page XV : fredda come la neve.

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-"Io non ti ho amato per noia Chifuyu, o per solitudine, o per capriccio

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-"Io non ti ho amato per noia Chifuyu, o per solitudine, o per capriccio. Ti ho amato perché il desiderio di te era più forte di qualsiasi felicità, e lo sapevo che poi la vita non è abbastanza grande per tenere insieme tutto quello che riesce a immaginarsi il desiderio. Ma non ho mai cercato di fermarmi, nè di fermarti.
Sapevo che prima o poi uno dei due lo avrebbe fatto. È scoppiato tutto d'un colpo"-.

Chifuyu si tolse il cappello, e lo gettò per terra, sporcandosi di terra.
Il biondo si avvicinò al moro e, chinandosi, raccolse della polvere lanciandola addosso al moro sporcandogli la giacca in jeans.

-"Tu sei pazzo, Baji"-. Delle lacrime iniziarono a scendergli sul volto.
-".. Perché non lo fai? allora... perché non mi lasci in pace? è per te che mi sono ridotto così! Ho fallito tutto... non valgo niente..."-.

Baji, senza pulirsi dalla polvere, si avvicinò a Chifuyu con l'intento di abbracciarlo. Di tenerlo tra le sue calde e affettuose braccia.

-"Chifuyu.."-.
-"LASCIAMI STARE!"-, Chifuyu colpí la mano di Baji con uno schiaffo.
-"Calmati... calmati cazzo.... Chifuyu.."-.
-"Non ce la faccio più Baji... non ce la faccio più...."-.

Quel che Baji ricordava e rimpiangeva con un'intensità che non poteva soffocare né capire era la volta che, in quella lontana estate, Chifuyu gli era andato alle spalle attirandolo a sé, il silenzioso abbraccio che placava una sete condivisa e asessuata.

Erano rimasti così per un pezzo davanti al fuoco, le fiamme che lanciavano sprazzi rossastri di luce e l'ombra dei loro corpi che era un'unica colonna sulla roccia.
I minuti scanditi dal cipollone rotondo nella tasca di Chifuyu, dai rami accesi che si trasformavano in tizzoni.
Le stelle trapassavano gli ondulati strati di calore al di sopra del falò.

Il respiro di Chifuyu era lento e tranquillo, lui canticchiava a bocca chiusa, oscillava un poco nella luce delle faville, e Baji si addossava a quel battito regolare di cuore, alle vibrazioni sonore simili a corrente elettrica e, in piedi, era stato  preso da un sonno che non era sonno ma una specie di trance sonnolenta.

Fino a che Chifuyi, ripescando dal tempo dell'infanzia, prima che sua madre morisse, una frase arrugginita ma ancora utilizzabile, disse:
-"Ora di andare a letto, cowboy. Coraggio, stai dormendo in piedi come un cavallo"-.
E diede a Baji una scrollatina, una spinta, e si allontanò nel buio.

Baji sentì il tremito degli speroni mentre Chifuyi montava in sella, le parole
-"Ci vediamo domani"-, e lo sbuffo fremente del cavallo, battito di zoccoli sui sassi.

In seguito quell'assonnato abbraccio si era solidificato nella sua memoria come l'unico momento di autentica, incantata felicità nelle loro separate e difficili esistenze.

Niente l'offuscava, neppure sapere che Chifuyu allora non l'aveva abbracciato di fronte perché non voleva vedere o sentire che si trattava di Baji.
E forse, pensava, non erano mai andati più in là di quello.
Va bene, non importa

I swear it [Chifuyu and Baji]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora