XV: La salvezza comporta il sacrificio.

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Nella mente di Nico Di Angelo non c'era altro che oscurità. Una lugubre, spaventosa oscurità, senza un'apparente via d'uscita.
Nulla aveva senso, in quel luogo; il corpo del ragazzo sembrava fluttuare, come se non ci fosse gravità.
«Bianca!» si ritrovò ad esclamare, improvvisamente e si girò verso una figura che lo stava osservando.
«Bianca» ripeté Nico, addolorato e allungò una mano verso la figura della sorella, che riusciva a scorgere nonostante le tenebre.
«Resta con me, Bianca» sussurrò, sentendo di non poterla lasciare andare nuovamente, anche se si trattava solo di un'immagine sfocata.
E in quanto immagine, poco dopo scomparve, ma non prima di aver detto: «stai tranquillo, Nico. Presto dimenticherai tutto.»

Luce. Tanta, troppa luce. Era accecante ed Isabelle non riusciva a tenere gli occhi aperti più di qualche secondo, senza poi sentire le pupille e la testa andare a fuoco.
Così si ritrovò a barcollare in un luogo che non poteva neanche vedere e riconoscere.
«Ehi, Izzy.» Una voce, anzi, un sussurro. La cacciatrice cercò di riconoscere il suono di quelle parole, ma fu difficile.
«Isabelle, sorellina» ripeté la voce e la ragazza rimase immobile, come pietrificata.
Non poteva essere lui, non un'altra volta.
Non Max, non lui di nuovo.
Isabelle aprì gli occhi, perché doveva farlo, doveva assistere a quella visione.
«Andrà tutto bene, Izzy. Presto saremo di nuovo insieme.»
Ma c'era qualcosa di diverso in quel timbro di voce, era sì familiare, ma non apparteneva a Max...
«Max?» chiese la Nephilim, cercando di aprire gli occhi.
E prima che la testa si disintegrasse in mille pezzi, riuscì a vedere il contorno di una figura alta.
«Non sono Max, Izzy. Anche se lui è con me. Sono Alec.»
Alec?
La ragazza si sentì male, nuovamente disorientata.
Cosa era accaduto al suo fratello maggiore? Non poteva essere morto anche lui, dannazione!
«È okay, Izzy. Presto saremo tutti insieme vedrai. La squadra Lightwood al completo.»

Alec non si era mai sentito così strano, come in quella situazione. Avvertiva il corpo fluttuare nel vento forte, ma non veniva sbattuto da una parte all'altra.
Cercava di guardarsi intorno, ma preferiva dormire, anche se una voce continuava ad infastidirlo.
Era la voce di Jace. Cosa voleva? Alexander aveva solo bisogno di dormire.
«Ho bisogno del mio Parabatai, Alec. Alec. Alec.»
«Sono qui Jace, come sempre» ripeteva il cacciatore.
«Quando tornerai, è importate che tu dica a Clary che la amo tanto.»
«Non puoi dirglielo tu, Jace?»
«No, fratello. E dille anche che ci vedremo presto.»
Ma Alec non capiva tutto quello, non riusciva a comprendere il modo in cui l'altro si stava comportando.
«Alec, dammi la mano.»
E così fece, ma quella di Jace era inconsistente. Era un velo bianco che si muoveva con il vento.
«Jace...» sussurrò Alec, riuscendo ad aprire finalmente gli occhi.
«Sto andando, fratello mio. Vi voglio bene e ricorda a Clary che... Ricordale che...»

*~*~*

I semidei si era occupati delle dracene e di buona parte dei demoni. I Nephilim, insieme ai lupi, avevano provato ad eliminare gli altri.
Ad un certo punto, la battaglia sembrava essersi conclusa...
La strada era completamente distrutta, ma i palazzi intorno sembravano non aver subito gravi danni e le persone all'interno apparivano estranee a quello che era appena accaduto all'esterno.
«Come è possibile?» chiese Annabeth e alzò lo sguardo verso una finestra, dalla quale si intravedeva una famiglia seduta a tavola.
Stava tranquillamente cenando e chiacchierando.
I ragazzi - Clary, Simon, Clarisse ed Annabeth - li osservarono stupiti.
«Probabilmente dovremmo ringraziare Magnus...» suggerì Clary e poggiò la schiena contro un muro, troppo stanca per continuare a stare in piedi.
«Quindi credete che ci sia una sorta di incantesimo protettivo?» domandò Annabeth, curiosa.
«Sì, ma a quanto pare Magnus non ha considerato la distruzione della sua casa» sussurrò Simon, come se, fosse spaventato dalla visione del loft distrutto.
«Una casa distrutta non è un dramma, l'importante è che non ci siano feriti» dichiarò Clarisse e cominciò ad allontanarsi, per controllare lo stato degli altri semidei.
«Quindi ce l'abbiamo fatta davvero?» chiese Simon, ancora incredulo.
«Non abbiamo vinto, non finché Jace, Magnus e Percy saranno ancora in quel luogo» disse Clary, con un tono di voce improvvisamente arrabbiato.
«E Nico, Isabelle ed Alexander» aggiunse Annabeth, come se davvero ce ne fosse bisogno.
Simon abbassò lo sguardo, Clary intanto si allontanò dai due, diretta da Luke, per ringraziare tutti dell'aiuto.

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