Capitolo 15

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"This world can hurt you
It cuts you deep and leaves a scar
Things fall apart, but nothing breaks like a heart"


-M. Cyrus, "Nothing Breaks like a Heart"


Seon-Mi's POV

Con un diavolo per capello, lasciai la sala cinque a passo di carica dirigendomi verso la numero tre, occupata da quei sette mentecatti.
<< KIM SEOK-JIN! >> tuonai, spalancando la porta di scatto al fine d'instillare un accattivante effetto sorpresa...che tuttavia mi si ritorse malamente contro.
La situazione che mi si parò davanti era...non saprei neppure quale fosse il termine più appropriato per descrivere ciò cui stavo assistendo.
Jin si era rintanato dietro lo stereo, rannicchiandosi il più possibile e cercando - invano- di nascondersi; Yoongi stava messaggiando, leccandosi avidamente le labbra; Namjoon scuoteva la testa con aria afflitta, probabilmente chiedendosi perché non fosse andato a giocare a nascondino il giorno delle audizioni; Kookie stava frugando freneticamente nella borsa degli snacks, mentre Taehyung, invece, mi fissava con la bocca spalancata, la mascella rasente il pavimento.
In sottofondo, una snervante litania proveniente da un disperato J-Hope, a proposito di Jin e della macchia di caffè sulla sua felpa nuova
<< T-t-tu perché sei qui? >> pigolò l'Alieno, appena atterrato dal suo mondo lontano.
<< La lezione non inizia prima delle 18... >> mugolò contrariato.
Alle flebili parole del moro, Yoongi alzò repentinamente la testa dallo schermo del suo cellulare, per poi gettarvi un'ultima, rapida occhiata, nel controllare probabilmente l'orario: erano appena le 16.25.
Le restanti paia di occhi - ad eccezione di quelle del mio ex fidanzato- si focalizzarono su di me, interrompendo qualsiasi cosa stessero facendo.
Il rumore di un paio di tacchi mi raggiunse, e poco dopo, Krys prese posto al mio fianco, sfilandosi svogliatamente il cappello dalla testa; sottili ciocche ondulate vennero liberate dall'enorme crocchia improvvisata, ricadendo morbide attorno al suo viso e fin sul seno.
<< Ci stavamo allenando nella sala accanto per la serata di beneficenza organizzata dalla nostra accademia di danza. Gli allievi più meritevoli, infatti, sono stati selezionati per esibirsi insieme ad alcuni gruppi Kpop >> risposi alzando le spalle.
<< Fin quando il vostro amico là in fondo... sì, quello nascosto dietro lo stereo, non è venuto a spiarci! >> concluse Krys irritata, incrociando le braccia al petto.
Un generale << Ah >> percorse l'intera stanza e mentre J-Hope tornò a piagnucolare per la sua felpa nuova, ormai irrimediabilmente macchiata, Jin fece cautamente capolino dall'imponente impianto audio, sentendosi inequivocabilmente additato.
Maledicendo Sejin e tutte le mie stelle avverse, mi diressi a grandi passi verso Hobie e gli sollevai la felpa, esaminando con mano la situazione: il viso del ragazzo s'imporporò di un'adorabile rosso pomodoro, non appena le mie dita sfiorarono accidentalmente il suo addome scolpito.
<< Nam, andresti con Krys dalla signora Lee per chiederle una scaglia del suo sapone di Marsiglia? >> chiesi, cercando di non sembrare un generale.
Ero finita "all'asilo Mariuccia": se quei soggetti avevano realmente un'età media che s'aggirava pressappoco attorno ai trent'anni, io sarei potuta anche sembrare saggia, a confronto.
<< Sapone... di Marsiglia? De-devo andare fino in Francia? >> chiese il leader, con una punta di panico nella voce.


Dio dammi la forza.

Senza espressione mi rivolsi a Krys, che rideva sotto i baffi.
<< Chica...pensaci tu. >> le ordinai, certa d'aver delegato tale nobile missione ad una persona dotata d'intelligenza nettamente superiore.
No, Seon: non a tutti i capelli colorati bruciano il cervello.
Poco dopo, Krys recava in mano il tanto ambito oggetto del desiderio, nonché una grossa saponetta candida e leggermente smussata, che mi consegnò insieme a mezzo bicchiere d'acqua; la ringraziai, per poi dedicarmi alla felpa Hobie che sfilai via con un gesto fulmineo, portandomi dietro anche la canottiera che indossava al di sotto.
Seduta su una delle sgangherate seggiole in legno, presi a concentrarmi sulla macchia e, una volta rimossa, mi resi conto del ragazzo che avevo lasciato seminudo davanti a me...


Il suo sguardo era pura lussuria.

<< Oh...uhm... questa è tua >> biascicai, lanciandogli la felpa e distogliendo lo sguardo, terribilmente a disagio.
<< Bel colpo Babe! >> mi sussurrò Krys, stando attenta a non farsi sentire.


Seul, inghiottimi.

<< Bene, visto che siamo tutti qui, direi di cominciare la lezione! >> annunciai, spezzando il silenzio imbarazzante che si era creato nel frattempo.
<< È un brutto momento? >> Sejin si era improvvisamente materializzato sull'uscio.<< Si, ma non ne vedo di migliori... entra pure >> lo esortai, prendendo il foglio che il boss mi porse, per poi guardarlo scomparire blaterando frasi incomprensibili riguardo una riunione urgente con degli azionisti.
Krys si avvicinò alla mia confortevole postazione, infondendomi tacitamente il necessario supporto morale per poter leggere la comunicazione appena giunta.
Fino a quando non aprì bocca.
<< Che hai combinato, 'stavolta? >> domandò sarcastica, in riferimento a quanto accaduto alla clinica.
<< Sicuramente qualcosa di terribile nella mia precedente vita >> mi limitai a rispondere, lanciandole un'occhiata spazientita.
Iniziai a leggere rapidamente fra le righe di quel documento.
<< Oh... >> commentai atona, lo sguardo perso nel vuoto.
<< Cosa? Che succede? >> chiese distrattamente Krys, arrotolandosi una lunga ciocca di capelli attorno all'indice.
<< Stando a quanto riportato qui >> spiegai, picchiettando una nocca su un punto casuale del foglio.
<< sabato prossimo dovremo recarci, insieme al gruppo -Vacanze Disagio- a girare un videoclip ed effettuare ben due photoshot a Gyeongju; saremo di ritorno a Seul mercoledì sera >> sospirai, avvertendo un'opprimente stanchezza anticipatoria.
<< In che senso? >> domandò la mia migliore amica, aggrottando le sopracciglia in atteggiamento di estrema perplessità.
<< Nel senso che sabato non si dorme, alle 6 dobbiamo essere qui insieme alle stylist, alle make-up artista, ai manager -e metà Corea del Sud- per andare alla location designata! >> conclusi spiccia, alzandomi di scatto dal mio minuscolo trono..
<< Ma... >> iniziò Krys alzando le mani in aria e scrollando il capo in segno di disappunto: qualunque fosse il suo commento, fu soppresso da un ringhio spazientito, che riecheggiò nel silenzio della sala.
<< Bene. Se nessuno ha nulla da aggiungere, io inizierei >> ribadii, dirigendomi verso lo stereo.
<< Molto probabilmente si uniranno a noi alcuni membri della crew: se qualcuno ha dei problemi, è pregato di risolverli in autonomia, magari evitando di fuggire via dalla sala! Siamo tutti adulti qui...almeno sulla carta >> puntualizzai, sperando che il diretto interessato avesse colto la mia provocazione.
Mi scusai mentalmente con la mia migliore amica per averle mentito su quella panchina...
Non feci in tempo a pigiare il tasto di accensione, che un baccano infernale proruppe da un luogo non meglio definito dell'edificio.
Mi fiondai nel corridoio: in una delle numerose sale prove, grida laceranti, accompagnate da oggetti che s'infrangevano fragorosamente contro le pareti, divennero il sottofondo di un'alquanto anomala -e movimentata- coreografia.


Il frastuono aveva inevitabilmente attirato un gran numero di curiosi, i quali, ingombrando lo stretto corridoio, presero a scalpitare nella speranza di scoprire ciò che stesse accadendo al di là dell'ampia porta in legno massello,
L'infisso si aprì con uno strattone, rivelando il volto trafelato e paonazzo di Min-Kyung, gli indumenti leggermente stropicciati; all'interno Cho-Hee, la capo guardarobiera, inginocchiata al centro della sartoria con le braccia strette al torace, scosso dai violenti singulti.
La lunga gonna a matita color cipria non le permetteva la completa libertà di movimento, costringendola ad assumere una postura a dir poco scomoda e innaturale.
Il chiacchiericcio concitato del resto dello staff, misto a quello dei curiosi che si aggiravano per il corridoio, non si arrestò affatto: al contrario, qualcuno tirò fuori addirittura il cellulare, pensando che le lacrime e il dolore di una ragazza potessero rappresentare un ottimo argomento da condividere sui social o con gli amici.
Una rabbia cieca iniziò a nascere nel mio stomaco, per poi strisciare sinuosa su per la colonna vertebrale, arrestando la propria corsa nell'ippocampo.
Ne proruppe, dal mio diaframma, un potente ruggito, che si tramutò improvvisamente in una voce che stentai a riconoscere come mia, la quale ringhiò un << ANDATEVENE TUTTI! >> che non ammetteva replica.
Una volta sgomberato il passaggio entrai nello studio, richiudendo il pesante portellone che Min-Kyung, uscendo, aveva lasciato spalancato, esponendo la modista alla mercè degli occhi indiscreti del resto dei colleghi e degli addetti stampa.
Mi accovacciai sui talloni, sistemandomi la lunga gonna bianca plissettata e nascondendo, così, la punta degli stivali in pelle nera.
Portai gli occhi all'altezza dei suoi.
<< Cho-Hee-Ssi? >> la chiamai piano, senza però ottenere alcuna risposta.
Le spalle della maggiore sobbalzavano in maniera aritmica e convulsa.
Le presi dolcemente il mento con la mano destra, sollevandole il volto fino a far incontrare i nostri sguardi: ghiaccio contro piccoli diamanti nocciola, resi lucidi dalle lacrime.
<< Cos'è successo? >> domandai, attendendo che i suoi singhiozzi si placassero.
Per quanto possibile.
<< M-mi...ha...mi ha trad... tradita c-co-con m-mia sorella >> rivelò con voce tremante.
L'abbracciai di slancio, stringendola al petto e accarezzandole i capelli nel vano tentativo di calmarla, mentre il suo straziante pianto riprendeva a scuoterla fin nelle viscere.
Cercai di ricacciare indietro le lacrime che minacciavano di sgorgare dai miei occhi, al solo ricordo di quando, anni addietro, mi ero ritrovata a vivere sulla mia pelle una situazione analoga; ma a differenza di Cho-Hee, non avevo avuto nessuno che fosse rimasto al mio fianco.
Con l'ennesimo singhiozzo e con un gemito strozzato, sfilò l'anello di fidanzamento che le adornava l'anulare, scagliandolo con rabbia verso il pesante portellone, per poi stringersi ancora più saldamente al mio petto.
<< Sai >> iniziai, immediatamente pentita del mio intervento
Sperai perlomeno che il suono della mia voce, in qualche modo, l'avrebbe aiutata a calmarsi.
Più probabilmente, il senso di solidarietà che il mio racconto le avrebbe infuso, avrebbe svolto gran parte del lavoro...
<< Tempo fa sono stata tradita anch'io >> attesi alcuni istanti, prima di decidere se fosse o meno il caso di proseguire.
<< Due tradimenti ben distinti...dalle persone che amavo di più al mondo. Amavano molto ballare, tanto che entrambi erano stati presi come trainee in una piccola agenzia. Ben consapevole del fatto che non avrebbero avuto tempo e modo per cercare un lavoro stabile, ci ho pensato io, al fine di racimolare qualche soldo extra.
<< Tornavo a casa stremata dopo la scuola e gli allenamenti, e non avevo neppure le forze per uscire col mio ragazzo, né per passare del tempo con mio fratello. Desideravo farcela da sola e preferii non accennare loro dei doppi turni, altrimenti, ero certa mi avrebbero fermata! >>.
M'interruppi improvvisamente, cercando di soffocare il groppo in gola che minacciava di strozzarmi.
<< Volevo far loro una sorpresa...ma alla fine, loro l'hanno fatta a me: il mio ragazzo è andato con la mia migliore amica, e mio fratello l'ha aiutato. >> conclusi, reprimendo a stento il tremendo impulso di accasciarmi al suolo e abbandonarmi alle lacrime insieme alla povera Cho-Hee.
<< M-mi...mi d-disp-piace m-molto, S-Seon-M-mi >> pigolò, tremando in maniera quasi convulsa, il viso tumefatto dal pianto.
<< Lo amo ancora... >> mormorò sommessamente, dopo essersi lievemente calmata.
La rabbia furiosa, che aveva decretato la fine di alcuni sfortunati vasi di porcellana, aveva lasciato il posto dapprima ad un cupo sentimento d'incertezza, che si trasformò ben presto in pura e semplice compassione verso l'uomo che, senza ombra di dubbio, le aveva inflitto la più profonda delle ferite.
<< Tu lo ami ancora, Seon? Ami ancora il tuo ex ragazzo? E vuoi ancora bene a tuo fratello? >> chiese, puntando il suo lacerante sguardo nel mio.
Senza neppure rendermene conto, la mia testa prese ad annuire impercettibilmente.
<< Si... lo amo ancora >> ammisi infine, forse più a me stessa che alla mia triste interlocutrice.
<< e voglio un mondo di bene a mio fratello. Ma non potrò mai più tornare a fidarmi di loro >>.


Stremata dall'intensa giornata, quella sera rientrai a casa giusto in tempo per la cena.La mia già di per sé intensa routine quotidiana, suddivisa tra interminabili e faticosissime sessioni di studio -volte a superare i test d'ingresso delle migliori università della Corea del Sud-, e le prove per il recital con la scuola di danza, si era infittita grazie a doppi – persino tripli- turni in una piccola caffetteria nei pressi del centro.E avrei giurato che in quel periodo non esistesse essere umano, nell'intera Corea del Sud, che non accusasse una severa dipendenza da caffè!Buttai per terra il borsone col cambio d'abiti e controllai il cellulare.
-Non ci sono nuovi messaggi-

Strano, pensai: avevo lasciato diversi messaggi a Jin e sebbene in quell'ultimo periodo ci fossimo allontanati, non era da lui non rispondere al telefono per un pomeriggio intero.Del resto, la cerimonia dei diplomi era vicina, ed ero a conoscenza della gigantesca mole di lavoro che lo sovrastava.Esattamente come stava accadendo a me.Tuttavia, quel suo atteggiamento -se possibile- ancor più scostante del solito, era niente più che "la punta dell'iceberg": stava senz'altro accadendo qualcosa di tremendamente orribile nella sua testa.Ne ero assolutamente certa.O forse ero diventata solo estremamente gelosa nei suoi confronti.Troppi caffè, pensai, cercando una presa libera per ricaricare il mio povero telefono, ormai prossimo ad abbandonarmi.Con la cifra che avevo messo da parte, avrei potuto al massimo acquistare una cover di pessima qualità...E la priorità, in quel momento, era riservata al mio Jin, cui desideravo regalare l'auto dei suoi sogni.Ben sapendo che tale missione sarebbe stata di gran lunga semplificata, grazie ad un piccolo aiutino da parte dei miei genitori, mi sentivo sufficientemente determinata nel voler dimostrare a chiunque che non avevo alcun bisogno del loro denaro o del loro cognome per poter ottenere quello che volevo nella vita.Dunque, mi ero rimboccata le maniche alla ricerca di un lavoro dignitoso, che mi consentisse dimetter da parte più denaro possibile, così da poterne tranquillamente usufruire in futuro.E c'era dell'altro.Una delle motivazioni che mi aveva senz'altro spinta in quella direzione, era stata dettata dal desiderio di affittare una casa a Seul vicina al dormitorio dei ragazzi, al fine di aiutarli con le spese quotidiane, poiché avrebbero dovuto passare la maggior parte del tempo ad allenarsi e a studiare.E mio fratello, parte di quel mio progetto, non era stato affatto d'aiuto durante la spartizione della cifra lasciata dalla nostra bisnonna...Quello stupido.Già, perché alla fine, mio padre aveva cambiato nuovamente fronte, rispettando quel che era stato stipulato nero su bianco.Tuttavia, non avrei rivelato loro nulla, almeno fino a quando le mie risorse economiche non mi avrebbero consentito di ampliare i miei orizzonti.Andai nella mia stanza e tirai fuori dall'armadio un cambio d'abiti per passare una rilassante serata; quindi, mi diressi a passo strascicato -ero completamente indolenzita dagli allenamenti e le gambe sembravano due pesanti macigni- verso il bagno.Mi fiondai sotto il getto della doccia, cercando così di allentare la tensione dei muscoli doloranti di spalle e schiena.Dopo aver medicato le vesciche, spuntate sui piedi a seguito delle troppe ore trascorse sulle punte, mi avvolsi in un telo e uscii, dirigendomi verso la cucina per prendere qualcosa da mangiare... quando una voce catalizzò la mia attenzione.<< Hyung, non lo so... non voglio entrare ancora di più in questa storia >> disse Jungkook al cellulare, mentre con entrambe le mani spingeva convulsamente i pulsanti del joystick. << Hm... mhmm... >> grugnì, in risposta al suo misterioso interlocutore.<< Si ok, non le dirò niente... >> concluse dopo qualche secondo, chiudendo la telefonata.
A chi non doveva dire niente?
Era Jin al telefono?
Alcuni giorni prima, io e Kookie avevamo avuto un'accesa discussione: stremata dalla settimana infernale che avevo passato tra scuola, prove, ed estenuanti turni al caffè, gli avevo dato del ragazzino viziato, nel momento in cui aveva chiesto a nostra madre altro denaro per comprare -con ogni probabilità- qualcosa di inutile in uno dei negozi che frequentava abitualmente con i suoi amici.Quella conversazione avuta con mio fratello non fece altro che regalarmi ulteriori preoccupazioni; inoltre, a dimostrazione del fatto che non gradisse per nulla la mia compagnia, rispondeva alle mie domande bofonchiando niente di più che atoni monosillabi, per poi cambiare improvvisamente discorso, che nella maggior parte dei casi sfociava in una furibonda lite.In quel momento, tuttavia, mi sentivo troppo stanca anche solo per respirare.Così, malgrado la curiosità mi stesse letteralmente divorando dall'interno, presi la saggia decisione di ignorare mio fratello, barricandomi, quindi, nella mia stanza: avevo un comodo lettino caldo ad attendermi.

Jeong|| KSJDove le storie prendono vita. Scoprilo ora