Lo Stregone aprì gli occhi e la prima sensazione che avvertì fu uno straziante dolore alla testa.
Si toccò la fronte con le dita livide e si accorse di avere la testa fasciata. La vista era ancora offuscata e i ricordi confusi.
Perché era lì in quelle condizioni? Perché Jace era seduto vicino al suo letto e lo fissava con sguardo intenso?
I suoi occhi color miele brillavano nella penombra della camera da letto.
«Herondale... Che ci fai qui?» domandò piano e si accorse dello strano tono che la sua voce aveva.
Jace non parlava, il che era abbastanza strano per uno come lui.
«Ho provato... Ho provato» stava dicendo e aveva la voce spezzata dal dolore.
Dapprima Magnus si sentì confuso, non riusciva a capire di cosa mai stesse parlando.
Poi, però, i ricordi lo avvolsero tanto violentemente da farlo scoppiare in lacrime. Si coprì il volto con il lenzuolo, per evitare lo sguardo del Cacciatore.
«Magnus...» bisbigliò Jace e allungò il braccio verso lo Stregone, che però si ritrasse.
«Magnus...» ripeté piano, ma l'altro non lo ascoltava ormai, occupato a fare a pugni con i ricordi di... quanto tempo era passato?
Jace si sfilò via la maglia e avvicinò al letto dello Stregone.
«Guarda, Magnus, guarda» gli ordinò con voce ferma, anche se una guancia era rigata da una lacrima che era sfuggita.
«La mia runa parabatai è ancora integra. Magnus!»
Jace prese il viso dell'altro tra le mani e lo fissò, dritto negli occhi felini. Aveva un espressione sul viso mai vista dal Cacciatore, neanche nei momenti peggiori. Quello, però, per lui - e non solo - doveva essere il momento peggiore.
«La runa è... è...»
«La runa è integra, Magnus. Significa che c'è ancora speranza, sia per lui che per Isabelle.»
Per un attimo, si scorse un velo di sollievo negli occhi dei due, ma nonostante ciò, i Lightwood rimanevano dispersi. In chissà quale parte, di chissà quale dimensione...*~*~*
Percy aveva sognato nuovamente quella notte ed era stato l'ennesimo incubo, ambientato chissà dove e in quale tempo.
La scena era confusa e pesante, come se il tutto fosse coperto da una spessa coltre di nebbia.
Un ragazzo era a terra, morente e al suo fianco c'era quella che Percy identificò come Clarissa. Non serviva molta intelligenza per capire cosa stesse succedendo. Il ragazzo teneva stretta la mano di Clary e la guardava con occhi imploranti e addolorati, come se si stesse scusando per chissà quale misfatto.
La cacciatrice era senza parole, l'unica cosa che Percy sentì pronunciare dalla sua bocca fu il nome "Jonathan".
Il semidio capì che il nome apparteneva al ragazzo morente e nonostante ciò Clarissa non sembrava convinta delle sue stesse parole.
Poco dopo la scena cambiò e Percy si trovò davanti a quella che doveva essere sicuramente una creatura infernale, forse un demone?
Al suo cospetto c'era Magnus e poco dietro gli altri cacciatori, tra cui un ragazzo che Percy non conosceva.
I suoni erano ovattati e lui non riusciva a capire nulla. Si chiese, ancora una volta, a cosa tutti quei sogni servissero.
Alec ora era accanto a Magnus e parlava, l'unica frase che il ragazzo comprese fu: "non voglio il mondo, voglio te".
Subito venne trafitto da un dolore al cuore, al solo pensiero di quelle che ora erano le condizioni di Magnus ed Alec.
Prima che potesse, però, soffermarsi su quei pensieri la scena cambiò un'ultima volta e lui vide solo una figura alta e viola girare velocemente attorno ad un punto indefinito.
Ora sì che poteva definirsi davvero confuso.
Ma il sogno sfumò poco dopo, non appena avvertì la presenza di Annabeth ed una mano che lo destava dagli incubi.
«Percy» sussurrò la calda voce della figlia di Atena e Percy notò un tenue raggio di luce illuminarle i capelli biondi.
«Ehi.» Si stofinò gli occhi e si mise seduto sulle lenzuola color acquamarina.
«Non dovresti essere qui» la avvertì, ma nonostante ciò le prese la mano e la tirò a sé, abbracciandola forte.
Dopo l'ennesima notte di incubi, la presenza di Annabeth era l'unica cosa che lo faceva stare davvero bene.
«Lo so, Testa d'Alghe, ma da fuori si udivano strani lamenti sommessi, ho pensato che fosse il caso di controllare» dichiarò la semidea e accarezzò i capelli neri del fidanzato.
«Tutto okay?» domandò semplicemente e Percy rimase in ascolto della sua voce, la quale lo faceva stare bene quanto il lento frusciare delle onde.
«Vorrei solo capire il significato dei miei sogni, sempre che abbiano un significato.»
Erano ancora stretti nell'abbraccio.
«Beh, i sogni fatti da noi semidei hanno sempre un significato, lo sai.»
«Ma almeno, la maggior parte delle volte, mi consentono di vedere un pezzo di futuro. Questi sembrano essere solo avvenimenti passati» spiegò Percy.
«Conoscere il passato è fondamentale per agire sul presente.»
«Sì, sarà così» acconsentì Percy e spostò il viso dalla spalla della ragazza, per cominciare a baciare le sue labbra.
«Buongiorno anche a te» disse infine, vedendo la ragazza sgattaiolare via dalla sua cabina.
Era il momento di uscire da lì ed affrontare la realtà.
Investigare, andare a controllare Magnus, parlare con Nico. Già, Percy avrebbe cominciato proprio dall'ultima cosa, magari gli sarebbe tornata utile.*~*~*
Nico era sparito, o almeno, erano due giorni che di lui non c'era traccia.
Era stato quello l'argomento iniziale di discussione a casa Bane, nella quale, quel pomeriggio era arrivato anche Chirone. Il tavolo era stato sposato e tutti erano seduti sul divano oppure sul pavimento. Magnus se ne stava in piedi sulla soglia della porta della cucina, nonostante le sue condizioni. Al suo fianco c'era la sua amica azzurra, che lo aveva curato e di cui Percy aveva finalmente scoperto il nome - Catarina.
Jace e Clary erano vicini e si tenevano la mano e la cacciatrice, a sua volta, teneva la mano ad un ragazzo dai capelli castani e il viso intelligente. Aveva anche lui qualche marchio sulla pelle bianca. Nel fissarlo, Percy, sentì come la strana sensazione di averlo già incontrato in precedenza.
«Buon pomeriggio a tutti» esordì Chirone, leggermente rattristato, ma rivolse ugualmente un sorriso di incoraggiamento ad Annabeth e Percy.
Percy ricambiò e tenne più stretta la mano della ragazza.
«Siamo tutti qui oggi per parlare di cose accadute un paio di mesi fa... Inizialmente neanche io ero a conoscenza di tutti gli avvenimenti e nemmeno ora credo di sapere tutto, ma nonostante ciò, devo a tutti una spiegazione.»
Nessuno parlò, nel loft si udì semplicemente la voce di Catarina che ordinava all'amico di prendere una pozione curativa.
Chirone, nel frattempo, si guardò le mani e Percy pensò a quanto fosse diverso in quel momento, specialmente se confrontato al professore che impartiva a Percy storie di miti, secoli prima, sembrava ormai.
«Le nostre ninfe dei boschi avevano cominciato a sparire. Dapprima, io pensavo che fosse stato a causa della morte del dio Pan, ma la morte di un dio così pacifico e buono non avrebbe mai causato una cosa del genere.»
Grover fu l'unico ad annuire.
«Poco dopo ci accorgemmo che queste sparizioni erano iniziate già mesi prima e quindi iniziammo ad investigare.»
«E che cosa scopriste?» domandò il ragazzo dai cappelli castani.
«Scoprimmo che il tutto era a causa di una certa Regina della Corte Seelie.»
Jace e Clary si guardarono negli occhi, sconvolti e quando Percy vide lo sguardo disorientato del terzo ragazzo, capì il luogo nel quale lo aveva visto: il sogno della notte precedente.
«A dopo i commenti, per favore» disse Chirone, non appena i cacciatori cominciarono a bisbigliare tra loro.
«Quello era stato il primo contatto tra il nostro e il vostro mondo, ragazzi e mai cosa fu più disastrosa. La Regina, ovviamente, non era interessata alla ninfe, ma cercava il modo di arrivare agli dei, o ai semidei. Voleva ottenere potere.»
«Non mi sorprende minimamente» commentò Jace.
«Io ancora non capisco, cosa c'entra questo con gli avvenimenti di queste settimane?» chiese Clary.
«Un attimo di pazienza» disse Chirone.
«Siete tutti a conoscenza del rapporto che intercorreva tra la Regina e... Sebastian» intervenne improvvisamente Magnus.
«Ebbene, la Regina gli svelò il piccolo segreto appena scoperto e lui cercò a tutti i costi di avere un contatto con gli dei.»
«Tutto questo non ha senso, i demoni erano al suo servizio, Lilith era sua madre, stiamo parlando di tutt'altro universo!» commentò nuovamente Jace.
«Ha ragione» ammise Annabeth «come hanno potuto due mondi agli opposti incontrarsi e non causare un declino della realtà a noi conosciuta?»
«Grazie all'unica cosa che questi due mondi hanno in comune: la magia» spiegò Magnus e si poggiò su una delle poltrone, già affaticato.
«È servita una grande quantità di Stregoni, Stregoni morti. Sebastian fu furbo, poiché uccise unicamente quelli che ormai si erano ritirati dal mondo, o dei quali, comunque, sarebbe stato difficile ritrovare le tracce.»
«E riuscì ad incontrare questi dei dell'Olimpo?»
«Sì, Simon» rispose ancora Magnus.
«O almeno, solo uno di loro ha detto di averlo incontrato: Ares» confessò Chirone.
«E ti pareva» sussurrò Percy e scosse la testa.
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Demigods in the Shadow
SonstigesLa vita degli Shadowhunters era già abbastanza complicata a causa di demoni, Nascosti e mostri vari. La vita, però, può complicarsi ancora di più, se anche gli dei dell'Olimpo - e semidei al seguito - fanno la loro comparsa. PROFEZIA: I figli degl...