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La 'stanza' o il carro in cui ci trovavamo si fermò bruscamente, facendomi cadere di lato. La porta si aprì accecandomi. Strizzai gli occhi, cercando di proteggere i miei occhi dall'inferno della luce che entrava dalla porta. Mi ero così abituata all'oscurità che la luce mi feriva gravemente gli occhi e mi ci vollero circa 10 minuti prima che potessi adattarmi alla luce.

Prima che potessi comprendere la situazione, mi tirarono dalle braccia e mi trascinarono fuori dal carro. Per quanto cliché e ovvio potesse sembrare, eravamo in una dannata foresta.
Due uomini grossi che indossavano maglioni neri mi spinsero avanti.
Con la coda dell'occhio vidi Jimin di fianco a me che veniva spinto.

Heh, almeno non morirò da sola.

Aspetta, a cosa stai pensando?!

Scossi la testa per scacciare i miei pensieri, mentre la presa su di me si stringeva.
"Smettila di scuotere la testa come un cane!" Mi urlò la guardia mentre l'altra ridacchiava.
"Che ne dici di un bel no?" Feci un ghigno verso di loro.
"Come osi!? Ti ucciderò!" Disse la guardia.
"Che tristezza, voi ragazzi vi stanno trattando come degli schiavi perché se mi uccidete adesso, il vostro piccolo padrone ucciderà anche voi," sorrisi e li vidi diventare rossi.
"Puttana!" Urlò uno di loro, e io presi il momento per prendere a calci entrambi e scappare via dalla loro presa.

In ogni modo, i miei piani fallirono perché non andai molto lontano prima che mi raggiungessero di nuovo e questa volta mi tennero più stretta tant'è che ero sicura che il mio sangue smise di scorrermi tra le braccia e i polsi.

Ci spinsero in una grande case.
Era più piccola della villa, ma era comunque grande ed era facile perdersi.
Entrambi ci gettarono sul pavimento come dei giocattoli. Le guardie poi uscirono, senza nemmeno preoccuparsi di chiudere a chiave la porta dietro di loro. Mentre alzavamo la testa, sentì il rumore dei tacchi che ticchettavano sul pavimento. I miei occhi incontrarono le costose scarpe di pelle lucidate così bene che potevo vedere il mio riflesso spaventato in esse.
"Quindi alla fine ce l'avete fatta?" Disse lui parlando con voce vellutata.
Noi rimanemmo in silenzio.
Che cosa avremmo potuto dire?

"Hehehe," emise una risata di cuore piena di cattive intenzioni.
"Sembra che non abbiate una risposta," continuò lui.
"Ora alzatevi in piedi prima che entrambe le vostre teste vengano buttate fuori da questa casa," il suo tono era sinistro e serio allo stesso tempo, come se parlasse a denti stretti. Era diretto e severo con le parole, se fossimo scappati, non sarebbe andata come speravamo questa volta. Disperatamente ci alzammo e lo seguimmo. Lanciai un'occhiata a Jimin, aveva un'espressione cupa sul viso.

Camminammo per gli innumerevoli corridoio per 5 minuti, mentre i miei occhi guizzavano avanti e indietro, osservano ogni dettaglio della casa per aiutare Jimin e me in futuro. L'uomo di fronte a noi si fermò, i suoi talloni batterono leggermente sul pavimento.
Girò la testa di lato, lanciandoci un'occhiata. Il cappello gli oscurava gli occhi, ma potevo ancora vedere quel barlume di eccitazione nei suoi occhi e quel sorrisetto viscoso e malaticcio allargato sulle sue labbra cucite, "voi due piccioncini innamorati non starete insieme."

Mi risvegliai in una stanza completamente diversa. Era una stanza semplice: un letto, un tavolino con una lampada bianca e una toletta bianca con uno specchio.
Questa volta vi era anche una finestra, eravamo in mezzo alla foresta.
Gli alberi si estendevano fin dove i miei occhi potevano vedere. Le guardie stavano in fondo, facendomi sprofondare il cuore vedendo quanto sarebbe stato difficile scappare.
La porta della mia stanza si chiuse all'improvviso ed entrò una donna con un vassoio di cibo. Non era molto, c'era solo un bicchiere e un panino.
"Mangia," vidi della pietà per me nei suoi occhi.

Mh, se ha pietà per noi, potrà aiutarci.

"No," la mia risposta fu semplice e mostrò chiaramente le mie intenzioni. Non avrei mangiato quel cibo. "Non si preoccupi signorina, il cibo è buono," disse lei.
"Perché non lo mangi prima tu e me lo mostri?" Incrociai le braccia, mentre lei staccò un pezzo del panino e se lo mise in bocca, ingoiandolo, alzando il pollice.
"Va via," fu tutto ciò che le dissi e poi lei se ne andò. Presi il panino tra le mani e lo morsi avidamente. Oh mio Dio, non mangio e bevo da quasi una settimana! I miei denti affondarono nella succosa delicatezza del pane, la mia bocca si mosse lentamente, assaporando ogni cosa. Finì il panno e con cautela presi un sorso d'acqua. Nonostante avessi mangiato un panino solo pochi minuti prima, la fame non era cessata, dopotutto non era stato abbastanza.

Mi pulì le mani sui vestiti e mi alzai in piedi ispezionando la stanza. La toletta era sulla parete sinistra, mentre il mio letto era spinto contro la parete destra, di fronte alla toletta e allo specchio. La finestra era nella parete tra il letto e il comò. Anche la finestra era sbarrata, un punto di fuga impossibile da superare, poiché sembrava che non ci fosse modo di rimuovere quelle sbarre, erano esattamente bloccate al loro posto.
Camminai per la stanza escogitando piani di fuga. La finestra era sbarrata, la porta era chiusa a chiave e non avevo modo di aprirla e di uscire da lì.

Ma avrei escogitato un piano più tardi, perché la porta si era aperta, rivelando il diavolo in persona....

zabulia

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ᴅᴀʀᴇ - ᴘᴀʀᴋ ᴊɪᴍɪɴ [ᴛʀᴀᴅᴜᴢɪᴏɴᴇ ɪᴛᴀʟɪᴀɴᴀ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora