22. Alleati

106 2 0
                                    

Il volo fino a El Paso fu diverso pe Ian rispetto all’ultima volta. Prima di tutto, era un aereo pomeridiano a corto raggio e non mattutino. Ma soprattutto, perché questa volta era seduto vicino a Mickey ed era libero di fissarlo mentre dormiva. La prima volta che avevano volato insieme, Ian era stato dolorosamente conscio della presenza di Mickey accanto a lui ma aveva dovuto nasconderlo o almeno fingere di farlo, temendo di aver fallito miseramente. Mickey aveva dormito anche durante quel viaggio lasciando Ian solo con i suoi pensieri, dubbi, preoccupazioni.
Quel giorno, invece, era libero di girarsi ogni trenta secondi, ma la sua presenza solida gli dava tanto conforto quanta ansia. Ora la sua vita era legata a quella di Mickey. Questo non significava che l’universo lo avrebbe liberato dai suoi impegni solo per permettergli di costruire il loro futuro insieme.
Ritirò nervosamente i fogli che stava riguardando nella borsa ed esalò un lungo respiro. Mentre sfogliava il manuale di sicurezza dell’aereo, corrugò le sopracciglia alla prospettiva di un atterraggio di emergenza che avrebbe rimandato il loro viaggio, che avrebbe rimandato l’inevitabile. C’era un modo per fermare le loro vite in quel momento? Magari avrebbe potuto atterrare su un’isola deserta ma poi rise tra sé e sé. Non è che ce ne fossero molte tra l’Illinois e il Texas.
Erano su un piccolo aereo largo solo quattro sedili. La coppia anziana dalla parte opposta era concentrata a guardare lo schermo del loro portatile e Slava era seduto due file davanti a loro, lasciandoli più o meno isolati. Non abbastanza da poter fare quello che volevano, ma abbastanza da permettergli di guardare Mickey senza problemi.
Sospirò profondamente e ritirò l’opuscolo nello scomparto del sedile davanti a lui, lanciando un’occhiata a Mickey. Quando aveva chiuso gli occhi la prima volta, dicendogli di volersi riposare un po’, si era girato verso il finestrino. Ma la seconda volta che Ian lo aveva guardato Mickey si era girato verso di lui, la testa leggermente inclinata sulla sua spalla. Aveva le labbra socchiuse, completamente rilassato e noncurante, e Ian rimase a fissarle per un minuto, per poi tirare fuori il cellulare per cercare l’applicazione della compagnia aerea, ma aprendo invece la fotocamera. Abbassò il cellulare, cercò l’angolazione giusta facendo in modo che riprendesse il viso di Mickey e catturò quel momento per sempre. Fissò a lungo l’immagine, studiando ogni tratto di Mickey che lo attraeva così tanto, ma si rese conto di poterlo vedere dal vivo quindi posò il cellulare.
Quando tornò a guardarlo, Mickey si passò rapidamente la lingua sul labbro inferiore per poi tornare immobile. Amava tutto di lui, soprattutto la sicurezza che gli trasmetteva. Mickey guardava Ian e sembrava piacergli, anche dopo tutte quelle cose che non avrebbe mai voluto rivelargli. Ma anzi, sembrava che Ian gli piacesse persino di più e questo gli dava un senso di liberazione dal proprio passato che non aveva mai provato prima. Aveva raccontato a Lip che cosa gli fosse successo ma non gli era sembrata tanto una confessione quanto piuttosto una spiegazione. In qualche modo, gli sembrava di aver ceduto una parte del suo passato a Mickey.
Controllando rapidamente che la via fosse libera nel corridoio centrale, gli adagiò un bacio tra i capelli. Il profumo del suo shampoo da “hippy”, come lo definiva Mickey, gli riempì le narici. Profumava di pulito e di purezza, era perfetto. Lo baciò un’altra volta e appoggiò la testa contro al sedile, rilassando le spalle.
- Adesso ce la farai a rilassarti un po’, Gallagher? – mormorò Mickey.
Ian sentì il cuore gonfio d’affetto. – Sei stato sveglio tutto il tempo? –
- Certo -. Percepì il sarcasmo nella sua voce. – Chi riuscirebbe a dormire? Tra poco riesco a sentire anche i tuoi pensieri con il casino che fanno –
Ian fece scivolare la mano sotto al bracciolo e gli accarezzò la gamba proprio sulla cucitura dei pantaloni. Poco dopo la mano di Mickey coprì la sua. – Perché non leggi uno dei tuoi noiosissimi saggi? Farebbero addormentare chiunque –
- Quando mi dirai quale ti è piaciuto di più? - sorrise Ian con gli occhi chiusi, rilassato.
- Quello che dice “bla, bla bla”. Roba fantastica, credimi –


Cheyenne e Axton, insieme alla loro coordinatrice Roslyn, una vera maestra delle chiacchiere senza senso, li aspettavano nella sala conferenze di Elite quando arrivarono dritti dall’insolito caldo fuori stagione e dal traffico del tardo pomeriggio di El Paso. – Benvenuti – li accolse Roslyn mentre si sedevano al tavolo, facendo oscillare lo chignon scomposto mentre annuiva ad ognuno di loro. – Ian, ho letto il tuo saggio sulle contromisure leggere. Una ricerca notevole –
Mickey soffocò nel suo bicchiere d’acqua. Ian si voltò verso di lui, la preoccupazione evidente nei suoi occhi come l’ironia nel suo sguardo. – Tutto a posto, Mick? – chiese, premendo le labbra insieme per non ridere quando Mickey sistemò la presa sul bicchiere per rendere più evidente il suo dito medio. Tornò poi a concentrarsi su Roslyn. – Grazie. E che coincidenza, è quella che è piaciuta di più anche a Mickey –
- Lo credo bene – concordò. – Mettiamoci al lavoro. Cheyenne mi ha informata sul trasporto e sui potenziali rischi. Durante questo incontro dovremo cercare di individuare possibili lacune nel piano-
Ian dispose accuratamente davanti a sé i documenti sulla “missione Handley” insieme ad una matita a mine per prepararsi a prendere appunti. Un clic. Due clic. Al terzo, nessun successo tranne una risatina di fianco a lui. Lo fece sentire più leggero, anche se solo per un momento. Avrebbe pensato a Mickey ogni volta che avrebbe preso in mano una matita.
Quando la riunione finì era ormai sera, quindi Axton e Cheyenne lì accompagnarono in hotel. Mickey brontolò accanto ad Ian nei sedili posteriori quando accostarono davanti allo stesso hotel dell’ultima volta. Aveva la stessa aria pretenziosa ma ora conservava un posto speciale nel cuore di Ian. Infatti aveva chiesto a Mandy di prenotare la stessa stanza per lui e Mickey. Sarebbe morto felice se fosse riuscito a farlo rientrare in quella Jacuzzi.
- Ho fame, Ian – si lamentò Mickey quasi distrattamente. – Di vero cibo –
- Anche io – si intromise Slava sporgendosi verso Ian, schiacciato in mezzo ai due. – Di vero cibo –
Ian guardò Slava massaggiarsi esageratamente la pancia. Mickey grugnì di nuovo. – Ho controllato sul loro sito e ho visto che nel salone servono cibo da pub – annunciò Ian. – Si può contare come vero cibo? –
- Hanno le alette? – chiese Mickey; non sembrava molto convinto. - Di vero pollo? –
- Sì – rispose Ian, ma non era così sicuro, mettendo di nuovo Mickey sull’attenti.
- Cosa c’è? –
- Beh, tecnicamente sì, hanno le alette di pollo –
- Non poniamoci altre domande, mangiamo e basta –
Uscirono tutti e cinque ritrovandosi immersi nel caldo afoso con Mickey che brontolò per tutta la strada fino all’entrata dell’hotel. Quando entrarono nel salone, Salim era dietro al bancone del bar, e sorrise calorosamente. – Ian! –
- Ehi amico -. Ian allungò la mano oltre il bancone per stringere la sua mentre il resto del gruppo prendeva posto ad un tavolo in disparte, nel caso la conversazione si spostasse sugli affari.
- Ciocco-tini? – rise il barista.
- Stasera no, devo essere sobrio. Vogliamo solo mangiare –
Salim annuì e raccolse una pila di menù. Mentre glieli passava indicò il loro tavolo con un cenno del capo, inarcando le sopracciglia con fare interrogativo. Ian si sentì arrossire; probabilmente doveva sembrare ridicolo ai suoi occhi ma non riuscì a trattenere un altrettanto ridicolo sorrisino. – Non dire altro – ricambiò Salim. – Congratulazioni –
- Grazie – rispose Ian prendendo i menù. – E uhm… grazie per avermi ascoltato –
- Sono qui per questo. Ah sì, anche per prendere ordinazioni – rise. – Sarò da voi tra un minuto –
- Posso cominciare ad ordinare delle alette di pollo? Prima che si mangino tra di loro –
- Certo. Come le vuoi? -. Salim scoppiò a ridere nel vedere Ian così in difficoltà. – Ci penso io, non preoccuparti Ian. Conosco bene le alette –
- Grazie -. Fece per andarsene ma poi aggiunse: - Magari portaci anche qualche brocca di birra alla spina. Potrebbe farci comodo –
Le alette di pollo arrivarono quando stavano passando alla seconda brocca e Mickey lanciò uno sguardo ad Ian in attesa che cominciasse la grande presentazione.
- Alette di pollo in salsa extra piccante – annunciò Salim posando sul tavolo tre piatti. – Ho portato un piatto in più perché sicuramente ne vorrete altre e vorrei anche suggerirvi le patate al bacon affumicato? -. Ammiccò ad Ian, che accettò a nome di tutto il tavolo.
Mickey prese un’aletta e Ian aspettò che la assaggiasse per vedere la sua reazione. Chiuse le labbra intorno alla carne morbida e si passò la lingua sul labbro per ripulirsi dalla salsa, lasciandovi uno strato umido di saliva. Ne staccò un altro morso e chiuse gli occhi per la soddisfazione, senza rendersi conto che Ian stava cercando di mangiarselo con i propri.
Ian si chinò appena verso di lui, talmente preso da sentirsi come se si stesse gustando lui quell’aletta, sforzandosi con tutto sé stesso di non leccarsi anche lui le labbra. Dio benedica Salim, pensò Ian mentre Mickey beveva un sorso di birra, sospirando soddisfatto.
- Ehm, Cheyenne, Axton – disse Slava dopo essersi schiarito la gola. – Avete già munito il furgone per il trasporto di dispositivi GPS? Per confermare che funzionino? –
- Certo – rispose Cheyenne ridendo. – E li abbiamo nascosti come pianificato. L’unico modo per trovarli è sapere dove sono –. Axton prese un’aletta, unendosi a Mickey.
- Speriamo di non doverlo mai testare – replicò Slava; Mickey grugnì distogliendo Ian dalla sua trance. Si guardò intorno cercando di capire se qualcuno se ne fosse accorto. Tutti evitarono il suo sguardo, quindi evidentemente sì.
- Cazzo, queste alette sono buonissime Ian -. La voce di Mickey attirò la sua attenzione. – È la seconda cosa che mi piace di più in questo hotel –
- È qual è la prima? – si intromise nuovamente Slava, distraendo Ian.
- L’acqua stagionata, Slava – sbottò Mickey, dando un colpetto al piede di Ian con il suo, provocandogli come una scossa elettrica in tutta la gamba. – Spero di riuscire ad averne un po’ dopo-
- Oh – replicò Slava, sporgendosi oltre Ian per guardare meglio il collega. – Mi interessa, posso averne un po’ anche io? –
- Non condivido la mia di sicuro – rispose Mickey ridendo intorno alla sua aletta di pollo. Ian avrebbe voluto avere un po’ di quella famosa acqua stagionata da spruzzarsi dritto in faccia.
- Sembri davvero preso da quest’acqua -. Slava fissò Mickey con la stessa intensità con cui ora Ian lo stava fissando, cercando di capire se stessero tutti e tre parlando della stessa cosa.
- Mmmh – mormorò Mickey riportando lo sguardo di Ian su di lui. – Mi sa proprio di sì -. Si leccò il pollice.
- La ami? – chiese Slava; Ian abbassò la testa sul suo piatto vuoto. A quel punto non capiva più di cosa stesse parlando Mickey.
Mickey si leccò meticolosamente le labbra, gettò l’osso da parte sul piatto e guardò Slava dritto negli occhi. – Sì –
Ian lo fissò  mentre prendeva un’altra aletta.
- Cacchio –
- Posso averne anche io? – chiese Axton, una chiazza arancione intorno alla bocca. – Sembra buonissima da come ne parlate –


Cubicle WarsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora