07~ Hope

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«Chi é Rachel?» chiese Annabeth nervosa «Perché l'avverto come una minaccia?»
«Perché era innamorata di Percy e tu eri gelosa» spiegò Nico

Annabeth sputò l'acqua dritta in faccia al figlio di Ade. Lui chiuse gli occhi e ridusse le labbra a una linea dritta e sottile. Con i palmi delle mani si tolse l'acqua dagli occhi e dalla bocca, poi accettò il tovagliolo che Jason gli stava porgendo.

«É stato disgustoso» disse infine. I tre ragazzi attorno al tavolo non ce la fecero più: scoppiarono a ridere mentre Nico li guardava malissimo.

A fine cena, Nico si alzò per primo e fece segno di seguirlo ai tre semidei. Li portò in una capanna dove c'era il modellino del labirinto completo di tutti i cambiamenti.

«Ora che sapete la verità, ve lo dico: non c'è un'uscita» disse diretto il ragazzo «Soltanto Rachel può trovarla, solo lei può guidarci fuori di qui. Possiamo correre per sempre lì dentro, ma senza di lei non usciremo mai»

«Non possiamo dirlo agli altri» disse Jason «Devono ancora avere una speranza, non possiamo dirgli "Ehi ragazzi non ci sono più speranze, rimarremo qui per sempre"»

«Questo é ovvio» gli rispose il figlio di Ade «Ma il mio istinto mi sta urlando qualcosa da stamattina, per questo sono corso dentro nonostante Jason sia svenuto come sempre, Percy fosse stato punto e tu avessi bisogno di me. Non mi piace quando il mio istinto mi dice qualcosa, perché come figlio di Ade é perennemente qualcosa di brutto»

Si passò una mano sulla faccia buttandosi su un sacco di paglia. Si guardò la mano con occhi sgranati, la girò mostrandosi il palmo e la parte di sopra più volte. «Meraviglioso...» sussurrò con un flebile sorriso.

«Cosa?» gli chiese Annabeth ma Nico scrollò le spalle «Niente. Cosa facciamo?»
«Non possiamo fare niente per ora... » sospirò Jason «Non possiamo distruggere le loro speranze. Dobbiamo ricominciare a correre per il labirinto, anche facendo finta» guardò speranzoso Annabeth, ma Nico s'intromise

«Forse volevi dire devo ricominciare a correre»
Jason lo guardò male «Eddai ragazzi! Sto bene!»
«Cos'è successo?» chiese Percy sempre più confuso

«Jason ha preso una bella caduta nel Labirinto»

Annabeth sbuffò e si sedette su un altro sacco di paglia. «Mi dispiace Nico, dovrai continuare a correre per il labirinto»

«Vengo anch'io» decise Percy
«NO!» gridarono i tre Radurai veterani
«Okay, scusate!» alzò le mani in segno di resa «Allora che faccio?»

«Niente. Abbiamo costruito a fatica questo posto e, senza offesa, tu lo distruggeresti in un secondo» gli spiegò Nico

«Grazie Nico...» gli rispose il ragazzo.
«Andiamo a dormire, forza. Pensiamoci mentre ci rendiamo utili» ordinò Annabeth.

«Fai solo le strade che conosci» lo avvisò l'amica il giorno dopo e lui alzò gli occhi al cielo "Faccio questa strada da anni" pensò, ma disse solo «Okay» e partí.

«Jason» Percy lo aiutò a piantare un paio di piantine «In tutti questi anni in compagnia di uomini, Annabeth...»
«Oh... Ehm...» Jason arrossí. Cosa poteva mai dire? "Sono il nuovo fidanzato, niente di che"

«N-No... N-N-on c-che i-io sa-sappia» rispose

Percy annuí, ma la sua faccia era difficile da decifrare. Jason si odiò in quel momento... «Va a prendere del fertilizzante» gli ordinò «É nel bosco, vicino alle facce morte»

Percy andò con un secchio nel bosco. Stava borbottando qualcosa su dove Jason se lo potesse infilare il fertilizzante, quando inciampò su una radice e cadde a qualche centimetro da una specie di lapide. «Un centimetro ed ero morto» borbottò. Con la dislessia ci mise un po' a leggere: George. Sembrava una lapide vecchissima, tipo di cinque anni.

Percy si alzò sbuffando e quando si girò si ritrovò davanti un ragazzo. «Chris...?» aveva la bava nera che usciva dalla bocca, gli occhi fuori dalle orbite, respirava come un animale.

«Oh cacchio...» disse Percy cominciando a correre con Chris dietro di lui. Clarisse non ne sarebbe stata felice.
«CHRIS! CHRIS ASPETTA!» gli urlò il figlio di Poseidone, ma sapeva per esperienza che non sarebbe servito a niente. «AIUTO! AIUTOOO!» urlò appena uscito dal bosco.

Vide Jason e Will raggiungerlo, il primo colpí Chris in testa e lo fece cadere. Jason si buttò su Chris tenendolo fermo e Will gli alzò la maglietta scoprendo una grande puntura.

Jason imprecò. «Jason. Jason ti prego. Ti prego» Chris cominciò a piangere
«Percy, corri a chiamare Leo e Charles» ordinò Will
«Charles?» chiese Percy
«PERCY VAI» gli ordinò Jason che faticava sempre di più a tenere Chris, anche con l'aiuto di Will.

Quando arrivarono i rinforzi, Chris fu portato in infermeria «AUSTIN! MICHAEL! LEE! MUOVERSI, MUOVERSI, MUOVERSIIII!»

Jason si passò una mano in faccia «In pieno giorno... É stato punto in pieno giorno»
«Jason io...»
«Percy ti prego... Lasciami stare» gli disse il figlio di Giove e se ne andò zoppicando più del solito.

Andò all'orto e continuò a piantare i pomodori. «Dovresti rilassarti un po'» gli disse Percy raggiungendolo. Dakota e Jason lo guardarono con un sopracciglio alzato.

«Percy le cose stanno andando malissimo» gli disse il figlio di Giove «Motivo in più per lavorare. Se mi fermassi, i raccolti che già stanno andando malissimo, smetteranno di esistere e noi di mangiare. In tutto dovremmo essere ventisei, Percy, e guardaci. Siamo 17, probabilmente domani ne saremo sedici. Nove ragazzi sono morti l'anno scorso e non siamo riusciti a salvarli. Se smettessi di lavorare, probabilmente sopravvivremmo per un giorno o due. No che non mi fermo Percy»

Dakota gli sorrise mentre Percy lo guardava perplesso. «Scusami...» gli disse Jason «Ti prego scusami» si alzò da terra e andò all'ingresso del labirinto. Percy fece per seguirlo ma Dakota lo bloccò con una mano sul petto.

«Se non lo fermiamo entrerà nel Labirinto» gli disse Percy, ma il romano scosse la testa. Jason infatti si fermò al muro a fissare i vari nomi incisi e a passarsi la mano tra i capelli.

Jason fissò a lungo quei tre nomi. Thomas, Minho e Newt. Gli davano sicurezza mentre le lacrime scendevano lentamente sul suo viso.

Era distrutto. Stava sperando di trovare la via di uscita, ma all'improvviso scopriva che non c'era. Aveva sempre creduto che i suoi genitori fossero oltre le mura a cercarlo, ma all'improvviso scopriva che stavano sull'olimpo a guardarli come se fossero un bel film.

Nonostante si mostrasse sicuro, anche lui aveva bisogno di una spalla su cui piangere, qualcuno che lo aiutasse ad alzarsi quando cadeva.

All'improvviso l'allarme della Scatola suonò.

The Myth Of The MazeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora