17. Barricata

119 4 0
                                    

- Ferma l'ascensore! –
Mickey sorrise e premette il pulsante sul pannello. Era la tarda mattinata di lunedì e aveva trascorso le ultime tre ore monitorando ogni movimento di Ian. Era passato davanti all'ufficio di Mickey almeno cinquanta volte da quando erano arrivati. La prima volta non lo aveva degnato di uno sguardo mentre si dirigeva in sala pranzo, ma al ritorno aveva lasciato sulla scrivania di Mickey una tazza di caffè senza fermarsi oltre. Lucy si era sporta dal suo cubicolo e aveva guardato il caffè fumante. – Aw, finalmente andate d’accordo! Che bello! -. Mickey aveva semplicemente grugnito in risposta e ne aveva bevuto un sorso, notando persino che aveva aggiunto la giusta quantità di latte.
Dopo averlo visto andare avanti e indietro in continuazione per chissà quale motivo, Mickey non aveva resistito e lo aveva seguito in sala fotocopie. Qui aveva trovato Ian girato di spalle e con la testa nascosta in un armadietto, dando a Mickey una visuale del suo sedere stretto nei pantaloni cargo blu della divisa di Elite. Aveva percorso con lo sguardo le sue gambe chilometriche per poi tornare su’. Aveva fischiato in segno di approvazione; gli piaceva l’outfit più casuale tanto quanto la combinazione giacca e cravatta.
Ian si era girato a guardare oltre la spalla, la T-shirt con il logo di Elite ben tirata sul petto. – Sto cercando delle mine – 
- Ma non mi dire -. Mickey si era morso l’interno della guancia cercando di trattenersi dal toccarlo.
- Già, penso che qualcuno abbia svuotato apposta tutte le mie matite –
- Che strano. Magari ce l’aveva con te per qualche motivo… -
Ian aveva preso un’intera confezione di mine dalla scatola sullo scaffale e si era girato completamente verso di lui. – Plausibile –
- Può darsi. Ma penso proprio che gli sia passata –
- Sono stato perdonato? –. Mickey aveva annuito lievemente. – Come sta la tua pianta? –
- Per ora bene –
- Il davanzale è e vuoto se vuoi metterla lì per prendere un po’ di luce – gli aveva suggerito Ian. Era così premuroso che Mickey aveva provato un profondo affetto che aveva cercato di celare con una battuta.
- Ah, quindi custodia condivisa? –
- Dobbiamo cooperare per il bene della pianta –
- La porto più tardi –
- Ti aspetto –
Non avevano potuto far altro che restare a guardarsi come due idioti per poi tornare alle rispettive scrivanie, ma Mickey non aveva atteso a lungo per portargli il bonsai.
- Che bel posticino – aveva commentato all’entrata del cubicolo di Ian, dove quest’ultimo stava riempiendo le mine che Mickey aveva svuotato; sembrava passata un’eternità.
- È andato a ruba – aveva replicato Ian alzandosi e dandogli il benvenuto con un sorriso. – Letteralmente –
- Si sa qualcosa sui lavori nel tuo ufficio? –
- I muratori hanno finito –
Mickey aveva annuito  pensieroso, lanciando un’occhiata all’ufficio di Ian, al momento ancora chiuso. – Dal tuo ufficio si vede questo cubicolo –
- Già. Il mio panorama migliorerà, e quello che ho adesso è già spettacolare –
Mickey aveva alzato gli occhi al cielo ma non poteva negarlo. Sarebbe stato più che felice di poter alzare la testa e vedere Ian durante la giornata.
- Probabilmente mi distrarrò spesso e non lavorerò molto –
- A me sembra così già oggi –
- Ehi, ho riempito le mine! –
- Tra una passeggiata davanti al mio cubicolo e l’altra –
- Pensavo di essere stato più discreto –
- Dobbiamo decisamente migliorare le tue tecniche di spionaggio –
- Giusto – aveva replicato bruscamente Ian, e aveva guardato la pianta tra le sue mani. – Hai pensato ad un accordo per la custodia? –
- Va bene se la lascio qui e passo ogni tanto a fargli visita? -. Ian aveva afferrato il vaso, coprendo le mani di Mickey con le proprie. – È in buone mani –
- Lo so –

Ora stava tenendo aperto l’ascensore mentre Ian correva verso di lui. Non appena le porte si furono chiuse Ian fu su di lui, facendolo indietreggiare contro alla parete. Mickey gli avvolse le braccia intorno al collo e appoggiò le labbra sulle sue, facendo scivolare una gamba in mezzo a quelle lunghe e snelle di Ian. Si strusciò contro alla sua coscia mentre Ian lo baciava lungo la mascella e verso il collo.
Ding.
Si separarono, Mickey da un lato dell’ascensore e Ian dall’altro, il respiro affannoso. Le porte si aprirono sul parcheggio, il piano selezionato da Mickey. Invece di uscire però, Mickey rimase immobile a fissare Ian, cercando di riprendere fiato mentre l’ascensore si richiudeva. Questa volta, quando si riunirono, Ian lo abbracciò forte. – Mickey, devo… -
Ding.
Ancora una volta si staccarono mentre l’ascensore si apriva nella lobby e davanti allo sguardo divertito di Mandy. Rimase ferma per un momento a bere un sorso di caffè dal suo thermos e Mickey sperò che stesse aspettando un altro ascensore. – Oh ehi, ragazzi -. Entrò anche lei e diede le spalle al cipiglio confuso di Mickey. – Vi siete dimenticati dove dovete andare? -. Guardò al volo oltre la propria spalla i capelli in disordine di Ian e il petto che si alzava e si abbassava rapidamente di Mickey. – Beh, fatemi sapere quando vi viene in mente. Io sto andando al sedicesimo piano, quindi immagino che verrete con me –
Non volò una mosca per sedici piani. Mickey continuò a fissare Ian chiedendosi come avrebbero fatto  continuare a lavorare insieme mentre Mandy fischiettava una canzone vagamente famigliare mentre sorseggiava il suo caffè. Quando l’ascensore si fermò all’ingresso di Elite cominciò a cantare: - “Make it wit, chu. Anywhere, anytime…” –. Continuò a canticchiare il ritornello di “Stone Age” dei Queen senza rigirarsi indietro. Mickey sapeva già che non l’avrebbe più sopportata.
Ian tenne aperte le porte. – Devi andare da qualche parte? –
- Nah, devo solo prendere alcune cose dalla Escalade –
Ian lo guardò finché le porte non si richiusero e Mickey gli mandò un messaggio subito dopo.

Cubicle WarsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora