39~ The Flare

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Ci stiamo avvicinando alla fine...

«E voi che ci fate qui?» chiese Nico guardando Gally.
«Dovevamo ritirarci, ma poi Will é scappato» gli spiegò il biondo riprendendo fiato.
Sull'autobus i posti sarebbero stati tutti occupati, non ci sarebbe stato spazio per i quattro semidei e i due ex Radurai.

«Ragazzi» Brenda li fece voltare tutti «Ci stanno raggiungendo. Dobbiamo andare»
Un intero esercito di guardie correva verso di loro come una mandria inferocita.

«Non senza i nostri amici!» ribatté Frank ma vedendo la grande quantità di soldati, arricciò le labbra.

«Credo che dovremmo andare»
«Tu credi?» domandò retorico Minho andandosi a sedere. Annabeth si mise al volante «Ragazzi é arrivato il momento di tenersi forte».
I ragazzi che avevano salvato da Wicked si aggrapparono a qualunque cosa senza farselo ripetere due volte. Nico si mise dietro Annabeth, in piedi, e si reggeva al sedile dell'amica.

Annabeth schiacciò sull'acceleratore e partirono a razzo.

«Forse dovevo sedermi» disse Nico stringendo il sedile come se fosse l'ultimo appiglio prima di cadere nel Tartaro.
«Tu dici?» gli chiese Annabeth, ma non pensò neanche per un momento di rallentare.

«Luke tieniti pronto!» disse Gally nell'auricolare
«Sono nato pronto!»
«Sgasati Castellan» gli rispose Nico

Quattro guardie li accerchiarono. Percy si ritrovò a pregare Ares che Thomas non fosse corso da loro lasciando la sua posizione e
per una volta Ares mise da parte la loro discordia e lo ascoltò.

Due guardie spararono dei sonniferi ai compagni per poi togliersi il casco. «L'altra volta ero un folle, vero Newtie?».
«Sta zitto Thomas» borbottò il ragazzo in questione.

Uscirono tutt'e tre dall'acqua, Newt sembrava stare leggermente meglio. Meglio di Jason sicuramente.
Il semidio era in ginocchio e tossiva forte.
Aris e Thomas non ebbero neanche il tempo di salutarsi.

Il figlio di Giove sentiva qualcosa alla gola, non sapeva dire cosa però. Poteva essere il suo cervello malato o aveva respirato dell'acqua. Ma sapeva bene la risposta.

Percy si mise accanto a lui, con la mano sulle spalle mentre il biondo cercava di regolarizzare il respiro. «Ma che ti prende?» gli chiese mentre i due ex Radurai si guardavano pensando alla stessa cosa. Aris abbassò lo sguardo, maledicendosi per non aver avuto il Dolosiero in quell'infermeria della Wicked.

Jason si rialzò respirando come una persona normale, ma presto non sarebbe più stato Jason Grace.
«Cos'hai sulle guance? E sulle braccia?» Percy non ci aveva fatto caso mentre cercavano Cinque, ma ora vedeva chiaramente le vene sporgenti dell'amico.
«Sto bene» cercò di dire il ragazzo, ma lo sguardo di Cinque lo fece sentire in colpa.

Il biondo aveva la bocca leggermente aperta, le sopracciglia corrucciate e scuoteva impercettibilmente la testa. «Dimmi di no» disse semplicemente, ma Jason non rispose.
«Andiamo prima che peggiori» disse a bassa voce Thomas mentre Percy continuava a chiedere spiegazioni che non gli arrivarono mai.

Il palazzo alle loro spalle esplose.

«VI ODIO!» urlò la voce di Hazel sopra le loro teste.
Nel cielo c'era una gigantesca Berga che sparava al palazzo della Wicked distruggendo anche il resto dei palazzi.
«Loro non erano previste, ma me le sono portate» disse la voce di Jorge nel microfono a bordo. Le voci di Rachel e Calipso li minacciarono di morte subito seguite da quelle di Sonya e Harriet.

«Quasi dimenticavo...» disse Thomas «Newt...»
«Lo so. Sonya... Lo so» lo interruppe il biondo «Ma ora abbiamo cose ben più importanti di cui occuparci», indicò con lo sguardo Jason.

Avevano fatto vari metri, Jason era accasciato a terra e aveva ricominciato a tossire. Gli occhi erano rossi e iniettati di sangue.
Percy lo guardava triste e gli stringeva forte la mano, tenendo la pistola nei pantaloni.
«Sono stato Punto. Will l'ha rallentato per un sacco di tempo ma Aris non aveva il Dolosiero. Le dosi sono finite. Mi trasformerò in un mostro: la cura per rallentare l'infezione l'ha anche potenziata» gli spiegò col fiatone.
Percy annuí lentamente «Troverò un modo per salvarti»
«Ma non lo capisci? É troppo tardi. Percy ti prego, abbandonatemi qui. Mettetevi in salvo»

Hazel fece esplodere altri tre edifici.

«Non ti abbandonerò»
«Non hai idea di quanto odi il tuo difetto fatale»
«Jason sono serio. Tu non morirai ne qui né oggi, mi sono spiegato?»
Jason, con le lacrime agli occhi, lo abbracciò. Ma quella fu solo una scusa.

Quando si separarono, il Semidio romano aveva in mano la pistola di Percy e se la puntava alla tempia.
«JASON NO!» urlò Aris correndo verso di lui
«É finita!» esclamò il ragazzo «Non cercate di salvarmi!». I suoi occhi erano neri, perdeva un liquido nero dalla bocca e le vene nere e sporgenti arrivavano fino al cuoio capelluto.

Percy gli colpì la mano facendogli cadere la pistola. Jason ringhiò.
Il biondo si buttò su di lui con una forza che neanche sapeva di avere, spingendolo a terra e facendo arretrare i due ragazzi del gruppo A, colti dai ricordi.

«Ragazzi dove siete?» chiese Will al suo auricolare vedendo arrivare anche Leo. Il ragazzo teneva un piccolo tubo di metallo in mano che conteneva un liquido blu.
«Quello é il coso di Teresa?» gli chiese
«É la cura. La cura al virus» Leo sorrideva come un pazzo.
L'aveva trovata. C'era una speranza.

«Siamo dietro il palazzo appena crollato» gli rispose Thomas «Abbiamo bisogno di aiuto medico: Jason non sta bene»
«Arriviamo» rispose Will «Pronto a diventare un Velocista?»
«Preferivo rimanere un Costruttore» borbottò Leo, poi cominciarono a correre.

Jason cercò di dargli un pugno, ma a Percy bastò abbassarsi per schivarlo. Newt cercò di bloccare il biondo prendendo le braccia, ma si divincolò così tanto che non ci riuscì neanche con l'aiuto di Thomas.
Liberandosi, il Semidio riuscì a scaraventarli lontano da loro lasciandoli quasi privi di sensi a causa dell'elettricità che aveva spigionato.

Un fulmine cadde lì vicino.

«No, Jason, i poteri no» supplicò Percy ricevendo un urlo animale da parte del ragazzo.
Ci aveva provato. Ci aveva veramente provato. Aveva cercato di reprimere l'animale che gli stava distruggendo il cervello, ma era come se lo divorasse dall'interno.
Aris gli si aggrappò alle gambe ma lo scalciò via, facendolo battere con forza contro il pavimento. Lo scienziato gemette.

Riuscì a tornare momentaneamente in sé. «Fammi fuori» sussurrò disperato.
Percy scosse la testa, con le lacrime agli occhi «Non posso»
«Percy ti ucciderò» lo supplicò il ragazzo mettendosi in ginocchio e mettendogli la pistola nella mano.

«Fallo o lo faccio da solo» se la puntò alla tempia. Doveva rimanere lucido. Almeno un altro po'. «Ti prego Percy»

Il figlio di Poseidone pianse, poi chiuse gli occhi.

The Myth Of The MazeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora