INCORREGGIBILE BASTARDO
CAPITOLO 66Christian's pov.
Lancio un'ultima occhiata ad Abby che mi saluta da dietro al cordone del terminal delle partenze e mi incammino verso il check-in.
Questo mio viaggio lavorativo ci ha preso alla sprovvista.
Ok, sapevo già in anticipo di molti mesi che sarei dovuto partire.
Ma non sapevo che sarebbe successo in un momento come questo.
Dopo numerose incomprensioni, dopo numerosi problemi, finalmente abbiamo cominciato a legare l'uno con l'altro.
Ho ripreso a catturare la sua attenzione, e lei ha catturato la mia attenzione.
Io papà.
Ancora non riesco a credere a quello che mi ha detto lei, ed a quello che mi ha permesso di vedere la dottoressa Raymond.
Un giorno sarebbe successo certo.
Ma non pensavo che sarebbe successo ora, così presto.
Non che la situazione mi dispiaccia, attenzione.
Solo che in questo momento vorrei stare accanto a mia moglie, non così lontano.
Ovviamente ho provato a convincerla.
Ma lei la testa ce l'ha troppo dura, ed è difficile convincerla a fare come voglio io.
Potevo ricattarla emotivamente.
'Sei il solito coglione' scuote la testa la mia coscienza.
Un coglione sì, ma almeno il mio “ricattare” sarebbe stato a fin di bene.
A quest'ora non starei camminando da solo verso il terminal delle imbarcazioni, ma in dolce compagnia.
Sospiro rumorosamente e faccio qualche passo in avanti.
La fila è abbastanza lunga, ma la velocità delle hostess nel controllare i biglietti e far avanzare i passeggeri è talmente ottima che in pochissimi minuti sono già vicino a loro.
Porgo il biglietto alla hostess che mi sorride educatamente, ma in quel momento qualcuno picchietta leggermente sulla mia spalla per attirare la mia attenzione e mi impedisce di consegnarle il biglietto.
Mi giro per controllare chi è ed incontro il volto di un uomo mai visto.
È alto più o meno quanto me, ma ha già una certa età ed i capelli brizzolati.
“Ha bisogno di qualcosa?” chiedo visibilmente perplesso.
“Sì...lei è Christian Ross giusto?” mi domanda.
“Sì, sono Christian Ross...” confermo “Lei?” chiedo scrutandolo con attenzione.
“Io sono Luke....”
“Non conosco nessun Luke...” scuoto la testa facendo una smorfia.
“Signore, sta bloccando la fila” dice in tono pacato l'hostess.
“Ne parliamo dopo il check-in Luke...siamo già in ritardo per il volo..” gli dico prima di voltargli le spalle, ma quest'ultimo mi trattiene per il braccio.
“Mr Ross...è una questione relativa al suo viaggio di lavoro...” spiega.
“Oh...” maggiormente confuso mi sposto dalla fila e seguo il tizio che mi ha fermato verso il punto in cui avevo lasciato Abby.
A lui si aggiungono altri quattro uomini che si posizionano ognuno ai miei lati, bloccandomi in una sorta di barriera umana.
Ma che diavolo stanno facendo?
“Luke, dove stiamo andando? Ho un volo da prendere” gli ripeto un po scocciato.
Chiunque sia può smetterla di fare scenate ed arrivare direttamente al sodo.
“Mr Ross, il viaggio per la Francia è saltato per oggi...” dice continuando a camminare “Mr O'Pry ci ha chiesto di avvisarla, ma siamo arrivati giusto ora...quindi ci impegniamo almeno a riportarla a casa...è il minimo che possiamo fare...”.
“Oh...”.
Per evitare di mandare a quel paese lui e il progetto evito di aggiungere altre parole, ma è chiara la mia esasperazione nel sapere all'ultimo momento dell'annullamento del viaggio.
“Non c'è bisogno che mi portiate a casa” faccio presente “Posso chiamare il mio autista e chiedergli di venire a prendermi.” spiego.
“Non si preoccupi” dice gesticolando con la mano “Possiamo benissimo farlo noi stessi....Trystan, prendi la valigia di Mr Ross..” continua a dire indicando il piccolo trolley che tengo tra le mani.
“No no poss...” Trystan mi strappa il trolley dalle mani e lo porta lui.
'Che modi' penso abbozzando un educato sorriso per non dargli un pugno.
Usciamo dall'edificio e raggiungiamo il parcheggio dell'aeroporto.
Luke mi apre la porta e mi fa salire dentro, per poi prendere posto accanto a me e chiedere al resto del gruppo che ci segue con un'altra auto di seguire la nostra.
Ignoro le loro parole e sposto lo sguardo fuori dal finestrino.
Il lontananza vedo Abby che, con un enorme broncio, sale nella macchina.
“Luke, mia moglie e il mio autista sono ancora qui...posso andare con loro” mi affretto a dire girandomi verso la sua direzione.
Contemporaneamente ai miei movimenti, la portiera alle mia spalle si apre e due braccia mi immobilizzano.
Cerco disperatamente di liberarmi, ma Luke mi appoggia un fazzoletto in corrispondenza del naso.
Provo a non respirare il prodotto che ha precedentemente spruzzato sul panno che mi ha appoggiato davanti al naso, ma ogni mio tentativo fallisce.
Quel fastidioso puzzo invade le mie narici e lentamente le mie palpebre si chiudono.
La mia vista si appanna gradualmente e fatico moltissimo a stare sveglio.
'No no no! Riprenditi Ross' urlo mentalmente.
Inutile.
L'ultima cosa che vedo è l'auto con Abby a bordo che lentamente si allontana da me,e poi il buio.
È passata più di una settimana e mezza da quel fottuto giorno.
Una settimana e mezza sprecata con gli scagnozzi di Jack.
Sì, perché è lui che si ostina a tenermi qui segregato.
Ha nominato anche un suo capo, ma non ho mai avuto il “piacere” di vedere la sua bella faccia.
E forse è anche un bene per lui, perché vista la rabbia che sto covando potrei farlo fuori con le mie stesse mani.
Sospiro rumorosamente emi sdraio sul letto che ho rimediato usando il mio trolley ed i miei indumenti.
Il mio interesse non è rivolto al progetto o al viaggio, ma solo ed esclusivamente a mia moglie e mio figlio.
Abby mi ha contattato più volte, ma non sapeva che mi costringevano a dire solo le parole che volevano sentire loro.
Non sapeva che ogni mio movimento era costantemente monitorato da sconosciuti.
Anche se, sinceramente, dovrei ringraziarli per avermi permesso di sentirla nonostante fossi stato preso in ostaggio.
Ho provato più volte a mandarle degli input, spiegarle indirettamente che mi trovo in pericolo.
E lei fortunatamente sembra aver capito qualcosa.
Ma solo io so quanto ho dovuto pagare per dover mandare l'email con il messaggio in codice.
Mi hanno picchiato e torturato a loro piacimento, fin quando la loro voglia di vedermi sfinito non si è placata.
Non riesco più a guardarmi in faccia.
La consapevolezza di essere in trappola e di non riuscire a fare niente per scappare mi divora dall'interno.
Ormai mancano due o tre giorni per la presunta fine del mio viaggio in Francia, ma non penso di riuscire a scappare da qui.
Per quanto questo posto sembri una stupida fabbrica abbandonata, è protetta meglio di una qualsiasi antica fortezza.
Quelli che hanno pianificato di prendermi in ostaggio hanno studiato da moltissimo tempo questo piano, questo è certo.
In tutto ciò mi hanno pure costretto ad attirare pure la povera Abby con un fittizio messaggio in una mia maglietta.
Già, non ho scritto di mia spontanea volontà quel maledetto messaggio.
Non lo farei nemmeno nei sogni.
Se succede qualcosa a me lei starà male per un po e poi andrà avanti.
Ma io, conoscendo perfettamente il mio carattere, so già che ne morirei se le succedesse qualcosa.
E Jack lo sa perfettamente.
Per questo la sta attirando nella mia trappola.
“Che situazione di merda....” mormoro passando ripetutamente le mani tra i capelli.
Il rumore di uno sparo mi fa sobbalzare e cattura la mia attenzione.
Mi metto seduto e fisso il punto da dove proviene quel rumore.
Non riesco a sentire altro, segno che qualsiasi cosa stia succedendo non si trova vicino al punto in cui mi trovo io.
'Che diamine starà succedendo lì fuori?' mi chiedo cercando di allungare il più possibile l'orecchio.
Ma ciò che sento è solo il silenzio assoluto.
'Probabilmente quei idioti si staranno ammazzando l'un l'altro' penso ritornando a sdraiarmi sul mio letto.
Dopo nemmeno cinque minuti da quel rumore di sparo sento qualcuno cercare di aprire la porta della stanza dove sono bloccato.
Chiunque sia prova ripetutamente a forzare la serratura, ma con scarsi risultati.
La situazione non mi stupisce.
Anzi, mi prova continuamente che mi tengono bloccato tra quattro mura in maniera corretta.
All'improvviso l'ennesimo rumore di sparo mi fa
Ma se cerca di provare a forzare la serratura non è qualcuno che sta qui.
Mi alzo in piedi e penso rapidamente a qualcosa da fare per poter scappare di qui.
Osservo rapidamente la stanza in cui sono rinchiuso, cercando con lo sguardo un possibile oggetto da usare come arma.
Nel frattempo l'ennesimo rumore di sparo squarcia il silenzio assordante del posto.
Non ho trovato nulla di utile, ma posso cavarmela benissimo da solo.
Non per caso mi sono allenato duramente per ben venti anni.
La porta si apre introducendo all'interno della stanza una nuvola di fumo.
Piano piano, passo dopo passo vedo entrare qualcuno.
Osservo le scarpe da ginnastica sporche di terriccio, i jeans sporchi all'altezza delle ginocchia ed una camicetta bianca schizzata da macchie di sangue.
Per dare un volto a quella persona e per farmi rimanere di sasso, identifico il volto di mia moglie.
È lei.
È qui.
La fisso senza battere ciglio, cercando di capire se sto sognando o se lei è davvero lì.
Sul suo volto invece si susseguono diverse emozioni.
La paura che macchiava il suo volto si trasforma in puro sollievo.
Gioia.
Cazzo, è qui.
Mia moglie è qui.
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Incorreggibile Bastardo [2]
ChickLitSecondo volume della trilogia My Man. Cinque anni dopo la partenza da New York, i ricordi dei giorni passati con Christian sono vividi nella sua mente. Riprendere la vecchia vita è difficile,ma stringe i denti e cerca di andare avanti. A Seattle f...