29. Epilogo

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4 MESI DOPO

“QUESTA MOSTRA È CHIUSA AL PUBBLICO”
Ian rise tra sé e sé mentre leggeva l'insegna appesa all’entrata del cubicolo. Le parole erano state stampate in un carattere ingigantito su un regolare foglio di carta fine che era stato attaccato alla parete di partizione grigia con quattro puntine colorate. Si trovava fuori dallo spazio ridotto confinato in un angolo che ancora una volta separava il suo ragazzo dal resto della popolazione. Probabilmente Mickey non se n’era accorto oppure si era arreso, sconfitto. Ma Ian immaginava che non l’avesse semplicemente notato perché non aveva detto niente al riguardo e gli unici lamenti che aveva sentito nelle ultime settimane nel viaggio in macchina verso l’ufficio, a cena, sotto la doccia e persino a letto, erano rivolti agli scherzi che gli venivano perpetrati ogni giorno da ignoti colpevoli.
In quel momento Mickey era assorto nella lettura dei fogli sparsi in giro sulla scrivania, la testa mora china mentre evidenziava una riga. Ian riuscì a capire appena i suoi borbottii. - Ma chi scrive tutte queste cazzate? –. Seguì un verso di sdegno mentre la sua mano tatuata cercava distrattamente la maniglia del cassetto, l’attenzione ancora sul foglio. Il cassetto si aprì rivelando un pacchetto di M&M’s rossi e verdi natalizi e una pistola nerf di N-strike Elite, provocando un sorriso ad Ian. Chiunque stesse tirando la corda con Mickey avrebbe affrontato un fucile spara-dardi di spugna.
Mickey infilò in bocca un M&M’s e masticò rumorosamente, alzando la testa per guardare il computer. Ian avrebbe potuto continuare a guardarlo ogni giorno dedicarsi alle attività quotidiane senza mai stancarsi, ma era andato da lui per distrarlo dai suoi compiti e trascinarlo alla festa di Natale ormai in piena frenesia nella reception di Elite. – Sei sexy quando scrivi lunghissimi saggi pieni di paroloni – disse Ian sporgendosi nel cubicolo per leggere da sopra la sua spalla. – Oh, test di prevenzione delle violazioni. Affascinante! –
- Sì, sicuramente affascinante. È proprio la parola giusta – brontolò Mickey.
- Ho sempre trovato le lacune critiche nei protocolli di sicurezza molto… -
- Vuoi scrivermi tu questo dannato testo? O farti una sega mentre lo leggi? –
- Preferirei farmi una sega mentre me lo leggi tu –
- Probabilmente è l’unica fantasia sessuale con cui non voglio avere niente a che fare. E perché cazzo quella parola è sottolineata? – chiese indicando lo schermo del computer. Ian si avvicinò finché la propria guancia non sfiorò la sua.
- Perché l’hai scritta male –
- Non credo proprio – borbottò Mickey, ma girò la testa e inalò profondamente. Ian rimase fermo dov’era, godendosi Mickey che lo annusava; lo adorava tanto quanto annusarlo lui. – Cristo Santo, come faccio a finire questo fottuto testo con te che profumi così? –
Ian si girò quanto bastava per poterlo baciare rapidamente sulle labbra, poi fece ruotare la sua sedia girevole e lo tirò in piedi. – La festa sta cominciando. Lascia che ti faccia bere un bel po’ e poi mi approfitti di te –
- Va bene. Devo solo stampare questa roba così poi puoi darle un’occhiata per me prima che la spedisca –
- Sei preoccupato? Gli altri compiti sono andati bene – disse Ian facendo un passo indietro così che Mickey potesse tornare a sistemare la scrivania, spostando casualmente in giro i fogli sparsi.
- Non importa, voglio solo finire questa roba e tornare alla mia dannata vita normale – protestò.
- Ne vale la pena? Preferiresti tornare a fare l’agente di sicurezza piuttosto che coordinare la squadra? –
- Non lo so. Penso di no. Non importa perché ho accettato le loro condizioni. Devo avere questo diploma per arrivare alla vetta, quindi lo farò anche se lo odio –
Ian ispezionò l’ufficio dall’alto per controllare che la via fosse libera, avvolse le braccia intorno alla vita di Mickey e lo abbracciò. – Sono fiero di te – gli sussurrò all’orecchio, e Mickey appoggiò la testa contro alla sua. – Anche se non sai scrivere “RACCOMANDAZIONI” –
- Fottiti, ecco come si scrive – borbottò il moro, e risero insieme.
Improvvisamente, i due rum al limone che Ian si era scolato prima di andare da Mickey cominciarono a fare effetto, diffondendo una sensazione di calore in tutto il suo corpo. O forse era solo il corpo di Mickey contro al suo. Ma molto probabilmente erano entrambe le cose. – Sto così bene – sussurrò chiudendo gli occhi e stringendolo forte, ondeggiando lievemente a destra e a sinistra, godendosi il più possibile quel momento. – Ti amo –. Avrebbe voluto davvero lasciarlo andare visto che erano sul posto di lavoro, anche se in realtà era la festa di Natale e le regole erano fatte per essere infrante, ma sentì Mickey rilassarsi appena a mano a mano che si abbandonava tra le sue braccia. Ian lo strinse ancora di più e Mickey chinò la testa appoggiando la tempia sul suo mento. – Svuoterei il conto in banca per poterti baciare in questo momento – disse Ian piano ma con tutto l’affetto che provava.
- Siamo ancora soli? –
Ian tirò indietro la testa sorpreso, ma non perse tempo a controllare. – Sì! –
- Fai in fret… -
Ian lo baciò, prendendolo per i fianchi per girarlo completamente verso di lui e facendolo indietreggiare contro al bordo della scrivania. Gli cinse la vita con un braccio mentre fece risalire l’altro lungo la sua schiena per afferrargli il retro del cranio, e si buttò sulle sue labbra. Circa trenta secondi dopo si staccò per riprendere fiato e aprì gli occhi, aspettando di vedere quanto Mickey lo avrebbe rimproverato.
- Gesù, Gallagher, hai coperto gli occhi a Jaxxxxon? –
- Ha visto anche di peggio quando avevi ancora il tuo ufficio – rispose Ian ripensando a tutti i loro “incontri” nell’ufficio di Mickey prima che ci fosse un’altra perdita d’acqua e Mickey forse relegato di nuovo ad un cubicolo. Non avevano potuto spostare quegli appuntamenti nell’ufficio di Ian perché siccome era il Coordinatore della Divisione di Investigazione era situato proprio di fianco al Direttore. I loro ruoli prevedevano che trascorressero molto tempo insieme a controllare e analizzare i casi e Ellen pesava che sarebbe stato più efficiente se i loro uffici fossero stati adiacenti.
- Già, credo che lo abbia scioccato vederti mentre me lo succhiavi –
- Vorrei che potesse vedermi anche adesso –
- Simo in due – concordò Mickey. – Facciamo un giro di saluti così possiamo andarcene affanculo da qui -. Spinse via Ian ma prima che potesse fare un passo indietro lo afferrò per il maglione di cashmere e lo tirò a sé con solo pochi millimetri a separarli. Ian si sciolse un pochino. – Sai qualcosa di quel fottuto cartello attaccato al mio cubicolo, Gallagher? –
Ian sbatte’ le palpebre, sorpreso da quell’improvviso cambio di umore. – Uhm –
- Hai giurato di non mentirmi mai più –
- Mickey, non voglio essere messo in mezzo –
- Da che parte stai, Ian?! –
- Dalla tua! –
- Sapevi qualcosa della torta di compleanno? –
- No, lo giuro – rispose portandosi la mano sul cuore. – Non sapevo niente neanche degli addobbi natalizi –
- Scoprirò chi c’è dietro a queste stronzate e la pagherà -. Dopo aver cliccato l’icona della stampante, spense il computer e oltrepassò Ian per uscire dal cubicolo, il pupazzetto messicano che vegliava sull’entrata. – Ho bisogno anche di graffette. Quei bastardi pensano di farla franca con i loro scherzi idioti –
Ian lo seguì, ammirando quanto gli stessero bene I jeans scuri e il tessuto della camicia che metteva in risalto i tricipiti. – Ehm, magari le hai semplicemente finite –
- Ma che coincidenza, eh Ian? – ribatté bruscamente rivolgendo uno sguardo torvo al vecchio cubicolo di Lucy mentre ci passavano davanti per andare in sala fotocopie.
- Beh, tecnicamente, per stabilire se due eventi sono coincidenti devono combaciare punto per punto e…
Mickey lo guardò oltre la spalla con un espressione temporalesca.
- Sì giusto, sicuramente una coincidenza – annuì Ian anche se Mickey si era già voltato dall’altra parte. Ian vide le sue spalle irrigidirsi mentre apriva la porta. – Perché non hai lasciatosemplicemente che ti prendessi io le fotocopie? – chiese entrando dietro di lui e accendendo la luce.
- Perché non sono una fichetta –
Ian sorrise. – Beh, potremmo sempre ristabilire il nostro potere –
- Cosa cazzo vuoi dire? – chiese Mickey inserendo la password sul pannello di controllo.
- In ufficio è tradizione natalizia  fotocopiarsi una parte del corpo –
- Stai pensando di appoggiare il tuo cazzo su quell’affare? – rise divertito Mickey mentre la fotocopiatrice prendeva vita.
- No, avevo un’altra cosa in mente –. Lo sguardo di Ian scorse sul corpo di Mickey. Ricevette un verso di scherno in risposta.
- Ti piacerebbe, scemo –
- Sarebbe un modo per dimenticarsi dei brutti ricordi e sostituirli con altri più belli –
- Niente, neanche mettere il culo su quell’aggeggio, me lo farà odiare di meno. Ho capito sin dal primo momento che ho cominciato a lavorare qui che sarebbe stato il male -. Mentre parlava la fotocopiatrice si azionò rumorosamente, gli ingranaggi interni che si muovevano minacciosamente.
- Beh, non discuto su questo. Anche se penso lo stesso che dovresti salirci sopra -. Stava cercando di non scoppiare completamente a ridere.
- E se scatti una foto al mio culo e basta? –
- Sì! Adesso? –. La mano di Ian scattò per chiudere la porta della stanza.
- Gesù Gallagher, no –
- Dai -. Ian lo tirò contro di sé e abbassò le mani sul sedere in questione, sentendo la tensione crescere tra di loro.
- Non posso, non con quella cosa che ci guarda – disse Mickey spingendolo via e girandosi al suono delle fotocopie che uscivano dai rulli. – Non riesco ancora a credere che tu abbia capito tutto. Tutta la Divisione di Informatica dormiva. Non mi sorprende che ti abbiano preso a capo dell’Unità di Investigazione –
Mentre guardava Mickey prendere i fogli, si permise di provare un senso d’orgoglio al pensiero di aver non solo risolto il mistero su come Lucy avesse messo le mani su informazioni confidenziali ma anche di essere stato assunto legittimamente da Elite. Il team esecutivo era rimasto talmente impressionato dalle sue abilità di ricerca e risoluzione dei problemi da avergli offerto il posto di Coordinatore di Investigazione dopo la sua scoperta.
Naturalmente, per loro era imperativo che a Ian e Mickey non fosse permesso di lavorare insieme sul campo, cosa che non rappresentava un grande problema visto che le due unità non partecipavano insieme a lavori estensivi sul campo. Il lavoro di Ian consisteva nello studiare prove e individuare schemi, il contrario degli incarichi di sicurezza esecutiva.
- Sei fottutamente bravo, Ian -. Mickey aveva finalmente tutte le copie che gli servivano e stava cercando delle graffette negli armadietti.
- Contromisure leggere, Mickey -. Ian rise al grugnito del moro. – C’era solo un certo numero di modi in cui Lucy potesse essere venuta a conoscenza dei dettagli sia della consegna dei diamanti che del trasporto delle armi. Si trattava solo di un processo di eliminazione, considerazione ed esclusione di ogni opzione possibile finché non ne è rimasta una: i fogli. Facciamo copie di qualsiasi cosa –
- Okay, Sherlock –
- Quindi, fondamentalmente, è stata la fotocopiatrice – concluse Ian con un cenno di approvazione di Mickey quando ritornò da lui.
- Sotto sotto l’ho sempre saputo, cazzo –
Ian scoppiò a ridere. – Beh, ora sai che hanno cambiato le impostazioni quindi nessuno può accedere ai documenti che stampi dalla fotocopiatrice –
Mickey incrociò le braccia, ostinato a non voler cambiare idea sull’aggeggio.
- Ehi – disse Ian avvolgendo le braccia intorno ai suoi bicipiti, fermandosi un momento per palparli con un sorriso; aveva cominciato a seguire Mickey con il bilanciere un paio di volte alla settimana. -L’attività di accesso viene regolarmente controllata per assicurarsi che i documenti non restino nella memoria dopo la stampa, ognuno deve inserire una sua password personale per accedere ai propri documenti e hanno aggiornato varie opzioni per includere… -
- Gesù, Gallagher, c’ero anche io negli ultimi quattro mesi, conosco il da farsi. Ma non cambia niente per quanto mi riguarda –
- Visto che nessuno può più accedere ai documenti degli altri… è arrivato il momento di perdonare la fotocopiatrice e trovare il modo di lavorare insieme –
- Stai dicendo di diventare amico di quell’affare? –
- Magari solo non-nemici? –
- Come facciamo a essere sicuri che qualcuno non stia tramando un nuovo modo per usare il distributore automatico per scoprire informazioni confidenziali? –
Ian osservò le sue sopracciglia alzarsi sempre di più in un’espressione esasperata. – Ti amo così tanto-
- Come? -. Le sopracciglia di Mickey si abbassarono di un dito mentre studiava Ian cautamente.
- Scusa, mi sono distratto – rispose Ian. – Tutto è possibile, ma sai, sto lavorando con la Divisione di Informatica per sviluppare protocolli di sicurezza più completi con interfaccia e modulabilita’ –
- Dio, Ian, ho bisogno di un fottuto drink dopo essere stato costretto a sentire questa frase –
- Oh, buono a sapersi. Stavo pensando di recitartela a letto stasera -. Gli si avvicinò abbassando la voce. – Sussurrarti all’orecchio “verifica di informazioni sensibili”… -
Mickey finse di sbadigliare.
- Chiedendoti di fare una R-A-C-C-O-M-A-N-D-A-Z-I-O-N-E… -. Rise divertito, spostandosi in tempo per schivare un pizzicotto.
- Però ho davvero bisogno di bere un bicchiere – dichiarò Mickey sventolando il suo tema ad Ian. – Anzi, facciamo una dozzina –
- Guido io stasera. Bevine quanti ne vuoi –
- Possiamo sempre chiamare un taxi -. Passarono dal cubicolo di Mickey per posare i fogli.
- Nah, tranquillo. Andiamo a fare festa –
Mentre superavano il gruppo di postazioni ufficio della Divisione di Informatica, Mickey non perse le vecchie abitudini e spedì il pupazzetto di Deadpool oltre la parete divisoria, facendogli saltare via dalla testa ciondolante il cappello di Babbo Natale. – Sfigati del cazzo, avrebbero dovuto sapere delle impostazioni della fotocopiatrice. Non ci vuole certo una laurea –
Ian lo incoraggiò a proseguire con le mani sulle sue spalle, spingendolo in mezzo alla folla e facendolo immergere nell’allegria natalizia. – Hai bisogno subito di alcool –
- Gesù, sembra che qualcuno si sia mangiato una festa natalizia e poi l’abbia vomitata qui – commentò Mickey. Ian gli sorrise e cinse la vita del suo ragazzo con il braccio, stringendolo affettuosamente.
Arrivarono nella reception di Elite proprio nello stesso momento in cui Mandy uscì dall’ascensore con un’aria rilassata e piuttosto abbronzata, sorridendo mentre esaminava la folla che festeggiava finché non trovò suo fratello e Ian, che aveva rubato al volo una Budeweiser dal refrigeratore in un angolo e  la stava passando a Mickey.
- Bene, sembra che Little Miss Sunshine si sia goduta la vacanza – disse Mickey portandosi la birra alle labbra. – Deve aver scopato –
Ian concordò con lui mentre il viso felice di Mandy compariva davanti a lui. – Il Messico è d’accordo con te. Bentornata –
- Beh, ho pensato che se ha fatto bene a Brontolo allora avrebbe fatto sicuramente bene anche a me –
- Ma non mi dire – cominciò Mickey, trovando con lo sguardo Axton che aiutava Kyle con il set da DJ sul bancone della reception. – Sembra che anche Axton si sia preso una bella abbronzatura in vacanza –- Oh, direi di sì – rispose Mandy, sfidando Mickey con un sorriso a dire qualsiasi cosa. – Mi ero dimenticata che partisse. Magari gli chiederò com’è andata –
- Sì, perché no, magari chiedigli anche se ha scopato in vacanza – continuo Mickey a voce alta mentre lei gli rivolgeva un dito medio e si avvicinava ad Axton, il quale aveva i capelli biondi da fighetto schiacciati da un cerchietto con le orecchie da renna e teneva in mano dei cavi elettrici. Quasi non li lanciò addosso a Kyle quando vide arrivare Mandy.
- Qui è tutto un dannato dramma shakespeariano -. Mickey sobbalzò appena alla voce di Slava, provocando una risata ad Ian. – Però nessuno è morto –
- Gesù, Slav, non dire cose del genere – ringhiò Mickey, lo sguardo che scattò immediatamente su Ian.
- Scusa Mick, errore mio –
Ian adagiò la mano sulla parte bassa della sua schiena per cercare di confortarlo per un secondo mentre guardavano tutti e tre i festeggiamenti. Le persone chiacchieravano e ondeggiavano al ritmo di pessime canzoni natalizie. Alla fine, il loro piccolo cerchio si allargò includendo Mandy, Axton e Kyle.
- Sto cercando di sfuggire alle foto del nipote di Ellen – disse Kyle infilando il suo corpicino esile in mezzo a Mickey e Slava.
- Ne va decisamente fiera – replicò Ian.
- Quasi peggio delle continue lamentele di Gabe – aggiunse Mickey.
- Menomale che abbiamo ancora te per questo – intervenne Mandy con un largo sorriso al fratello. Ian controllò il livello della birra nella bottiglia di Mickey, preparandosi a prendergliene un’altra se necessario.
- Sembra più rilassato ora – disse Kyle.
- Chi? Mickey? – chiese Mandy spalancando gli occhi. – Ehm, no, non da quando ha cominciato la scuola –
- Non Mickey, Gabe –
- Hai sentito Gabe? – chiese Ian sorpreso.
- Vi mandate foto su Snapchat? -. Mickey rise ironico all’idea del venti-qualcosenne receptionist che usciva con il direttore in pensione di cinquanta e passa anni.
- No, ma io e Annette seguiamo alcuni degli stessi cantanti. Ha scritto un post dicendo di aver ottenuto il permesso per il backstage ad un concerto di Maluma e ha convinto Gabe ad andarci – spiegò. – Oh Dio, quanto li invidio –
- Fantastico -. Mickey fece dondolare la bottiglia vuota sotto al naso di Ian. Sorridendo alla prospettiva imminente di un Mickey brillo, prese la bottiglia.
- Eccome se lo è! – concordò Kyle, naturalmente ansioso di parlare dei suoi interessi musicali con gli altri colleghi ora che Annette se n’era andata. – Raramente organizza concerti fuori dalla Colombia, quindi probabilmente non lo vedrò mai dal vivo –
- E allora come l’ha visto Annette?- chiese Mickey, e tutti i presenti in quel piccolo cerchio udirono la domanda. Ian si fermò a metà strada verso il freezer, Slava spostò completamente la propria attenzione su Kyle, Mandy appoggiò una mano sull’avambraccio di Axton e Mickey esplose. – Rispondi alla fottuta domanda, Kyle –
- Cosa c’è?- chiese Kyle spalancano gli occhi impaurito come un cane che ha fatto i suoi bisogni sul tappeto.
- Come… - ripeté Mickey aspettando che Kyle annuisse. - …come ha fatto Annette a vedere Mam… Mala… come cazzo si chiama? –
- Maluma – lo corresse Kyle come se fosse davvero la cosa più importante.
- Sì, dov’era il concerto? – chiese Mickey cercando di non perdere la pazienza.
- Ah sì – annuì Kyle. Mickey fece un gesto con la mano, facendo capire che si stava trattenendo dal tirargli uno schiaffo dietro alla testa per invogliarlo a darsi una mossa. – In Colombia, naturalmente. A Bogotà, dov’è nata Annette –
- Gesù Cristo – esplose di nuovo Mickey.
- Che succede? – chiese Kyle guardandoli lentamente uno per uno mentre realizzava le sue parole. – Volete vedere Maluma? Perché io non ci penserei due secondi se venisse qui. Una volta è andato a Miami, ma… -. Si interruppe visto che nessuno lo stava più ascoltando.
- Colombia – ripeté piano Ian. – No, no… no? –
- Quel bastardo… - sibilò Mickey tra i denti; poco ci mancava che gli uscisse il vapore dalle orecchie e Ian si precipitò al freezer per prendergli una birra quando cominciò a rigurgitare tutto il suo odio. – Quel fottuto stronzo! Mi viene voglia di strangolarlo, quel serpente! –. Ian ritornò con due birre, porgendogliene una immediatamente.
- Non sappiamo niente di certo – disse Slava mentre Mickey beveva rumorosamente la sua Budeweiser per la frustrazione.
- Oh sì invece. Cosa dici delle coincidenze, Ian?- gli chiese Mickey.
– Per determinare se due eventi coincidono, devono combaciare punto per punto – recitò Ian sorseggiando la propria birra finché Mickey non gliela strappò di mano. – Wow, l’hai bevuta in fretta, Mick –
- Faresti meglio a prendermene un’altra, bello –. Axton si offrì di prendere un giro per tutti e sgattaiolò via. Mickey continuò. – Comunque, non ho idea di cosa cazzo significhi Ian, ma so che nel mondo della sicurezza non esistono coincidenze. Ogni cazzo di volta che abbasso la guardia succede un casino. Credevo che avessimo preso il fottuto colpevole, ma come hai detto, Lucy era solo una pedina –
Ian toccò il fondo della bottiglia incoraggiando Mickey a portarsela alla bocca così avrebbe potuto prenderne un sorso e calmarsi. Funzionò, la gola di Mickey che si mosse rapidamente quando accolse il liquido ambrato in un unico grande sorso. Quella sì che era un’immagine accattivante, pensò Ian.
- Se Gabe c’entra qualcosa non credo che Lucy lo sappia, Mick – disse Ian. – Lo avrebbe confessato. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per proteggere Jason –
Axton ritornò e Mickey accettò la bottiglia piena nello stesso momento in cui porse al biondo quella vuota. Axton rimase a guardarla brevemente prima di prenderla, e Mandy alzò gli occhi al cielo.
Slava aggiunse: - Non penso che lo sapesse. Troppo rischioso per Gabe lavorare in ufficio con lei –
- Concordo, sarebbe un idiota a cagare nel suo… com’è che si dice? -. Axton si girò verso Mandy in cerca di aiuto.
- Ma vi sentite quando parlate, voi stronzi egoisti? – chiese Mandy ignorando Axton. – Che sia una coincidenza o no, state comunque saltando alle conclusioni. Siete saltati oltre la fottuta informazione catapultandovi dritti a ciò che pensate di aspettarvi –
- Di che cosa cazzo stai parlando? – sputò Mickey.
- Annette. L’avete ignorata perché è una donna –
- No – ribatté bruscamente Mickey. – L’ho ignorata perché è una segretaria –
Gli occhi di Mandy brillarono di un azzurro intenso mentre fulminava suo fratello. – Come ho detto, egoista. Chi cazzo fa tutto qui dentro? Chi ha accesso a qualsiasi cosa? Tu riesci a malapena a fotocopiarti un pezzo di carta, Ian passa tutta la giornata a riempire quelle fottute mine, Slava si brucia ogni volta che si fa il caffè –
Tutti i cinque uomini rimasero a fissarla sbalorditi.
- Sono le segretarie a occuparsi di tutto – concluse Mandy rivolgendo a tutti un’ultima occhiata giusto per essere sicura.
- Anche i receptionist sono importanti – aggiunse Kyle, ma tutti lo ignorarono.
- Caaaacchio – disse Slava annuendo vigorosamente. – Kyle ha persino detto che è colombiana e noi eravamo ancora lì a pensare che fosse Gabe il personaggio chiave –
- Potrebbe esserlo – disse Mandy. – Ma naturalmente non l’ha fatto senza Annette –
- Ha senso in effetti – disse Ian, la testa in pieno fermento. – Quando ha cominciato a lavorare qui Annette? –
Cinque paia di occhi si posarono su Mandy. – Ho concluso il mio discorso – borbottò lei. – Dovremmo controllare la sua cartella per dirlo con certezza ma direi tre anni –
La mente di Ian sembrava in corto circuito per l’emozione. – Mick – sussurrò avvolgendo la mano intorno al suo bicipite e senza nemmeno distogliere lo sguardo questa volta. Non molto, comunque. – Mick… -
- Sì Gallagher, lo so. Mi hai risucchiato nel tuo progetto sul SATG negli ultimi due mesi –
- Potrebbe essere questo il cambiamento nei loro schemi, cominciato giusto poco prima che venissero rubati i diamanti? -. Ian stava passando in rassegna tutte le minime informazioni che aveva raccolto negli ultimi dieci anni della sua vita, certo che lo avessero condotto proprio fino a quel punto. Non era stata una perdita di tempo. Persino l’aver cambiato lavoro, cosa che all’inizio gli era sembrata uno sbaglio, strategicamente lo aveva portato fino a quel momento.
- Sì – rispose Mickey. – So che è così –
- Quindi non è stata solo colpa delle fotocopie. Gabe… -. Ian si interruppe sotto allo sguardo sdegnoso di Mandy. - …e Annette sapevano tutti i dettagli di entrambi i trasporti. Erano in grado di organizzare un piano sia per i ladri dei diamanti che delle armi –
- E allora perché disturbarsi con Lucy, con tutta la faccenda della fotocopiatrice? – interruppe Axton.
- Per coprirsi? Capro espiatorio? – suggerì Slava.
Ian annuì. – Giusto. E avevano ancora bisogno di informazioni dalle altre compagnie, come la Helix. Gabe e Annette non lavorano lì –
- E gli altri furti che pensi siano opera del SATG nelle altre città? -. Mickey lo stava guardando, la birra che dondolava dimenticata tra le dita. Ian la prese, ne bevve un sorso e gliela restituì.
- Non lo so, sto pensando – rispose Ian mordendosi il labbro.
- Mi chiedo quanto stiano in alto nella scala gerarchica del SATG – disse Slava. – Se sono in Colombia devono essere più che semplici informatori –
- Beh, stasera non è che possiamo fare molto a parte ubriacarci. Ian, la mia bottiglia è vuota -. Mickey lo guardò in attesa, porgendo la birra vuota ad Axton che la prese ancora una volta. – Teniamoci tutto per noi per adesso. Chissà di chi possiamo fidarci arrivati a questo punto -. Lanciò un’occhiataccia Kyle che indietreggiò, finendo dritto addosso a Mandy che appoggiò una mano sulla sua spalla.
- Non so nemmeno di cosa stiate parlando, ragazzi – disse velocemente il ragazzo. – Sono solo il receptionist –
- Vedi di ricordartelo –
Kyle annuì a Mickey e si scusò, fermandosi al tavolo dei liquori e versandosi della vodka nel bicchiere. I restanti dipendenti di Elite si scambiarono un’ultima occhiata per poi disperdersi. – Buon fottuto Natale – concluse Mickey.

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