•Capitolo 28•

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Ashley's pov

È notte fonda, probabilmente le due ormai. Mi sono persa tra i pensieri: Matt, Tim, la serie di eventi che mi sono accaduti nelle ultime settimane. Sono sdraiata a letto, senza un briciolo di sonno. Continuo a guardare verso l'alto dove una tempesta di fulmini screzia il cielo: lampi di luce rompono le nuvole dal colore violaceo e in lontananza si sente il rombo dei tuoni i quali preannunciano l'arrivo della tempesta. Dalla finestra principale entra, con il fruscio delle foglie, la brezza che rinfresca la torrida estate che si avvicina sempre di più. Un bagliore più potente degli altri illumina il cielo e mi turba leggermente. Nello stesso istante parte l'allarme di qualche macchina posteggiata nel viale che costeggia casa mia e divide i due marciapiedi: il suo suono così monotono e noioso si fa largo nelle mie orecchie; nel silenzio assoluto in cui è avvolta la mia stanza. Sulla scrivania il PC ancora aperto su Netflix, lo avevo utilizzato per distrarmi dal vortice di emozioni e pensieri che mi ha travolto: uno scarso successo. Qualche ubriaco urla per strada "Amore, io li ho pagati...prima di venire qua... amore devi credermi... vaffanculo stronzi... amore ti prego" la sua voce distrutta dal dolore e accompagnata da quello che sembrava un pianto si dilegua nella notte insieme al suono dell'allarme.
Per quanto lo abbia sentito vicino, quasi dentro di me quel dolore, anche esso si è lasciato andare all'oscuro della notte. I lampi in cielo continuano la loro danza, senza permettermi in alcun modo di prendere sonno. Ho bisogno di dormire... ho bisogno di capire ciò che devo fare...
Ma la notte non è dalla mia parte, non oggi. Mi alzo dal letto, prendo felpa e chiavi di casa. Con passa felpato simile a quello di un gatto, mi avvio verso la porta e esco di casa. Mi giro e trovo le strade completamente svuotate dalla vita comune, semplicemente illuminate dai lampioni che costeggiano la strada. Cammino lungo il marciapiede, vagabonda nella mente e nella realtà. Viaggio senza meta e mi sento libera ogni passo che faccio. Arrivo davanti casa di Lucy: la villa è una sagoma come le altre. Le finestre non illuminate donano un aspetto scuro al luogo; occhi spettrali di una casa vuota della sua vitalità abituale. Continuo a camminare e passo la schiera di case tra le quali si confonde la casa di Thomas. Una sola luce illumina le finestre della sua abitazione: quella della stanza del ragazzo. Si sarà addormentato sui libri, non sarebbe la prima volta, mentre studiava... Passo oltre e mi guardo attorno. Una macchina d'epoca è parcheggiata lungo il marciapiede e l'aria vintage viene amplificata dalla luce fioca dei lampioni della mia città. In lontananza le macchine che corrono sulla strada che collega Tinner Town a Somberland. Continuo a camminare e arrivo davanti alla scuola: di notte il suo aspetto carcerario assume la sembianza di un vecchio capannone abbandonato da tempo, infestato e perennemente trascurato. Le intemperie degli anni; l'ira degli eventi atmosferici lasciano le loro ferite sui muri della scuola senza che nessuno badi a curarle. Passo oltre lo skate park, abitato da ubriachi e gente non invidiabile per lo stile di vita che conduce; non mi soffermo sulle vetrine spente e spoglie dei pochi negozi della mia cittadina. Penso così tanto a quanto successo che non mi rendo conto che ha iniziato a diluviare e che di essere arrivata davanti al ristorante dei genitori di Tim. Quando realizzo che sono arrivata proprio lì noto con stupore che il locale è illuminato e un leggero vociare si sente provenire da dentro.
Mi avvicino discretamente e guardo dentro dalle grandi vetrate: la famiglia Rogers interamente riunita attorno a un tavolo, ridendo, si scambiavano quelli che sembrano dei saluti. Di colpo la porta si apre e il suo suono metallico mi fa trasalire, davanti a me c'è il padre di Tim.

"Ashley? Che ci fai qui?" domanda sorpreso da sotto l'ombrello

Sono impresentabile: completamente bagnata, capelli attaccati al mio volto preoccupato e turbato.

"Salve signor Rogers..''

"Chiamami pure Peter, cosa stai facendo qua? Dovresti essere a casa tua a dormire" mi porge l'ombrello

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