11. Conquista

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Mickey fece cadere la tessera magnetica mentre cercava di inserirla nella serratura per entrare nella stanza. Merda, aveva bevuto molto di più di quanto gli sembrava. Cominciò a contare sulle dita tutti gli alcolici che aveva bevuto da quando erano tornati in hotel dopo l'incontro con gli Handley ma perse rapidamente il filo, giungendo alla conclusione che non fosse poi così importante. Sapeva di aver bevuto tanto whiskey ma non sarebbe tornato indietro per evitare il danno.
La serratura si illuminò di luce verde al secondo tentativo e Mickey entrò. Una folata d’aria gelida lo investì in pieno, e sarebbe stata anche ben accetta qualche ora prima ma in quel momento gli fece venire solo i brividi. Cosa diavolo stava facendo Gallagher?
Esitante, si inoltrò nella stanza, vedendo il letto ancora intoccato e la luce fioca. L’unica parte che non riusciva a vedere era la vasca idromassaggio e lo scroscio dell’acqua gli suggerì chiaramente che cosa stesse succedendo. Valutò le proprie opzioni mentre si tormentava il labbro: affrontare qualsiasi cosa fosse accaduta tra lui e Gallagher, ma sembrava un’idea pericolosa; accettare l’invito di Matt a passare la notte con lui, ma Mickey sapeva già ancora prima di entrare nel salone che non avrebbe approfittato di nulla che l’uomo gli avrebbe offerto; oppure dormire nella hall, ma il mobilio dell’albergo bastava appena per sedersi, figurarsi per dormirci.
Ovviamente restava un’unica opzione e un respiro profondo dopo proseguì deliberatamente il cammino finché non si avvicinò alla gigantesca jacuzzi, dove Ian a quanto pare stava annegando tutte le sue preoccupazioni. Aveva gli occhi chiusi e la testa appoggiata sul bordo. La luce soffusa proveniente dall’unica lampada accesa faceva risaltare il profilo dei suoi zigomi e dava alle sue ciglia l’aspetto di soffici piume, e Mickey aggrottò la fronte in un’espressione di disapprovazione, togliendosi dalla testa quei pensieri stupidi. Non vedeva altro a parte la sua testa, visto che era coperto di schiuma. Aveva infilato un paio di auricolari verdi fluorescenti collegati al suo Iphone, i quali stavano probabilmente pompando musica a tutto volume a giudicare dal lento movimento delle sue labbra. Mickey sorrise; era un bene che stesse cantando sottovoce.
Mentre continuava a fissarlo, la mano di Ian riemerse dall’acqua e scivolò sul bordo della vasca alla ricerca della bottiglia di champagne aperta. Quando non la trovò aprì gli occhi e incrociò quelli di Mickey. Ci fu una sorta di sfida visiva, ma Gallagher si girò dall’altra parte per completare la propria ricerca. Mickey ruppe il ghiaccio per primo, togliendogli uno degli auricolari. – Amico, perché cazzo fa così freddo qui dentro? –
- Volevo un bagno caldo – farfugliò Ian con voce strascicata. A quanto pare anche lui doveva aver bevuto tutta la sera.
- E quindi dovevi per forza alzare al massimo il condizionatore?-. Mickey si sforzò di non sorridere.
- Fa troppo caldo qui –
- Sì, penso abbia senso –
- Grazie, la tua approvazione è importantissima per me -. Rise divertito dalle sue stesse parole.
- Hai intenzione di finire in fretta? Perché mi si congelano le palle –
- No!- prolungò il suono, enfatizzando la prima lettera. – Le tue palle dovranno soffrire ancora un po’ -. E con questo, tracannò un lungo sorso e deglutì rumorosamente.
Mickey continuò a guardarlo sentendo il proprio cipiglio crescere sempre di più; sapeva che la ragione di tutto l’alcool che Ian aveva in corpo avesse origine dalla brusca interruzione da parte di Mickey alla nascita di un loro possibile legame. In effetti, era lo stesso motivo anche per lui.
- Sei il benvenuto se vuoi riscaldarti qui dentro. C’è tanto -Hic!- spazio -. Fece scorrere la mano in mezzo alla schiuma nella parte vuota della vasca. In effetti era abbastanza grande per due persone ma non abbastanza per Mickey. Avrebbe dovuto essere grande come una piscina olimpionica per convincerlo ad entrarci.
- Rifiuto l’offerta –
- Come ti pare -. Si rilassò di nuovo contro al bordo, chiuse gli occhi e infilò l’auricolare. Si grattò la punta del naso e lasciò una scia di schiuma sul labbro superiore, come un paio di baffi. Probabilmente se ne accorse, perché si passò un’altra volta la mano sul viso, aggiungendo altra schiuma.
A Mickey piaceva quel viso. E tanto anche. E in qualche modo la schiuma lo rendeva anche più carino, quindi gli sfilò di nuovo l’auricolare. – Ci sono un sacco di bolle, Ian –
- Mai avute abbastanza –
- Non sono certo che sia vero – rise Mickey.
Fece una smorfia. – Ho dimenticato che i bocchettoni avrebbero fatto un sacco di schiuma –
- Novellino –. Ancora una volta la mano di Ian spuntò dalla schiuma ma questa volta ne spedì una manciata sul suo petto. Abbassò lo sguardo sulla macchia al centro della propria T-shirt e poi guardò Ian, il quale si riappoggiò contro al bordo, ma questa volta con un sorriso sulla faccia. Il condizionatore sputò un altro getto di aria fredda e Mickey rabbrividì. – Cristo santo –
- Dio, non fare la fichetta. Entra e basta – disse pigramente Ian. – È coooosi’ bello –
L’offerta era allettante, soprattutto perché la stanza si era trasformata nel fottuto Polo Nord. Però… chi diavolo faceva il bagno con il proprio capo?  Non aveva letto il manuale dell’impiegato di Elite, ma era abbastanza certo che stessero per superare il limite professionale, figurarsi quello sessuale. Ma d’altro lato, se avesse tenuto addosso la biancheria intima sarebbe stato come rilassarsi insieme nella vasca idromassaggio e questo era normale. Per quanto fosse disgustoso, le persone indossavano costumi e nuotavano nella stessa piscina tutti assieme. Non era poi così diverso, no?
Ebbe un fremito e decise che l’unico modo per non morire di ipotermia era entrare nella vasca. Ma non gli andava assolutamente a genio la prospettiva di spogliarsi lì davanti a lui, dove Ian avrebbe potuto vederlo se avesse aperto gli occhi. Quindi si allontanò verso la sua valigia, al sicuro dallo sguardo di Ian, e lasciò I vestiti sparpagliati sulla scrivania. Spogliato fino ai boxer, attraversò rapidamente la stanza. – Porca troia, si gela –
- Vivevi in una di quelle famiglie con il privilegio di avere il riscaldamento tutto l'inverno? –
- Tu che dici?-
- Allora piantala di lamentarti –
Mickey sbatte’ le palpebre colto di sorpresa, ma se ne dimenticò immediatamente quando infilò il piede nell’acqua senza pensare, scorticandosi quasi la pelle. – Cazzo, è bollente –
Ian scoppiò a ridere e aprì gli occhi. Fece scorrere lo sguardo sul suo corpo, appollaiato sul bordo mentre si abituava alla temperatura; Mickey vide anche troppo in quello sguardo. E ora era quasi nudo, stava per entrare in una vasca da bagno e poi spendere la notte con Ian. E ormai era chiaro che avrebbe accolto Mickey a braccia aperte, doveva solo dargli un segnale.
Con un sospiro e un sussulto per il bruciore, Mickey si immerse nella propria parte di vasca, posizionandosi di fronte ad Ian. Il movimento decisamente poco aggraziato creò un po’ di moto ondoso e l’acqua finì in faccia ad Ian, il quale spalancò gli occhi per la sorpresa e piegò la gamba, sfiorando Mickey con il piede.
Cristo santo.
Riuscì comunque a sistemarsi senza ulteriori dispiaceri, anche se non era molto sicuro di come sarebbe riuscito a controllarsi quando ogni fibra del suo corpo gli urlava di saltare addosso ad Ian. Le mani e le cosce fremevano dalla voglia di avvolgersi intorno al suo corpo. Decise invece di rilassarsi contro alla parete della vasca, esalando un respiro profondo mentre l’acqua calda gli dava un po’ di sollievo dalla tensione del proprio corpo.
- Si sta bene, no?- udì la voce di Ian.
- Mh-mh –
Non sapeva quanto tempo fosse passato, né se si fosse improvvisamente appisolato, ma aprì gli occhi per fissare il soffitto quando Ian parlò di nuovo. – Perché sei qui? –
- È anche la mia stanza –
- Sai cosa intendo –
- Sono affari tuoi? –
- No, grazie per avermelo ricordato –
Calò il silenzio e Mickey cominciò a sentir fremere ben più delle mani. Il piano di ricerca di qualcuno da rimorchiare era stato ridicolo fin dall’inizio, un ultimo disperato tentativo di mantenere la propria sanità mentale, ma aveva scelto un candidato che non avrebbe trovato irresistibile neanche in circostanze normali. Stava cominciando a chiedersi se effettivamente esistesse davvero qualcuno su quel pianeta in grado di impedirgli di tornare in quella stanza. – Non il mio tipo – spiegò, incapace di prolungare oltre il tormento di Ian.
- Oh -. Sembrava così ferito. – Buono a sapersi –
- Gesù… non te. Matt, il tizio che ho incontrato stasera –
- Oh -. Sembrava meno ferito. – Non eravate compatibili? –
Mickey buttò fuori una risata sarcastica. – Di sicuro no, per quanto mi riguarda. Stavo cominciando a percepire un atteggiamento simile a “voglio portarti a casa per farti conoscere mia madre –
Ian esplose in una sonora risata, il che sembrava un po’ esagerata per così poco, ma Mickey era felice di sentirlo ridere quindi non si fece domande. – E che tipi ti piacciono? –
- Tipi che non fanno domande –
Ian lo guardò brevemente e finse di chiudere la bocca con una cerniera. Ma questa volta, invece di buttare via la chiave, si chinò in avanti per porgerla a lui, aspettando finché Mickey non tese il palmo aperto. Strinsero entrambi le labbra per trattenere un sorriso. Calò di nuovo il silenzio.
- Paolo potrebbe piacere a tutti – disse Ian dopo un po’.
Ancora una volta Mickey si sforzò di non ridere all’evidenza delle sue intenzioni. – È una domanda, Ian? – chiese in tono serio.
- No, solo un’osservazione - . Rimase in silenzio per circa un minuto. – Sai, con la carnagione abbronzata e tutto il resto –
- Penso di sì –
- Sarà morbidissima probabilmente –. Non sembrava così entusiasta all’idea.
- Non saprei –
Ian si ridestò di colpo. – Cosa? –
Cercando di mantenere un tono casuale, Mickey aprì un occhio. – È una domanda, Ian? –. Scosse la testa. – Hai finito la nostra bottiglia di champagne? – decise di cambiare discorso.
Ian agitò la bottiglia a destra e sinistra per vedere se ne fosse rimasto un po’. – Oops –
- Era il nostro champagne di congratulazioni Ian, non va bene –
Un lampo di preoccupazione attraversò lo sguardo di Ian e si sorresse con le braccia sul bordo della vasca. – Scusa, vado a prenderti qualcosa. È finito anche il rum al limone –
- No!- urlò praticamente Mickey. – Va bene così -. L’acqua saponata si stava dissolvendo rapidamente dal corpo di Ian, rivelando al suo passaggio tracce di pelle nuda qui e là. Bicipiti, addome, fianchi e un accenno di peli pubici fiammeggianti. – Siediti –
Ian obbedì e si reimmerse, sistemandosi tra le pareti della vasca. I suoi piedi si muovevano accanto ai fianchi di Mickey e la lieve turbolenza nell’acqua gli offrì una chiara vista di cosa ci fosse sotto. Mickey era rimasto affascinato fin da subito dal suo viso e ora aveva un’anteprima di cosa coprissero i suoi vestiti. Era fottutamente bello, in tutto. Forse soprattutto dentro. - Beh, è stato bello – annunciò uscendo velocemente dalla vasca senza rivolgergli neanche uno sguardo. Non poteva farlo. Ormai era chiaro quanto Ian lo volesse e il solo pensiero gli evocava troppe immagini nella testa.
Lasciò una scia bagnata sul tappeto mentre andava in bagno. Con una porta a separarli, Mickey esalò un sospiro per la frustrazione. Ci era mancato davvero poco, cazzo. La tentazione di salirgli sopra a cavalcioni stava per avere il sopravvento sul buon senso. Sembrava la cosa giusta, troppo giusta; in effetti era perfetta, e lo spaventava a morte. Sapeva che avrebbe perso sé stesso per lui se avesse permesso a qualsiasi cosa di succedere tra loro.
Lanciò la biancheria intima bagnata nella doccia e si rese conto troppo tardi di non aver preso il cambio. Si maledi’ tra sé e sé, chiedendosi come avrebbe fatto ad uscire da quel casino. Fino a due settimane prima si godeva il suo cubicolo, spensierato e senza rossi a tormentarlo. Bei vecchi tempi, pensò drammatico. E ora era bloccato nel bagno di un hotel, terrorizzato.
Sotto al lavandino erano impilati degli asciugamani bianchi e morbidi mentre i suoi oggetti personali erano allineati sul suo lato della toeletta: spazzolino, dentifricio, rasoio e deodorante. Prima necessità. Mentre si annodava l’asciugamano in vita guardò quelli allineati con cura sull’altro lato di Ian. Oggetti basici insieme a flaconi vari. Mickey ne prese uno e lesse l’etichetta: Dopobarba e Balsamo organico Ayurvedic da uomo.
Seriamente?
Lo spruzzò nell’aria e si chinò in avanti per annusare. Porca troia. Il profumo di Ian permeò la stanza e Mickey si eccitò in risposta. Per un secondo, chiuse gli occhi e inalò, la mente riempita di immagini di Ian, di come si lisciava inconsciamente la cravatta ogni volta che sembrava nervoso o insicuro, di come quel maglione nero di cashmere fosse tutt’ora la cosa più sexy che avesse mai visto, di quanto fosse stato intimo vederlo in quel modo, a piedi nudi davanti alla finestra della camera d’albergo, di come i suoi occhi avessero quasi pregato Mickey di non lasciarlo solo quella sera. E tutto questo racchiuso in quel profumo, un profumo naturale e non esagerato o artificioso, che gli faceva pensare all’essenza di un uomo. Beh, poteva essere anche un buon profumo, ma non lo aiutava certo ad andare a letto.
Da solo.
Strinse l’asciugamano in vita, diede ancora una spruzzata e uscì prima di poter rischiare un orgasmo anche sul suo dentifricio. Ian era chino sulla vasca che toglieva il tappo. Le gambe lunghe e coperte da una lieve peluria spuntavano da sotto l’asciugamano che si era legato in vita. – Tutto tuo – borbottò Mickey, sperando che Ian entrasse in bagno e non ci uscisse finché lui non si fosse addormentato. Con tutte le lozioni che si era portato, probabilmente la sua routine pre-nanna doveva tenerlo occupato per un bel po’.
- Grazie – rispose Ian rialzandosi e aggiustandosi l’asciugamano sui fianchi. Aveva il viso rasato e minuscole gocce d’acqua brillavano in mezzo alla peluria sul petto, e Mickey a quel punto aveva bisogno di una rinfrescata. – Ho riabbassato il condizionatore –
Mickey annuì e lo oltrepassò per dirigersi verso l’arrangiata zona cucina. Aprì una bottiglietta d’acqua presa dal minifrigo e ne bevve un sorso appoggiato al bancone. Tra la giornata torrida, l’alcool e la jacuzzi era un po’ troppo disidratato. Prese un’altra bottiglietta per sé e una per Ian proprio quando quest’ultimo uscì dal bagno e si avvicinò a lui, camminando a piedi scalzi sul tappeto ruvido. – Faresti meglio a bere un po’ d’acqua – suggerì porgendogli la bottiglietta. Ian la prese e bevve, deglutendo al ritmo del liquido che scorreva in gola. Mickey ne ammirò i movimenti, affascinato. Era davvero vicino, così vicino che poteva sentire il suo profumo. Dilatò appena le narici: dopobarba.
Gli occhi di Mickey scattarono su quelli di Ian mentre il rosso abbassava la bottiglietta con un sorrisetto complice. Era quel tipo di sorriso compiaciuto e consapevole che fece capire a Mickey che Ian sapeva esattamente che cos’avesse fatto in bagno poco prima. Merda. Mickey spostò lo sguardo sulla vasca, sul letto e di nuovo su Ian.
Fanculo, pensò. Si leccò le labbra e indirizzò quell’ondata di desiderio dritta verso Ian, il quale si rilassò visibilmente. – Oh, grazie a Dio – sussurrò il rosso, e fece un passo avanti, impedendogli di avere dei ripensamenti. Prese il viso di Mickey tra le mani e gli accarezzò gli zigomi con il pollice mentre fissavano uno dentro gli occhi dell’altro. Ci sarebbe annegato dentro volentieri.
Il respiro di Mickey si fece sempre più rapido e una sana sensazione di panico si impossessò di lui. Il cervello sembrava inviargli segnali d’avvertimento ben diversi da quelli che sentiva in mezzo alle gambe. Il cuore gli batteva nel petto come se stesse per avere un infarto e tutto questo solo perché Ian gli stava semplicemente accarezzando la guancia e lo esaminava come se fosse un enigma da risolvere.
Qualsiasi emozione stesse attraversando il suo viso si riflette’ nell’espressione di Ian e le sue carezze si fermarono, cosa che non lo aiutò certo a calmarsi. Magari non sapeva che cosa stessero facendo, ma non voleva sicuramente che Ian si fermasse. – Vuoi fissarmi tutta la notte o hai intenzione di darci dentro con me, Gallagher? –Gli occhi di Ian non lasciarono i suoi; se non altro, il suo sguardo divenne ancora più intenso, insicuro, curioso. – Posso fare entrambe le cose, Mickey? –
Non era casuale l’enfasi con cui aveva pronunciato il suo nome. Stava ponendo un limite, cercando di forzare la mano di Mickey, di spingerlo a venirgli incontro. Gesù, il cuore gli batteva talmente forte che gli sembrava di aver corso una maratona. Si leccò le labbra improvvisamente asciutte e attirò l’attenzione di Ian su di esse, rompendo il contatto visivo. Ma ritornò immediatamente e Mickey abbassò i propri occhi, guardando lascivamente il suo petto nudo. – Puoi fare quello che vuoi, basta che ci dai dentro –
Ian spostò le mani sui suoi fianchi, facendogli quasi venire un attacco di cuore. Ma non si mosse, rimase lì come rassegnato e a Mickey corse un brivido lungo la spina dorsale. Alzò lo sguardo e lasciò andare un respiro che stava trattenendo. – Ian –
E Ian fu su di lui. Bocca una sull’altra, i cuori uniti, i corpi uno contro l’altro. Le sue mani tornano ad afferrargli il viso per trattenerlo sulle sue labbra in un bacio lungo, deciso e intenso, proprio come lo voleva Mickey. Capì solo in quel momento perché alle persone piacesse così tanto baciarsi. Probabilmente non gli sarebbe dispiaciuto se lo avessero fatto tutta la notte.
Continuarono a baciarsi fino a quando non ebbero bisogno di riprendere fiato. Ian si staccò quanto bastava per respirare affannosamente attraverso le labbra socchiuse ma non così tanto da permettere a Mickey di formulare un pensiero razionale. Ritornò immediatamente e lo baciò teneramente a labbra chiuse, bloccandolo contro al forno a microonde sullo scaffale dietro alla sua testa. La dolcezza di quel bacio era quasi una tortura, lasciandolo a volere di più.
Prima di poter insinuare la lingua tra di esse, le labbra di Ian sparirono un’altra volta, provocandogli un grugnito di disapprovazione. Ma Ian seguì con lo sguardo il percorso delle proprie mani sul suo collo, sul petto e sull’addome, e quell’espressione tornò sul suo viso. Era fottutamente ammaliante e incendiò Mickey di desiderio. Ma fu rapidamente sostituito dall’ansia e chiuse gli occhi, impedendo alle emozioni così aperte ed intense di Ian di intaccarlo. Decise invece di concentrarsi sulla gentilezza del suo tocco, sulle dimensione delle sue mani e la pressione che esercitavano sui suoi fianchi, che ad altri non potevano appartenere se non ad un uomo. Doveva pensare solo alla sua fisicità, al corpo di Ian che aderiva al suo, alle sue braccia che gli cingevano i fianchi, alla bocca che succhiava la pelle sul suo collo, ai capelli setosi tra le sue dita, e non al cuore che gli batteva all’impazzata colmo d’affetto.
Tirò le ciocche ramate tra le dita e destò un gemito in Ian che vibrò contro al suo collo, provocandogli un brivido. Piegò la testa da un lato per dargli maggiore accesso ed Ian affondò i denti nel collo. Quel dolore bruciante era perfetto. – Sì, così – mugolò trattenendo Ian contro di sé, e spinse con decisione I fianchi per strusciarsi contro di lui.
Ian cominciò a muoversi più rapidamente. Leccò una scia sulla sua spalla, avvicinò Mickey a sé e lo sollevò sul bancone del cucinino. Si posizionò tra le sue gambe aperte e sciolse il nodo dell’asciugamano intorno alla sua vita. Si fermarono e abbassarono entrambi lo sguardo sul corpo di Mickey con la fronte unita. – Gesù – ansimò Ian quando Mickey fece la stessa cosa con il suo asciugamano. Rimasero immobili per un po’ ammirando uno il corpo dell’altro, quanto fossero simili eppure così diversi. Fu Ian a rituffarsi su di lui, tirandolo bruscamente contro di sé, praticamente divorandolo. L’impatto spinse la testa di Mickey contro al forno a microonde, il quale si accese con un ronzio. Ian si staccò e rise; piccole rughe si formarono agli angoli dei suoi occhi sognanti, le pupille dilatate. Mio Dio, pensò Mickey.
- Spegni quella roba prima che mi venga un tumore al cervello – brontolò, cercando di riprendersi da quel vortice di emozioni che sembrava volerlo inghiottire totalmente. Ian lo baciò piano mentre cercava il tasto di spegnimento alla cieca. – E poi perché sono seduto su un cazzo di bancone… -continuo, respingendo gentilmente Ian con una mano sul suo petto nudo.  - … quando abbiamo quello? -. Indicò il letto dall’altra parte della stanza.
Un gemito strozzato risalì alla gola di Ian e Mickey strinse le gambe intorno ai suoi fianchi, come un invito a farsi trasportare per il breve tragitto che li separava dal letto. Si scontrarono con il letto coperto dalla trapunta rossa, il corpo di Ian premuto contro al suo in un’insolita angolazione. Le gambe di Mickey prendevano oltre il bordo del letto e Ian era ancora perlopiù in piedi, senza tuttavia rompere il contatto tra le loro erezioni, uniti come due gemelli siamesi. Mickey gli sorrise e gli accarezzò dolcemente il retro del collo per attirare la sua attenzione. – È che è così bello – ammise il rosso, sfiorandolgli la coscia con la punta delle dita mentre ritornava in posizione eretta. – Okay, fatti indietro –
Mickey sorrise e si spostò al centro del letto. – Fai che prendere quello che ci serve, già che sei in piedi – disse con un cenno verso le loro valigie, e lo segui con lo sguardo mentre camminava in quella direzione. Era difficile non ammirare la grazia del suo portamento. Ma la camminata di ritorno fu anche meglio. Nessuna parte di Ian Gallagher lo deludeva.
Ian lancio' i preservativi in fondo al letto, ritornò sopra di lui e ripresero da dove avevano lasciato, ansimando, baciandosi, strusciandosi uno sull’altro. Quando gli ansiti divennero gemiti, Ian fece scivolare una mano in mezzo alle sue gambe per esplorare, e dopo aver indugiato gli sollevò la gamba per avere migliore accesso. Massaggiò l’apertura di Mickey con movimenti circolari, finché Mickey non dovette staccarsi dalle sue labbra per respirare profondamente e concentrarsi su quelle migliaia di sensazioni diverse. Ian non lo aveva nemmeno penetrato e Mickey stava già perdendo il controllo.
Fu scosso da un brivido quando il calore del corpo solido di Ian sparì. Aprì gli occhi e lo vide inginocchiarsi in mezzo alle sue gambe, strappando il pacchetto di lubrificante con i denti per non interrompere ciò che stava facendo con l’altra mano. I suoi occhi sorrisero insieme alle labbra mentre sputava il pezzo di carta. Rimasero entrambi a guardare mentre Ian versava il lubrificante sulla sua erezione, la quale reclamava l’attenzione di Mickey. Fece scorrere la propria mano sul suo petto, sugli addominali, fino al suo membro indurito. Ian emise un respiro tremulo e spinse nel palmo di Mickey. Una, due, tre volte. I loro respiri erano in sincrono e i loro occhi continuavano ad incrociarsi per poi spostarsi subito altrove. Era tutto talmente intenso per Mickey da costringerlo a chiuderli.
Solo per riaprirli poco dopo quando avvertì il tessuto soffice di un cuscino sotto al sedere. Ma che cavolo? Non ea una verginella. Ma Ian guardava con una tale tenerezza il punto in cui sarebbero stati finalmente uniti che Mickey decise che per lui questo ed altro. Rallentò il movimento della mano e quando Ian alzò lo sguardo su di lui, si leccò il labbro inferiore. Bastò a farlo chinare per baciarlo, sostituendo la lingua con le labbra umide di saliva quando lo penetrò con un dito, ancora e ancora finché Mickey non continuò da solo, muovendo i fianchi mentre il rosso sussurrava contro alla sua bocca. Parole che Mickey cercò di ignorare con tutto sé stesso, perché le bramava così tanto da avvertire una sensazione di bruciore allo stomaco, quasi come le sue dita permute dentro di lui. Animando disperatamente, Mickey lo toccò sulla spalla. – Ora o mai più, Ian –. Sarebbe esploso al minimo tocco alla propria erezione, Ian doveva sbrigarsi se voleva stare al passo.
Non ci volle molto perché l’erezione coperta dal preservativo di Ian sostituisse le dita su cui Mickey inarcava I fianchi come se ne dipendesse la sua vita. Quelle stesse dita trovarono altre parti di Mickey da esplorare.
Ian cominciò a muoversi così lentamente dentro di lui che Mickey sollevò istintivamente i fianchi per incontrare i suoi movimenti, facilitando i propri grazie al cuscino sotto al sedere, costringendolo a rivalutare la propria idea sugli scambi di affetto. Ma poco dopo non ci fu spazio per i pensieri, soltanto la forza delle spinte di Ian, il suono dei loro ansiti, dei loro corpi che sbattevano uno contro l’altro e quella travolgente sensazione di essere ad un passo dal perdere il controllo.
Quando aprì gli occhi sul punto di avere un attacco di panico, Ian era lì ad aspettarlo. Dolce e sensuale, una combinazione che Mickey non aveva mai pensato potesse annullare ogni suo briciolo di volontà fino a quel momento. Ricambiò il suo sguardo, incapace di resistergli, e tiro’ Ian a sé in un bacio quando giunse all’orgasmo. Non vennero insieme ma poco ci mancò, e quella sincronia lo spaventò quasi quanto quegli ultimi venti minuti.
Per un po’ di tempo, scandito dai loro ansiti, nessuno dei due si mosse dalla posizione in cui erano rimasti, ma l’aria ancora fredda della stanza tornò a farsi sentire e a Mickey venne la pelle d’oca. Ian si ritrasse e mormorò: - Aspetta qui –
Udì scorrere l’acqua del rubinetto in bagno e Ian uscì ripulito e con un asciugamano. Mickey si girò a guardarlo e fece per prenderlo ma Ian si inginocchiò di nuovo in mezzo alle sue gambe. Lo passò una volta sul suo addome e lo piegò a metà. Prima che Mickey potesse protestare, Ian gli coprì la bocca con la sua in un bacio quasi soffocante e intanto fece scorrere gentilmente l’asciugamano tiepido in mezzo alle gambe. I muscoli di Mickey si rilassarono immediatamente e allargò le gambe per il sollievo. Ian si staccò appena dalle sue labbra e sussurrò: - Ho usato un po’ di balsamo lenitivo. Va un po’ meglio? –
Andava magnificamente. Ora però non sarebbe mai più stato in grado di scopare senza cuscino e balsamo lenitivo. Per non parlare di due profondi occhi verdi e un paio di mani forti. Stava cominciando ad agitarsi, quindi gettò il cuscino oltre il bordo del letto e rispose semplicemente con un sì.
Se Ian aveva notato il suo tono sostenuto non lo diede a vedere. Invece, si alzò dal letto, lanciò l’asciugamano nella vasca e prese una bottiglia d’acqua e una barretta di Toblerone dal frigobar. Li nascose da qualche parte in mezzo ai cuscini e fece rotolare Mickey sul fianco con un risolino. Quando lo rimise al suo posto, aveva tirato via la trapunta. – Sotto – ordinò con dolcezza, tastando con il palmo le lenzuola rosse.
- Merda – protestò Mickey quando si infilò tra le lenzuola. – Si gela, cazzo –
Ian scivolò accanto a lui, sprimacciando i cuscini per mettersi comodo e al caldo mentre Mickey sorseggiava di nuovo dalla sua bottiglietta d’acqua. Ian aprì la barretta e cominciò a tormentarsi il labbro. – Dovrò pagare un occhio della testa per queste barrette prima che setaccino la stanza e trovino la carta in giro –
- Pagherà Mandy – ribatté Mickey. Ian si era già infilato in bocca almeno metà della barretta. – Cos’è tutta questa ossessione per il cioccolato? –
Ian lo guardò con aria colpevole, offrendogli un pezzo del piccolo rettangolo composto da tanti piccoli pezzi di forma piramidale. Rifiutò l’offerta con un cenno vago. – Sono più il tipo da palle di gelato al cioccolato –. Ian inarcò un sopracciglio. – Non pensarci neanche. Prendimi delle noccioline e basta –
Ian saltò allegramente giù dal letto e ritornò con un pacchetto di nocciole caramellate e a bocca finalmente vuota. – Quando ero piccolo e i nostri genitori ci lasciavano in macchina per strada, mia sorella Fiona aveva sempre della cioccolata con sé per qualche motivo e ogni tanto ce ne dava un pezzetto così ci calmavamo -. Ian staccò un altro morso dalla barretta, spostandolo verso la guancia. – E da allora, beh, puoi immaginare -. Sorrise e Mickey scosse la testa al rigonfiamento sulla sua guancia lentigginosa, cercando di ignorare l’immagine di un piccolo pel di carota che aveva bisogno della cioccolata per sentirsi al sicuro.
Finirono i loro dolci in silenzio, poi Ian si sporse verso la lampada sul comodino. – Ho puntato la sveglia per le sei e mezza. Dovremmo avere abbastanza tempo per arrivare in aeroporto -. Mentre parlava si raggomitolò dietro di lui quasi inconsciamente. Una volta sistemato, sospirò contro ai capelli rasati sul retro del collo di Mickey e seguì la curva del suo fianco con una carezza per poi cambiare direzione, adagiando il palmo sul suo addome, cingendolo in un lieve abbraccio. – Immagino che dovremo decidere come, ehm… far funzionare le cose una volta tornati a Chicago –
Il cuore di Mickey smise di battere per un secondo per poi andare in sovraccarico. Rimase in silenzio e Ian sbadigliò rumorosamente sul suo orecchio, una cosa che solitamente non gli avrebbe provocato una bella reazione ma come tutte le altre cose che riguardavano Ian, a quanto pare, gli fece solo venire voglia di accoccolarsi ancora di più a lui, crogiolandosi nella cura e nell’affetto che Ian sembrava così determinato a volergli donare.
- Sì, vedremo – concluse Ian e Mickey rimase sveglio ad ascoltare il suo respiro tranquillo.


Alle sei e trentaquattro Mickey ricevette il messaggio. Era seduto al terminal dell’aeroporto, la testa che gli scoppiava per la mancanza di sonno e le luci al neon sopra di lui. Aveva la bocca completamente asciutta per i due caffè Americani che aveva bevuto ma in qualche modo cercò ancora di inumidirsi le labbra mentre sbloccava il cellulare.

“Prendo l'aereo di stasera"

Diceva solo questo ed era esattamente ciò che si aspettava di sentire da Ian. Ma non sapeva dire se fosse meglio o peggio di ciò che forse avrebbe dovuto dire, che Mickey fosse un codardo e un grandissimo stronzo per essere sgattaiolato via mentre Ian dormiva beatamente, ignaro del fatto che si sarebbe risvegliato solo; che fosse stata una mossa da idiota e che si meritava molto più di essere trattato così; che lo aveva ferito. Non che non si fosse immaginato Ian correre in mezzo all’aeroporto fino al Gate 47 pretendendo una sua reazione, andando oltre tutti i dubbi e le paure di Mickey e facendo di testa sua.
Mickey si premette le dita sulla fronte e sugli occhi, cercando di ignorare la nauseante prospettiva di aver combinato un casino enorme e che Ian probabilmente non l’avrebbe mai perdonato. Ma era quello che voleva, che Ian smettesse di guardarlo come se fosse qualcosa di meraviglioso, perché se fosse andato avanti così non sarebbe mai più stato capace di separarsi da lui dal suo sorriso per essere felice. Ignorò quel ronzio nel retro del cranio.
Era troppo tardi.

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