Capitolo 18

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Esita un po davanti alla libreria, ma alla fine si gira per cercare il file che gli ho chiesto.
Chiudo gli occhi e mi butto di peso sulla poltrona per riprendere fiato.
Sono arrabbiato con me stesso per aver fatto scappare quel figlio di puttana di Roach.
Stringo le mani in un pugno e serro la mascella in una linea dura.
Vorrei spaccare tutto!
Odio il fatto di averlo perso di vista.
Odio dover chiedere informazioni a Maclintyre, invece di Roach stesso.
Avverto dei movimenti ed apro gli occhi.
Maclintyre è in piedi dietro la scrivania che mi punta la pistola contro.
Non posso raggiungerlo.
La scrivania mi impedisce qualsiasi movimento.
Un passo falso e una pallottola potrebbe oltrepassare il mio petto.
"Alza le mani" ringhia a denti stretti.
Provo a muovermi ma aumenta la presa sul grilletto.
"Ti ho detto alza.le.mani" scandisce le ultime parole.
Faccio come mi chiede ed alzo le mani.
Gira oltre la scrivania e si mette vicino a me.
La pistola adesso spinge sulla mia fronte.
Visto che sono seduto mi sovrasta in altezza.
"Come? Come? Mi vuoi sbattere dietro le sbarre?" ride profondamente "a me non costa niente conficcarti questa pallottola in testa" spinge ancora di più la pistola.
"Non ho paura di te" mi stampo un sorriso sfottente sulle labbra e lo guardo dritto negli occhi.
Il suo sorriso si spegne.
"Spara!" dico avvicinando la testa all'arma "spara dai!" continuo.
La mano che impugna l'arma trema.
Una goccia di sudore scivola all'angolo della sua fronte.
"Non puoi? Non puoi?" mi innervosisco "SPARA!" urlo a pieni polmoni.
Sul mio volto si susseguono diverse sfumature di rosso.
Il sangue mi pompa nelle vene.
"SPARA!" urlo ancora.
Alza la mano e spara un colpo al soffitto.
Dalle porte dell'ufficio tutto lo staff dell'ufficio si affaccia.
"Tutti fuori" grida rivolgendosi alle persone.
Punta di nuovo l'arma su di me.
"Non mi provocare!" sibila.
Pianifico rapidamente un modo per prenderlo in contropiede, quando il suo telefono prende a squillare.
Con una mano tiene l'arma puntata su di me, mentre l'altra si avvicina al telefono.
"Pronto." risponde mantenendo il contatto visivo con me.
"Sì signore, è ritornato...ce l'ho in pugno. Una sola mossa e il suo cervello schizzerà fuori dal cranio" dice di nuovo con un sorriso perfido.
Quando abbassa la guardia per ascoltare ciò che gli viene detto al telefono, afferro la sua mano e gli faccio perdere la presa dell'arma.
L'altra sua mano libera afferra il mio collo, premendo forte sulla trachea.
Stringe forte sulla mia gola, impedendomi di respirare.
Alzo il ginocchio destro colpendolo direttamente allo stomaco.
Barcolla un po e io colgo l'attimo per girarlo con la faccia sulla scrivania.
Con l'aiuto della gamba riavvicino la pistola, prendendola poi tra le mani.
"Sai una cosa Maclintyre?" schiarisco la voce "Quando decidi di uccidere o lo fai, o non ci vai a prescindere. Mai esitare quando decidi di sparare qualcuno!" ringhio premendo la pistola sulla sua testa.
Afferro la cornetta del telefono che giaceva sulla scrivania e l'accosto all'orecchio.
È ancora in linea.
"Se hai i coglioni prenditela direttamente con me!" sibilo "perché questa è la fine che fanno i tuoi scagnozzi nelle mie mani"
"No Christian....no" piagnucola Maclintyre intuendo le mie intenzioni "lasciami andare...ti dico tutto...ti prego."
"Mi dispiace Maclintyre, io non ho mai ripensamenti"
Avvicino la cornetta a Maclintyre e aumento la presa sul grilletto, sparando un colpo secco.
"A presto" dico prima di chiudere la chiamata.
Abby's pov.
"Helen accetta ti prego, sei l'unica a cui voglio lasciare lo studio" dico prendendo le sue mani.
"Abby...ma è una grande responsabilità! Non penso di esserne all'altezza!" scuote la testa.
"Ma cosa dici? Non sei forse tu quella che mi ha sempre sostituita quando non potevo occuparmi di questo studio?" chiedo indicando l'ambiente attorno a me "per me è molto importante questo posto. Mi dispiacerebbe vederlo trasformato in altro, e soprattutto nelle mani di altri." abbasso lo sguardo "È stata la mia seconda casa, e ci tengo a lasciarlo intatto"
"Ok, ma mantieni tu la proprietà. Io continuerò a lavorare qui e me ne occuperò come sempre"
"No Helen. Prendilo come un mio regalo per la nostra amicizia e per tutto quello che hai fatto per me! Ti prego accetta" supplico.
"E va bene!" sbuffa.
"Siii!!" la stringo in un forte abbraccio e le bacio la guancia "ti voglio bene Helen"
"Anche io scema"
"Devi firmare qui, sbrigo io tutte le pratiche" dico indicandole i documenti "Ah e sempre nel nome della nostra amicizia accompagnami in ospedale" aggiungo
"Sei una schifosa approfittatrice" dice ruotando gli occhi al cielo.
"Ti voglio bene piccolina" le faccio l'occhiolino.
Le faccio firmare i documenti e una volta preso le carte mi faccio accompagnare in ospedale.
"Quindi vuoi lasciare Seattle?" chiede guardando avanti.
"Sì, voglio ritornare a casa. Da mio padre...da"
"Christian" aggiunge sorridendo.
Annuisco abbassando lo sguardo.
"Voglio sistemare tutta questa situazione" dico con un gesto della mano.
"Beh...ti auguro il meglio Abby" appoggia una mano sulla mia e la stringe affettuosamente.
Scendo all'ingresso e aspetto che Helen parcheggi la macchina.
"Eccomi qui" dice ritornando.
Le faccio cenno di seguirmi ed insieme andiamo verso l'ascensore.
Una calda luce avvolge la stanza.
Mia madre, Trenton e Beatriz sono seduti attorno mio padre e chiacchierano tra di loro.
Mi stupisce non vedere Christian tra di loro.
'Dove sarà?'
"Dai entra" dice Helen incitandomi ad entrare.
Annuisco.
"Buongiorno!!" sussurriamo io ed Helen entrando nella stanza.
Si girano tutti e ci rivolgono un sorriso caloroso.
Do un rapido bacio a tutti e saluto con un abbraccio mio padre.
"Come stai?" gli chiedo.
"Bene tesoro. Molto." sussurra.
"Dov'è mio fratello?" Beatriz mi guarda accigliata.
"Aveva un impegno" alzo le spalle "sarà qui a momenti"
Annuisce.
"Ho saputo che ritornerai a New York" sorride Trenton.
"Doveva essere una sorpresa" guardo male mio padre, che alza le spalle sorridendo "non sai mantenere i segreti" gli dico.
"Non mi avevi detto che era un segreto"
"Sei impossibile papà" sorrido "comunque sì, ho deciso di ritornare"
Sul volto di tutti si stampa un sorriso.
"Finalmente!" Beatriz si alza e viene ad abbracciarmi "non riuscivo a sopportare le lamentele di tuo fratello e non poterne parlare a nessuno" scherza.
"Io non mi lamento" sbuffa Trenton.
"No infatti, è mio nonno"
Scoppiamo a ridere.
"Mr Ryan" l'infermiera entra nella stanza "l'ispettore Warren è qui per farle delle domande"
"Lo faccia entrare."
Mia madre aiuta papà a mettersi seduto, mentre Warren entra nella stanza.
"Mr Ryan" rivolge un cenno con la testa a mio padre, ed un sorriso a me che mi fa salire la bile in bocca "vorrei farle alcune domande."
"Certo, quando vuole"
"Potete aspettare fuori?" chiede rivolgendosi a noi.
Annuiamo ed usciamo fuori dalla stanza.
Mi allontano un po dagli altri e prendo il cellulare per chiamare Christian.
Squilla, ma nessuno risponde.
Faccio una smorfia e rimetto il cellulare in tasca.
"Ehi piccola" Trenton mi appoggia una mano sulla spalla e mi fissa preoccupato "è da prima che ti vedo un po distratta, è successo qualcosa?"
"Come? No no, è che stavo pensando a quando consegnare i documenti per il trasferimento della proprietà dello studio" mento.
"Sei pronta a ritornare?"
I suoi occhi sono puntati nei miei.
Vedo il mio volto riflesso in essi.
"Sì...voglio dire...prima o poi dovrò ritornare" sospiro "meglio non ripensarci...ho deciso" abbozzo un sorriso.
Ho riflettuto abbastanza.
Prima o poi dovevo fare i conti con questa situazione.
Nascondere, mentire...
Non è da me.
Non è ciò che voglio per me.
Meglio affrontare la realtà e piangerci dopo, che piangere senza nemmeno averci provato.
Ciò che più mi preoccupa è rivedere persone che, in tutti questi anni, ho cercato di dimenticare.
Corinne.
Jackson.
Non so come reagirei se dovessi incontrare uno dei due.
Dopo tutto quello che è successo poi.
Ma so che adesso c'è Christian.
Niente e nessuno potrà separarci.
"Piccola?" Trenton mi prende per le spalle e mi richiama "ci sei?"
"Sì sì ci sono" dico riprendendomi.
"Dicevo che la prossima settimana vogliamo portare papà a New York e proseguire le cure lì"
"Oh, fantastico" dico poco entusiasta.
Mi guarda storto.
"Ok ok, ammetto che un po mi mette ansia il fatto di ritornare lì. Ma sono contenta" lo rassicuro "davvero!"
"Piccola, sappi che io ci sono sempre e comunque per te" appoggia le sue mani sulla mia spalla stringendo leggermente.
"Lo so Trent, vedrai che riuscirò ad inventarmi qualcosa" dico sincera.
"Va bene piccola" mi bacia la fronte per poi avvicinarsi a Beatriz.
Passo l'intero pomeriggio in ospedale.
Warren ha interrogato mio padre per un'ora piena.
Quando ci ha lasciati non lo vedevo tanto convinto.
Mio padre non ricorda quasi niente su quello che è successo quel giorno.
I due tizi che lo avevano aggredito non li aveva mai visti, e non sapeva nemmeno il motivo per cui avevano mirato lui.
Christian, da parte sua, non si è fatto vedere per tutto il pomeriggio.
Gli ho chiamato, mandato messaggi.
Ma niente.
È sparito.
"Abby vuoi che ti dia un passaggio?" chiede Helen dalla porta.
Annuisco.
Saluto velocemente gli altri e la seguo lungo il corridoio.
"Abby che cavolo ti prende?" chiede mentre raggiungiamo il parcheggio.
"Sono un po sovrappensiero per Christian. Non ha risposto a nessuna chiamata o messaggio" abbasso lo sguardo.
"Abby non è un bambino di quattro anni che si è perso! Avrà il cellulare scarico, impegni importanti.." fa un gesto vago con le mani "insomma quando avrà tempo ti chiamerà ecco" scuote la testa e aumenta il passo.
"Spero che sia così" sussurro salendo in macchina.
Helen mi lascia sotto l'appartamento.
La saluto e cammino lentamente verso l'ingresso dell'edificio.
Prima di entrare alzo gli occhi, notando che le luci del mio appartamento sono accese.
La prima cosa che mi viene in mente è: Christian. Mi stampo un sorriso in faccia ed entro dentro.
Christian's pov.
Faccio girare la chiave nella serratura ed entro nella buia stanza.
Abby è ancora fuori, il che mi garantisce un po di tempo per calmare i miei pensieri.
Appoggio le chiavi dell'auto sul tavolo, e vado direttamente in cucina con l'intento di lavare via tutto il sangue che mi sporca le mani e la camicia.
Mille pensieri mi passano per la testa.
Forse per il rumore dell'acqua o dei miei pensieri, non sento la porta che si apre e richiude alle mie spalle.
"Christian..." la voce di Abby mi riscuote dai pensieri.
Le luci della cucina si accendono completamente e sono costretto a girarmi.
Il sorriso le scompare all'istante.
I suoi occhi mi scrutano con attenzione, percorrendo ogni parte di me.
Da sorpreso il suo volto diventa terrorizzato.
"Cos'è successo?" si avvicina a me e tocca con la punta delle dita le macchie di sangue sul petto.
Abbasso lo sguardo sul mio corpo, cercando una spiegazione per il mio stato.
"Un incidente..." improvviso.
Il panico prende il sopravvento del suo viso.
"Oddio! Cosa ti è successo?" chiede spaventata.
"Non a me...un uomo.." aggiungo.
Si rilassa visibilmente e continua a guardarmi il petto.
"È tutto sistemato ora..." sussurro piano.
La stringo in un abbraccio e chiudo gli occhi.
****
"A presto" dico prima di chiudere la chiamata.
Maclintyre respira rumorosamente.
"Grazie.....grazie Christian..." sussurra unendo le mani davanti al viso "Ti darò tutto quello che vuoi..."
"Non mi fare pentire" dico semplicemente.
Strappo un lembo della sua camicia e fascio la gamba dove gli ho sparato "andiamo in ospedale" aggiungo.
Quando usciamo dal suo ufficio lo staff ci guarda terrorizzato.
"Mr Maclintyre, vuole che chiami la polizia?" la segretaria mi squadra con sospetto.
"No Tracy. È colpa mia questa" dice indicando la ferita "riprendete a lavorare. Tornerò presto" dice per poi continuare ad avanzare.
Lo aiuto a raggiungere la macchina, ed insieme raggiungiamo l'ospedale.
Dopo avergli medicato la ferita, pago il conto dell'ospedale e accompagno Maclintyre nell'hotel dove ho la stanza prenotata.
"Fin quando non te lo dirò io, non devi mettere piede fuori da questo posto" sibilo.
Maclintyre annuisce e si sdraia sul letto.
"Ho fatto in modo che tu possa lavorare direttamente da qui. Se hai bisogno di qualcosa, basta chiedere a Fletcher della reception. Ti darà tutto il necessario"
"Grazie Christian" sussurra.
"Dei tuoi ringraziamenti non me ne faccio un cazzo" dico senza fare giri di parole "chi è quell'uomo?"
"Steven. Steven McLaren" dice guardando fuori dalla finestra.
"Da quanto lavora per te?"
"Saranno un due anni circa..." sospira "gli avevo prestato la mia auto per fare alcune commissioni qualche giorno fa...e poi sei sbucato tu con la storia di Roach..."
"Mi puoi fare avere i dati di questo Steven?"
Annuisce.
"Domani mattina dirò a Tracy di portarmi qui la cartella delle informazioni di Steven. Quando vuoi passa a prenderla." dice.
Mi alzo dalla sedia e mi dirigo verso la porta.
"Maclintyre" mi blocco sulla soglia e mi giro "se solo provi...anzi, se solo ti sogni di prendermi per il culo...sappi che ti scavo la fossa qui!"
Deglutisce piano e scuote la testa.
"Non lo farò"
"Fai bene"
*****
"Togli tutta questa roba...Christian? Christian?!"
"Sì ci sono piccola"
"Ehi basta pensare a quell'incidente!" sussurra "hai detto tu stesso che adesso è tutto risolto, vedrai che andrà bene"
Mi guarda sorridendo, ed accarezza dolcemente le mie guance.
"Sii prudente piccola"
"Io?" sbuffa "che dovrebbe succedere a me?" chiede divertita.
"Nulla. Non ti deve succedere nulla è ovvio" dico serio "ma voglio che tu sia prudente...potevi esserci tu al mio posto..." lascio in sospeso.
"Ma di che parli?" chiede con la fronte aggrottata "e anche se fosse, ci sei tu pronto a salvarmi da tutto e tutti" unisce le braccia attorno al mio collo, e mettendosi in punta di piedi mi da un bacio sulle labbra "sarai sempre dietro di me, pronto a proteggermi"
'Quanto vorrei che fosse come dici tu' penso.
"Hai ragione" sussurro abbracciandola.
"Allora ti cambi o no?" chiede ridacchiando.
"Solo se mi aiuti." dico facendole l'occhiolino.
"Ah no, sei grande abbastanza per farlo da solo" si scioglie dall'abbraccio e alza le mani "io devo preparare la cena, ho una fame..." si tocca la pancia e fa una smorfia.
Sbuffo divertito e vado verso la sua stanza.
Una volta dietro la porta il mio sorriso scompare.
Ogni secondo che spreco è un rischio per Abby.
Capisco perfettamente che qualcuno sta puntando a me, ma non capisco chi e soprattutto perchè!
"Steven McLaren sei la mia unica fonte di informazioni" mi spoglio velocemente e mi metto sotto il getto d'acqua calda, riflettendo su cosa fare.

Incorreggibile Bastardo [2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora