IV: Un'Idra distrugge la mia nuova giacca di Gucci.

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L'articolo di giornale era molto chiaro a proposito dell'accaduto: nuovo centro commerciale distrutto da vandali durante la notte.
Ma lo stato dell'enorme edificio era troppo catastrofico per essere semplicemente colpa di "vadali" e in una sola notte, per giunta.
Magnus non conosceva i colpevoli, né tanto meno se l'accaduto fosse legato ai vari disordini di quei giorni, ma era sicuro che avrebbe dovuto controllare.

*~*~*

Da Taki's l'atmosfera era abbastanza allegra, quella mattina. Allegra finché Jace, Isabelle, Alec, Nico, Percy, Annabeth e Grover non fecero la loro entrata nel locale.
Percy e Jace ancora continuavano a guardarsi in malo modo, ma le rispettive presenze degli amici facevano in modo di mantenere tutto calmo, per quanto possibile.
Annabeth si guardava intorno, meravigliata e curiosa. Aveva cominciato ad osservare, con un certo interesse, un gruppo di pixie. Ne lodava mentalmente la bellezza, ma, allo stesso tempo, si chiedeva quali potessero essere i loro poteri. Passò in rassegna il resto degli ospiti del locale, fino a posare lo sguardo su un gruppo di ragazzi muscolosi, dalla pelle olivastra scaldata dal sole e dalle movenze veloci. Non che fosse particolarmente interessata ai ragazzi nello specifico - la sua storia d'amore con Percy andava davvero bene - ma voleva assolutamente sapere quali creature potessero essere.
«Lupi mannani» le sussurrò improvvisamente Isabelle, mentre le faceva spazio accanto a lei.
Annabeth annuì e si accomodò al suo fianco.
«Ora capisco.»
Nico era in piedi dietro a Percy, con sguardo grave. Grover stava mordendo una lattina vuota di Pepsi, sotto lo sguardo confuso di Jace.
«Bene, siamo qui per raccogliere le varie informazioni» esordì Alexander, leggermente arrossato, dopo essersi reso conto di avere addosso lo guardo di tutti.
«Siamo stati al Campo. Dioniso ha dichiarato di non sapere nulla degli avvenimenti e che il Minotauro ha attaccato perché l'ho infastidito.»
Solo Jace rise.
«Ha anche detto di non sapere nulla di voi Nephilim, ma abbiamo ovviamente qualche dubbio» aggiunse Annabeth.
«Voi cosa sapete?»
«Quasi niente» cominciò a dire Jace «suoi nostri libri, gli dei sono solo quelli che vivevano nell'immaginario degli uomini di tanto tempo fa, i Pagani. Non c'è nessun accenno a figli di dei, satiri che mangiano lattine o campi magici comandati da dei ubriaconi.»
«Stai molto attento a come parli, Jace.»
Percy alzò lo sguardo sul Cacciatore e fece per tirare fuori Vortice.
Annabeth guardò Percy e scosse la testa, Isabelle portò la mano sulla sua frusta.
«Direi di calmarci, va bene? Non mi sembra che ci sia bisogno delle armi. Jace, smettila.» Il tono di voce di Alec era grave. Il parabatai cercò di controbattere, ma l'altro scosse la testa.
«Ci siamo messi in contatto con il Popolo delle Fate, il problema è non sarà disposto ad aiutarci, non dopo gli avvenimenti con la famiglia Blackthorn. Stiamo attraversando un momenti molto delicato» spiegò Alec, in seguito.
«Magnus si sta mettendo in contatto con gli altri Figli di Lilith. Luke ha detto che i lui ed il suo branco ci terranno informati. Così anche Lily e gli altri vampiri.»
Percy e gli altri annuivano e prendevano mentalmente nota di tutto quello detto da Alec.
«Chi è Luke?» domandò curiosa Annabeth.
«Il padre della mia ragazza, nonché un lupo mannaro.»
«Quindi la tua fidanzata è un lu...»
«Per l'Angelo, no!» Jace e gli altri Cacciatori stavano ridendo.
«Io potrei chiedere informazioni a mio padre» disse Nico, ad un tratto. Ci fu un silenzio imbarazzato per qualche momento, ma poi il sorriso dolce di Alec migliorò la situazione.
«Mi sembra un'ottima idea, Nico.»
Il ragazzino sembrava più pallido del solito; nonostante il sole, la sua pelle appariva ancora più bianca.
Nico annuì lentamente e si avviò verso la porta del locale.
«Bene, vi terrò informati.»
La sua figura esile fu inghiottita da un gruppo di persone in entrata e l'ultima cosa che Alec vide fu il luccichio della sua spada nera al sole.
«Bene, direi che stiamo diramando un'ottima rete di informazioni.» Nonostante la situazione, il tono di voce di Annabeth era sollevato.
«Io posso chiedere alle ninfe e agli altri satiri di raccogliere informazioni...»
La lattina era finita, ora i vari tovaglioli bianchi avevano preso il suo posto.
«Ninfe?» domandò Isabelle, socchiudendo gli occhi.
«Sì, ninfe dei boschi.»
«Oh. Mi chiedo, allora, come il Popolo delle Fate non le abbia mai incontrate...»
Alec e Jace si accigliarono.
Alexander abbassò lo sguardo sul display illuminato del cellulare.
«Magnus, dimmi.» Il Cacciatore, che inizialmente aveva sorriso, ora aveva lo sguardo allarmato.
«Sì, ho capito, stiamo arrivando.»
«Che è successo?» stava domandando Jace, alzandosi e dirigendosi verso l'uscita con gli altri.
«Il centro commerciale distrutto questa notte. Demoni, tanti demoni. E... e...»
«E cosa, Alexander?»
«Magnus giura di star combattendo contro l'Idra.»

*~*~*

A soli cento metri dal centro commerciale distrutto si intravedeva un'altissima figura. Il lungo corpo squmoso, le lunghe teste a forma di serpente.
Percy ed Annabeth erano subito corsi all'attacco, come se per loro fosse normale combattere contro un mostro mitologico.
Nel frattempo, tutt'intorno, decine di demoni stavano continuando a distruggere quel poco che rimaneva dei detriti dell'edificio.
Alla vista dei Nephilim, si erano uniti in un piccolo gruppo e si erano preparati per attaccare.
Jace sguainò la sua spada angelica, Isabelle la frusta e Alec prese una freccia dal gruppo e cominciò a colpire.
In contemporanea, il suo sguardo vagava allarmato tra i detriti in cerca della figura del fidanzato.
Sul corpo dell'Idra si potevano intravedere segni di bruciature, segnale che Magnus aveva cercato di combatterla. Ma ora non c'era traccia di lui e Alec cercò di non pensare al peggio. Si posizionò su un cumulo di detriti, continuando a scoccare frecce.
Percy (Alec si trovò a chiedersi come) era sul dorso dell'enorme creatura e la colpiva ripetutamente alla schiene. Annabeth ne colpiva invece i dorsi.
Alec ricordava bene il mito, secondo il quale, se si tagliavano le teste del mostro ne sarebbero ricresciute altre due dalla ferita.
In quel caso, il fuoco era utile. Intanto, Jace e Isabelle parevano affaticati e si davano da fare per uccidere più demoni insieme, ma di Magnus ancora nessuna traccia.
Alexander si accorse, con un certo disappunto, che quella appena scagliata era l'ultima freccia a sua disposizione.
Ad un tratto, tutto sembrò troppo veloce: i demoni sembravano momentaneamente sconfitti, l'Idra troppo stanca per continuare a divincolarsi.
Isabelle rimase indietro, cercando di liberarsi dalla morsa di un demone apparso all'improvviso.
«Vai!» aveva urlato a Jace ed Alec era corso in aiuto di sua sorella.
«Percy, come posso aiutarti?» La voce di Jace sembrava lontana anni luce da lui. Il figlio di Poseidone guardò Annabeth e il Nephilim.
«Proviamo a tagliate le tre teste inseme!»
«Ma Percy!» ribattè Annabeth.
«Non ci restano molte altre scelte» urlò, ancora a cavallo del mostro. Si avvicinò pericolosamente alla seconda testa del mostro. Jace era a destra, Annabeth a sinistra. Sarebbe stato complicato per lei tagliare la testa dell'Idra con un semplice pugnale, ma davvero non rimanevano molte altre scelte.
«Ora!»
Le teste del mostro caddero a terra, mozzate, con un orrendo tonfo.
Il sangue aveva macchiato tutto, ma per un secondo sembrò che il loro attacco avesse funzionato ed invece le nuove teste già si stavano rigenerando dalle ferite.
«Ci vuole del fuoco.»
I lunghi colli della creatura presero fuoco magicamente, uccidendo le teste prima che potessero attaccare e svilupparsi del tutto.
«Magnus!» esclamò Percy e saltò già dall'Idra, ormai accasciata al suolo.
«Beh, non si può dire che non sia stato un bello spettacolo.»
Lo Stregone si pulì le mani sulla giacca ormai sgualcita e scosse la testa.
«Era di Gucci!»
Alec corse verso Magnus, portando le braccia al collo e stringendolo forte a sé.
«Alexander...»
Lo Stregone respirò il suo profumo che sapeva un po' di fumo, ma sorrise grato.
Percy e Jace si strinsero la mano, Annabeth e Izzy sorrisero.
«Ehi, ma dov'è Grover?»

*~*~*

Nico si era presentato a casa di Magnus Bane molto tardi. Gli altri avevano raggiunto già ore prima le loro case. Avevano cenato, curato le ferite e si erano dati appuntamento il giorno dopo.
Magnus stava dormendo, stanco per l'eccessivo uso di magia. Chairman era accucciato al fianco del padrone.
«Sono Nico Di Angelo, scusa l'ora ma ho delle informazioni importanti da riferire.»
Alec non poté fare a meno di sorridere dolcemente al broncio di quel piccolo semidio.
«Entra e spiegami tutto.»
Gli indicò un posto sul divano al suo fianco, ma Nico scosse la testa, preferendo rimanere in piedi.
«Ho parlato con mio padre. Inizialmente mi ha detto di non sapere niente, ma è alquanto improbabile che un dio come lui non sappia nulla.»
Alec si soffermò a pensare alle parole "un dio come lui", chiedendosi cosa mai il ragazzino volesse intendere.
«Va' avanti.»
«Le sue parole precise sono state: colui che di sangue demoniaco era composto, ha lasciato un debito da pagare. Il debito si sta riprendendo ciò che è suo.»
Il viso di Alec era più pallido del solito.
«Alexander, hanno un senso per voi, queste parole?»
«Ho paura di sì, Nico.»

Demigods in the ShadowDove le storie prendono vita. Scoprilo ora