04~ Changes

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All'improvviso, Nico si rese conto di quello che aveva detto e impallidí «Cioè... Voglio dire... Allora... Non intendevo...»
«Tu ce l'hai una famiglia: me e Annabeth! Non bastiamo? Non ti basta il nostro trio?» Jason era leggermente irritato.

Lui e Annabeth si impegnavano tanto per... Oh dei...

«In realtà... Più che un trio, siete un duo» rispose il più piccolo abbassando lo sguardo «Ogni mattina, Annabeth ti abbracciava, ti salutava, qualche volta ha pianto, ti ha minacciato se non tornavi... E a me lasciava un semplice "Vale anche per te".
Oppure tu le rubi continuamente il cibo dal piatto facendole mettere quel broncio simpatico. Non sto assolutamente dicendo che mi devi rubare il cibo, eh?!
Da quando hai fatto l'incidente, davanti alle porte dice solo "Torna presto che questo posto non lo riusciamo a gestire in due" mentre a te diceva "Torna presto che senza di voi mi deprimo"... E sei venuto solo per due giorni a salutarmi prima che entrassi in questa gabbia.
E mai dopo una giornata intera di corsa e inseguimenti, mi avete chiesto come stessi o altro.
Ogni volta che uno dei ragazzi moriva, quei bruttissimi tempi, vi abbracciavate, vi consolavate, tu l'abbracciavi dicendole parole di conforto... E io stavo là a soffrire in silenzio.
Eravate consapevoli del fatto che almeno metà di loro fossero velocisti? Che io gli fossi particolarmente legato?
Sono nato negli anni '40, Jason. Ho abbandonato la mia casa a causa della guerra, Zeus ha ucciso mia madre quando avevo sei anni, un automa di Efesto uccise mia sorella quando ne avevo dieci...»

Aveva parlato sempre con calma, non aveva mai usato un tono accusatorio, ma solo un tono molto triste.

Guardò negli occhi Jason, e il biondo vide le pozze scure luccicare: lacrime.

«Quello che ho sempre chiesto é solo una famiglia»

Il più grande non sapeva che dire. Si era pentito subito di essere stato arrabbiato con Nico, credendolo ingrato, realizzando che aveva effettivamente ragione.
Ma vedere come gli aveva fatto male in quei due anni...
Stava per abbracciarlo, quando Nico si alzò. «Di là sono le cinque e mezza, presto Annie mi verrà a cercare. Ti porto vicino alle porte, poi dovrai fare da solo. Jason, non una parola con Annabeth»

Neanche il tempo di rispondere, che tutt'e tre furono trascinati in un pozzo di oscurità

Annabeth aveva pianto tutta la notte. Ma proprio tutta. Alle cinque e mezza si diede una sistemata e alle sei precise andò a svegliare Nico. Mentre raggiungeva la sua amaca vide una figura scura davanti alle porte ancora chiuse.

Andò in quella direzione.

«Ti sei svegliato prima, vedo» disse mentre il familiare rumore delle porte svegliava la Radura. «Non ho dormito granché» rispose Nico alzandosi.

Aveva dormito esattamente due ore: da mezzanotte alle due, quando aveva recuperato Jason. Purtroppo sapeva bene che l'altro ragazzo non avrebbe mai tenuto la bocca chiusa. Ma era arrivato il momento di dire la verità.

Quando non vide nessuno oltre le porte si preoccupò. Li aveva portati troppo lontano? Un Dolente li bloccava? Poteva succedere tutto in mezz'ora.

Sentí Annabeth singhiozzare e l'abbracciò. Le arrivava alla spalla, ma era sempre qualcosa.

Tu-ti-tu-tuuu Fischiò Annabeth
Tu-ti-tu-tiiii continuò Nico.

Ma nessuno continuò.

Ci furono trenta lunghissimi secondi di silenzio.

Tuuu-tiiiii. Tu-tuuu concluse un fischio dal labirinto.

Jason comparve da una parte tenendo sulla schiena il corpo inerme di Percy. «Aiutino?» disse zoppicando. Annabeth si riscosse e corse dall'amico con Nico alle calcagna.

«Oh miei dei! Stai bene! Non ci credo!» Annabeth sorrideva come una pazza.

«Piglietavi sto tipo» sussurrò stremato. Ogni volta che si arrivava alla fine del Labirinto, il tempo tornava normale e si abbatteva sulle spalle dei Velocisti. Era come se Jason avesse passato la notte in bianco a combattere. Nico si caricò addosso Percy, mentre Annabeth prendeva Jason.

«Arriviamo noi, non serve che entriate» disse Nico tenendo fuori tutti i Radurai che volevano entrare.

«Io e voi dobbiamo parlare» sussurrò il biondo

Poi svenne

«Portateli in infermeria. Subito!» ordinò Annabeth ai Radurai che si erano offerti di aiutare. Assicurandosi che nessuno la vedesse, si accasciò a terra e iniziò a piangere.

Fece scivolare via la preoccupazione, sfogò la tristezza, urlò per la rabbia. Con un po' di titubanza, Nico s'inginocchiò accanto a lei e l'abbracciò.

Annabeth abbandonò la testa nell'incavo del collo del moro e lui cominciò ad accarezzarle i capelli. «Va tutto bene, Annie. É tornato. É vivo»

Il figlio di Ade non si sarebbe mai aspettato di dover consolare Annabeth per qualcosa che era successo a Jason e di vederla ignorare Percy.

Se Grover fosse stato lì, li avrebbe uccisi. Probabilmente i Creatori avevano deciso che le zampe da capra erano troppo sgamabili.

«Io vado» disse dopo qualche secondo di silenzio. «COSA?!» esclamò la ragazza alzandosi di colpo «Tu non ti muovi da qui. Ho bisogno di te per sistemare questo casino, Jason ha bisogno di te! Vuoi abbandonarci così? Tornare stasera e fare finta di niente, come se il tuo migliore amico non fosse appena miracolosamente sopravvissuto a una notte nel labirinto?» lo disse con un tono molto duro, forte.

«Non possiamo fare niente se non aspettare che si svegli. E non ho intenzione di perdere una giornata intera di lavoro. L'ho già persa ieri» ribatté. Prima di cambiare idea, si voltò e cominciò a correre.

Ma una mano gli afferrò il polso e lo bloccò.

Annabeth aveva ricominciato a piangere e lo guardava come se fosse una piccola sporgenza a cui aggrapparsi per non cadere in un abisso.

Nico si pentí immediatamente di aver fatto quel paragone

«Ti prego Neeks» singhiozzò lei «Non ce la faccio da sola»

"Non vuoi che io resti perché sei preoccupata, ma perché hai bisogno del mio aiuto..." Pensò il ragazzo, deluso.

Annabeth non era così. Non lo era mai stata. Ma il labirinto l'aveva cambiata. Aveva cambiato tutti.

Sherman era più collaborativo, Luke (che chissà come era vivo) era meno accogliente, Will era diventato più forte, Castore (che pure lui non si sapeva che ci facesse lí) e Polluce meno stupidi, Travis e Connor ridevano di meno, Ethan (Nico decise che avrebbe fatto una bella chiacchierata con suo padre) era più disponibile, Clovis era sempre sveglio...

Nico abbassò lo sguardo e si liberò della stretta di Annabeth «Starete meglio da soli» e scomparve tra le mura

The Myth Of The MazeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora