•Capitolo 12•

14 2 0
                                    

Ed eccola. La mia migliore amica stava lì grondante d'acqua davanti alla porta di casa, il suo ombrellino blu era abbastanza inutile con quel temporale. La scena alquanto ridicola mi fece sorridere lievemente: vedere Lucy, con il suo corpo mingherlino così ridotto, i vestiti zuppi di acqua e il trucco totalmente sciolto la rendevano quasi un personaggio uscito da uno show comico.

"Hai intenzione di farmi prendere una broncopolmonite o che?" disse lei d'un tratto svegliandomi da quello stato di dispersione

"Sì proprio la broncopolmonite, dai su entra scema" rispondo ridendo

"Grazie cara" ribadisce lei appoggiando l'ombrello fradicio (ma non tanto quanto lei) nel portaombrelli

"Temo ti possano occorrere nuovi indumenti, più consoni e meno...come dire...zuppi" continuo iniziando ad utilizzare un vocabolario ricercato

Era uno strano e originale passatempo che io e lei avevamo inventato dopo che, un pomeriggio, ci eravamo trovate a dover scartabellare tremila pagine di dizionari ed enciclopedie per una ricerca di scienze.
Il gioco, nato per pura noia, continuava ormai da circa un anno e non ne avevo mai abbastanza di dimostrare le mie "doti" in campo linguistica.

"Oh beh questo è chiaro, non vorrei mica mi venga un malessere. Dunque ha intenzione di rimanere sulla porta fino all'imbrunire?" domanda Lucy con fare altezzoso

Scoppiano entrambi in una fragorosa risata e saliamo le scale verso la mia stanza. Entriamo nel piccolo ambiente illuminato da una luce calda appesa al soffitto accompagnata da una più minuta appoggiata alla scrivania. Tiro fuori dall'armadio un paio di pantaloni e una felpa da dare alla mia amica la quale va in bagno a cambiarsi dopo un piccolo inchino. Una risatina sul mio volto si accende e accompagna il silenzio che riempie la stanza vuota. Mi siedo sul letto attendendo che Lucy uscisse dal bagno, osservo le pareti della mia camera annoiata dalla tristezza e poca vivacità che emanano.
Passa qualche minuto ed eccola che torna con in mano i vestiti gocciolanti

"Lasciali pure a me che li stendo così si asciugano, tu intanto asciuga i capelli. Tanto le cose sai dove sono" dico prendendo in mano i suoi vestiti

"Va bene grazie, allora come stai?" chiede frugando nel cassetto in cerca del phon.

"Meglio grazie, il naso fa meno male del previsto... non mi sono nemmeno imbottita di antidolorifici" rispondo ridendo

"Obbiettivi" ribadisce la mia amica accendendo il phon facendo partire il suo odioso rumore

"Matthew è stato gentile a riaccompagnarti a casa..." commenta la ragazza lasciando cadere a terra l'elastico che le fermava i capelli fino a qualche istante prima

A sentire quel nome il sangue mi ribolle nelle vene, la rabbia da poco calmata torna a infuriare nel mio corpo. Sento che avanza ogni piccolo istante che passa e, per quanto io provi a non darlo a vedere, diventai paonazza in volto. Grazie al cielo Lucy, momentaneamente chinata a raccogliere ciò che le era caduto, non nota l'espressione del mio viso.

"Mhm, già" rispondo sbrigativa

"A scuola non si parla d'altro... certo che proprio l'ultima settimana di scuola doveva accadere una simile cosa" commenta lei spegnendo finalmente il phon

"Beh che vuoi la vita è così... nessuno può prevedere ciò che succederà" affermo avvicinandomi a lei per riporre il phon al suo posto

"Hai ragione.."

"Come sempre" la interrompo prima che possa finire la frase

Scopriamo a ridere e ci abbracciamo. Il suo odore di ananas, ormai svanito, viene rimpiazzato da quello forte del detersivo che mia madre usa per lavare i miei vestiti.

HometownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora