetteria del primo piano.
Stava fissando la lavagna con le opzioni delle bevande da scegliere, chiedendosi che cosa avrebbe potuto ordinare Mickey. Aveva prenotato la sala riunione C per le otto e mezza e non gli sembrava carino presentarsi con un caffè extra large e un muffin per sé e niente per Mickey. Non stava sicuramente cercando di ingraziarsi Mickey con dei dolciumi.
La sera prima, quando era tornato all'appartamento che condivideva con i fratelli, aveva cercato di parlare loro di Mickey, sperando che gli riportassero un po' di buon senso ricordandogli che fosse il suo capo e che Elite non avrebbe certo apprezzato che il nuovo arrivato ci provasse con uno del loro personale.
Tutto ciò con cui se n'era uscito Lip, invece, era il suggerimento che Ian uscisse e cercasse qualcuno con cui farsi una scopata, chiedendogli quando fosse stata l'ultima volta. Carl ci aveva riflettuto un attimo e aveva notato con un brivido di orrore che effettivamente, nei tre mesi in cui Ian era vissuto con loro, non aveva mai menzionato di essere andato a letto con qualcuno e aveva dunque dichiarato lo stato d'emergenza. A quel punto Ian era tornato nella sua stanza, ignorando i fratelli che si erano messi ad elencare i nomi di tutti i ragazzi gay che conoscevano.
Mandy lo picchiettò sulla spalla quando fu il loro turno. - Stavi scegliendo che cosa prendere?-. Aveva messo un piccolo brillante al naso e il gioiello luccicò.
-Sì, scusa - rispose, ritornando alla realtà. - Beh, non per me a dire il vero. Sai che cosa prende di solito Mickey? Tra poco abbiamo un colloquio e non voglio arrivare a mani nude -
- Mickey!- si intromise il barista, catturando l'attenzione di Ian con il suo entusiasmo. Aveva probabilmente un paio di anni in meno di lui ed era certamente molto più sexy. Sul suo cartellino c'era scritto "Paolo" e il suo indice di sensualità salì ancora di più. - Americano, extra large -
Ian si accigliò, abbastanza certo che il barista non si riferisse solo alle dimensioni del suo caffè. - Certo- replicò. - Immagino tu conosca gli ordini di tutti i tuoi clienti -. Forse aveva davvero bisogno di scopare se si ingelosiva così tanto per l'interesse di un barista nei confronti delle preferenze di Mickey.
-Alcuni più di altri - rispose l'uomo sorridendo tra sé e sé mentre i suoi grandi occhi scuri contornati da folte ciglia si posavano su Mandy quando si appoggiò al bancone.
Lei ricambiò il suo sguardo. - Allora, Paolo... cosa fai venerdì sera? -
Prima che lui potesse rispondere una ragazza dai capelli viola che lavorava alla macchinetta del caffè si intromise. - E poi cos'altro, Paolo? Facciamo il caffè, non piani per il fine settimana -
Paolo alzò gli occhi al cielo in un'espressione seccata ma decise di obbedire, notando la coda che si stava formando dietro ad Ian. - Giusto, scusa. Volevi un Americano per Mickey? -
Ian poté giurare di averlo sentito pronunciare il suo nome con un ansito un po' troppo intenso. Si trattenne dall'ordinare qualcosa di completamente diverso solo per dimostrargli chissà che cosa. Invece, annuì e aggiunse un cappuccino e un muffin con gocce di cioccolato. Prima che Ian si girasse a chiedere ancora a Mandy che cosa piacesse a Mickey, Paolo intervenne con i suoi utilissimi commenti. - Mickey preferisce ai frutti di bosco -
Ian strinse le labbra e annuì un'altra volta.

Paolo aveva ragione. Dopo uno sguardo sospettoso, Mickey si sedette ad un capo del tavolo in sala riunione per sorseggiare il suo caffè e scartare il muffin. - Hai tirato ad indovinare?- chiese sollevandoli a mezz'aria.
L'immagine della pelle baciata dal sole di Paolo invase i pensieri di Ian. - Non proprio - borbottò, ma Mickey continuò semplicemente a fissarlo in attesa di spiegazioni. - Il tizio del bar sapeva che cosa ordini di solito -. Non avrebbe mai detto il suo nome.
-Paolo? -. A quanto pare Mickey era senza riserve. - Mh-
"Mh"? Che cosa voleva dire? Dio, Ian avrebbe svuotato il conto in banca, tutti i suoi conti in banca, per sapere cosa stesse pensando Mickey in quel momento. - Sì. Frequenti spesso quel posto? -
-Nah, quelle cazzate super costose non sono il mio forte -
Non era la risposta che Ian sperava di ricevere. - Sembrava sapere esattamente quello che ti piace-
Mickey alzò le spalle. - Ci mettiamo al lavoro?-. Indicò i fascicoli dei clienti che Ian aveva sparpagliato sul tavolo, ricordandogli ancora e non per la prima volta che quella era una compagnia di sicurezza globale e non il ballo di fine anno. In un istintivo momento di pragmatismo, giunse alla conclusione che nella migliore delle ipotesi Mickey e Paolo si sarebbero sposati e avrebbero adottato una mezza dozzina di bambini, mettendo Mickey definitivamente fuori dai giochi.
A metà mattinata giunsero quasi fino alla fine della pila di fascicoli, coprendo la maggior parte dei clienti più importanti compresa la Helix Pharmaceutical in vista del lavoro di quella sera. L'azienda assumeva periodicamente del personale di sicurezza extra, soprattutto quando avevano a che fare con materiale sensibile o per evitare il rischio che informazioni confidenziali arrivassero alle orecchie sbagliate. Ma comunque, la squadra di Ian si sarebbe occupata soltanto della sicurezza durante eventi importanti o della scorta.
Lasciarono il contratto di Handley per ultimo e Slava si unì a loro per discutere dell'importanza di convincere Sadie Handley a scegliere Elite per il trasporto delle armi da fuoco di suo padre.
-Gabe vuole che noi due andiamo ad El Paso tra due settimane per, testuali parole, corteggiare Sadie Handley - cominciò a spiegare Ian gesticolando in mezzo a Slava e Mickey.
- Io non corteggio- replicò Mickey acido.
- Posso confermare - aggiunse Slava. - Sarebbe come vedere un pitbull provarci con dei gattini -
- Che cazzo dici? Come se mi avessi mai visto provarci con qualcuno! -
-Mhh - disse Slava appoggiandosi contro allo schienale della poltrona con aria pensierosa. - Pensavo che stessi facendo questo l'ultima volta che siamo andati da Murphy's. Che cos'era allora, Mick? -
Ian osservò Mickey passarsi la lingua sul labbro inferiore per poi affondarvi i denti, innervosito, ma questo non sembrò sconvolgere più di tanto il collega, il quale fece spallucce e si girò verso Ian. - Continua pure -
Ian non voleva che quella conversazione finisse così in fretta. Non che volesse sentire racconti di Mickey che ci provava con qualcuno; avrebbe preferito sapere il sesso di queste conquiste ma nessuno dei due aggiunse altro quindi dovette proseguire. - Okay, allora magari mi occuperò io del corteggiamento -
-Sì, forse è una buona idea, vero Mick? Ti va bene che si occupi Ian del corteggiamento? - chiese Slava mantenendo però gli occhi azzurro ghiaccio fissi su Ian, il quale spostò rapidamente lo sguardo tra i due chiedendosi se si fosse perso qualcosa. Era come se tra loro fosse in atto una seconda conversazione che Ian non riusciva a seguire.
Mickey rimase in silenzio, quindi Ian aprì il fascicolo Handley e allargò le foto sul tavolo così che potessero guardarle. - Stavo pensando che forse potremmo dire loro che noi ci intendiamo anche di armi, non solo di servizi di sicurezza. Secondo il tuo dossier, Mickey, sei tu l'esperto nel campo -
-Hai letto il mio dossier? - chiese in tono ostile.
- Beh direi, sono il tuo... -. Qualcosa lo trattenne dal finire la frase. - È un modo efficace per familiarizzare con ogni membro della squadra-
- Lo hai letto tutto? -. Ora sembrava arrabbiato. Ian annuì e si accese una lampadina. I diamanti. Merda. Avvertì un'ondata di gelo in tutto il corpo, come se lo avessero immerso nell'acqua fredda. Rimasero a fissarsi, Mickey che lo sfidava a fare qualsiasi commento e Ian che avrebbe voluto invece tranquillizzarlo.
-Chiudiamola qui, Mick - udirono la voce di Slava, ma sembravano incapaci di interrompere il contatto visivo. - Sì, abbiamo perso quei dannati diamanti da due milioni di dollari -. Mickey trasalì visibilmente. - Due anni fa. Già, un vero schifo. Un vero, vero schifo. Non abbiamo letteralmente idea di come sia potuto succedere perché nessuno sapeva il piano del trasporto. Chiunque sia stato deve essere un fottuto genio perché io e Mick siamo molto bravi nel nostro lavoro -
Mickey sospirò e Ian notò il suo corpo muoversi al ritmo della sua gamba traballante. Quell'uomo sembrava una costante bolla di energia, emozione, vita che trascinava Ian con sé. Come avrebbe voluto esserne il punto focale, avere tutta quell'intensità indirizzata a lui.
-È bello togliersi un peso dallo stomaco - continuò Slava, per poi schiarirsi la gola. - Ehi, ragazzi?-
Tornando sulla terra ferma, Ian guardò le foto 8x10 sparse sul tavolo e ne prese una, deciso a cambiare discorso e pensare ad altro. Se era ridotto a questi livelli già al terzo giorno, non osava immaginare al trentesimo o al trecentesimo. Era sicuro che non sarebbe stata una bella esperienza.
Mickey prese la foto dalle mani di Ian. - Revolver Colt Paterson, modello fondina. La prima arma da fuoco mai replicata ad usare un cilindro rotante -. Sorrise appena e gettò la foto in mezzo alle altre. - Cinque colpi, calibro 28, 45 metri di gittata. Andava forte nel 1830 -
-Quanto?- chiese Ian.
Mickey fece spallucce. - Duecentocinquanta mila dollari secondo me -
Ian prese un'altra foto e la voltò verso di lui.
-Wilson Combat Classic Supergrade da 9 mm. Diecimila dollari e solo per l'incisione sull'arresto dell'otturatore -
- Beh, qui dice che gli Handley ne hanno sei -
- Merda. La Wilson Combat ne produce a malapena e le vende solo ad acquirenti selezionati, come se fosse il fottuto club dei miliardari. Gli Handley sono ricchi sfondati, di solito ottengono quello che vogliono -. Per Ian quella manifestazione di disgusto era così famigliare che l'accolse calorosamente insieme alla rabbia consumante che di solito seguiva, ma questa volta non arrivò. Senti invece una sorta di tristezza, quasi dolore. E sicuramente rimorso, così tanto rimorso. -Probabilmente ne hanno comprata una ad ogni produzione -
La voce di Mickey lo riportò al presente, quindi passò alla terza foto, facendola scivolare sulla superficie lucida del tavolo nella sua direzione. Dal modo in cui gli occhi di Mickey si illuminavano ogni volta che vedevano una nuova foto, dalla facilità con cui elencava tutte le informazioni che sapeva, dalle farfalle allo stomaco che Ian sentiva ogni volta che lo ascoltava descrivere un'arma, non si sarebbe mai stancato di mostrargli altre immagini di armi nell'immediato futuro.
-Porca troia... - esordì Mickey davanti alla terza foto. - Guarda che calcio... Gesù -
Ian riavvicinò appena a sé la foto per guardarla meglio. - Bellissima - sospirò. Aveva già maneggiato delle armi, aveva anche imparato le regole basilari quando era un cadetto, prima che sua madre contribuisse a mandare all'aria ogni suo piano, ma non era mai diventato un gran conoscitore. Nonostante questo però non serviva chissà quale abilità per riconoscere se una cosa fosse bella o no.
-Desert Ironwood-. Il dito con la "K" tatuata accarezzo la foto dal calcio fino alla canna della pistola. - La finitura è chiamata "Black Mirror". Cazzo, mi viene duro solo a guardarla -
Ian perse ufficialmente la testa dopo aver provato ogni emozione possibile negli ultimi due minuti. Non riusciva a staccare gli occhi dalle dita tatuate che scorrevano sulla foto.
-Penso che voi due formiate proprio una bella squadra - disse entusiasta Slava. - Ian si occupa del corteggiamento e tu delle tue fantasie sessuali con le pistole -
Ian prese il suo caffè freddo e ne bevve un sorso abbondante nonostante il gusto amaro.
Alla fine raccolsero armi e bagagli e Ian andò da Mandy per chiederle di prenotare il volo, le stanze e una macchina per il viaggio in Texas. Aveva ancora un colloquio di aggiornamento con ogni altro membro della squadra e doveva chiamare l'ufficio centrale prima della fine della giornata e dell'incarico di sorveglianza dei magazzini della Helix con Mickey. Aveva sicuramente bisogno di altra caffeina.
Di ritorno dalla sala pranzo con la sua tazza di caffè, passò dal cubicolo di Mickey per prendere il fascicolo sulla casa farmaceutica. Mickey gli aveva detto che lo avrebbe trovato sul sua scrivania se avesse avuto bisogno di rivedere le informazioni raccolte sui ladri prima del lavoro di quella sera. Ian si prese il suo tempo per prendere la cartella gialla, osservando qualsiasi oggetti personale che potesse offrirgli un piccolo accesso alla mente di Mickey.
La pianta sembrava ben curata, decisamente era una delle sue priorità. Chissà come faceva una pianta così delicata a prosperare senza la diretta luce del sole. Sopra alla pianta erano appese due foto alla parete. Corrugò le sopracciglia alla foto dei diamanti Forevermark ma si fermò ad osservare attentamente la vista aerea di un'insenatura di acqua blu, sabbia bianca e palme. Sotto alla foto c'era una didascalia in nero: "Pensione: Guaybitos, Messico". Ancora una volta si sentì come un intruso e indietreggiò fuori dall'ufficio con aria colpevole.
-Ciao di nuovo!-
- Lucy- esclamò, colto di sorpresa dalla sua improvvisa comparsa. - Stavo solo, ehm, prendendo il fascicolo -. Lo sollevò a mezz'aria come prova.
- Stavi guardando le fotografie? Ho cercato di chiedere a Mickey al riguardo ma lui è molto riservato. Ma io lo sfinirò! -. Sorrise raggiante. - Se ama un bel panorama, allora dev'esserci rimasto male a scoprire di dover stare qui con la gang dei contabili -
Ian si rese conto solo in quel momento che il cubicolo di Mickey non era vicino al resto della squadra. - È strano. Perché non è con i suoi colleghi?-
-Beh, perché tu avevi bisogno di un ufficio, no?-
- Cosa?-
- Hai preso tu il suo cubicolo. Aveva il migliore perché lavora qui da sempre praticamente. Almeno cinque anni -
Merda. Annuì e si scusò. In piedi accanto alla finestra del cubicolo maltolto, Ian ammirò il panorama della città davanti a lui. Immagino come potesse essere la vita delle milioni di persone là sotto e lui, tra tutte, si stava prendendo una cotta per l'unica che non voleva il suo affetto, soprattutto visto che la sua pianta era costretta ad un angolo ombroso mentre Ian si godeva il paesaggio al posto suo. Nonostante tutti gli ostacoli, però, i suoi ormoni non smettevano di urlare "Provaci!" mentre la sua testa lo rimproverava di lasciare Mickey in pace. Era come una guerra interiore, solo che le due parti non erano equamente contrapposte.
Il fascicolo degli Handley era in cima alla pila abbandonata sulla scrivania e alcune foto erano scivolate fuori. Prese la prima che gli capitò e guardò l'arma nero lucido, consapevole che la sua visione delle pistole fosse cambiata totalmente. La passione viscerale che Mickey aveva manifestato poco prima aveva mostrato ad Ian uno scorcio della sua vita che lo faceva sentire quasi invadente; non lo aveva sicuramente fatto volontariamente, semplicemente non era riuscito a trattenersi.
Posò la foto e tornò a guardare la città, accettando l'idea che non sarebbe mai riuscito a trattenersi dal provarci con Mickey, indipendentemente dalle conseguenze.

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