31~ Revelations

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Mi odierete tutti... MUAHAHAH

Andarono avanti ma non fecero molti kilometri.
Cinque aveva ceduto una macchina ai ragazzi per potergli concedere un momento per riordinare le idee.

«Finalmente soli» Leo si stese sui sedili posteriori mentre Jason e Will ridevano. Era sera, presto si sarebbero fermati, ma quel momento tra fratelli ci voleva.
«E ne rimase solo uno» sospirò Jason «Uno é morto e l'altra ci ha traditi. Belle le mie amicizie eh?»
«Ehi io sono tuo amico!» esclamò Will  non staccando gli occhi dalla macchina davanti a loro «E non sono né morto ne ti ho tradito. Anzi quello morto é il mio fidanzato»

«Io sto una bellezza» disse Leo «La mia fidanzata é viva, ho i miei migliori amici esattamente accanto a me e cosa più importante: sono un figo» lo disse con una tale naturalezza e convinzione che perfino Will abbandonò il volante per cercare di smettere di ridere.

«Questo posto é strano» riprese Leo «Non ricordo nessuna esplosione solare o una cosa del genere e poi perché Plutone dovrebbe parlare a un figlio di Apollo?»
Will scrollò le spalle «É tutto così familiare. Come se avessi già vissuto quest'avventura ma in modo diverso»
«Vero» concordò il figlio di Efesto
Jason invece non aveva quella sensazione, per lui era tutto completamente nuovo.

«Io so solo che voglio tornare al Campo, non importa quale dei due» commentò il romano
I due biondi si guardarono, Leo non poteva averlo capito.
«Basta segreti, ne abbiamo avuti troppi» decise Jason e Will annuí.

Il Velocista si girò e guardò il Costruttore, che aveva capito che Jason stava per sganciargli una bomba.
Il ragazzo tirò sú la manica del braccio destro.

C'era una puntura nera, grande quanto una moneta da due centesimi. Da lì tutte le vene del braccio erano sollevate e nere.
«Quanto ti resta?» chiese cercando di non far scendere le lacrime
«Will lo sta rallentando con delle cose rubate all'infermeria di Aris» gli rispose «Me lo sta iniettando più o meno ogni due sere»
«Sarebbe più facile se non avessi paura di quel semplice bastoncino» lo prese in giro il medico
«Annabeth é aracnofobica, io agofobico, non é colpa nostra» si difese il ragazzo, ma Leo non riuscì a sorridere.

«E quante dosi restano?» chiese.
Will le contò a mente prima di sospirare «Due credo»
«Quattro giorni» sospirò Leo cominciando a tamburellare sui sedili con un ritmo particolare, il codice Morse.
«Me la devo prendere domani sera. Anche se ormai l'infezione ha coperto quasi tutto il corpo. Le gambe, le braccia e tutta la zona addominale. Mancano torace, collo e testa»

«Poi? Ti arrendi? Finita quella cura ti trasformerai in quel mostro?»
«Non posso fare più niente. Rallentare l'infezione la sta anche potenziando. Dovrei essere un semplice Punto da quando siamo fuggiti con Aris e invece eccomi qui!»
«Quando la cura finirà» s'intromise Will con un'espressione impassibile mentre accelerava per raggiungere l'altra auto «Jason non sarà un Punto. Jason sarà uno Spaccato. Uno Spaccato ben oltre l'Andata. Sarà come quegli animali»

Leo buttò la testa sul poggiatesta, tenendo gli occhi chiusi per nascondere le lacrime.
Jason si rimise al suo posto tirando giù la manica nascondendo la Puntura del Dolente.
«É assurdo: ovunque andiamo muore qualcuno. Sono morti tutti! Siamo rimasti solo noi e adesso muori pure tu?!» non riusciva a scherzare, non stavolta.

Basta nascondersi, basta adeguarsi a tutto. Per una volta avrebbero sopportato che esisteva anche lui, poi sarebbe tornato il folletto di babbo natale che ride sempre.
O forse no. Non senza Jason.

«Potevate dirmelo!»
«Neanche Annabeth lo sapeva»
«Io avrei voluto dirlo a Nico, ma... Be'...» Jason abbassò lo sguardo

«Jason io... Io... Ho perso Harley, Nyssa e Charles é morto per la seconda volta. Ho perso anche io Nico, io e Will abbiamo stretto un rapporto con voi tre. Annabeth ci ha traditi, la mia migliore amica é stata rapita, mi rimanete solo voi due. E tu mi stai dicendo che te ne vai? Tra tre giorni te ne andrai per sempre, rimarrà solo il tuo corpo che si comporta come un animale. Ci lascerai»

«Leo io l'ho accettato»
«Io l'ho appena saputo e non posso accettarlo! Dobbiamo trovare una cura!»
«IO NON VOGLIO ESSERE CURATO!» sbottò Jason «Io voglio solo che quando me ne andrò la situazione sarà sistemata! Quando me ne andrò voglio che Frank, Piper e Percy stiano con noi! L'ho già detto a Vince: non ho paura della morte!»

«Jason...» cominciò Leo, ma Will frenò e bussò per avvisare gli altri mentre scendeva e guardava cosa si estendeva davanti a loro.

C'erano delle altissime mura, accanto a loro la gente si dava da fare per sopravvivere mentre c'era chi cercava di entrare.
«Denver... É identica a Denver» sentirono dire da Thomas
«Loro sono lì. Ne sono sicuro» disse Will
«Allora domani mattina penseremo a come entrare» decise Minho «Cerchiamo un posto dove parcheggiare e dormire»

Si nascosero in un vicolo abbastanza grande per le due macchine e molto spazioso.

«Dobbiamo nasconderci, noi non abbiamo i microchip quindi non possono ancora riconoscerci» spiegò Gally sedendosi sul cofano dell'auto guidata da Will.
«Caspio i microchip!» imprecò Newt a voce bassissima e nessuno lo sentí.
Tutti gli occhi si puntarono su Cinque.

«Non ci credo che non siete capaci di mettervi una maschera» disse fissandoli ma scrollarono le spalle «É assurdo».
In dieci minuti avevano tutt'e tre facce coperte da della stoffa.

«Ora passiamo ai microchip» stavolta gli occhi si puntarono su Will. «Okay ma dove sono?»
Thomas e Minho gli indicarono una piccola zona dietro alla nuca mostrandogli le cicatrici che aveva fatto Hans.
Hans era un uomo che viveva a Denver e che li aveva operati per togliere quei piccoli chip. Ma Newt non era con loro quando successe.

Usando il piccolo taglierino del piccolo pronto soccorso che si era portato, Will tolse il chip ai suoi amici.
«Mi serve una mano ferma e che non si impressiona del sangue» disse «Da solo non me lo posso togliere»

Si guardarono tra di loro.
«Oh andiamo sapete tutti sparare e avete delle mire fantastiche possibile che non avete una mano ferma? Avete sparato a un sacco di persone e avete la fobia del sangue?»

«Faccio io?» nessuno rispose «Faccio io» sospirò Thomas

The Myth Of The MazeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora