Capitolo 3

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La mattina successiva mi sveglio con un gradevole aroma di caffè nell'aria. Mi rigiro nel letto cercando invano di riprendere sonno, quindi decido di alzarmi. Spingo i capelli dal viso e mi dirigo immediatamente verso il bagno per darmi una sistemata. Davanti allo specchio, mentre mi lego i capelli, la mente inizia a lavorare. Alla fine, la scorsa notte Bakugou non è stato sopra di me come nelle notti precedenti; sono riuscita a dormire senza problemi. Non sentivo alcuna pressione, anzi ero sorprendentemente tranquilla. Forse, finalmente ha smesso di dubitare di me, anche se mi sembra incredibile. Abbiamo trascorso gran parte della notte a parlare, solo per farmi rivivere alcuni dei pochi ricordi che Bakugou ha di noi. Devo ammettere che non sono del tutto negativi, anche se la maggior parte dei ricordi riguarda le nostre litigate e i miei tentativi di manipolare la sua mente per vincere ogni discussione. Mi ha fatto ricordare alcuni momenti con il gruppo di ieri pomeriggio: Mina, Kaminari, Kirishima e Sero. Eravamo una squadra, nonostante lui si rifiuti di ammetterlo. Si poteva percepire dal modo in cui raccontava le cose che gli piaceva stare in loro compagnia. Questi ricordi mi hanno reso felice, ma allo stesso tempo mi hanno attristato perché io non ho alcuna memoria di essi. Mi strofino gli occhi, mentre mi passa per la testa il pensiero dei miei compagni. Da quando sono qui, ho perso ogni contatto con l'Unione dei Villain. Il mio cellulare è stato sequestrato e adesso ne ho uno collegato solo ed esclusivamente a Bakugou, per qualsiasi evenienza.

"Ehi!" sbotta Bakugou dall'altra parte della porta.
"Eh?" rispondo con la voce ancora impastata.
"Ti sbrighi col bagno? Non ci sei solo tu in questo appartamento!"
"No, usa quello di Kaminari" sbadiglio, facendo finta di nulla.

Un pugno improvviso colpisce la porta, facendomi sobbalzare, seguito immediatamente dai passi rapidi di Bakugou che si allontanano e dalla chiusura brusca della porta principale dell'appartamento. Esco dal bagno ancora un po' intontita, chiedendomi che ora possa essere. Mi avvicino alla sveglia di Bakugou, solo per dare un'occhiata all'orario.

7:30 a.m.

Ma è prestissimo cavolo!
Mi volto verso il letto e rimango sorpresa nel trovarvi un'uniforme. L'uniforme scolastica. Forse dovrei indossarla. Strappo via la plastica esterna e mi metto di fronte allo specchio, tenendo l'uniforme di fronte a me. Improvvisamente, un'onda di energia negativa e nostalgia mi travolge. Il mio stomaco si contrae dolorosamente, facendomi sobbalzare. Voglio tornare con gli altri. Voglio tornare a casa. E per farlo devo giocare secondo le loro regole. Anche la più piccola mossa sbagliata potrebbe rovinare tutto. Nessuno qui confida in me, nemmeno un po'. Devo farcela da sola, guadagnandomi la loro fiducia e il loro rispetto. Devo agire in modo impeccabile. Non posso permettere che questa situazione si prolunghi ancora. Spero almeno che Tomura stia elaborando un piano per venirmi a prendere.

"Ehi idiota! Sei pronta?" chiede Bakugou, riportandomi alla realtà, da dietro la porta.
"Dammi un minuto!" sbotto nervosa. "Sei assillante!"
"Non posso permettermi di arrivare tardi per una comparsa come te! Sbrigati cazzo!" continua.

Mi spoglio dei miei vestiti, indossando immediatamente la camicia bianca e abbottonandola fino in cima. Mi osservo allo specchio, aggiungendo la gonna e le calze. Afferro la giacca, esaminandola attentamente prima di indossarla. Infine, allaccio le scarpe e esco dalla stanza. Bakugou mi sta aspettando nella stanza principale, già indossando l'uniforme. Appena mi nota avvicinarsi, mi lancia uno sguardo rapido prima di distoglierlo.

"Non mi sta bene?" chiedo, ironica.
"Taci, che siamo in ritardo madornale!" ringhia.
"Come sei affettuoso stamattina" sbuffo, scendendo velocemente le scale.

Nel breve tratto dal dormitorio alla scuola, il silenzio regna sovrano. Non appena siamo entrati, la presenza degli studenti si è fatta sentire, dalle urla nelle classi, alle brevi chiacchierate per i corridoi, correndo verso la propria aula. Guardo Bakugou, che distoglie lo sguardo da me, non appena si accorge che lo sto guardando.

"Per di qua, muovi quelle gambe inutili che ti ritrovi" ringhia.
"Calmati, sono proprio dietro di te! Siamo in anticipo di venti minuti Bakugou!" sbotto.
"Siamo in ritardo di venti minuti, idiota!" mi corregge.

Mi limito a guardarlo strano. Non lo capisco proprio questo ragazzo. Una volta entrati in classe, ci siamo solo noi due in aula.
Inizio a squadrare l'intera stanza, cercando anche un minimo segno di ricordo, ma nulla. Mi avvicino alla lavagna, afferrando il gesso tra le mani. Lo osservo per un attimo, sotto lo sguardo attento di Bakugou, che osserva ogni mio minimo movimento. Inizio a tracciare delle linee sulla lavagna.

"Che stai facendo?" domanda Bakugou, più delicato del solito. "Non puoi toccare la lavagna se non autorizzata" afferma.
"Taci" copio, malamente, la sua voce.

Le linee iniziano a prendere forma. Mi impegno più del dovuto a finire i dettagli, per poi posare il gesso, ormai diventato minuscolo, e allontanarmi dalla lavagna. Mi giro verso Bakugou, sorridendo in maniera del tutto spontanea.

"Mi hai fatto un ritratto?" alza un sopracciglio.
"No, lui è mio cugino" rispondo con tutta ironia.
"Idiota" ringhia, guardando la lavagna. "Mi hai fatto gli occhi troppo grandi" dice per poi abbassare lo sguardo sul suo quaderno.
"Oh, ma sta' zitto, non ti accontenti mai di nulla" sospiro.
"Accontentarsi è per i perdenti. Io voglio solo il meglio" mi squadra. "E adesso togli quel coso dalla lavagna"
"Nah, è carino, lo lascerò qui" sorrido, guardando il mio disegno alla lavagna.
"Mori?"

Mi giro di scatto, ritrovandomi l'intera classe a guardarmi, scioccata. Faccio alcuni passi indietro, trovandomi in difficoltà. Tra la folla riconosco Kaminari, Kirishima e Mina, che mi salutano, scuotendo la mano.

"Ciao" saluto, in imbarazzo. "Se è per il disegno, lo cancello subito, non voglio mettervi nei guai!" mi affretto a dire, prendendo in mano l'aggeggio per cancellare la lavagna.
"Sei tu?" mi si avvicina una ragazza dai capelli corti e castani.
"Sì, certo che sono io" la guardo strana. "Perdonami ma non mi rico-"

Vengo interrotta dal suo abbraccio improvviso, che mi costringe a fare un paio di passi indietro per mantenere l'equilibrio, e sorreggere il peso di entrambi.
Istintivamente il mio sguardo cerca quello di Bakugou, che si limita a guardarmi, stando in costante guardia, squadrando la figura della ragazza da capo a piedi.

"Sono contenta che tu stia bene, non importa se non ti ricordi di noi" dice lei, stringendomi ancora, sorridendo.
"Ehi faccia tonda! Scollati" sento dire a Bakugou. "Sta arrivando il professore, ti conviene sederti" continua, freddo.
"H-Hai ragione, perdonami!" si stacca subito da me, andando al suo posto.

Prendo posto anche io,pochi banchi di distanza da quello di Bakugou. Tutti attorno a me si limitano asorridere e salutarmi con la mano, e io non posso che ricambiare, sentendo unastrana sensazione ogni volta che qualcuno mi rivolge un sorriso. La stranasensazione di essere... nel posto giusto?

King of Explosions || Katsuki BakugouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora