Capitolo 14

51 14 10
                                    

"È inutile che tu mi dica scappa
perché il destino segue la mia mappa"
-Shade

Seon-Mi's POV

Dovevo ammetterlo: alle volte sapevo essere terribilmente diabolica!
Osservare i ragazzi strofinare specchi, riordinare e sfregare carponi il parquet -già perfettamente lustro- di ben otto sale prove, era stato uno spettacolo a dir poco sopraffino: una lauta ricompensa alla mia subdola mente contorta.
Inoltre, data la scarsa affluenza approfittai per chiedere -o, per meglio dire, ordinare- al fantomatico "Gruppo Meraviglie", di dare una bella rinfrescata anche all'intero atrio e lucidare, infine, ogni singolo gradino...muniti di secchio e straccio inumidito.
Avevo potuto sfogare il mio animo dominatore, impartendo ordini a destra e a manca con fierezza, governando fino al midollo quel branco d'immaturi sfaticati, i quali, lamentandosi di continuo, non avevano fatto altro che allungare il già di per sé noioso processo di pulizia -e disinfezione...da loro stessi! - dell'intero stabile.
<< Mi lasci qui da sola S?! >>.
Avevamo rimesso piede all'appartamento di Hannam da appena quindici minuti, ma dato l'orario, e l'estrema stanchezza che aleggiava nell'aria -intrisa della mia tirannia-, tutti si erano rintanati nelle proprie stanze.
Il tanto meritato riposo...
<< Vado al bagno e arrivo...tu aspettami >> sussurrai, rassicurando la mia migliore amica sul mio imminente ritorno: la fervente eccitazione di poter finalmente condividere i miei spazi con lei, era tale da infondere energia in tutto il mio corpo, stremato dall'allenamento e -in ogni caso- dalle pulizie.
Mi voltai verso il corridoio alle mie spalle...constatando che qualcuno aveva avuto molta più prontezza di me nell'occupare la tanto ambita stanza-della-privacy.
<< Credo che andrò più tar... >> non feci neppure in tempo a concludere la frase, che Krys emise un grugnito talmente potente da far vibrare i muri.
<< Buonanotte, chica >> mormorai, richiudendo rassegnata la piccola porta, ben consapevole di essere, in carne ed ossa, la causa originaria del suo pesante sonno che tanto repentinamente l'aveva sopraffatta, rendendola, ora, irraggiungibile.
Esattamente come quando staccava il telefono, quell'incosciente...
<< Quanto manca qui? >> domandai stizzita, picchiettando energicamente le nocche sulla porta del bagno; un'ovattata voce maschile, al di là dell'infisso, rispose biascicando un: << Ancora un minuto >>, segnale che l'affascinante individuo -chiunque fosse- riflesso nell'enorme specchio, dovesse avere uno spazzolino da denti ben cacciato in bocca.
Pregai segretamente che gli schizzi di dentifricio non imbrattassero il vetro immacolato, costellandolo di minuscoli puntini bianchi...di quelli in grado di rovinare un qualsiasi mirror-selfie ben riuscito.
Tuttavia, per quel giorno avevo esaurito la mia quotidiana scorta di perfidia; dunque, mi limitai ad annuire, raggiungendo a passo strascicato il salotto semibuio, dal quale proveniva un brusio sommesso, accompagnato da accecanti flash biancastri.
Lentamente, sporsi la testa dall'ingresso del corridoio per scrutare quel che stesse accadendo nella stanza principale della casa...
Mio fratello stava guardando un film alla TV, comodamente seduto sul divano, soffocando disperatamente una risata mentre, nel frattempo, sgranocchiava cornetti al formaggio.
Un tizio, imbrattato di vernice bianca, era rimasto vittima di un potente scossone elettrico, dopo aver afferrato due manopole di un lavello; la tonalità della sua voce aumentava in un crescendo di sofferenza e scintille, fino a divenire un perforante grido stridulo.
Conoscevo a menadito quel film.
E quel suono era sempre stato alquanto esilarante per me e mio fratello, che sin da bambini eravamo soliti ricreare quella scena in particolare, inondando la nostra enorme casa di urla infernali...seguite inevitabilmente da una bella strigliata da parte di nostra madre.
Rimasi a fissare il luminoso schermo del sessanta pollici per diversi istanti, prima che la mia gola iniziasse ad emettere un tossicchio di protesta, cercando di soffocare la prorompente ilarità, a stento repressa, ormai sul punto di esplodere da ogni singolo poro della mia pelle.
Troppo tardi: mio fratello si voltò di scatto verso di me, fissandomi con quella tipica espressione che indicava una profonda intesa.
Gli occhi sgranati, il sorriso tirato, a domandare << Hai visto cosa sto guardando? >>, conscio delle conseguenze che quella tacita domanda retorica avrebbe causato.
Ed improvvisamente, la stanza fu invasa dalle nostre risate sguaiate, che cessarono non appena Kook pigiò il tasto di pausa sul telecomando...ma solo per recuperare l'esatto momento in cui l'uomo prendeva ad urlare come un coyote sotto l'influsso della luna piena.
<< Ti prego, mettila di nuovo! >> lo implorai, avvertendo una bruciante sensazione all'addome, contratto da tutto quel ridere.
All'ennesimo loop, scoppiai in una sorda risata fischiante, asciugandomi una lacrima e rotolando sul divano, ebbra di quell'euforia che non percepivo più da tempo; mio fratello fu costretto persino a prendere un'abbondante sorsata d'acqua fresca, al fine di placare i violenti singhiozzi che ritmicamente presero a scuotere il suo diaframma.
Ingollò il contenuto del suo bicchiere tutto d'un fiato e, reggendolo in una mano, sollevò entrambe le braccia scuotendole in maniera convulsa, l'espressione scossa -passatemi il termine- a imitazione del povero attore vittima dell'ingegnoso scherzo di un bambino, escogitato al solo scopo di difendere la propria abitazione.
<< Dico...guarda la sua faccia! >> ripresi, indicando lo schermo con mano tremante per poi ricominciare a soffocare gioiosamente.
<< Qui c'è qualcuno che vorrebbe dormire! >> strillò una voce indefinita dal corridoio.
<< Fanculo >> mormorai, lanciando a Kook un'occhiata annoiata: sarebbe mai stato concesso anche un solo secondo di gioiosa spensieratezza fraterna, in quel caotico appartamento?
<< In effetti è tardi... >> bisbigliò mio fratello, tornando a sedere accanto a me sul sofà.
<< Ricordi il tizio strambo sul montascale? >>.
Sapevo perfettamente a chi si stesse riferendo.
E per quanto insensata potesse sembrare, quella sua domanda tanto improvvisa possedeva, in realtà, un nesso ben preciso.
Ai tempi delle elementari, un collaboratore scolastico dall'aria stralunata stava collaudando uno di quegli aggeggi durante l'intervallo discendendo lentamente, a bordo del macchinario, ben due rampe di scale, salutandoci orgogliosamente con la mano.
Al solo ricordo della testa spelacchiata di quell'uomo, il cui volto macchiato e segnato dall'età ricordava quello di un rospo, scoppiai nuovamente a ridere.
<< E Jin che gli era addirittura corso incontro, facendo a gara su chi giungesse prima in fondo alla rampa! >> starnazzai, ignara di quel mio tanto sentimentale intervento.
<< Già...cadendo rovinosamente per cinque gradini! >> continuò mio fratello, respirando affannosamente nel tentativo di riacquisire un minimo di compostezza.
<< Ma come diceva nonna: "l'importante è rialzarsi!" >>, concluse, imitando la cadenza rauca ed energica della voce della nostra anziana parente, deceduta diversi anni prima.
Quando io e mio fratello avevamo smesso di parlarci da un pezzo.
Passarono alcuni secondi, a seguito del saggio consiglio della nostra antenata -perfettamente riprodotto dal mio fratellino- prima che le sonore risate si assopissero; il battito del mio cuore prese a rallentare a poco a poco.
<< Mi sei mancata, Noona >>.
Quell'inaspettato slancio affettivo mi colse di sorpresa.
Lo fissai per un istante, incerta sulla risposta.
Sui miei sentimenti.
Dopo un silenzio, durato un'eternità, riuscii infine a trovare le parole adatte.
<< Anche tu, babo >> lo apostrofai sarcastica e in risposta, afferrò uno dei cuscini, sbattendolo giocosamente sulla mia testa.

Jeong|| KSJDove le storie prendono vita. Scoprilo ora