XIII: La strada per l'Inferno è lastricata di anime e resort.

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- L'Inferno non è mai come te lo immagini.
Non importa quanti libri tu abbia letto o in quanti film tu possa averlo visto; purtroppo, non è mai come te lo figuri.
Se poi, è anche l'Inferno di un dio pagano, davvero non sai bene cosa aspettarti. -

Magnus aprì gli occhi lentamente e la prima cosa che avvertì fu un dolore lancinante ad un fianco. Non sapeva bene da cosa fosse stato causato, sapeva solo che faceva troppo male.
Il suo secondo pensiero fu a proposito di quello che era da poco successo, quindi cercò di alzarsi e di trovare le persone che sarebbero dovute essere con lui.
«Jace... Percy...» sussurrò lo Stregone. Poggiò le mani sulla terra secca e si alzò in piedi, anche se faticosamente.
Per fortuna, il cacciatore e il semidio erano a pochi passi da lui, anche se apparentemente svenuti.
«Ehi, ragazzini» sussurrò ancora Magnus.
Mentre cercava di destare i due, alzò gli occhi e si guardò intorno: una spessa coltre di nebbia grigia copriva il territorio e rendeva impossibile guardarsi intorno.
Magnus si chiese come sarebbero potuti essere sicuri del luogo, a causa di tutta quella nebbia.
Forse, il Portale non aveva funzionato e ora si trovavano nel Limbo.
«Magnus...»
La voce era quella di Jace, mentre Percy risultava ancora svenuto.
«Ehi, tutto okay?» domandò il figlio di Lilith a Jace e poi si avvicinò al semidio. Frugò nelle tasche di quest'ultimo e trovò un pezzo di quella che avrebbe dovuto essere ambrosia. Ne sbriciolò un pezzo e aiutò Percy a mandarla giù.
Il figlio di Poseidone aveva appena aperto gli occhi e si guardava intorno con sguardo confuso. Intanto, Jace aveva preso la sua stregaluce, la quale aveva contribuito a dare un tocco spettrale all'ambiente.
«Percy, puoi dirci dove siamo?» domandò Magnus e l'altro fortunatamente annuì.
«Bene. E dove siamo?» chiese Jace, con meno gentilezza.
«Nella Prateria degli Asfodeli.»

*~*~*

«GIÙ!» urlò Chirone, mentre l'ennesimo colpo cercava di abbattere il muro protettivo creato da Magnus, ma che non assicurava il palazzo dai tremolii prodotti.
«Ora che Magnus non è qui, la protezione durerà molto di meno» disse Clary, mentre raggiungeva Simon e gli stringeva forte la mano. Il fatto che il suo migliore amico fosse lì avrebbe reso la situazione più facile da affrontare, almeno per Clary.
«Proponete di andare all'attacco?» chiese Grover, visibilmente agitato.
«Clarisse sta arrivando! Ho appena ricevuto da lei un messaggio-Iride. Per nostra fortuna, ha con lei la maggior parte dei migliori guerrieri del Campo, più qualche figlio di Apollo, in caso di necessità.»
Chirone, dopo quella notizia, sembrò sentirsi meglio.
Anche gli altri presenti sembravano sollevati.
«Simon, credi che dovremmo avvisare qualcuno?»
«Sì, Clary. Chiama Luke e il suo branco, Maryse Lightwood e gli altri Cacciatori più fidati...»
Un'altra esplosione, questa volta più potente, scosse tutto l'edificio e i presenti videro una pioggia di piccole schegge colorate andare a pezzi e poi disintegrarsi.
«L'incantesimo si è spezzato!» urlò qualcuno e gli altri cominciarono a cercare in modo frenetico le armi, per tenersi pronti ad un attacco. Clary aveva cominciato a chiamare tutti; Annabeth e Simon controllavano le finestre della cucina. Chirone e Grover la porta.
«Sembra tutto troppo calmo» esclamò Simon, agitato. In mano impugnava una spada, cosa che non smetteva di sorprendere Clary.
«Ma qualcuno sta controllando le altre finestre?» chiese Annabeth, allarmata.
E nessuno rispose, poiché pochi secondi dopo, dalle porte delle camere del grande loft cominciarono a riversarsi decine di demoni.
«Per l'Angelo!» urlò Clary. Il telefono cadde a terra.
Lei indietreggiò verso gli altri: erano circondati dentro e fuori.

*~*~*

«Tranquillo, Jace» disse Magnus «gli altri se la staranno cavando bene. La casa è protetta dal mio incantesimo.»
E nello stesso momento in cui lo Stregone lo stava dicendo, avvertì qualcosa spezzarsi. Poi ebbe una brutta, bruttissima sensazione.
Intanto, la nebbia si era diradata e Percy stava facendo strada agli altri due, lungo la via che li avrebbe condotti a salvare i loro amici. Ma, dopo pochi minuti di cammino, i tre cominciarono ad avvertire strani lamenti.
«Che diavolo è?»
«Sono i lamenti dei miliardi di anime che abitano questo posto da sempre. Questi sono i loro sogni spezzati, i loro rimpianti, le loro sofferenze» spiegò Percy, leggermente affaticato.
Intanto, Magnus era rimasto qualche passo indietro, a causa alla sua ferita al fianco che non decideva a guarire. Lo Stregone ebbe la vaga impressione che in quel maledetto luogo, la sua magia non facesse molto effetto.
«Fantastico! E questi tuoi amici fanno mai un sonnellino?»
«Abbi rispetto per i morti, Jace. Un giorno sarai uno di loro.»
«Io? In questo fantastico resort a cinque stelle? No, grazie.»
Percy scosse la testa, ma non disse nulla ulteriormente. Aveva capito che il sarcasmo era il modo che aveva il cacciatore di difendersi.
«Alzate la testa, ecco l'altura.»
Magnus e Jace fecero come indicato da Percy, ma quello che videro non piacque loro: in mezzo alla Prateria si stagliava un specie di torre di pietra nera altissima. La cima era anche controllata da decine di arpie che volavano in cerchio.
«Anche se, non ricordavo che ci fosse questa specie di montagna» osservò Percy, molto confuso.
«Può essere stata opera di Ade?» La voce di Magnus era affaticata, come sarebbe riuscito a scalare quell'enorme parete rocciosa?
«È il suo regno, quindi sì, ma tutto questo non ha davvero senso. Ci sfugge qualcosa...»
«Sì, ma a quanto pare noi non siamo sfuggiti alla vista delle arpie» fece notare Jace.
«No,» urlò Percy «correte!»
E ovviamente, i tre cominciarono a correre verso la parete rocciosa, Percy e Jace con tanto di spada sguainata.
Forse, stavano per concludere il loro giro nell'oscurità...

Demigods in the ShadowDove le storie prendono vita. Scoprilo ora