La tenue luce del mattino filtra dalle finestre scoperte dalle tende.
Stropiccio gli occhi mettendomi seduta, e mi guardo attorno confusa.
'Dove sono?' mi chiedo osservando la stanza che non mi è per niente familiare.
Lentamente gli eventi della sera precedente mi tornano in mente uno dietro l'altro.
Osservo l'anello che luccica nella mia mano sinistra e chiudo gli occhi, sospirando rumorosamente.
"Sono a casa di Christian" mi dico appoggiando la schiena alla testiera del letto.
La testa si lamenta ad ogni mio movimento.
Tutte quelle lacrime mi hanno portato solo un forte mal di testa, mentre tutto quello che è successo è rimasto così com'è.
Non ho voglia di alzarmi dal letto.
Non so come comportarmi con Christian.
Non riusciamo nemmeno a rivolgerci la parola senza finire a litigare.
Come mi devo comportare?
Lui, da parte sua, sembra nutrire un forte odio nei miei confronti.
Ed io, nonostante tutto, non riesco ad odiarlo.
Sbuffo rumorosamente e scuoto la testa.
"Che situazione di merda" mormoro.
Un rumore di vetro infranto, proveniente dal piano di sotto, attira la mia attenzione.
Lancio una rapida occhiata all'orologio che segna le 8.
Un po nervosa e spaventata scendo dal letto e appoggio l'orecchio alla porta per poter sentire meglio altri rumori, ma ciò che sento è solo un silenzio di tomba.
Apro la porta senza fare troppo rumore e mi affaccio sul corridoio.
Nessuno.
La stanza di Christian è chiusa.
Mi avvicino alla porta e faccio per bussare, ma la porta si apre al mio tocco.
La stanza è vuota, e dal letto ancora completamente fatto deduco che non è stata nemmeno utilizzata.
Ritorno in corridoio e in punta di piedi inciampando qualche volta nei pantaloni troppo lunghi, raggiungo la cima delle scale.
Scendo qualche gradino per avere una visuale migliore e al centro del soggiorno, sdraiato sul pavimento a pancia in giù vedo Christian.
"Oddio!" mi porto una mano davanti alla bocca e rimango paralizzata nel vedere il suo possente corpo accasciato al suolo.
Arrotolo i pantaloni fino alle ginocchia e allarmata scendo le scale, avvicinandomi sempre di più a quel matto di mio marito buttato per terra.
"Christian" scivolo sulle ginocchia e cerco di girarlo sulla schiena "accidenti quanto pesi!" mormoro facendo pressione sulle sue spalle. Appoggio la sua testa sul mio grembo e gli sposto i capelli dalla fronte.
'Oh cielo Christian'
Una forte puzza di alcol mi invade le narici ed il viso leggermente arrossato mi rivela la quantità di alcol che gli scorre nello stomaco.
"Ma perché Christian? Apri gli occhi" chiedo dando leggeri buffetti sulla sua guancia.
"A-abby" biascica.
"Sì Christian, sì sono io..." sussurro dolcemente.
Si lascia accarezzare rimanendo immobile sulla schiena.
"Sei rientrato ora?" chiedo piano.
"No...." scuote la testa "ero....ero in macchina....fuori...." balbetta "mi fa male la testa Abby..." dice.
"Andiamo a letto, alzati" gli dico picchiettando sul suo petto.
Fa diversi versi di disappunto ma non si decide a muoversi.
"Christian non ce la faccio a portarti in braccio..." ridacchio vedendolo ancora immobile.
"Rimaniamo qui...rimani qui....ti prego" sussurra.
Oh Christian!
"Andiamo a letto, rimango con te" sussurro a mia volta.
Annuisce.
Fa pressione sulle braccia e si solleva dal pavimento.
Stando attenta a non farlo cadere lo aiuto nel suo intento.
Avvolgo un suo braccio attorno alla mia spalla e lo accompagno fino alla sua stanza.
Lo adagio delicatamente sul letto stando attenta a non finirci su insieme, ma il braccio di Christian che mi tiene salda mi trascina con sè.
Siamo vicinissimi.
Io sopra e lui sotto.
Lui quasi privo di sensi, ed io confusa.
"Scusa.....scusa Abby..." mormora.
Mi confonde.
Le sue parole sono lontane anni luce dai suoi atteggiamenti di ieri.
Ho chiaramente visto nei suoi occhi l'odio nei miei confronti, ma ancora non riesco a realizzare l'errore che ho commesso per meritare tutto ciò.
Una forte voglia di baciarlo mi fa fissare intensamente le sue labbra.
Chiudo gli occhi e mi avvicino alle sue labbra.
'No abby, no Abby' mi avverte la mia vocina.
Apro gli occhi di scatto e mi blocco a pochissimi passi dalle sue labbra.
Butto fuori tutta l'aria che stavo trattenendo e mi sposto bruscamente, scendendo giù dal letto.
'Non devo essere io a fare il primo passo verso la pace' mi dico toccandomi la fronte.
Non ho cominciato io questo gioco di ostilità, e non devo essere io quella che scende per prima per compromessi.
Gli tolgo le scarpe ed i calzini, e sistemo meglio le gambe sul letto.
È talmente tanto sbronzo che non mi aiuta nemmeno.
Scuoto leggermente la testa e mi allontano, intenta ad uscire dalla stanza quando la sua voce mi fa bloccare sui miei passi.
"Perché....perché....mi hai tradita Abby?" chiede.
Mi giro e lo guardo con occhi tristi.
Perché continua a dire che l'ho tradito?
Cosa ho fatto per mettergli in testa certe cose?
"Sei così bella....." continua "ma.....ma sei dannata....mi hai ferito...." dice.
Oh Christian.
Sono tentata di rimanere lì ed ascoltare tutto quello che ha dire sul mio conto, ma la paura di rimanerci male mi costringe ad andarmene.
Scendo le scale e mi dirigo nel soggiorno, con l'intento di pulire un po.
In cucina, in uno dei ripiani dell'isola, trovo delle buste della spazzatura.
Ne prendo una grande e ritorno in soggiorno, per far sparire tutte quelle bottiglie.
Ce ne sono molte, di diverse dimensioni forme e marche.
Un po disgustata per il forte puzzo che emanano, le prendo una ad una e le inserisco nella busta.
Il pensiero che sono state consumate tutte da Christian, in un periodo di tempo così breve, mi fa rabbrividire.
Odio il fatto che si stia rovinando.
Ed odio di più questo suo silenzio.
Una volta finito chiudo la busta e la appoggio davanti all'ingresso, per poi salire al piano di sopra e dare un'occhiata a Christian.
Lo ritrovo come l'ho lasciato, solo che dorme e russa pesantemente.
Mi avvicino al letto e mi siedo sul bordo del letto, guardandolo con occhi pieni d'amore.
Può odiarmi quanto vuole, ma l'amore che provo per lui non diminuirà mai.
Probabilmente in sei mesi quest'ostilità nei miei confronti svanirà, e vivremo felici e contenti come una vera coppia di sposi.
O forse non cambierà niente, e come mi ha detto firmerà il divorzio senza battere ciglio.
Ma i giorni vissuti con lui saranno alcuni dei ricordi più belli che potrò avere.
Belli o brutti, li vivrò con la persona che più amo al mondo.
Mi basta questo.
Mi bastano questi sei mesi per appagare il mio desiderio di vivere con Christian.
E chissà, magari il destino che ci ha fatti incontrare al matrimonio di Suzanne e Michael farà di tutto per tenerci uniti.
Fino ad allora voglio tenermi stretto il beneficio del dubbio.
Gli sorrido stupidamente, anche se so che non può vedermi, e ritorno nella mia stanza per concedermi una bella doccia.
L'acqua fredda mi scivola veloce lungo il corpo, spazzando via la stanchezza ed il puzzo di alcol che mi avvolge ma permette alla mia testa di rivivere ancora una volta i momenti del giorno prima.
Mi appoggio con la schiena alle piastrelle e scivolo sulle ginocchia.
Alzo la testa e chiudo gli occhi, per poi sporgermi in avanti e e permettere all'acqua di bagnarmi completamente.
Come si dice?
La speranza è sempre l'ultima a morire, no?
Ed io voglio sperare allora.
Spero di chiarire con Christian.
Spero di chiarire con i miei genitori, e magari scoprire chi sono i miei veri genitori.
Spero che tutti i miei problemi si risolvano, creando minor danno o se possibile nessuno a tutti coloro che mi circondano.
Rimango sotto il getto dell'acqua fin quando non mi sento pienamente tranquilla.
Mi asciugo lentamente e con cura, ed una volta finito ritorno nella mia stanza avvolta in un accappatoio.
La mancanza di abiti da mettere mi costringe ad andare ad aprire a colui/colei che suona insistentemente il campanello.
La guardia del mattino è già arrivata, e dopo la mia autorizzazione fa passare un'auto seguita da un furgoncino.
Quando apro la porta una ragazza perfettamente vestita, oltre a farmi vergognare per il mio stato da spaventapasseri pietoso, mi sorride calorosamente.
"Mrs Ross?" chiede gentilmente.
È strano sentirmi chiamata in quel modo, ma se voglio recitare con stile devo portare anche quel nome.
"Sì, sono io. Lei?" chiedo abbozzando un sorriso imbarazzato.
"Io sono Alesha, una delle assistenti di Mr Sheldon Cooper. Il personal shopper di Mr Ross" dice in tono professionale.
"Oh, devo chiamare Christian?" chiedo.
"No no" scuote la testa "Mr Ross mi aveva solo chiesto di farle avere tutto ciò di cui lei aveva bisogno" spiega.
'Domani mattina arriverà tutta la roba che ti ho fatto comprare'
Le parole di Christian mi tornano in mente, facendomi comprendere il motivo della visita di questa ragazza.
"Va bene...ehm come posso aiutarla?" chiedo perplessa.
"Oh Mrs Ross" ride leggermente "mi dica solo dove devo mettere tutto quello che Mr Ross le ha fatto comprare"
"Ok...al piano di sopra nella prima stanza a sinistra del corridoio" dico aprendo di più la porta.
"Grazie Mrs Ross, faremo velocemente" dice.
Mi rivolge un cenno del capo e si dilegua, lasciando tutto lo spazio ad alcuni uomini che trascinano diverse aste appendiabiti pieni zeppi di ogni singola cosa che una donna può desiderare.
Davanti ai miei occhi vedo passare abiti casual per tutti i giorni, abiti da sera, pantaloni, magliette, borse, trucchi, scarpe, l'intimo e così via.
Mi ha comprato praticamente tutto!
Dopo un'ora sana di via vai di uomini con oggetti e una perfetta sistemazione della cabina armadio, Alesha mi saluta ed esce dalla villa seguita dai suoi uomini.
Fisso per un attimo la porta che ho chiuso, e cerco di realizzare ciò che è appena successo.
'Mi ha davvero comprato tutta questa roba per soli sei mesi?' mi chiedo raggiungendo la stanza.
Entro nella cabina armadio e mi guardo attorno meravigliata.
C'è proprio tutto!
Mi avvicino alla sezione di abiti casual e ne prendo uno semplice e carino.
È un vestitino a balze color pesca e sulle spalle due nastri si uniscono in due fiocchetti.
Attorno alla vita corre una sottile cintura che stringe il vestito, accentuando tutte le mie forme.
Prendo pure l'intimo e mi vesto velocemente, per poi svendere e preparare la colazione per Christian.
Preparo il caffè e dei pancake per Christian, mentre per me faccio scaldare il latte e prendo qualche biscotto dal contenitore sull'isola della cucina.
Una volta apparecchiato vado alla ricerca di Christian.
Oltre la porta sento dei rumori, segno che si è svegliato.
"Christian?" lo chiamo.
"Che c'è?" chiede bruscamente.
Mr Simpatia è tra di noi, fantastico!
"Senti ti va di fare colazione con me?" chiedo.
Dall'altro lato mi risponde il silenzio assoluto.
"Lo prendo come un sì, o come un no?" chiedo divertita.
"Abby cosa vuoi di mattina?" chiede.
"Voglio che tu faccia colazione con me. Non sarò tua moglie, ma mettiamola da questo punto di vista...sono ospite di casa tua, e gradirei almeno la presenza del padrone di casa. Cosa dici?"
"E va bene!" lo sento sbuffare "Dammi qualche minuto per una doccia e scendo" aggiunge.
"Ti aspetto"
Ritorno in cucina e mi siedo su uno dei comodi sgabelli che circondano l'isola.
Dal soggiorno, gli squilli del telefono, mi fanno alzare nuovamente.
Mi avvicino e sollevo la cornetta, per poi avvicinarla all'orecchio.
"Mr Ross, finalmente mi risponde!!" la voce di José trasuda sollievo.
"José" nella mia voce è chiara la perplessità.
"A-abby sei tu?" balbetta.
"Sì José. Cosa succede?" chiedo un po preoccupata.
"Abby sei con Mr Ross?" chiede.
"Se ti sto rispondendo da casa sua mi sembra ovvio che sia con lui. Non credi?" lo prendo in giro.
"Abby vorrei poter ridere, ma non posso"
"Che succede José?" chiedo questa volta realmente preoccupata.
"Mr Ross non si presenta da settimane in ufficio..." spiega "ha delegato tutto il lavoro a me, ma io non sono l'amministratore dell'azienda e non sono nemmeno astuto come lui...." sospira "scusami il termine, ma se non si presenta in ufficio tutto il sacrificio di Mr Bryan andrà a puttane Abby. Siamo molto indietro"
"Accidenti...." mormoro.
Nel frattempo vedo Christian scendere sotto.
"Ascoltami José...mandami tutto ciò che deve essere risolto via email, poi chiama tutti i diretti interessati per uno straordinario pagato extra. Christian vi raggiungerà alle 16"
"Grazie Abby...ti prego fallo ragionare" supplica.
"Tranquillo, ci sentiamo dopo" chiudo la chiamata e seguo Christian, che mi precede nella direzione della cucina.
Sempre in silenzio consuma la sua colazione, mentre io gli lancio occhiate furtive dal bordo della mia tazza di latte.
"Come vanno gli affari?" chiedo di punto in bianco.
Alza gli occhi dal piatto di pancake e mi guarda spaesato.
"Uhm...bene. Come sempre. Perché?" chiede mandando giù un sorso di caffè.
'Nemmeno tutta la caffeina di questo mondo ti salverà caro Christian' penso tra me.
"No perché, proprio poco fa José mi diceva che alla Ross Medias non sta andando proprio bene...ma il capo sei tu, se per te va bene sarà così"
Tossisce più volte e mette giù la tazza di caffè.
"Vedi? È talmente buffo che pure tu ti fai andare di traverso il caffè" dico con noncuranza.
"Infatti..." replica tra i vari colpi di tosse.
'Brutto bugiardo'
Mi alzo dallo sgabello facendolo stridere sul pavimento e mi avvio a passo svelto verso il frigo.
Dentro ci sono più bottiglie di alcolici che bottiglie di acqua.
"È per colpa di questo che trascuri il lavoro. Vero Christian?" chiedo prendendo tra le mani una bottiglia dal frigo.
"Non dire stupidaggini" dice "bevo solo qualche volta" mente.
"Oh qualche volta?" chiedo irritata "un qualche volta ti spinge a seminare bottiglie per tutta la villa? Sempre quel qualche volta mi ha costretto ad accompagnarti su poco fa? Rispondi. Perché tacere?" lo provoco.
Lui in tutta risposta si alza e cerca di andare via.
"Christian" lo blocco.
Lascio cadere sul pavimento la bottiglia, che al contatto del suolo si rompe, ed attiro la sua attenzione.
Si gira di scatto e mi lancia un'occhiata truce.
"Cosa guardi così?" lo sfido "qualsiasi sia il tuo cazzo di problema tienilo qui dentro, solo ed esclusivamente con me!" annuncio "Sei stato tu a dirmi che al di fuori di questa villa la nostra relazione non ha valore no? Allora perché rovinare la vita ai nostri dipendenti? Perché rovinare la tua salute? Le vuoi sì o no le forze per potermi odiare?" gli pongo domande a raffica che lo colpiscono in pieno e lo spingono a ragionare "Se devi odiarmi devi essere lucido di mente, perché quando sei ubriaco sei troppo onesto" colpisco in pieno il centro.
"Cosa dici?" chiede confuso.
"Ne hai dette tante di cose prima, caro Christian" sorrido.
In realtà non ha detto proprio niente, ma se lo scopo è liberarlo dalle cattive abitudini, sono disposta a mentire.
"Non è vero..." sibila.
"Sì invece"
"No" dice.
"Oh sì!" lo provoco.
"Ho detto no!" sbotta irritato.
"Ed io sì"
"Vaffanculo Abby" dice agitando le braccia in aria.
"Con piacere, ma prima di andare ti dico alcune cose: butta tutta questa merda che tieni nel frigo e poi ripulisci il pavimento. Grazie" gli faccio l'occhiolino e dopo aver scavalcato i pezzi di bottiglia rotta sul pavimento corro nel soggiorno, sotto lo sguardo incredulo di Christian.
Il suono del campanello mi avvisa nuovamente dell'arrivo di gente.
Con mia sorpresa, dietro alla porta, mi ritrovo Beatriz.
"Bea? Che ci fai qui?" chiedo sorpresa.
"Beh ecco.....sono venuta a chiederti scusa...per ieri" spiega.
"Perché?" chiedo "Cioè, cosa hai fatto per scusarti?"
"Abby non ti ho difeso....mi sento uno schifo di amica....ed una merda di persona" dice abbassando lo sguardo.
"Ma smettila" ruoto gli occhi al cielo "entra.piuttosto" la tiro dentro e chiudo la porta "sei venuta da sola?"
"No" scuote la testa "tuo fratello è fuori" dice.
"È perché non è entrato?" chiedo bloccandomi.
"Anche lui si sente in colpa" spiega.
"Dio.....siete matti" ritorno indietro e apro la porta ma non vedo la macchina di Trenton. Esco dalla villa e raggiungo il cancello principale.
Quando apro una metà di quest'ultimo, vedo la macchina di mio fratello con lui appoggiato alla portiera dall"altro lato della strada.
Alza lo sguardo e raddrizza la schiena all'istante.
"Abby..." sussurra.
Attraverso la strada e senza dire una parola lo abbraccio.
"Abby....mi dispiace piccola..." sussurra ricambiando la stretta.
"Shh...non dire nulla" lo tranquillizzo "non sono arrabbiata con nessuno di voi..."
"Sono stato un codardo..." dice "dovevo fare qualcosa....ma non l'ho fatto....perdonami piccola....ti prego" supplica prendendo il mio viso tra le sue mani.
Sorrido.
"Di cosa devo perdonarti se non ho nulla?" chiedo.
"Dimmi che mi hai perdonato"
"Ti ho perdonato scemo...entra però" lo tiro verso la villa di Christian.
"Aspetta piccola" sposta la mia mano e apre la portiera posteriore della sua auto, tirando fuori uno scatolone.
"Cos'è?" chiedo curiosa.
"È per te" spiega.
Apro di poco scatola trovando dentro alcune delle cose della mia vecchia stanza.
"Ho voluto portare alcune delle tue cose" dice a mo di scuse.
"Entra" gli indico la villa distogliendo lo sguardo.
"Sono stato a casa oggi" dice Trenton prendendo posto accanto a Beatriz "mamma aveva già preparato questo" dice indicando lo scatolone "ma non sapeva se tu l'avresti accettata in casa"
"Perché non dovrei?" chiedo con voce rauca per le lacrime trattenute.
"Sai per ieri..." dice.
"Beh, non hanno fatto niente di male" alzo le spalle.
"Abby, ho finito" Christian fa capolino nella stanza e rimane immobile appena nota Beatriz e Trenton.
I due invece si irrigidiscono, temendo una sua reazione negativa che ovviamente non tarda ad arrivare.
"Perché siete qui?" chiede Christian in maniera brusca.
"Christian...lascia che ti spieghi" interviene la sorella.
"Non c'è niente da spiegare...ho già detto di non avere bisogno di voi" spiega lui.
"Christian ascoltaci almeno" prova Trenton "sono successe così tante cose ieri, che nessuno ha potuto fare niente...Beatriz ed io siamo profondamente dispiaciuti....lo stesso i miei genitori....purtroppo l'impatto con la vostra decisione ha suscitato quel tipo di reazione...e mio padre non doveva dire quelle cose in modo crudele..."
"Tuo padre ha ferito mia moglie!" tuona Christian in mia difesa "Qualsiasi sia il suo passato non c'era bisogno di sbatterglielo in faccia cosi!"
"Capisco la tua rabbia Christian...ma cerca di capire"
"Appunto Christian..." interviene Bea "Trevor è dispiaciuto per ogni parola detta....volevano venire oggi stesso, ma noi abbiamo preferito rimandare" spiega.
"Abby il fatto che tu non sia figlia loro l'ho scoperto solo ieri....ma non importa...per me sei la mia piccola sorellina e per loro sei e rimarrai per sempre loro figlia!" dice Trenton.
I miei occhi vengono velati dalle lacrime e il labbro inferiore prende a tremare.
"Tesoro ci devi perdonare...non possiamo perderti" continua Trenton, mio fratello.
"Io non sono arrabbiata con nessuno" sussurro tra le lacrime "non ho niente da perdonare..."
Mio fratello si alza dal divano e mi stringe in un abbraccio.
"Ti voglio bene piccola, sei la mia piccola sorellina" dice al mio orecchio.
Sorrido e aumento la stretta attorno al suo corpo.
"Ti voglio bene anche io Trenton" sussurro.
Dopo aver chiacchierato un po i due mi lasciano nuovamente sola con Christian.
"Perché ti sei arrabbiato tanto?" chiedo mentre mi da una mano.
"Non mi sono arrabbiato" dice con noncuranza.
"E allora perché hai reagito in quella maniera?" chiedo curiosa.
"Stavo recitando la parte di marito innamorato" dice appoggiando sul mio letto lo scatolone.
Da un lato le sue parole mi feriscono, ma dall'altro mi fanno nascere una speranza.
Da qualche parte, nel profondo del suo cuore, c'è un posto per me.
Ed io cercherò di far riemergere quel poco affetto che prova nei miei confronti.
Promesso.
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Incorreggibile Bastardo [2]
ChickLitSecondo volume della trilogia My Man. Cinque anni dopo la partenza da New York, i ricordi dei giorni passati con Christian sono vividi nella sua mente. Riprendere la vecchia vita è difficile,ma stringe i denti e cerca di andare avanti. A Seattle f...