New York.
Alec camminava tranquillo, osservando il paesaggio notturno offerto dal panorama estivo newyorchese.
L'aria era calda, le strade semi vuote e stranamente silenziose.
Il loft del sommo Stregone di Brooklyn non era lontano ed il Nephilim già poteva avvertire l'emozione che lo assaliva, prima di un loro incontro.
C'erano cose a cui non ci si abituava mai.
Come non ci si abituava a sentire uno strano respiro affannoso provenire da dietro un vicolo scuro.
Alexander si bloccò e rivolse uno sguardo cupo alla strada buia, cercando di individuare la fonte di quel rumore animalesco e quasi spaventoso.
Era abbastanza sicuro che Magnus non avesse un mostro come vicino.
Fece qualche passo avanti e per poco non scivolò su una pozza di sangue. Sangue!
Indietreggiò velocemente ed estrasse un lungo coltello - ultimo regalo di Jace - e, silenzioso, avanzò lungo il vicolo spettrale.
Sperava solo di non trovarsi ad affrontare qualche vampiro con troppa fame e nessun ritegno per gli Accordi.
La sua mano era stretta attorno all'impugnatura del pugnale e l'adamas brillava sotto la poca luce proveniente dalla luna.
Il rumore di quel respiro era sempre più vicino e Alec cominciò a credere di non avere a che fare con un vampiro e nemmeno un lupo mannaro.
I suoi occhi chiari si adattarono difficilmente alla poca luce, ma forse sarebbe stato meglio non vedere la figura che ora si stagliava enorme, davanti a lui.
Tre metri? Forse di più; era quella l'altezza dell'enorme mostro che immobile fissava Alec con piccoli, ma luminosi occhi.
Il ragazzo sbatté velocemente le palpebre e strinse a sé il pugnale. Cos'era quella cosa che lo stava fissando?
Almeno aveva capito la fonte del rumore.
Solo per un attimo sperò di star sognando: altrimenti, come si spiegava la presenza di una figura metà toro e metà uomo davanti a lui?
Non si trattava del Minotauro, vero?
Lasciò che la domanda vagasse irrisolta nella sua mente, eppure non poteva pensare ad un altro nome da dare a quella strana creatura.«Stai giù!»
Una voce sconosciuta gli urlò contro e il Minotauro sembrò destarsi da quell'apparente torpore. La bestia si mosse velocemente in avanti, correndo verso la fonte di quel grido.
«Scappa» urlò ancora la voce e Alexander vide finalmente: un ragazzo, apparso dalla penombra di un cassonetto verde, stava correndo verso il Minotauro. La spada sguainata verso l'alto, lo sguardo fiero.
Il Nephilim non riuscì a ricordare a chi somigliasse il ragazzo.
Intanto, lui strinse ancora a sé il pugnale e guardò il ragazzino saltare verso la creatura e colpirla direttamente nel fianco.
Sfortunatamente, non sembrò abbastanza.
Il mostro aveva preso il suo aggressore per le gambe e lo stava strattonando in aria, divertito.
Il ragazzo non urlava: come faceva a non essere spaventato da quella creatura?
Fu allora che Alec decise di intervenire: silenziosamente aggirò la figura incombente del mostro e lo colpì ad una gamba pelosa.
«Che diavolo fai? Scappa subito» urlò il ragazzo, ancora appeso a testa in giù.
La spada gli era scivolata dalle mani e giaceva lontano da lui, verso il fondo del vicolo.
«No, o questa... questa cosa ti ucciderà» urlò Alec, a sua volta e si guardò intorno, allarmato.
Il Minotauro stava estraendo una lunga clava, probabilmente pronto a colpire la sua vittima.
Nonostante la ferita procuratagli da Alec, era concentrato solo sull'altro, come se avesse avuto un conto in sospeso da risolvere.
«Va' via!» esclamò per l'ultima volta il ragazzino e il Nephilim notò la sua maglietta arancione con l'iscrizione "Camp Half Blood".
Il Cacciatore era ancora più confuso di prima; continuava a domandarsi chi - o cosa - potesse essere quella persona, perché c'era una creatura mitologica in un vicolo di New York e perché lui era ancora lì, immobile.Il versante destro del muro era accompagnato da una rampa di scale arrugginite, ma abbastanza stabili.
Alexander cominciò ad arrampicarsi, pensando che avrebbe tanto voluto avere il suo arco con sé, quella sera.
Intanto, il mostro aveva cominciato a muovere l'enorme clava per aria a ritmi regolari, e con stessa regolarità la sua vittima si alzava e si abbassava, cercando di non finire spiaccicata.
Una volta in cima alla rampa di scale, Alec camminò lungo il piccolo bordo del muro.
Aveva il pugnale tra i denti, cosa che, in diverse circostanze, avrebbe fatto ridere Jace e Magnus, e anche lui stesso. Ma, momentaneamente, la situazione era abbastanza grave.Il ragazzino era sempre più affaticato e si alzava con più lentezza, non gli rimaneva molto tempo. Fortuna che il Minotauro non sembrava molto sveglio.
Alec saltò: ora il pugnale tra le mani, il vento sulla faccia.
Atterrò sulla schiena del mostro, e cercò di aggrapparsi a lui con grande forza.
L'avvenimento, però, ancora non sembrò disturbare la creatura.
«Ma sei pazzo?»
Alec poteva leggere facilmente lo sgomento e la paura negli occhi dell'altro.
Non parlò, si limitò ad infilare, con grande forza, il pugnale nella spalla desta del Minotauro.
La creatura sembrò infastidita, così lasciò cadere la clava sull'asfalto e cominciò a girare su se stessa, nella speranza di prendere Alec.
Il Cacciatore continuò a colpirlo con più forza, mentre grugniti spaventosi cominciavano a venir fuori dalla sua bocca.
Come lo avrebbe sconfitto definitivamente?
Non dovette pensare alla risposta per molto tempo, però.
Il ragazzo, sollevatosi verso l'alto un'ultima volta, colpì in pieno il petto del Minotauro.
Questo si sbriciolò letteralmente, lasciando cadere Alec e lo sconosciuto verso l'asfalto duro.«Per l'Angelo! Ma tu chi sei?»
Indolenzito e frastornato, Alec si alzò velocemente e si allontanò un poco dalla figura del ragazzo.
«Tu chi sei, piuttosto.»
In qualche modo la spada gli era magicamente apparsa tra le mani e questo gli aveva dato la possibilità di dare il colpo finale al mostro...
«E poi cos'era quella creatura?» domandò più a se stesso che all'altro e lo fissò sgomentato, mentre copriva la punta della spada con un tappo e questa diventava una penna.
«Sei uno Stregone?»
L'altro scosse la testa.
Aveva i capelli ricci e neri incollati alla fronte e un paio di occhi verdi che sembravano brillare anche al buio.
Mise la penna-spada nella tasca e si pulì una guancia sanguinante con la maglietta. Fece qualche passo verso Alexander e gli porse la mano.«Mi chiamo Percy Jackson e ti ringrazio per avermi aiutato a sconfiggere il Minotauro.»
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Demigods in the Shadow
RandomLa vita degli Shadowhunters era già abbastanza complicata a causa di demoni, Nascosti e mostri vari. La vita, però, può complicarsi ancora di più, se anche gli dei dell'Olimpo - e semidei al seguito - fanno la loro comparsa. PROFEZIA: I figli degl...