Capitolo 52

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Abby's pov.
"Abby".
Mentre sono impegnata a sognare, una voce a me conosciuta cerca insistentemente di riportarmi alla realtà.
"Abby...svegliati piccola" alla voce si aggiungono baci e piccole carezze al mio ventre.
Non voglio svegliarmi.
Non adesso che sono al climax del mio meraviglioso sogno d'amore con Christian.
"Piccola" continua a chiamarmi, portandomi ormai sul punto di essere svegliata.
"Christian, non adesso" borbotto, mentre lentamente le immagini prodotte dal sogno si sbiadiscono.
Stringo maggiormente gli occhi nella speranza di riprendere il sogno da dove l'ho lasciato, ma nessun mio tentativo produce effetti.
Abbattuta apro gli occhi sbattendo più volte le palpebre e mi ritrovo Christian sdraiato sulla pancia accanto a me.
"Buongiorno" sussurra dolcemente.
"Buongiorno" ricambio con voce impastata dal sonno, ma soprattutto scocciata.
"Dai, non fare così" ridacchia "ti porto fuori, vuoi venire?" chiede.
Apro maggiormente gli occhi e mi siedo sul letto, stampando un enorme sorriso sulle labbra.
"È una delle tue sorprese?" chiedo allegramente.
"Ehm....qualcosa del genere" dice grattandosi nervosamente la nuca.
Eccitata ed impaziente di scoprire cos' ha pensato per me questa volta, balzo giù dal letto e filo in bagno per prepararmi.
"Piccola" mi richiama Christian "niente doccia, ok?"
"Perchè?" chiedo aggrottando la fronte.
"Tu non farla adesso" dice "ci penseremo dopo"
"Ok" alzo le spalle e mi chiudo in bagno.
Mi lavo la faccia ed i denti, e prima di uscire mi pizzico le guance per dare un po di colorito alla mia pelle.
Quando rientro nella stanza, Christian esce dalla cabina armadio con la roba che devo indossare.
"Una tuta?" chiedo osservando delusa gli indumenti che mi porge.
Poi però noto che anche lui ne indossa una.
"Dove dobbiamo andare Christian?" chiedo perplessa.
"Lo vedrai...ora cambiati" mi ordina.
Annuisco poco convinta e faccio come mi chiede.
Dopo essermi preparata, lo raggiungo in cucina dove è intento a tirare fuori due bottigliette d'acqua.
Ancora più confusa lo vedo sistemare un borsone.
"Che fai?" cerco di tirare fuori qualche informazione, ma lui come al solito sembra non cadere nelle mie trappole.
"Niente, sei pronta?"
"Sì...ma..."
"Ok, allora possiamo andare" mi zittisce indicandomi con un cenno la porta d'ingresso.
Lo seguo senza replicare e salgo in macchina.
Guida con giusta velocità fino al centro, per poi dirigersi verso Central Park
"Cosa c'è al parco?" chiedo.
"Tra un po vedrai" sorride misterioso.
Ancora una volta sto zitta e lo lascio fare, ma è quando arriviamo al parco che una piccola idea fa capolino nel mio cervello ancora addormentato.
Non è che vuole farmi correre?
Di mattina?
'No, sicuramente mi sto sbagliando?' penso.
Parcheggia l'auto, e dopo aver spento i motori mi invita a scendere.
Visto che sono solo le sei di mattina non c'è molta gente, gli unici rumori sono quelli prodotti dagli uccelli e dalle prime macchine mattutine.
Alcuni ragazzi e ragazze appassionati di jogging corrono a destra e sinistra con le cuffiette infilate nelle orecchie, mentre io li osservo sempre più scocciata.
Accanto a me Christian fa qualche esercizio di stretching per riscaldare i muscoli, e poco dopo inizia una corsetta.
"Forza Abby, cammina aumentando gradualmente la velocità".
Davanti a me, fasciato in dei pantaloni neri della tuta ed una T- shirt bianca a scollo a V, Christian corre lentamente.
No, non mi chiedete cosa stiamo facendo.
Primo perché non lo so nemmeno io, e secondo non saprei cosa rispondervi.
Ho troppo sonno.
"Christian..." sbadiglio "sono stanca...non riesco ad andare più veloce di così..".
Sono pienamente consapevole del fatto che non sto mettendo impegno nemmeno per muovere le gambe, ma voglio che mi porti a casa.
E subito.
"Ma se stai praticamente strisciando" mi prende in giro ridendo come un perfetto cretino.
"Appunto! Che motivo ho di correre o camminare adesso?" sbuffo "Sono solo le sei di mattina!" gli faccio presente "non c'è anima viva...e noi siamo qui per fare cosa precisamente?".
"Facciamo jogging" dice con noncuranza.
"Jogging? Perché dobbiamo fare jogging adesso? Ed io non sto nemmeno correndo!" sospiro esasperata, continuando a camminare svogliatamente "pensavo che mi portassi fuori...non a correre!" borbotto.
Rallenta la sua corsa già lenta, e mi raggiunge per spiegare la sua folle sparata mattutina.
"Ho letto in alcune riviste che, durante la gravidanza, camminare molto in luoghi all'aperto durante le ore mattutine fa molto bene..." dice con un leggero fiatone, ignorando intelligentemente tutto il resto del mio discorso.
"Christian..." sospiro "non sono nemmeno entrata al secondo mese...anzi sono proprio all'inizio del primo...e tu mi spunti con questa sparata? Portami a casa, dai!!" supplico assonnata.
"No no" scuote la testa "voglio che mia figlia...va bene, va bene mio figlio" si corregge notando la mia espressione contrariata "deve crescere sano...ed io seguirò alla lettera tutto quello che leggerò nelle riviste per neo-mamme, oppure chiederò consigli a mia madre...".
Sbatto una mano sulla fronte e rilasso abbattuta le spalle.
"Hai torturato pure Amelie?"
"Non ho torturato nessuno!" ribatte con il broncio "io sono curioso, quindi mi sono informato un po da tutte le parti...e chiederò qualcosa anche a mia madre."
"Sì, vedo....ma quando fai tutte queste cose? Voglio dire..ti vedo sempre indaffarato con l' azienda e tutto il lavoro che ne deriva...come fai...oh cielo" un' idea fa capolino nella mia testa "tu non lavori sempre, vero? Ti metti a cercare tutte queste cose!"
"Allora sei sveglia, vedo che non ti sfugge proprio niente!" mi prende in giro "Hai capito tutto velocemente" ride riprendendo la velocità della corsa.
"Tu sei malato Christian" dico esasperata troncando il discorso.
Non ho speranze di vittoria con Christian, tanto vale ascoltarlo e chiudere il discorso continuando a camminare.
Dopo due ore piene di lamenti e lunghe passeggiate, finalmente Christian decide di darmi il tanto meritato momento di riposo.
Senza badare a dove e come sono, mi siedo e mi butto all'indietro sulla schiena collassando sull'erba.
"Ma cosa fai?" mi chiede Christian, avvicinandosi a me e lanciando occhiate a destra e sinistra.
"Non vedi? Mi riposo" rispondo chiudendo gli occhi e facendo entrare più ossigeno possibile nei miei polmoni.
Se potessero parlare mi ringrazierebbero continuamente, tanto sono vuoti.
"Sei proprio pigra" mi prende in giro "non hai fatto praticamente niente, e già sei per terra senza forze"
"Stai zitto Christian..." gesticolo con la mano "ho un marito pazzo che mi fa fare cose altrettanto pazze la mattina...questo è il minimo che posso fare" sbuffo.
"Ma non eri tu quella che correva chilometri e chilometri senza mai stancarsi?"
"Lo faccio ancora!" ribatto guardandolo male "ma sono sempre sveglia quando lo faccio, e soprattutto corro quando ho bisogno di scaricare nervi...ora sono tranquilla"
"Sì sì piccola, ogni scusa e buona per non fare niente" scuote la testa divertito e fa qualche altro esercizio, mentre io lo ammiro dal basso.
Nonostante fosse coperto dalla maglietta, vedo benissimo i suoi muscoli contrarsi e poi rilassarsi.
In pochissimo tempo mi ritrovo a fissarlo insistentemente con la bava alla bocca, guadagnando le sue occhiate piene di convinzione e divertimento per riuscire sempre a provocarmi.
Non so se è una cosa che riguarda tutte le donne, ma lui continua a diventare sempre più bello ai miei occhi.
Sì, anche sudato e stanco dopo una corsa è irresistibilmente bello.
Gli sorrido dolcemente e continuo a guardarlo, mentre lui mi fa buffe smorfie per farmi scoppiare in sonore risate.
È particolarmente allegro oggi.
Ok, ammetto che lo è da quando ci siamo riconciliati..ma oggi c'è qualcosa di diverso.
"È successo qualcosa? Di bello e particolare intendo"
"Mmh...no!" scuote la testa "perchè?"
"Ti vedo troppo allegro oggi..non è che mi nascondi qualcosa?"
"Non potrei mai" dice con un sorriso birichino.
"Sì, ci sto credendo guarda"
"Veramente" dice "non sto nascondendo nulla..."
"Va bene va bene" chiudo il discorso e riprendo a rilassarmi ad occhi chiusi.
Oltre il mio cervello, che non smette di trovare qualcosa di diverso in ogni movimento di Christian, ogni singola cellula del mio corpo è completamente rilassata.
Da un certo punto di vista Christian aveva ragione.
Non so che fini può avere sulla salute, ma è perfetto per rilassare la mente ed evitare di pensare troppo.
In fondo, ho sempre amato le passeggiate mattutine.
Quando abitavo a Seattle mi piaceva un sacco gironzolare per le strade ancora deserte.
Nessuna confusione, nessun fastidio.
Solo io ed i miei pensieri.
"Piccola" la voce di Christian mi costringe ad aprire gli occhi.
"Dimmi"
"Penso che per oggi sia sufficiente" dice "che ne dici se andiamo a fare colazione?"
"Hai detto davvero colazione?" mi illumino.
"Sì" annuisce sorridendo.
"Oh sì" riacquisto le forze e mi tiro su a sedere, circondando il collo di Christian che è inginocchiato accanto a me "speravo che me lo chiedessi"
"Andiamo allora" dice mettendosi in piedi, con me ancora aggrappata al suo collo.
Questa volta, emozionata dall'idea di mettere qualcosa sotto ai denti, cammino con più velocità e voglia.
Entriamo in una caffetteria nelle vicinanze di Central Park, e subito l'odore di dolci e rigeneranti caffè mi pizzica il naso.
Guardo con occhi sognanti quei peccaminosi dolcetti esposti nella vetrina, cercando di imporre al mio stomaco di accontentarsi solo di qualcosa di più leggero.
Non ho completamente voglia di tirare fuori tutto quello che farò entrare.
"Mi aspetti al tavolino?" chiede Christian, riuscendo a distrarmi dai dolci.
"S-sì" balbetto "sono laggiù" indico un tavolino abbastanza appartato.
Raggiungo la postazione che ho scelto e prendo posto in una delle quattro sedie.
Nel giro di pochi minuti Christian mi raggiunge con un vassoio pieno di ogni tipo di dolci e due belle e grandi tazze di caffè fumante.
"Christian...non ho tanta fame..." mormoro beccando le lamentele del mio stomaco.
"So che hai fame piccola...non ti preoccupare, se non riuscirai ad assimilare tutti questi dolci sarò lì con te a tenerti i capelli quando vomiterai tutto" mi dice prendendo posto accanto a me.
Lo guardo sorridendo dolcemente e lo aiuto a sistemare tutto quello che ha portato sul tavolino.
"È per questo che ti amo...sei sempre così attento e premuroso nei miei confronti...grazie di tutto" mormoro sorridente.
"Non mi rendere una terza persona ringraziando" dice con una smorfia di disappunto "faccio tutto questo perché ci tengo a te".
"Va bene" annuisco "adesso vorrei mangiare se non ti dispiace"
"Certo, fai pure" dice spingendo uno dei piatti con i dolci verso la mia direzione "ma..."
"Cosa?" chiedo subito attenta.
"Potresti ripeterlo?" chiede visibilmente imbarazzato.
"Cosa? Che voglio mangiare?"
"No" scuote la testa divertito "potresti....ecco....potresti ripetermi che...che mi ami?" chiede esitante.
"Christian...è la verità...ti amo" ripeto sincera.
Sorride raggiante e sorseggia il suo caffè, mentre io continuo a guardarlo.
"Mi piace sentirtelo dire...sento una sensazione strana ma gradevole che mi avvolge il cuore" spiega il motivo della sua richiesta.
Per quanto si voglia dimostrare forte e sicuro, il suo cuore è fragile come un oggetto di vetro.
Ha bisogno di continue rassicurazioni che gli dimostrino continuamente che niente sta andando storto.
E in un certo senso, mi piace rassicurarlo continuamente.
Non ci sono prezzi per tutti i sorrisi sinceri che mi rivolge ogni volta che sente le mie parole.
Continuiamo a consumare la colazione in silenzio, rivolgendoci di tanto in tanto qualche occhiatina piena d'amore.
"Posso chiederti una cosa?" mi dice Christian all'improvviso.
"Certo" annuisco.
"Hai presente Jane?"
"Sì, la sorella di Jason...perchè?"
"Niente di che, voleva passare del tempo con te..." lascia in sospeso.
"Lei?" chiedo sorpresa.
"Sì" annuisce.
"Con me? Ma sei sicuro?"
"Sì...beh ecco..me l'ha chiesto lei stessa..."
"Oh.." è l'unica cosa che mi viene da dire di fronte alla sua inaspettata richiesta.
"Ti va bene?"
"Beh si..."
"Se non ne hai voglia non fa nulla, posso dirle di rimandare"
"No no.." lo interrompo "non è quello il problema..anzi non c'è nessun problema...è che non ci conosciamo nemmeno...per questo..."
"Oh, per quello non c'è nessun motivo per cui preoccuparsi...Jane è una ragazza simpaticissima...ti piacerà, ne sono sicuro!" dice convinto.
"Se lo dici tu.." annuisco e continuo a sorseggiare il caffè.
Dopo aver finito di mangiare ci alziamo dal tavolino, ma mentre stiamo andando a pagare il conto il cellulare di Christian comincia a squillare.
"Vai a rispondere...me la sbrigo io" dico indicando la cassa.
"Sicura?"
"Certo" annuisco.
Mi rivolge un cenno con la testa e si dirige fuori dalla caffetteria rispondendo alla chiamata.
Nel frattempo io pago il conto e dopo qualche minuto lo raggiungo fuori dal locale.
"Era stupida la tua idea" lo sento dire "no, perché non era credibile..." borbotta.
Mi avvicino a lui e appoggio una mano sulla sua spalla facendolo sobbalzare.
"Sono io tranquilla" lo tranquillizzo.
"Piccola..." dice quasi irritato "senti, ti richiamo più tardi..." dice chiudendo la chiamata.
"Chi era?" chiedo piano.
"Mmh nessuno...chiamata di lavoro" gesticola vagamente con la mano.
"Va bene...andiamo?"
"Sì, andiamo" ripete assente.
Raggiungiamo l'auto in silenzio e nello stesso modo la nostra villa.
Da quando ha ricevuto quella chiamata è assente e distratto.
Non gli ho chiesto niente perché è consapevole del nostro accordo.
Se vuole, me lo dirà lui stesso.
Vado in bagno per farmi una doccia lunga e rinfrescante, pensando a cosa possa essere successo.
Chi avrà chiamato?
E soprattutto, cosa gli avrà detto per distrarlo a tal punto?
Mi faccio continue domande, ma non riesco a rispondere a nessuna di esse.
Abbattuta esco dalla doccia e rientro nella nostra stanza.
Christian sta entrando proprio adesso.
Sarebbe completamente nudo, se non fosse per l'asciugamano che ha legato attorno ai fianchi ed è fresco di doccia.
Cammina dritto verso la cabina armadio senza degnarmi di uno sguardo e si chiude dentro.
Dopo qualche minuto esce nuovamente, questa volta completamente vestito.
Indossa uno dei suoi completi ed in mano tiene la ventiquattrore.
"Stai andando in ufficio?" chiedo.
"Sì...ci sono alcune cose che devo sbrigare...mi dispiace lasciarti così all'improvviso...ma è una cosa urgente" dice avvicinandosi a me per stamparmi un veloce bacio sulla fronte "lì sulla scrivania ti ho lasciato il numero di Jane...adesso devo proprio andare...a più tardi piccola" dice sparendo dietro alla porta della nostra stanza.
Apro la porta-finestra della nostra stanza e mi affaccio sul balcone che da nel giardino della villa.
Christian sale velocemente in macchina ed esce dalla proprietà della villa sgommando.
'Ma cos'è successo?" mi chiedo rientrando dentro.
Non ha avuto nemmeno il tempo di darmi un bacio decente, che è sparito dalla mia vista.
Che sia successo qualcosa di grave?
Il mio subconscio materializza una serie di cattivi pensieri che mi fanno stare in pensiero, ma il ricordo dell'uscita con Jane riesce a ripescarmi da quel tormentato oceano in cui stavo sprofondando.
Mi avvicino alla scrivania e prendo tra le mani il bigliettino con il numero di Jane.
Prendo il cellulare e digito il numero, per poi avvicinarlo all'orecchio e attendere una sua risposta.
"Pronto? Chi è?" una squillante voce raggiunge il mio timpano.
"Ehm Jane? Sono Abby...ti ricordi?"
"Abby? Oh, ma certo che ricordo...pensavo che non mi avresti chiamata!!"
"No ma che dici...Christian mi ha detto poco fa dell'uscita...e mi sono ricordata adesso di chiamarti..."
"Gli avevo chiesto se magari avresti avuto il piacere di uscire con me...sai, mi piacerebbe tanto conoscerti...uscire e passare del tempo con te...Jason mi ha parlato molto di te...e mi sei sembrata molto simpatica...così ho chiesto il permesso...in teoria è più di una settimana che assillo mio cugino" ride.
"Sai com'è Christian...sicuramente con gli impegni in ufficio lo avrà dimenticato" improvviso.
"Sicuramente" la sento sbuffare "allora? Ti va di uscire con me?"
"Certo" dico allegra "quando vuoi tu"
"Che ne dici se passo da te tra mezz'ora? Ho la mattinata libera oggi" spiega.
"Va benissimo tra mezz'ora." sorrido.
"Molto bene, allora a tra poco Abby"
"A dopo Jane" chiudo la chiamata e sospiro rumorosamente.
'Devo chiedere a Christian di avere la decenza di dirmi in anticipo le cose' penso mentre mi dirigo verso la cabina armadio.
Prendo dei comodissimi e leggeri jeans ed una canottiera bianca, mi vesto velocemente e passo al trucco.
Una coda alta, un trucco leggero e in meno di dieci minuti sono già pronta.
Prendo la borsa ed il cellulare e scendo giù in soggiorno per aspettare Jane.
Come stabilito, dopo la mezz'oretta, sento suonare al campanello.
Dietro alla porta, in tutta la sua bellezza, Jane sfoggia un vestitino verde acqua.
"È permesso?" chiede guardando oltre la mia spalla.
"Certo, entra"mi sposto di lato e le faccio spazio.
Si guarda attorno curiosa e affascinata, mentre raggiunge uno dei divani in soggiorno.
"Non sei mai stata qui?" chiedo automaticamente.
"Qui no" ammette "sinceramente non ho mai passato molto tempo con mio cugino...ci incontriamo a qualche riunione di famiglia o feste...diciamo che sono più legata a Beatriz" spiega.
"Oh, capisco."
Prendo posto in una delle poltrone accanto ai divani e giocherello con le mani.
Nessuno delle due parla.
È evidente che tra di noi c'è l'imbarazzo del primo incontro.
"Mio cugino mi ha chiesto di non farti stancare" dice dopo un po smorzando il silenzio.
"Non ci credo" scuoto la testa "tu lascialo perdere, sono disposta a fare quello che vuoi" sorrido "Christian è sempre troppo protettivo" sbuffo.
"Me ne sono accorta" ride "dove vorresti andare?" mi chiede.
"Tu avevi qualche programma?"
"Beh...in effetti sì...ma non so se per te va bene..."
"Cos'avevi intenzione di fare?"
"Tra qualche giorno c'è il ballo del college che frequento...così volevo andare a scegliere un vestito" esita.
"Allora andiamo a prendere il vestito" sorrido "magari ti do qualche consiglio"
"Lo faresti davvero?" sorride.
"Certo, perché non dovrei?"
"Oh, grazie Abby!" dice allegramente.
"Non c'è bisogno di ringraziarmi...piuttosto vogliamo andare?"
"Sì, andiamo"
Prendo la borsa ed insieme ci avviamo verso la porta d'ingresso
"Scusa te lo chiedo, ma come sei venuta qui?" chiedo non vedendo nessun'altra auto.
"Ehm...mi ha accompagnata il mio autista...e poi è andato" spiega vagamente.
"Oh, ok...allora prendiamo la mia auto"
"Va bene" annuisce.
Le indico la mia macchina, e mentre io chiudo la porta d'ingresso, lei sale.
La raggiungo in pochi minuti e dopo aver salutato il guardiano, mi immetto in strada.
"Tu non guidi?" chiedo.
"Ho già la patente...ma i miei genitori si spaventano a lasciarmi sola con una macchina...sai, sono una spericolata per loro" dice mimando delle virgolette quando pronuncia spericolata.
"Oh, ti capisco perfettamente" scuoto la testa "all'inizio anche i miei genitori non me la facevano portare...anche perché la prima macchina che graffiai pesantemente era quella di mio fratello...e ovviamente pure lui si è messo contro" rido.
"Allora siamo nella stessa barca" si illumina "anche io ho rovinato l'auto preferita di Jas"
"Sbagliando si impara...questo era il mio alibi"
"Penso che lo userò anche io" ride.
"Oh sì, funziona benissimo...te lo dice una che lo ha usato per anni"
Continuiamo a chiacchierare allegramente, mentre raggiungiamo il centro.
Jane sceglie di girare per alcuni negozi, di cui io non condivido lo stile.
Per non essere sgarbata annuisco e sorrido a tutto quello che mi mostra.
Anche se, molto sinceramente, vorrei dirle che fanno schifo.
Tutti.
L'ultimo negozio in cui metto piede è una specie di boutique che vende vestiti di cui solo Dio conosce l'origine e il fine.
Personalmente non conoscevo nemmeno l'esistenza di questo genere di negozi a New York.
Ma lei sì.
Da fuori sembra un negozio qualsiasi, ma visto l'interno paragonarlo ad un sex shop è la prima cosa che viene in mente.
Ovunque ci sono appesi vestiti in lattice di ogni tipo e colore.
Sì, avete capito bene.
Lattice.
Luci forti e accecanti illuminano i vari completi o vestiti, risaltando il materiale con cui sono stati fatti e le forme più bizzarre.
Faccio appello a tutte le mie forze per non fare smorfie, e seguo Jane che molto tranquillamente si aggira tra i vari scaffali.
"Ti piacciono questi?" mi chiede mettendomi tra le braccia diversi vestitini in lattice.
"Ehm...non tanto...non è il tipo di vestiti che sceglierei per me..." sorrido educatamente.
"Ma sono carinissimi" ribatte con il broncio.
"Magari a te stanno bene...ognuno ha i propri gusti" alzo le spalle per rimediare.
"No no" me li strappa dalle mani e li appende di nuovo nell'espositore.
Nemmeno il tempo di pensare che forse avesse cambiato idea, già Jane è sparita in un'altro angolo del negozio.
Stufa, e soprattutto annoiata di stare qui la seguo ancora una volta.
"Lo vedi questo?"
Indica un vestito di colore rosa pastello appeso più in alto rispetto agli altri.
"Questo è una copia dell'abito che ha indossato Kim Kardashian ad un party" dice con occhi sognanti.
Devo dire che non è poi così tanto male.
Certo, oltre la scollatura un po esagerata e il materiale, nel complesso è un abito carino.
"E vorresti comprarlo?" le chiedo speranzosa.
Voglio uscire di qui.
Perché non possiamo andare altrove?
Un centro commerciale.
O addirittura a bere un caffè.
Tutto tranne questo negozio.
"No....no, ci ho ripensato...magari guardo in qualche altro negozio" dice con noncuranza, mentre il mio stomaco si contorce dal disgusto.
Mi afferra per il polso e mi trascina fuori dal negozio, sotto lo sguardo indignato del proprietario per non aver acquistato niente.
"Anzi, che ne dici se prima andiamo altrove? Tipo a mangiare qualcosa...che dici?"
"Jane, sinceramente...vorrei andare a casa...non ho fame..."
"Oh, ok...." dice visibilmente delusa.
Sospiro rumorosamente e mi arrendo.
"Ok...andiamo a mangiare allora"
"Sì sì sì!!" saltella contenta.
Dio, ma quanti anni ha?
Cinque?
Mi lascio trascinare da Starbucks e mi becco pure una fila chilometrica.
Quando siamo sul punto di essere servite, l'odore forte di dolciumi mi pizzica il naso.
Il mio stomaco risponde con un lamento di protesta e subito mi ritrovo costretta a correre verso il bagno, per rovesciare tutta la colazione.
Mi aggrappo al bordo del lavandino e tiro fuori l'anima, tra colpi di tosse e sguardi schifati.
Volevo vedere loro alle prese con una gravidanza, ed una ragazza psicopatica maniaca di vestiti in lattice.
Dopo aver svuotato lo stomaco, mi pulisco la bocca e mi do una sistemata.
Jane nel frattempo mi ha raggiunta e mi guarda con sguardo colpevole.
"Scusa..." mormora "è colpa mia se stai male..."
"No tranquilla, è tutto ok" la tranquillizzo con un sorriso "ma adesso vorrei davvero rientrare a casa".
"Non ti va di fare una passeggiata? Magari ti riprendi"
"No Jane" ribatto in tono secco "voglio andare a casa".
Annuisce delusa e mi segue fuori dal bagno.
Al diavolo i suoi sentimenti.
Io mi sono scocciata di stare in giro.
Raggiungiamo in silenzio la mia auto e dopo aver messo in moto mi dirigo verso casa sua.
Abita a pochissimi passi dalla villa dei Ross, in una altrettanto bella e maestosa.
"Vuoi entrare?" mi chiede prima di scendere ed andare via.
Mi viene in mente subito Adrienne, che mi fa sparire anche quel briciolo di voglia che avevo di scendere.
"Mi dispiace Jane, magari un'altra volta..."
"Sicura? Possiamo chiacchierare un po..."
"Jane...perché ho la sensazione che tu ti stia comportando in maniera alquanto strana?"
"C-chi? Io?" balbetta ridendo nervosamente "io non s-sto facendo proprio niente! Cosa vai a pensare?"
"Niente, lascia stare..." scuoto la testa "magari uno di questi giorni passo a trovarti..."
"O-ok Abby..." dice scendendo "grazie di tutto"
"È stato un piacere Jane...a presto" le rivolgo un veloce saluto e guido verso casa.
Sono stanchissima, e mi ci vorrebbe un'altra doccia rilassante per togliermi di dosso tutto il fastidio che provo.
Suono un paio di volte al guardiano della villa che velocemente mi apre il cancello.
Mentre sto entrando quest'ultimo mi rivolge un'occhiata strana.
Ma che diavolo succede?
Parcheggio l'auto nel mio posto e lanciando occhiate perplesse al guardiano mi dirigo verso la porta d'ingresso.
È quando entro dentro che capisco il motivo di tutti quei sguardi.
Faccio qualche passo in avanti e osservo a bocca aperta il modo in cui è stata conciata la casa.
Che cavolo è successo?

Incorreggibile Bastardo [2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora